Le norme del Decreto Salva Italia che svuotano le Province e le trasformano in ente di secondo livello si muovono in un quadro fitto di interventi legislativi scoordinati dimostrando l’assenza di una visione unitaria di fondo rispetto all’obiettivo, condivisibile, di razionalizzare e semplificare un sistema istituzionale ridondante e incompiuto. Occorre una inversione di rotta rispetto alla linea tracciata dal decreto Salva Italia che propone soluzioni frettolose alle esigenze di riduzione della spesa pubblica e di taglio ai costi della politica.
E’ quanto scrivono in un documento congiunto l’Unione delle Province d’Italia e le organizzazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil funzione pubblica.
Il documento sottolinea la necessità di una riforma unitaria e sistematica che non riguardi solo le Province “ma tutti i livelli di governo, nazionale, regionale e locale: occorre che ogni istituzione faccia i conti con la riduzione degli sprechi e dei costi impropri – si legge nel testo – ma occorre anche ridefinire chiaramente le competenze di ogni livello di governo ed eliminare le sovrapposizioni di enti e strutture non democratiche che esercitano impropriamente le funzioni che la Costituzione assegna alle autonomie territoriali. Tutto ciò salvaguardando e rilanciando il valore di prossimità territoriale delle autonomie rispetto alle domande espresse dalle comunità locali”.
I Sindacati confederali della Funzione pubblica e l’Upi ribadiscono poi la necessità di avviare una riforma che, “attraverso una razionale divisione delle competenze e delle responsabilità tra istituzioni territoriali, permetterebbe di non perdere il patrimonio professionale di quanti, sino ad oggi, sono stati quotidianamente al servizio dei cittadini. L’ipotesi di una indiscriminata messa in mobilità di lavoratori pubblici va contrastata – si ribadisce nel documento unitario – attraverso una gestione condivisa del processo di riforma che consenta di riorganizzare il sistema valorizzando il capitale umano” .
Cgil, Cisl e Uil Funzione Pubblica e Upi, sottolineando che “le Province sono istituzioni della Repubblica garantite dalla Costituzione: non si possono abolire o svuotare con decreto legge” rilanciano una proposta che permetta la chiara definizione delle funzioni di area vasta; la valorizzazione delle funzioni e delle competenze di regolazione delle istituzioni pubbliche; la revisione delle circoscrizioni provinciali per dare alle Province una dimensione territoriale, demografica ed economica adeguata; l’istituzione delle Città metropolitane; il riordino dell’amministrazione periferica dello Stato e degli enti strumentali, agenzie, società partecipate e consorzi non strettamente collegati alle funzioni istituzionali.
Una proposta che, si legge nel documento unitario, centrerebbe gli obiettivi di semplificazione e snellimento della macchina amministrativa; riqualificazione della spesa pubblica a vantaggio dei cittadini, contribuenti e fruitori dei servizi pubblici; valorizzazione professionale dei lavoratori.
“È nell’ottica di una attuazione partecipata degli ampi processi di riorganizzazione dell’architettura istituzionale – scrivono i rappresentanti dei sindacati e l’Associazione delle Province – che abbiamo costruito insieme un’idea forte e condivisa di riforma che vogliamo condividere con gli altri livelli istituzionali a partire dai Comuni e dalle Regioni: per dare al Paese istituzioni più moderne, veloci, vicine ai cittadini”.