Un giudizio positivo sulla scelta del Governo di affrontare la riforma del lavoro intervenendo a tutto campo, tenendo insieme tutela del lavoro, politiche attive e servizi per l’impiego, anche se restano le perplessità sulle poche risorse a disposizione per attuare la riforma. Questo il giudizio espresso oggi dall’Upi nell’Audizione in Commissione lavoro al Senato sulla riforma del mercato del lavoro cui hanno preso parte, in rappresentanza delle Province, il Presidente della Provincia di Genova, Alessandro Repetto, l’assessore al lavoro della Provincia di Milano Paolo Del Nero, e l’Assessore al lavoro della Provincia di Torino Carlo Chiama. I rappresentanti dell’Upi sono intervenuti in particolare sulle norme del disegno di legge che interessano più direttamente le Province, dalle politiche attive ai servizi per l’impiego.
“Le politiche per il lavoro – hanno detto – devono essere fortemente calate sui territori ed è indispensabile che formazione professionale e politiche attive per il lavoro vadano di pari passo, mantenendo saldo il legame con il tessuto economico ed imprenditoriale dei territori. Per questo riteniamo che il Disegno di Legge dovrebbe confermare le competenze in materia di lavoro alle Province, che sono le istituzioni che più e meglio sono in grado di fare sistema intercettando i bisogni del mercato del lavoro locale e quelli sociali, in stretto rapporto con le imprese, con le scuole, con le Università”.
I rappresentati dell’Upi hanno poi ribadito la necessità di confermare e rafforzare l’esperienza dei Centri per l’Impiego gestiti dalle Province “dove – hanno detto – trovano attuazione strategie coordinate di politiche per il lavoro”. Secondo l’Upi “è necessario che si persegua una maggiore integrazione con i servizi privati per il lavoro, per promuovere una strategia coordinata; serve definire standard qualitativi che consentano di offrire le stesse opportunità in tutto il Paese; occorre una dotazione di risorse che permetta a queste strutture di essere almeno pari a quelle presenti nel resto dell’Europa. Gli standard, necessari per migliorare la qualità dei servizi – hanno concluso – potranno essere poi integrati dalle singole Regioni, tenendo conto delle diverse esigenze legate ai sistemi di sviluppo locali”.