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Incontro con il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano

Il discorso pronunciato dal Capo dello Stato in occasione dell'incontro in Quirinale del 27 maggio, per le celebrazioni del Centenario dell'Upi.

Istituzioni e Riforme    30/05/2008

Colgo con grande piacere questa occasione per quello che rappresentate: i problemi che ponete sono problemi di fronte ai quali si trova l’intera comunità nazionale e l’insieme delle istituzioni.
Ho seguito con attenzione il discorso del vostro presidente, ben dosato tra rivendicazioni e sottolineature delle radici profonde dell’ente provincia – della realtà delle provincie nella storia del nostro paese – e la necessità di collaborare attivamente a provvedimenti di riforma e di riordino. Il Presidente ha citato anche qualche questione particolarmente scottante e complessa, come quella del cosiddetto federalismo fiscale, legge da tempo diventata ineludibile in attuazione della riforma del titolo V. Sappiamo che sarà un appuntamento molto delicato a cui bisognerà che ciascuno porti il suo contributo tenendo conto precisamente della linea qui indicata di un federalismo efficace, unitario e solidale. Non sarà semplice. Mi auguro che il nuovo governo terrà conto anche del lavoro che si è fatto nella scorsa legislatura – nella quale è stato presentato un disegno di legge precisamente in questa materia – naturalmente con tutte le proposte di revisione e le novità che si riterrà opportuno sottoporre all’esame del Parlamento.
Proprio raccogliendo il filo conduttore del suo discorso, presidente Melillo, mi permetto di ricordare quello che ho detto nel settembre del 2006, più di un anno e mezzo fa, nel corso di una mia visita in Puglia:
“S’impone, ormai, un’attenta rivisitazione dell’architettura dei livelli istituzionali via via sovrappostisi: ho apprezzato i segni di disponibilità manifestatesi in questo senso nell’intervento del presidente Divella (presidente della provincia di Bari). Vanno seriamente considerate innegabili esigenze di razionalizzazione e semplificazione di fronte a duplicazioni e confusioni di responsabilità e di poteri, a moltiplicazioni di istanze decisionali e di enti derivati, e quindi di incarichi elettivi e non elettivi retribuiti in modo ingiustificato. Combattere fenomeni di spreco da congestione istituzionale e, in special modo, di dilatazione del costo della politica, è parte importante del discorso sull’efficienza dell’azione di governo e amministrativa in particolare nel Mezzogiorno”.
Ritenni necessario dire allora queste cose che, forse, adesso sono diventate un po’ più di dominio comune, e me ne compiaccio: perché, naturalmente, posso richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica e delle istituzioni su determinate tematiche, ma poi spetta ad altri, spetta alle istituzioni di governo e alle assemblee elettive definire le soluzioni che occorre dare. È comunque importante partire da una consapevolezza dei problemi per poter arrivare anche a delle soluzioni adeguate e io mi auguro che così sia.
Naturalmente, non possiamo nasconderci che si riscontra una estrema lentezza perché la riforma del titolo V è del 2001: siamo nel 2008 e non solo l’adeguamento della legislazione e delle regole in materia di entrate dello Stato e di finanza pubblica, ma anche l’adempimento di alcune specifiche previsioni in materia istituzionale non sono ancora al nostro esame.
L’elenco che lei ha indicato è per qualche aspetto almeno per me fonte di dubbi: i Comuni, le Province, le città metropolitane, le Regioni e lo Stato. Ho sempre avuto – vi confesso – una riserva su questa collocazione dello Stato accanto alle città metropolitane come parte della Repubblica. Insomma, ho un’idea un po’ diversa dello Stato storico. Comunque, a parte questo elemento di perplessità personale, noto che in particolare, le città metropolitane sono un ente ancora inesistente: se ne parla da molto tempo, perché già in una fase molto precedente di riforma della legislazione comunale e provinciale, si parlò di aree metropolitane, poi c’è stata questa più specifica previsione nella riforma del titolo V, che però è rimasta finora sulla carta. So bene quanto voi siate in modo particolare interessati a contribuire alla realizzazione di questo impegno e a discuterne le possibili implicazioni per il sistema delle province, per la istituzione Provincia. Quindi, vi incoraggio fortemente a muovervi in questo senso, a partorire vostre proposte, e vostre idee, insieme, per esempio, con l’associazione dei Comuni d’Italia.
Questa collaborazione è indispensabile ancor più con le Regioni che saranno protagoniste di qualsiasi proposta e progetto – in particolare in materia fiscale, in generale in materia istituzionale – per quel che riguarda il complessivo sistema delle autonomie.
Prendo atto anche della dichiarazione da lei fatta, dell’esservi da sempre opposti alla istituzione di nuove Province. Per la verità non ebbi questa sensazione quando una decina di anni fa, da Ministro dell’Interno, mi trovai piuttosto solo a osteggiare l’istituzione di alcune nuove Province. E in effetti, dopo che io lasciai il Viminale quelle nuove Province sono state create. Meglio tardi che mai, ma questo dato di proliferazione c’è stato: adesso bisogna vedere come porvi riparo.
Infine, l’ultima raccomandazione. Parto da quello che lei ha detto sugli sforzi e anche sulle risorse di bilancio che le Province dedicano ad alcuni interventi, per esempio per la pianificazione del ciclo dei rifiuti. Non voglio fare accenni specifici a una situazione che è motivo di assillo credo per tutti noi, per tutti noi italiani, la situazione in Campania. Dico soltanto una cosa: le Province facciano la loro parte; è essenziale non cedere mai a logiche di arroccamento, di cedimento a pressioni localistiche, di contrapposizione tra Province. È indispensabile, nel rispetto delle autonomie e delle funzioni di tutti, una visione regionale, unitaria e solidale, altrimenti non è possibile dare soluzione a un problema di quella natura. Sono sicuro che da parte vostra non mancherà l’apporto necessario. Auguri.

 

 



Redattore: Redazione Upi
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