Bene, anzi benissimo, la scelta assunta dal presidente del consiglio Matteo Renzi di caratterizzare questo suo inizio di mandato partendo da un settore strategico e di vitale importanza come l’edilizia scolastica. Una questione che, come sanno bene insegnati e studenti, ha una stretta relazione con la qualità della didattica e, quindi, della formazione dei ragazzi. Lo sanno bene anche i sindaci, ai quali il premier si è giustamente rivolto chiedendo di individuare e comunicare le priorità e gli interventi urgenti dei propri territori, ma lo sanno bene soprattutto le Province, che da anni gestiscono l’enorme patrimonio degli istituti superiori dove, tanto per intenderci, i giovani si preparano al futuro.
Non temo smentite, affermando che su questo terreno, una realtà come le Marche, nell’ultimo ventennio ha raggiunto livelli di eccellenza, rispondendo all’esigenza di edifici più sicuri, economici e confortevoli, ma soprattutto investendo sull’innovazione e l’utilizzo delle nuove tecnologie per garantire lo sviluppo di percorsi didattici all’altezza delle sfide poste dal mercato del lavoro. Non è un caso, per esempio, che una Provincia come quella di Ancona abbia occupato stabilmente e per lungo tempo i vertici delle classifiche sulla qualità delle strutture scolastiche stilate dagli operatori del settore. E del resto le altre Province marchigiane non sono state da meno.
Ciò è stato reso possibile da una programmazione seria e concreta, che ha saputo dare la precedenza all’interesse generale piuttosto che al particolare, che ha guardato alle esigenze vere in una logica di area vasta, garantendo interventi mirati ed equilibrati, affinché nessun territorio rimanesse indietro o fosse penalizzato. Certo, la crisi economica, i tagli agli enti locali degli ultimi anni, i soffocanti vincoli imposti dal patto di stabilità hanno pesato sulla possibilità di dare continuità a questo processo di rinnovamento e ammodernamento. Lo dimostrano i tanti progetti, molti dei quali cantierabili, che giacciono nei cassetti degli uffici tecnici provinciali per l’impossibilità di investire risorse che pure ci sarebbero.
Per tali ragioni dispiace che il premier, il quale tra l’altro è stato anche presidente della Provincia di Firenze e dunque conosce bene la materia, non abbia ritenuto utile inserire tra i suoi interlocutori anche le Province; soprattutto se si considera che il tema dell’edilizia scolastica degli istituti superiori interessa oltre 2 milioni e mezzo di studenti in tutta Italia.
L’invito che mi sento di fare a Matteo Renzi, dunque, anche a nome di tutte le Province marchigiane, è quello di aprirsi al confronto con tutti i soggetti istituzionali che si occupano di edilizia scolastica. Il fatto che le Province siano da oltre due anni oggetto di riforma non cancella le loro funzioni. E soprattutto non cancella il diritto di tutti gli studenti, anche quelli delle scuole superiori, ad avere la giusta attenzione da parte del governo ai loro bisogni.
Redattore: Ufficio Stampa Upi Marche