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“La Provincia di oggi, la Provincia di domani: dopo 10 anni dalla Legge Delrio il ruolo attuale delle Province e le prospettive dell’annunciata riforma”

Riparte da Padova il dibattito tecnico e politico sul ruolo delle Province all’interno dell’ordinamento italiano con il convegno dal titolo “La Provincia di oggi, la Provincia di domani: a 10 anni dalla Legge Delrio il ruolo attuale delle Province e le prospettive dell’annunciata riforma” promosso da UPI Veneto in collaborazione con la Provincia di Padova e con la presenza delle Province venete.

 

Ad aprire i lavori congressuali è stato Daniele Canella, vicepresidente vicario della Provincia di Padova che ha osservato: «Le Province erano un modello di buona gestione, sussidiarietà, autonomia nel nostro territorio e hanno subito questa riforma che però non è stata mai portata a termine. L’appuntamento di oggi possa dare una nuova visione cominciando a ricostruire dal basso una nuova idea di gestione del territorio che attualmente vede una forte alleanza tra sindaci che si prendono carico degli Enti provinciali che mai come in questo momento sono centrali nella vita amministrativa del territorio. Basti citare, in tal senso, la gestione nell’ambito del PNRR, come centri di coordinamento soprattutto per i piccoli Comuni, grande spunto per ripensare al ruolo delle Province».

 

«Il convegno di oggi ha anticipato per il Veneto il grande tema della necessità di riforma delle Province, tema che sarà affrontato anche a Roma, martedì 10 dicembre, in occasione dell’Assemblea nazionale UPI alla presenza del Presidente della Repubblica – le parole di Stefano Marcon, vicepresidente vicario UPI nazionale e presidente di UPI Veneto –  siamo impegnati ormai da un decennio a livello nazionale per riformare una legge che ha mutato profondamente l’assetto dei nostri Enti, privandoli di risorse economiche e umane adeguate. Nonostante le enormi difficoltà, le Province non si sono mai arrese introducendo servizi a sostegno dei Comuni come le stazioni uniche appaltanti e i concorsi unici per l’assunzione del personale, ma anche dimostrando capacità strategica e di investimento con il PNRR. Tutto in un’ottica resiliente di semplificazione amministrativa. A dire che le Province servono e devono essere potenziate a beneficio del territorio non sono solo i Presidenti veneti – continua Marcon – come racconta il docufilm UPI Veneto che oggi abbiamo lanciato in anteprima a Padova, lo dicono anche cittadine, cittadini, stakeholder che gravitano attorno all’attività dei nostri Enti e che, come noi, auspicano che il Governo porti avanti l’iter di revisione della Delrio già avviato l’anno scorso, con il Testo Unico depositato alla Commissione Affari Costituzionali in Senato. Siamo fiduciosi che presto la discussione sarà riaperta».

 

L’onorevole Alberto Stefani, presidente della Commissione bicamerale per l’Attuazione del federalismo fiscale ha commentato: «Dopo la Legge Delrio le Province sono diventate come delle “scatole vuote”, con funzioni da svolgere anche importanti, ma prive della giusta struttura anche dal punto di vista finanziario. Dobbiamo ripristinare le province come Enti di primo livello, come degli hub di innovazione territoriale che possono garantire la migliore expertise della Pubblica Amministrazione nei confronti di cittadini e Comuni. Questo è il salto di qualità che il nostro territorio può fare e che deve essere esteso ovviamente a tutto il Paese, con una riforma di carattere nazionale.

Tutto ciò rappresenta il modello da percorrere per garantire anche una responsabilità e una legittimazione adeguate dei rappresentanti della Pubblica amministrazione, soprattutto dei rappresentanti politici della Provincia. Il cittadino deve sapere a chi può rivolgersi per quanto riguarda l’edilizia scolastica, la manutenzione delle strade e tutte le altre funzioni che spettano alla Provincia, con un rapporto diretto che può derivare soltanto dall’elezione diretta da parte dei cittadini, degli organi politici provinciali.

Oggi i rappresentanti delle Province sono eletti in “secondo grado”, direttamente dai consiglieri comunali. Dobbiamo arrivare invece a un rapporto simbiotico tra il territorio e organi provinciali.

La Provincia ha una fortuna (l’ha avuta nella sua storia, l’avrà nel suo futuro): poter rappresentare un territorio identitario. Il cittadino padovano è orgoglioso di essere padovano; il cittadino veronese è orgoglioso di essere tale e di appartenere alla sua provincia, e così per tutti i territori. E questa capacità di rappresentare l’identità di un territorio deve diventare capacità di rappresentare un’identità politica e la Provincia può farlo. Io credo molto in questo organo che avrà tanto futuro e potrà dare grandi vantaggi ai nostri territori».

 

Piero Antonelli, direttore generale UPI Italia: «Gli effetti di una riforma, qual è stata quella della legge 56 sul sistema finanziario delle province del Veneto, sono molto pesanti. Nel 2024 le province del Veneto versano al bilancio dello Stato 122 milioni di euro come contributo alla finanza pubblica. O meglio, sono le entrate che le Pprovince incassano per i due tributi che gestiscono: Imposta Provinciale di Trascrizione IPT e Imposta Rcauto, che vengono riversati al bilancio dello Stato. Noi dobbiamo superare questa anomalia del sistema, lasciare i tributi sul territorio».

