Province: chi lavora per riorganizzare e chi preferisce scavare trincee
Caro Direttore,
l’ultimo articolo a firma Rizzo e Stella sulle Province ha senza dubbio il pregio di rendere evidente una situazione che noi abbiamo sempre denunciato: sulle riforme c’è chi, piuttosto che lavorare per una vera riorganizzazione che aiuti questo nostro Paese e modernizzare le sue strutture e a rendere più efficiente la burocrazia, preferisce scavare trincee. Trincee che però, lungi dall’essere a difesa delle Province, si scavano continuamente per aumentare il solco della disinformazione. Spiace sapere che, come riportato con chiarezza nell’articolo, a diffondere queste notizie sbagliate sia il Governo, che con veline e note inviate ai giornalisti, utilizza i dati piegandoli al proprio volere. Scrivono Rizzo e Stella che la maggior parte della spesa delle Province è destinata a coprire affitti e stipendi, e sottolineano che questa affermazione deriva da una nota dei tecnici del Ministro delle Regioni e delle Autonomie. Leggiamoli davvero, questi dati, nella loro chiarezza però, non strumentandoli ad uso e consumo politico, partendo dai numeri citati nell’articolo, che fanno riferimento al 2011. Si tratta dei certificati del Conto Consuntivo 2011, secondo cui le entrate delle Province nel 2011 sono state 11, 289 miliardi, così composte: entrate tributarie 5,272 miliardi; entrate da trasferimenti da stato e regioni 3,781 miliardi; entrate extratributarie 0,741 miliardi; entrate da alienazione e trasferimenti di capitali 1,493 miliardi. Le uscite delle Province, la spesa cioè, è stata di 10,963 miliardi di euro così suddivise: spese correnti 8,633 miliardi; spese in conto capitale 2,33 miliardi; spese per rimborso prestiti 0,720 miliardi. Se qualcuno ha detto ai giornalisti che la spesa corrente delle Province è destinata esclusivamente al personale e agli affitti davvero ha voluto utilizzare a proprio scopo la loro buona fede. Infatti, qualunque tecnico e funzionario dello Stato che abbia a che fare con i bilanci delle Province, come con quelli di Regioni e Comuni, conosce o dovrebbe conoscere quali sono le funzioni delle Province, e perché, a seconda dello scopo, si imputano a spesa corrente o spesa in conto capitale. Per esempio, per il trasporto pubblico locale il discorso è davvero banale: basterebbe sapere infatti che le Province non fanno investimenti sulle dotazioni delle società, ma stipulano contratti di servizio con le aziende di trasporto pubblico. Contratti che prevedono un pagamento che viene registrato, in conformità alle norme sulla contabilità pubblica, sulla spesa corrente. E’ la spesa per assicurare il trasporto pubblico nei territori, certo non per affittare pensiline degli autobus di linea. Così come, sempre se fosse informato, saprebbe che nella voce Sviluppo Economico che viene citata nell’articolo sono comprese tre grandi aree di intervento: agricoltura, industria e mercato del lavoro. E’ vero, quindi che per questa funzione le Province spendono 1,043 miliardi, 948 milioni di parte corrente e 95 di parte capitale, ma 722 milioni sono per i centri per l’impiego, fondi di parte corrente proveniente dai trasferimenti Regionali. Anche qui è la contabilità pubblica, che certo i tecnici del Ministero che hanno redatto la nota conoscono bene, ad indicare che siano inseriti in bilancio tra le spese correnti. Continuiamo con gli esempi citati nell’articolo di Rizzo e Stella, che indicano grandi sperperi nelle risorse per il sociale. Forse nella nota del Ministero non era specificato che i servizi che le Province erogano per il sociale, intervenendo su espressa richiesta dei Comuni, specialmente i più piccoli che non riescono più a coprire queste spese, sono l’assistenza scolastica ai disabili sensoriali della vista e dell’udito e il trasporto pubblico per i disabili. Spese correnti, quindi, certo, ma almeno noi non le consideriamo improduttive. E veniamo quindi agli affitti e al personale appunto, che secondo i giornalisti occupano tutti i bilanci delle Province: per il 2012 le spese di tutte le Province per affitti è pari a 174 milioni di euro, mentre quella per il personale è pari a 2,148 milioni di euro, in totale le due voci insieme sono il 27% della spesa corrente e il 19% della spesa totale. Un’ultima notazione: l’articolo in questione iniziava accusando le Province di distogliere risorse per le imprese. Stando ai dati, rispetto all’attuazione del Decreto pagamenti, da aprile ad oggi le uniche istituzioni che hanno pagato i conti con le imprese per le fatture bloccate dal patto di stabilità sono le Province, che tra l’altro si sono auto monitorate e hanno reso noto a stampa e imprese settimanalmente lo stato di avanzamento dei pagamenti. Delle altre istituzioni non c’è traccia. Abbiamo più volte chiesto che, nella campagna per l’eliminazione delle Province, si supportassero le tesi abolizioniste tanto di moda con i dati reali e si smettesse di lanciare cifre falsate tanto per dare una parvenza di verità alla propaganda. Lo ribadiamo anche questa volta, chiarendo, perché forse era sfuggito: che siano dati veri.
Redattore: Redazione Upi