Sono ancora troppo poche, e concentrate nel Nord del paese, le Regioni che, dal ’97 ad oggi hanno completato il percorso di decentramento delle funzioni amministrative in materia di agricoltura, assegnando materie trasferite o delegate alle Province, e per questo c’è bisogno che il Governo sostenga con forza l’ampliamento su tutto il territorio nazionale del processo.
Lo hanno chiesto il Presidente e il Vicepresidente dell’Upi , Fabio Melilli e Alberto Cavalli, e il Presidente della Provincia di Salerno, Angelo Villani, al Ministro delle Politiche Agricole, Forestali e Alimentari, Paolo De Castro.
Nell’incontro si è ricordato come le Regioni, dal 1997 ad oggi, abbiano adottato orientamenti e linee di azione diverse fra di loro, dando luogo ad un panorama nazionale variegato e disomogeneo, per quanto attiene il conferimento delle funzioni in materia di agricoltura alle Province.
Da qui la richiesta dell’Upi al Governo di riprendere a sostenere questa strada anche perché il mancato decentramento ha fatto sì che, nella costruzione del Piano Strategico Nazionale di attuazione della programmazione agricola comunitaria 2007- 2013, non si sia ritenuto necessario il coinvolgimento delle Province, tanto che il documento definitivo è stato sottoposto al solo parere della Conferenza Stato Regioni.
Da parte loro le Province si sono dichiarate pronte a sostenere il lavoro del Ministero e delle Regioni, in particolare nella formazione degli imprenditori agricoli e dei tecnica agricoli, nello sviluppo di un marketing territoriale che permetta l’integrazione tra il prodotto tipico ed il territorio che lo produce, e nello sviluppo di azioni a favore delle produzioni biologiche e della cosiddetta “agroenergia”, fonti energetiche ecocompatibili in grado di offrire nuove opportunità di crescita all’azienda agricola e zootecnica.
Infine hanno invitato il Ministro a promuovere sempre più qualità e sicurezza alimentare anche mediante la etichettatura del prodotto a partire dall’origine, e ad intervenire nel processo di filiera con azioni volte a ridurre la forbice tra il prezzo riconosciuto all’agricoltore e quello pagato dal consumatore finale.