 

Carlo Rapicavoli, direttore generale UPI Veneto ha aggiunto: «UPI Veneto, insieme alla provincia di Padova, hanno voluto organizzare questo momento di confronto anche in prossimità dell’Assemblea nazionale di UPI, che si svolgerà la prossima settimana, per fare il punto della situazione dopo 10 anni dalla legge Delrio. Ormai si vedono fortemente tutte le conseguenze di un sistema che non regge più, che era stato introdotto nel 2014 in attesa della riforma costituzionale e che adesso abbisogna certamente di un superamento. Vuole essere l’occasione per sollecitare il legislatore a livello nazionale a riprendere l’esame dei disegni di legge che sono in Commissione affari costituzionali del Senato per arrivare entro il prossimo anno al superamento della Delrio».

 

IL CONVEGNO

 

Al convegno padovano sono intervenuti anche Giulia Millevoi, direttore UO Enti locali della Regione Veneto; Guido Rivosecchi, professore ordinario di Diritto costituzionale, Università degli Studi di Padova e Luciano Sandonà, presidente Commissione Affari istituzionali della Regione del Veneto,

 

Il convegno è stato preceduto dai saluti dei rappresentanti istituzionali di Provincia e UPI  nonché di Mario Conte, presidente ANCI Veneto ed Ennio Vigne, presidente UNCEM. Ha moderato la giornalista Angela Pederiva.

 

LA RIFORMA DELLE PROVINCE

 

Il 7 aprile sono ricorsi 10 anni dalla legge Delrio (dal nome del ministro che la istituì, legge n° 56/2014), che riformò le Province e le Città Metropolitane.

 

La legge Delrio era idealmente pensata come “transitoria” fino al referendum costituzionale del 4 dicembre 2016 indetto dal Governo di allora per il compimento definitivo del processo di riforma attraverso l’eliminazione della parola “Province” dalla Costituzione.

 

I cittadini votarono in maggioranza “no” all’abolizione delle Province, bloccando, di fatto, l’iter del processo di riforma iniziato dalla legge Delrio e dando il via a una nuova fase di riflessioni sul ruolo di queste istituzioni. Da Enti di secondo livello depotenziati, le Province si sono trovate nuovamente in discussione per effetto di un esito referendario.

 

Oggi, a distanza di dieci anni, si possono pertanto tirare le fila sugli effetti che la Delrio ha avuto sugli Enti Provincia e sulle conseguenze nella gestione amministrativa locale. Da qui, attraverso un video prodotto da UPI Veneto che sarà condiviso anche nell’ambito dell’Assemblea nazionale UPI a Roma, sono partite le riflessioni tecniche del convegno di Padova, per fare il punto sulla situazione attuale, e tratteggiare i possibili scenari futuri.

 

 

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Qui il link al video UPI (estratto):

https://youtu.be/GlH1lIc6QcE

 

Autonomia differenziata: il ricorso promosso da Regioni e Upi Toscana decisivo per difendere equità e sussidiarietà

La pronuncia della Corte Costituzionale segna il sistema istituzionale italiano e per l’equilibrio dei poteri tra Stato e Regioni. La dichiarazione di incostituzionalità di alcune specifiche disposizioni della legge sull’autonomia differenziata è una notizia che accogliamo positivamente, soprattutto per il fatto che la Toscana è stata tra le promotrici del ricorso. La decisione della Corte evidenzia l’importanza di bilanciare l’autonomia regionale con i principi fondamentali di unità nazionale, solidarietà, uguaglianza e tutela dei diritti dei cittadini, valori irrinunciabili della nostra Costituzione.

UPI Toscana ha svolto un ruolo rilevante nel ricorso presentato insieme alla Regione Toscana, portando avanti le istanze delle Province e tutelando il principio di sussidiarietà sottolineato dalla Corte Costituzionale. La legge Calderoli sull’autonomia differenziata, per come attuata, rischia di creare squilibri nel finanziamento delle Regioni e a cascata degli enti locali, generando diseguaglianze nei servizi ai cittadini e nelle funzioni, comprese quelle delle Province. Province che, infatti, si finanziano anche attraverso compartecipazioni e trasferimenti regionali e statali. Una cattiva gestione delle risorse da parte dello Stato e delle Regioni si ripercuoterebbe direttamente sul finanziamento delle funzioni provinciali, già oggi in crisi per i tagli dovuti alla riforma Delrio, mettendo a rischio servizi essenziali per le comunità. UPI Toscana sta quindi lavorando con determinazione per evitare che un’autonomia mal gestita possa compromettere l’efficienza e l’equità del sistema istituzionale, garantendo invece il rispetto dei principi costituzionali.

Il presidente di UPI Toscana, Gianni Lorenzetti, ha espresso il suo apprezzamento per l’esito del ricorso: “La sentenza della Corte Costituzionale conferma che il percorso verso l’autonomia differenziata non può e non deve minare la coesione del Paese. L’autonomia non è una concessione di potere fine a sé stessa, ma deve essere uno strumento per rispondere meglio ai bisogni delle nostre comunità, nel rispetto dei principi di sussidiarietà e solidarietà, come sancito dalla nostra Costituzione. Il fatto che la Toscana sia stata tra le regioni promotrici del ricorso è un segno della nostra determinazione a tutelare i diritti di tutti i cittadini e garantire un sistema di autonomie equilibrato e responsabile”.

Lorenzetti ha inoltre sottolineato l’importanza del ruolo del Parlamento nel processo di approvazione delle leggi di differenziazione: “Il Parlamento è e resta il garante dell’equità e dell’efficienza delle politiche pubbliche, e la Corte ha ben chiarito che le Camere possono e devono esercitare il loro potere di emendamento. Questa prerogativa consente di evitare l’approvazione cieca delle intese e di assicurare un’attenta valutazione delle norme, affinché siano realmente orientate al bene comune”.

