Nel DEF, nel programma di stabilità e nel Programma nazionale di riforma non vi è una piena consapevolezza dell’insostenibilità della manovra finanziaria che è stata ipotizzata sui bilanci delle Province a partire dal 2015, mettendo a rischio il mantenimento dell’erogazione dei servizi essenziali ai cittadini, e impoverendo di fatto, il tessuto economico e imprenditoriale locale: senza la leva degli investimenti promossi dagli Enti di Area Vasta, viene a mancare un volano fondamentale per lo sviluppo dei territori.
Negli ultimi tre anni alle Province è stato chiesto un contributo al risanamento della finanza pubblica che non ha elementi di confrontabilità con gli altri livelli di governo.
Dal 2012 al 2015 alle Province è stata chiesta una riduzione di risorse pari a 3,2 miliardi: considerato che, secondo i dati Istat, nel 2012 la spesa corrente delle Province era pari a 8.084 milioni di euro, in 3 anni la riduzione chiesta a questo comparto è stata di oltre il 30%, a servizi e personale invariato.
In conseguenza di questi tagli, il fondo sperimentale di riequilibrio è del tutto azzerato.
Le Province e le Città Metropolitane dunque nel 2015 diventano contributrici dirette al bilancio statale per quasi 1,9 miliardi.
Il DEF conferma la manovra a carico delle Province anche per gli anni 2016 e 2017, con un contributo pari ad 1 ulteriore miliardo di euro per ciascun anno.
Considerato che, come attestano i dati Siope, per il 2014 le entrate tributarie da Ipt e Rcauto delle Province sono state pari a 3,5 miliardi (2,2 da Rcauto e 1,3 da Ipt) appare chiaro che nel 2017 il contributo alla manovra economica richiesto ai nuovi Enti di Area Vasta porta ad un azzeramento totale di queste entrate.
In questo modo, i tributi locali (che secondo l’art. 119 della Costituzione e secondo la legge 56/14 dovrebbero servire a garantire la copertura delle funzioni fondamentali degli enti) verranno completamente avocati a copertura della spesa pubblica centrale.
- Sulla situazione della finanza provinciale, ha avuto modo di esprimersi anche la Corte dei Conti, nella relazione del febbraio 2015 su “Le prospettive della finanza pubblica dopo la legge di stabilità.
In sintesi la Corte dei Conti, considerando già complessa la sostenibilità del miliardo di contributo per l’anno 2015, nonostante tale valutazione venga fatta sulla base dei rendiconti 2013 – e dunque senza considerare gli effetti determinatesi nel 2014 ai sensi e del dl 66/14, anche sul versante del patto di stabilità interno – pone seri dubbi sulla sostenibilità degli ulteriori 2 miliardi aggiuntivi da versare all’Erario dal 2016.
Tale riflessione è confermata dalla Nota metodologica di SOSE nella quale è indicata la metodologia adottata per la rideterminazione, ente per ente, del contributo previsto dalla legge di stabilità per il solo anno 2015 ai sensi del comma 418, per complessivi 900 milioni (100 sono a carico delle province delle regioni a statuto speciale)
La Nota Metodologica attesta che si è dovuto operare un “calcolo della riduzione delle risorse non assorbibile nel comparto delle funzioni fondamentali”.
Dei 900 milioni assegnati dalla manovra economica al comparto degli Enti di Area Vasta, dunque, almeno 215 sono tagli lineari, poiché nemmeno il SOSE è stato in grado di calcolarli come efficientemento di spesa delle funzioni fondamentali.
Con i 685 milioni di riduzione della spesa previsti per il 2015 per le funzioni fondamentali di Province e Città metropolitane, non ci sono più ulteriori margini di efficientamento. Non è possibile prelevare altre risorse dal comparto per il 2016 e 2017, a meno che non si decida deliberatamente di intaccare i servizi essenziali ai cittadini.
Serve una operazione verità.
Per questo l’UPI chiede alle Commissioni Bilancio di Camera e Senato e al Parlamento tutto di effettuare, prima dell’avvio dell’iter di discussione della Legge di Stabilità 2016, una analisi dei bilanci consuntivi degli Enti di Area Vasta sulla base dei rendiconti 2014 al fine di verificare la situazione reale dei bilanci delle Province, l’impatto della manovra sui servizi per il 2015 e l’effettiva sostenibilità dei tagli previsti per il 2016 e 2017.
Esempio: il caso della Provincia di Mantova
Spesa corrente 2014: 40 milioni
Di cui
Spesa per funzioni regionali non tagliabile: 11 milioni
Spesa per funzioni fondamentali: 29 milioni
Riduzione spesa 2015
Dl 66/14 : 4 milioni
Legge di stabilità 2015: 11 milioni
Riduzione spesa 2016
Dl 66/14 : 4 milioni
Legge di stabilità 2015: 22 milioni
Riduzione spesa 2016
Dl 66/14 : 4 milioni
Legge di stabilità 2015: 33 milioni
quindi
Spesa corrente per funzioni fondamentali 2015: 14 milioni
Spesa corrente per funzioni fondamentali 2016: 3 milioni
Spesa corrente per funzioni fondamentali 2017: – 8 milioni
Considerato che la spesa per il personale con una dotazione organica a regime ridotta del 50% ammonterà a 7 milioni, a partire dal 2016 non sarà possibile né pagare integralmente gli stipendi, né tantomeno coprire i costi per le funzioni fondamentali, e quindi per i servizi essenziali.
Redattore: Barbara Perluigi