“L’articolo 23 del Decreto Salva Italia non è una riforma, anzi, è un intervento del tutto scollegato dalla realtà del Paese e non produrrà altro che la totale paralisi amministrativa dei territori”.
Lo hanno detto oggi il Coordinatore nazionale Upi dei Presidenti di Consiglio provinciale, Bruno Dapei, e il Presidente del Consiglio della Provincia di Cagliari Roberto Pili, nella riunione dei Presidenti di Consiglio in corso a Cagliari per fare il punto sull’attuazione della riforma delle Province a seguito dell’articolo 23 del cosiddetto Salva Italia.
“Il Paese – hanno detto i Presidenti – ha bisogno di riforme vere, che siano in grado si semplificare il sistema e razionalizzare le istituzioni. Con le norme volute dal Governo Monti, che sono palesemente incostituzionali e lesive delle garanzie che la Carta riserva alle autonomie locali comprese quelle delle Regioni a Statuto Speciale, si è aperto un conflitto istituzionale di cui certo non si sentiva il bisogno. Ad oggi – hanno ricordato Dapei e Pili- ci sono 8 ricorsi alla Corte Costituzionale, presentati dalle Regioni contro queste norme. Di questi, due sono stati presentatati dal Regioni a Statuto Speciale: la Sardegna e il Friuli Venezia Giulia”.
Alla riunione del Coordinamento dei Presidenti di Consiglio, le Province hanno rilanciato la loro proposta “perché siamo consapevoli della necessità di avviare una riforma completa e realmente attuabile – ha sottolineato Dapei – da cui possa discendere un nuovo assetto dei poteri locali più efficace e in grado di servire al meglio le comunità e i territori.
Noi chiediamo che si chiariscano le funzioni delle Province e dei Comuni e che si cancellino tutti le società, i consorzi, le agenzie che oggi esercitano funzioni che sono tipiche delle amministrazioni locali , per evitare quelle sovrapposizioni e quelle duplicazioni di competenze che oggi sono fonte di spreco e producono lungaggine burocratiche, a danno delle politiche di sviluppo locale”.
Razionalizzare le Province si può e si deve fare, è stato detto nell’incontro, ma i principi della rappresentanza democratica devono restare un punto fermo. Un no secco, quindi all’ipotesi di elezioni di secondo livello per le Province, perché “i cittadini chiedono di potere votare i propri rappresentanti e non sopportano più di essere governati da una classe di nominati dalla politica. “Bisogna ripartire dalla Costituzione – hanno detto – e assicurare, anche nelle Regioni a Statuto Speciale, una riforma delle Province e delle istituzioni di area vasta che ne rispetti a pieno principi e valori”.
Il Presidente Pili, poi, si è soffermato sul caso Sardegna, dove a giugno sono stati indetti referendum sulle Province. “Le province della Sardegna stanno subendo la scelta di svolgere un referendum di dubbia legittimità. Non è questa la strada maestra per riformare le istituzioni locali. Proponiamo di lavorare insieme in Consiglio regionale per dare un assetto moderno e funzionale alle Province Sarde ed il nostro contributo sarà di innovazione e semplificazione del sistema amministrativo”.
Redattore: Barbara Perluigi