La sentenza della Corte evidenzia come sia necessario che le risorse assegnate alle Regioni siano basate su fabbisogni e costi standard, e non sulla spesa storica, un principio che anche UPI Toscana sostiene da tempo. La Corte ha infatti chiarito che l’attribuzione delle risorse deve rispondere a criteri di efficienza, per garantire un servizio equo e sostenibile per tutti, senza favorire le inefficienze o penalizzare le Regioni più virtuose. Lorenzetti ha concluso: “UPI Toscana si impegna a vigilare attentamente sul processo di attuazione della legge sull’autonomia differenziata, affinché si mantengano saldi i principi di giustizia e di equità tra tutti i territori. L’autonomia deve servire a migliorare la vita dei cittadini, non a frammentare il Paese.”

In questo contesto, la decisione della Corte è un passo positivo per UPI Toscana, che proseguirà il proprio lavoro al fianco delle istituzioni, affinché l’autonomia possa effettivamente rappresentare un valore aggiunto per i cittadini, senza minare i pilastri fondamentali dell’unità nazionale e della solidarietà tra i territori.

Autonomia differenziata: il ricorso promosso da Regioni e Upi Toscana decisivo per difendere equità e sussidiarietà

La pronuncia della Corte Costituzionale segna il sistema istituzionale italiano e per l’equilibrio dei poteri tra Stato e Regioni. La dichiarazione di incostituzionalità di alcune specifiche disposizioni della legge sull’autonomia differenziata è una notizia che accogliamo positivamente, soprattutto per il fatto che la Toscana è stata tra le promotrici del ricorso. La decisione della Corte evidenzia l’importanza di bilanciare l’autonomia regionale con i principi fondamentali di unità nazionale, solidarietà, uguaglianza e tutela dei diritti dei cittadini, valori irrinunciabili della nostra Costituzione.

UPI Toscana ha svolto un ruolo rilevante nel ricorso presentato insieme alla Regione Toscana, portando avanti le istanze delle Province e tutelando il principio di sussidiarietà sottolineato dalla Corte Costituzionale. La legge Calderoli sull’autonomia differenziata, per come attuata, rischia di creare squilibri nel finanziamento delle Regioni e a cascata degli enti locali, generando diseguaglianze nei servizi ai cittadini e nelle funzioni, comprese quelle delle Province. Province che, infatti, si finanziano anche attraverso compartecipazioni e trasferimenti regionali e statali. Una cattiva gestione delle risorse da parte dello Stato e delle Regioni si ripercuoterebbe direttamente sul finanziamento delle funzioni provinciali, già oggi in crisi per i tagli dovuti alla riforma Delrio, mettendo a rischio servizi essenziali per le comunità. UPI Toscana sta quindi lavorando con determinazione per evitare che un’autonomia mal gestita possa compromettere l’efficienza e l’equità del sistema istituzionale, garantendo invece il rispetto dei principi costituzionali.

Il presidente di UPI Toscana, Gianni Lorenzetti, ha espresso il suo apprezzamento per l’esito del ricorso: “La sentenza della Corte Costituzionale conferma che il percorso verso l’autonomia differenziata non può e non deve minare la coesione del Paese. L’autonomia non è una concessione di potere fine a sé stessa, ma deve essere uno strumento per rispondere meglio ai bisogni delle nostre comunità, nel rispetto dei principi di sussidiarietà e solidarietà, come sancito dalla nostra Costituzione. Il fatto che la Toscana sia stata tra le regioni promotrici del ricorso è un segno della nostra determinazione a tutelare i diritti di tutti i cittadini e garantire un sistema di autonomie equilibrato e responsabile”.

Lorenzetti ha inoltre sottolineato l’importanza del ruolo del Parlamento nel processo di approvazione delle leggi di differenziazione: “Il Parlamento è e resta il garante dell’equità e dell’efficienza delle politiche pubbliche, e la Corte ha ben chiarito che le Camere possono e devono esercitare il loro potere di emendamento. Questa prerogativa consente di evitare l’approvazione cieca delle intese e di assicurare un’attenta valutazione delle norme, affinché siano realmente orientate al bene comune”.

La sentenza della Corte evidenzia come sia necessario che le risorse assegnate alle Regioni siano basate su fabbisogni e costi standard, e non sulla spesa storica, un principio che anche UPI Toscana sostiene da tempo. La Corte ha infatti chiarito che l’attribuzione delle risorse deve rispondere a criteri di efficienza, per garantire un servizio equo e sostenibile per tutti, senza favorire le inefficienze o penalizzare le Regioni più virtuose. Lorenzetti ha concluso: “UPI Toscana si impegna a vigilare attentamente sul processo di attuazione della legge sull’autonomia differenziata, affinché si mantengano saldi i principi di giustizia e di equità tra tutti i territori. L’autonomia deve servire a migliorare la vita dei cittadini, non a frammentare il Paese.”

In questo contesto, la decisione della Corte è un passo positivo per UPI Toscana, che proseguirà il proprio lavoro al fianco delle istituzioni, affinché l’autonomia possa effettivamente rappresentare un valore aggiunto per i cittadini, senza minare i pilastri fondamentali dell’unità nazionale e della solidarietà tra i territori.

