Far diventare il lavoro di pubblica utilità un’occasione per un percorso che incroci le competenze e la prevenzione. È questo l’obiettivo che si propone la sezione Avis di Reggio Emilia che, con il supporto della Provincia, ha avviato un percorso per divenire la struttura di riferimento per chi deve indirizzare persone condannate a svolgere i cosiddetti lavori di pubblica utilità per essere state sorprese alla guida in stato di ebbrezza alcolica. L’iniziativa è stata presentata questa mattina nel corso di una conferenza stampa cui
hanno partecipato l’assessore provinciale alla sicurezza sociale Marco Fantini, Ottavio Perrini presidente di Avis, e Alberto Tavazzani, project manager. “L’obiettivo di questo progetto – ha spiegato l’assessore Fantini – è quello di trasformare un periodo che potrebbe essere considerato come una vessazione in un’opportunità.
Come Provincia abbiamo scelto di sostenerlo anche economicamente, perché crediamo nella validità del percorso messo in campo. In questo modo – ha aggiunto Fantini – interveniamo in quella fascia grigia, dove possono essere presenti i primi segnali di un disagio, è un modo anche per monitorare dei campanelli d’allarme”. Secondo Ottavio Perrini, presidente dell’Avis, l’idea nasce anche dalla volontà di incidere sugli stili di vita, arrivando a fare prevenzione: “Dopo aver fatto la convenzione con il tribunale, ci siamo posti il problema di come gestire questo percorso per non farlo diventare un parcheggio. Abbiamo messo insieme più figure, dallo psicologo fino al coordinatore, ogni volta si cerca di creare percorsi specifici, cercando di mantenere anche un aggancio con queste persone una volta concluso il periodo della pena”. Il progetto, partito nel mese di settembre e forte di un’equipe di professionisti che ne seguono l’evolversi, intende dare un percorso a forte valenza professionale da una parte, cercando di incrociare le competenze del lavoratore di pubblica utilità e l’offerta di processi lavorativi individuati sia in Avis sia in altre associazioni coinvolte nel percorso. Il gruppo di lavoro conta anche sulla consulenza del comandante della Polizia Municipale del Val d’Enza Franco Drigani e di uno studio di avvocati di Scandiano. Fino ad oggi sono state seguite circa 10 persone, sono state realizzate più di 100 ore, la legge prescrive che non possano essere più di 2 al giorno e che debbano essere compatibile con la vita familiare e lavorativa della persona interessata. Diverse sono le attività che sono proposte: implementazione e aggiornamento del sito Internet, attività di tipo informatico, creazione, gestione e aggiornamento di un archivio fotografico di eventi, attività di centralino e di ricevimento, gestione e aggiornamento dell’archivio cartaceo e attività di manutenzione e riparazione. A queste si aggiungono leattività da svolgere presso le realtà satellite, che sono definite di volta in volta in accordo
con il coordinatore.
In questo modo si punta ad aumentare la conoscenza dell’associazione all’esterno, promuovendo anche stili di vita sani e improntati al rispetto delle buone regole; favorire la presa di coscienza da parte dei trasgressori dei danni personali e sociali prodotti da questi comportamenti, spingendo gli interessati ad abbandonarli definitivamente. “Fondamentale per la buona riuscita del progetto – ha aggiunto Alberto Tavazzani, project manager – è anche la rete di partner che stiamo costruendo, in modo da ampliare e condividere le modalità di gestione del lavoro di pubblica utilità”.