11° Conferenza sulla Sussidiarietà, MenEsini “Province e Comuni principali attuatori della legislazione UE. Coinvolgere questi enti nei processi decisionali”

“Il 70% della legislazione europea è attuata dagli enti locali. Comuni e Provincie; le Regioni svolgono il ruolo di autorità di gestione dei fondi strutturali, ma non di attuazione. Per questo occorre assicurare la partecipazione più attiva degli enti intermedi nei processi decisionali dell’UE. Questo consentirebbe di costruire risultato politiche e programmi dell’UE più efficaci e rispondenti a bisogni concreti, ma anche di attenuare le diversità nelle modalità di attuazione tra gli Stati membri e quindi nell’impatto delle politiche, soprattutto della politica di coesione, contribuendo a ridurre le disparità regionali”.
Lo ha detto Luca Menesini, rappresentante delle Province Italiane e della rete Europea Poteri Intermedi, CEPLI, intervenendo ai lavori dell’11° Conferenza della Sussidiarietà a Varsavia.
“Una migliore legiferazione – ha detto Menesini – è possibile solo migliorando il punto di osservazione delle dinamiche di sviluppo dei territori, che possono essere lette solo da una prospettiva subregionale. Le Province si trovano in una posizione ottimale rispetto ad altri livelli della pubblica amministrazione per valutare l’impatto delle politiche e dei programmi sui territori e per farsi soggetti promotori della revisione di tali strumenti sulla base degli effetti positivi e negativi prodotti sui territori.
La sussidiarietà attiva ed il principio della “prossimità” che porta con sé la governance multilivello, troverebbero in questo modo la loro corretta applicazione; il sistema consentirebbe davvero di avvicinare maggiormente le istituzioni UE ai cittadini e questi si sentirebbero maggiormente coinvolti nei processi decisionali dell’UE”.
“Dalla Conferenza sul futuro dell’Europa – ha poi detto – emerge, tra le varie proposte, il bisogno di una democrazia europea più forte: i cittadini chiedono di poter istituire una piattaforma digitale permanente in cui poter condividere idee ed interfacciarsi con i rappresentanti delle istituzioni dell’UE. Sono aspettative che non possono essere ignorate se vogliamo rafforzare il senso di cittadinanza europea”.

Zanni nuovo Presidente di UPI Emilia – Romagna

E’ Giorgio Zanni il nuovo presidente di UPI Emilia-Romagna, l’Unione delle Province italiane, eletto, all’unanimità, nel corso della seduta del direttivo regionale che si è tenuta a Bologna giovedì 24 ottobre, alla presenza dei Presidenti delle Province, dei consiglieri delegati, del Presidente uscente Andrea Massari e della Direttrice Luana Plessi.

Zanni, 36 anni, laureato in Economia Aziendale e attualmente Presidente della Provincia di Reggio Emilia dal novembre 2018, confermato nel novembre 2022 e sindaco di Castellarano, ha ringraziato Massari per il «prezioso lavoro svolto da lui e dallo staff dell’associazione in questi anni, che ha contribuito all’impegnativo percorso di rilancio e protagonismo istituzionale delle Province e dell’UPI, sia in ambito regionale che nazionale. UPI Emilia-Romagna – prosegue Zanni – ha assicurato in questi anni il proprio supporto ai territori e la piena disponibilità a tutte le istituzioni regionali, nella costante ricerca di strategie condivise che potessero rimettere al centro del dibattito politico, l’importanza, la dignità istituzionale e, soprattutto, l’utilità delle Province, quale elemento decisivo per risposte più puntuali e più vicine alle esigenze, fragilità e bisogni dei nostri concittadini, delle nostre comunità e di sindaci e amministratori che sono chiamati a guidarle. In modo particolare cercando di dare voce, strumenti e rappresentatività ulteriore anche a comuni e comunità più piccole, patrimonio prezioso e comune a tutte le Province italiane. In questa direzione continueremo insieme a lavorare con ancor più forza e determinazione.».

Alla Vice Presidenza, Valentina Palli, Vicepresidente della Provincia di Ravenna e Sindaco di Russi.

Così il Presidente uscente Andrea Massari: “auguro buon lavoro al Presidente Giorgio Zanni, che sono certo saprà valorizzare e promuovere UPI nel suo ruolo di supporto ai territori. Desidero ringraziare tutto lo staff, che, con la direttrice Luana Plessi, in questi anni mi ha affiancato in un lavoro intenso ma proficuo per il rilancio e il rafforzamento delle Province. Nel mio doppio ruolo presidente della Provincia di Parma e sindaco di Fidenza, ho toccato con mano la necessità e l’urgenza di restituire a questo ente piena dignità per poter operare al meglio e, in questo senso, ringrazio nuovamente Zanni per il prezioso contributo che saprà di certo dare in questa direzione e in un momento così delicato di auspicata riforma del testo unico degli enti locali.

Il nuovo Direttivo regionale, che si rinnova con la nomina del nuovo Presidente, è composto dai Presidenti delle Province dell’Emilia-Romagna, che sono: Monica Patelli, Presidente della Provincia di Piacenza e sindaca di Borgonovo val Tidone, Alessandro Fadda, Presidente della Provincia di Parma e sindaco di Torrile, Fabio Braglia, Presidente della Provincia di Modena e sindaco di Palagano, Daniele Garuti, Presidente della Provincia di Ferrara e sindaco di Poggio Renatico, Enzo Lattuca, Presidente della Provincia di Forlì-Cesena e sindaco di Cesena, Michele de Pascale, Presidente della Provincia e sindaco di Ravenna, Jamil Sadegholvaad, Presidente della Provincia e sindaco di Rimini.

UPI Emilia-Romagna dialoga costantemente con UPI nazionale e con le Province dell’Emilia-Romagna, per condividere aggiornamenti, approfondimenti ed eventuali quesiti da porre a Regione, Corte dei conti e alla stessa UPI nazionale, al fine di organizzare contatti anche per supporti consulenziali necessari ai propri associati.

L’attività dell’associazione si caratterizza in ambiti distinti che sono la formazione e gli eventi (nel 2023 sono state 102 le giornate dedicate a corsi, master e convegni), le attività progettuali finanziate dalla Regione attraverso l’Assemblea legislativa e la Giunta tra cui, il monitoraggio e la verifica degli investimenti sui Fondi strutturali di coesione, il riordino istituzionale, i progetti sulla legalità e diritti alle persone e il sostegno alla creazione degli Uffici Europa nelle Province.

Infine, UPI è impegnata in progetti europei e nazionali come ad esempio All4games, che ha l’obiettivo di combattere il disagio giovanile e il rischio di esclusione sociale tra i giovani attraverso lo sport o il progetto europeo Desice, finalizzato a migliorare le politiche locali di economia circolare ed ecodesign, rafforzando allo stesso tempo le competenze dei product designer del settore privato.

Tanti progetti per rendere sempre più attiva e competitiva la Provincia sui propri territori.

 

 

Consiglio Direttivo di UPI Lombardia: la Presidenza al completo

Il presidente della Provincia di Sondrio, Davide Menegola, è stato eletto vicepresidente dell’Unione delle Province Lombarde (Upl), che affianca il Presidente Luca Santambrogio, Presidente della Provincia Monza-Brianza e il Vicepresidente vicario Pasquale Gandolfi, Presidente della Provincia di Bergamo .

L’elezione si è svolta all’unanimità martedì mattina a Milano, presso la sede della Città Metropolitana, alla presenza dell’assessore regionale agli Enti locali, Massimo Sertori.

 

L’UPI alla presentazione della relazione annuale del CNEL sui livelli e la qualità dei servizi erogati dalle pubbliche amministrazioni

Necessità di una riforma degli Enti locali, potenziamento delle Province e ascolto dei territori. Sono i temi di cui ha parlato Alessandro Romoli, Presidente dell’Unione Province d’Italia (UPI) – Lazio, nel corso della presentazione della relazione annuale del CNEL sui livelli e la qualità dei servizi erogati dalle pubbliche amministrazioni che si è tenuta presso Villa Lubin a Roma.

All’importante evento hanno partecipato, tra gli altri, anche il Ministro per la pubblica amministrazione Paolo Zangrillo e il presidente del CNEL Renato Brunetta. Nel corso del suo intervento, il Presidente Romoli ha ribadito l’urgenza di una revisione del ruolo delle Province nel sistema amministrativo italiano. L’attuale contesto, segnato da disservizi e inefficienze causate dalla riforma Delrio del 2014, richiede infatti una risposta legislativa immediata e concreta.

Le Province sono Enti fondamentali nel gestire competenze essenziali quali l’istruzione, la sostenibilità ambientale e la manutenzione delle infrastrutture stradali. Non solo, è importante sottolineare che oltre 3 miliardi di euro di appalti pubblici del PNRR sono stati gestiti tramite le centrali di committenza istituite proprio dalle Province, il che dimostra l’efficacia e la centralità di questi enti nel rilancio del Paese.

“Tuttavia – ha spiegato il Presidente di UPI Lazio, Alessandro Romoli -, il blocco del personale ha reso difficile garantire anche i servizi essenziali, quelli che i cittadini richiedono quotidianamente. È dunque cruciale che si avvii un processo di riorganizzazione delle funzioni provinciali, con l’obiettivo di adeguarle alle reali necessità delle comunità locali”.

“Chiediamo pertanto un ordinamento più attento alle peculiarità locali e una riforma oggettiva che ci permetta di affrontare le sfide attuali con maggiore efficienza e incisività – ha concluso il Presidente Romoli -. Solo così potremo garantire un futuro migliore per tutti i cittadini italiani”.

UPI Marche, eletto il nuovo consiglio direttivo

Eletto per acclamazione il nuovo Consiglio direttivo dell’Upi Marche. Riccardo Strano (consigliere della Provincia di Ancona), Antonio Riccio (consigliere della Provincia di Ascoli Piceno), Vincenzo Felicioli (consigliere della Provincia di Macerata), Endrio Ubaldi (consigliere della Provincia di Fermo) e Omar Lavanna (consigliere della Provincia di Pesaro-Urbino) sono i nuovi componenti dell’organo statutario che si completa con i presidenti delle cinque Province: Giuseppe Paolini (Pesaro-Urbino), Daniele Carnevali (Ancona), Sandro Parcaroli (Macerata), Michele Ortenzi (Fermo) e Sergio Loggi (Ascoli Piceno).

Eletto anche il nuovo collegio dei revisori dei conti, a presiederlo sarà Daniele Malandrino (consigliere della Provincia di Pesaro-Urbino), membri effettivi: Graziano Stacchiotti (consigliere della Provincia di Ancona) e Andrea Gentili (consigliere della Provincia di Macerata), componenti supplenti: Gino Micozzi (consigliere della Provincia di Ascoli Piceno) e Manolo Bagalini (consigliere della Provincia di Fermo).

Per acclamazione sono stati anche scelti i delegati che rappresenteranno l’Upi Marche all’Assemblea nazionale dell’Unione delle Province italiane, convocata a Roma il 10 e 11 dicembre prossimo per eleggere il presidente che raccoglierà il testimone di Michele De Pascale. Sono: Filippo Bartolucci per Ancona, Daniele Tonelli per Ascoli Piceno, Giulia Vagnozzi per Fermo, Tiziana Gazzellini per Macerata e Oriano Giovanelli per Pesaro-Urbino.

Nella seduta plenaria dei Consigli delle Province marchigiane sono state anche votate all’unanimità le modifiche allo Statuto dell’Upi Marche che, come sottolineato dalla direttrice dell’Upi regionale, Valeria Ciattaglia, «necessitava di una revisione e di un’attualizzazione rispetto all’attività dell’Upi Marche ed alle sue finanze».

Non solo giornata di adempimenti statutari – a seguito delle elezioni per il rinnovo dei Consigli provinciali dello scorso 29 settembre – la mattinata di lavori di oggi (14 ottobre) al SeePort Hotel di Ancona è stata soprattutto un momento di confronto sulle difficoltà di una riforma mancata e l’occasione per parlare del futuro di questi enti territoriali. «La legge Delrio, la 56/14, puntava a cancellare le Province all’interno di una riforma costituzionale che è stata bocciata dai cittadini. Di fatto dunque le Province non sono state eliminate ma declassate e questo impedisce loro di svolgere adeguatamente le funzioni, anche di primaria importanza per i cittadini, che tutt’oggi hanno». Così il presidente della Provincia di Ancona, Daniele Carnevali, nel fare gli onori di casa e nell’aprire i lavori. «In questi anniha preso la parola il presidente dell’Upi Marche e della Provincia di Pesaro-Urbino, Giuseppe Paoliniabbiamo cercato di mantenere vive e attive le Province. Dopo la riforma Delrio sembrava non ci fosse più bisogno di questi Enti ed invece la realtà dei fatti dimostra che sono indispensabili al territorio. Come Upi Marche ed insieme all’Upi nazionale continueremo con la nostra battaglia per far tornare le Province un ente primario. Nascono prima dell’Unità d’Italia e torneranno agli splendori, perché c’è bisogno di esse». Ne è convinto anche il direttore nazionale dell’Upi Piero Antonelli, presente alla giornata di lavori. «La legge 56 è ormai superata, presupponeva una riforma costituzionale che non c’è stata. Le Province vanno potenziate da un punto di vista delle funzioni, delle risorse finanziarie e del personale. È ormai un fatto che sono utili al territorio, ai Comuni ed al cittadino. Un Ente intermedio serve, non a caso in tutta Europa esistono. Da giugno 2023ha proseguito nella sua relazione il direttoreè in Senato il testo unico sulla riorganizzazione delle Province che ha riunito dieci disegni di legge, la politica deve mettere mano a questa situazione. Una situazione di transitorietà che ha creato danni, poiché le Province hanno dovuto abbassare il livello dei servizi erogati, dall’edilizia scolastica alla manutenzione delle strade, a causa della criticità finanziaria e di struttura. Le Provinceha concluso Antonellipossono essere un tassello fondamentale per lo sviluppo del territorio, possono essere l’Ente di semplificazione massima delle procedure amministrative ed il loro ruolo va legittimato tornando all’elezione popolare e dotandole di Giunta».

D’accordo con Antonelli sugli scenari futuri, ma anche sulle criticità che gli Enti provinciali si trovano ad affrontare quotidianamente, i presidenti di Provincia. In particolare, Sergio Loggi, presidente della Provincia di Ascoli Piceno ha ricordato le difficoltà di gestire competenze e responsabilità delicate, come quelle legate alla viabilità in una cronica assenza di risorse e di personale. «Mi trovo nella condizione da un lato di dover chiudere ponti e viadotti perché non abbiamo sufficienti risorse, con ricadute pesanti sull’economia e sul traffico, dall’altro di non poter mettere a terra progetti, pur in presenza di finanziamenti, perché in Provincia ho solo due ingegneri che possono fare progettazione e non sono sufficienti». Un quadro ribadito anche dal presidente della Provincia di Fermo, Michele Ortenzi. «L’auspicioha detto Ortenziè che si possa finalmente fare un salto in avanti almeno sotto il profilo delle finanze e del personale per rispondere alle esigenze del territorio». Un auspicio condiviso anche dal presidente della Provincia di Macerata, Sandro Parcaroli, a cui sono state affidate le conclusioni della mattinata. «Il fatto di essere unitiha sottolineato Parcarolie di aver lavorato sempre in sinergia ci dà la forza di fare massa critica nelle sedi nazionali per promuovere le nostre istanze, anche grazie all’aiuto dell’Upi».

A partecipare all’assemblea ed a prendere la parola anche l’europarlamentare Carlo Ciccioli, la deputata Irene Manzi, il presidente del Consiglio comunale di Ancona, Simone Pizzi.

 

 

UPI Marche, eletto il nuovo consiglio direttivo

Eletto per acclamazione il nuovo Consiglio direttivo dell’Upi Marche. Riccardo Strano (consigliere della Provincia di Ancona), Antonio Riccio (consigliere della Provincia di Ascoli Piceno), Vincenzo Felicioli (consigliere della Provincia di Macerata), Endrio Ubaldi (consigliere della Provincia di Fermo) e Omar Lavanna (consigliere della Provincia di Pesaro-Urbino) sono i nuovi componenti dell’organo statutario che si completa con i presidenti delle cinque Province: Giuseppe Paolini (Pesaro-Urbino), Daniele Carnevali (Ancona), Sandro Parcaroli (Macerata), Michele Ortenzi (Fermo) e Sergio Loggi (Ascoli Piceno).

Eletto anche il nuovo collegio dei revisori dei conti, a presiederlo sarà Daniele Malandrino (consigliere della Provincia di Pesaro-Urbino), membri effettivi: Graziano Stacchiotti (consigliere della Provincia di Ancona) e Andrea Gentili (consigliere della Provincia di Macerata), componenti supplenti: Gino Micozzi (consigliere della Provincia di Ascoli Piceno) e Manolo Bagalini (consigliere della Provincia di Fermo).

Per acclamazione sono stati anche scelti i delegati che rappresenteranno l’Upi Marche all’Assemblea nazionale dell’Unione delle Province italiane, convocata a Roma il 10 e 11 dicembre prossimo per eleggere il presidente che raccoglierà il testimone di Michele De Pascale. Sono: Filippo Bartolucci per Ancona, Daniele Tonelli per Ascoli Piceno, Giulia Vagnozzi per Fermo, Tiziana Gazzellini per Macerata e Oriano Giovanelli per Pesaro-Urbino.

Nella seduta plenaria dei Consigli delle Province marchigiane sono state anche votate all’unanimità le modifiche allo Statuto dell’Upi Marche che, come sottolineato dalla direttrice dell’Upi regionale, Valeria Ciattaglia, «necessitava di una revisione e di un’attualizzazione rispetto all’attività dell’Upi Marche ed alle sue finanze».

Non solo giornata di adempimenti statutari – a seguito delle elezioni per il rinnovo dei Consigli provinciali dello scorso 29 settembre – la mattinata di lavori di oggi (14 ottobre) al SeePort Hotel di Ancona è stata soprattutto un momento di confronto sulle difficoltà di una riforma mancata e l’occasione per parlare del futuro di questi enti territoriali. «La legge Delrio, la 56/14, puntava a cancellare le Province all’interno di una riforma costituzionale che è stata bocciata dai cittadini. Di fatto dunque le Province non sono state eliminate ma declassate e questo impedisce loro di svolgere adeguatamente le funzioni, anche di primaria importanza per i cittadini, che tutt’oggi hanno». Così il presidente della Provincia di Ancona, Daniele Carnevali, nel fare gli onori di casa e nell’aprire i lavori. «In questi anniha preso la parola il presidente dell’Upi Marche e della Provincia di Pesaro-Urbino, Giuseppe Paoliniabbiamo cercato di mantenere vive e attive le Province. Dopo la riforma Delrio sembrava non ci fosse più bisogno di questi Enti ed invece la realtà dei fatti dimostra che sono indispensabili al territorio. Come Upi Marche ed insieme all’Upi nazionale continueremo con la nostra battaglia per far tornare le Province un ente primario. Nascono prima dell’Unità d’Italia e torneranno agli splendori, perché c’è bisogno di esse». Ne è convinto anche il direttore nazionale dell’Upi Piero Antonelli, presente alla giornata di lavori. «La legge 56 è ormai superata, presupponeva una riforma costituzionale che non c’è stata. Le Province vanno potenziate da un punto di vista delle funzioni, delle risorse finanziarie e del personale. È ormai un fatto che sono utili al territorio, ai Comuni ed al cittadino. Un Ente intermedio serve, non a caso in tutta Europa esistono. Da giugno 2023ha proseguito nella sua relazione il direttoreè in Senato il testo unico sulla riorganizzazione delle Province che ha riunito dieci disegni di legge, la politica deve mettere mano a questa situazione. Una situazione di transitorietà che ha creato danni, poiché le Province hanno dovuto abbassare il livello dei servizi erogati, dall’edilizia scolastica alla manutenzione delle strade, a causa della criticità finanziaria e di struttura. Le Provinceha concluso Antonellipossono essere un tassello fondamentale per lo sviluppo del territorio, possono essere l’Ente di semplificazione massima delle procedure amministrative ed il loro ruolo va legittimato tornando all’elezione popolare e dotandole di Giunta».

D’accordo con Antonelli sugli scenari futuri, ma anche sulle criticità che gli Enti provinciali si trovano ad affrontare quotidianamente, i presidenti di Provincia. In particolare, Sergio Loggi, presidente della Provincia di Ascoli Piceno ha ricordato le difficoltà di gestire competenze e responsabilità delicate, come quelle legate alla viabilità in una cronica assenza di risorse e di personale. «Mi trovo nella condizione da un lato di dover chiudere ponti e viadotti perché non abbiamo sufficienti risorse, con ricadute pesanti sull’economia e sul traffico, dall’altro di non poter mettere a terra progetti, pur in presenza di finanziamenti, perché in Provincia ho solo due ingegneri che possono fare progettazione e non sono sufficienti». Un quadro ribadito anche dal presidente della Provincia di Fermo, Michele Ortenzi. «L’auspicioha detto Ortenziè che si possa finalmente fare un salto in avanti almeno sotto il profilo delle finanze e del personale per rispondere alle esigenze del territorio». Un auspicio condiviso anche dal presidente della Provincia di Macerata, Sandro Parcaroli, a cui sono state affidate le conclusioni della mattinata. «Il fatto di essere unitiha sottolineato Parcarolie di aver lavorato sempre in sinergia ci dà la forza di fare massa critica nelle sedi nazionali per promuovere le nostre istanze, anche grazie all’aiuto dell’Upi».

A partecipare all’assemblea ed a prendere la parola anche l’europarlamentare Carlo Ciccioli, la deputata Irene Manzi, il presidente del Consiglio comunale di Ancona, Simone Pizzi.

 

 

L’UPI alla presentazione della relazione annuale del CNEL sui livelli e la qualità dei servizi erogati dalle pubbliche amministrazioni

Necessità di una riforma degli Enti locali, potenziamento delle Province e ascolto dei territori. Sono i temi di cui ha parlato Alessandro Romoli, Presidente dell’Unione Province d’Italia (UPI) – Lazio, nel corso della presentazione della relazione annuale del CNEL sui livelli e la qualità dei servizi erogati dalle pubbliche amministrazioni che si è tenuta presso Villa Lubin a Roma.

All’importante evento hanno partecipato, tra gli altri, anche il Ministro per la pubblica amministrazione Paolo Zangrillo e il presidente del CNEL Renato Brunetta. Nel corso del suo intervento, il Presidente Romoli ha ribadito l’urgenza di una revisione del ruolo delle Province nel sistema amministrativo italiano. L’attuale contesto, segnato da disservizi e inefficienze causate dalla riforma Delrio del 2014, richiede infatti una risposta legislativa immediata e concreta.

Le Province sono Enti fondamentali nel gestire competenze essenziali quali l’istruzione, la sostenibilità ambientale e la manutenzione delle infrastrutture stradali. Non solo, è importante sottolineare che oltre 3 miliardi di euro di appalti pubblici del PNRR sono stati gestiti tramite le centrali di committenza istituite proprio dalle Province, il che dimostra l’efficacia e la centralità di questi enti nel rilancio del Paese.

“Tuttavia – ha spiegato il Presidente di UPI Lazio, Alessandro Romoli -, il blocco del personale ha reso difficile garantire anche i servizi essenziali, quelli che i cittadini richiedono quotidianamente. È dunque cruciale che si avvii un processo di riorganizzazione delle funzioni provinciali, con l’obiettivo di adeguarle alle reali necessità delle comunità locali”.

“Chiediamo pertanto un ordinamento più attento alle peculiarità locali e una riforma oggettiva che ci permetta di affrontare le sfide attuali con maggiore efficienza e incisività – ha concluso il Presidente Romoli -. Solo così potremo garantire un futuro migliore per tutti i cittadini italiani”.

Delegazione Italiana al Comitato delle Regioni: al centro del dibattito competitivita’, agricoltura e transizione industriale giusta

 

La riunione della Delegazione italiana, tenutasi martedì 8 ottobre, ha affrontato temi di rilievo legati alle priorità del nostro paese nel quadro degli Orientamenti politici della Commissione europea 2024-29 e al dibattito previsto durante la Sessione plenaria del Cdr. In particolare, l’ospite della riunione, il Rappresentante Permanente aggiunto d’Italia presso l’Ue, Stefano Verrecchia, ha approfondito temi di grande importanza per i nostri territori: la competitività delle imprese europee, la transizione industriale giusta, con particolare riferimento ai target ambientali e produttivi del settore automotive, la revisione della Politica Agricola Comune e il tema dell’etichettatura dei prodotti alimentari (“Nutriscore”). I numerosi interventi dei Membri della nostra Delegazione hanno sottolineato l’importanza del ruolo delle regioni e delle città nella definizione delle priorità nazionali e hanno ribadito la necessità di muoversi in maniera coordinata, sottolineando anche l’importanza del loro lavoro all’interno dei network che propone il Comitato delle regioni, come ad esempio l’Automotive Regions Alliance (ARA). Da segnalare che alcuni interventi hanno espresso forte preoccupazione sul futuro della politica di coesione, in particolare sul tentativo di centralizzazione da parte della Commissione UE e sul rischio di definanziamento a vantaggio di altre priorità, sottolineando che invece la Commissione UE dovrebbe ripartire dai territori e dalle loro caratteristiche.

Nel link, la Newsletter a cura del Coordinatore tecnico della Delegazione italiana al CdR Newsletter plenaria CdR – Delegazione Italiana – 7-9 ottobre 2024

Delegazione Italiana al Comitato delle Regioni: al centro del dibattito competitivita’, agricoltura e transizione industriale giusta

 

La riunione della Delegazione italiana, tenutasi martedì 8 ottobre, ha affrontato temi di rilievo legati alle priorità del nostro paese nel quadro degli Orientamenti politici della Commissione europea 2024-29 e al dibattito previsto durante la Sessione plenaria del Cdr. In particolare, l’ospite della riunione, il Rappresentante Permanente aggiunto d’Italia presso l’Ue, Stefano Verrecchia, ha approfondito temi di grande importanza per i nostri territori: la competitività delle imprese europee, la transizione industriale giusta, con particolare riferimento ai target ambientali e produttivi del settore automotive, la revisione della Politica Agricola Comune e il tema dell’etichettatura dei prodotti alimentari (“Nutriscore”). I numerosi interventi dei Membri della nostra Delegazione hanno sottolineato l’importanza del ruolo delle regioni e delle città nella definizione delle priorità nazionali e hanno ribadito la necessità di muoversi in maniera coordinata, sottolineando anche l’importanza del loro lavoro all’interno dei network che propone il Comitato delle regioni, come ad esempio l’Automotive Regions Alliance (ARA). Da segnalare che alcuni interventi hanno espresso forte preoccupazione sul futuro della politica di coesione, in particolare sul tentativo di centralizzazione da parte della Commissione UE e sul rischio di definanziamento a vantaggio di altre priorità, sottolineando che invece la Commissione UE dovrebbe ripartire dai territori e dalle loro caratteristiche.

Nel link, la Newsletter a cura del Coordinatore tecnico della Delegazione italiana al CdR Newsletter plenaria CdR – Delegazione Italiana – 7-9 ottobre 2024

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