Cari Presidenti,
Credo che in questo momento due siano i temi che si pongono all’attenzione di Province e Comuni: ciascuno con le proprie specificità, ogni giorno abbiamo davantio problemi che sono riconducibili da un lato alla questione della finanza locale e dei tagli ai trasferimenti che la Finanziaria si appresta ad imporre per il secondo anno consecutivo senza dare il via a nessuna forma di federalismo fiscale, e dall’altro alla definizione di nuovi rapporti tra livelli istituzionali diversi.
Per quanto riguarda il primo punto, quello che riguarda la gestione dei nostri bilanci, quest’anno è prevedibile che le Province, che nelle Finanziarie storicamente hanno subito tagli inferiori a quelli dei comuni, subiranno un effetto di ritorno a causa della falcidia nei trasferimenti (si stima il 20% in meno) che si preannuncia a carico dei comunui piccoli e piccolissimi. Questi saranno costretti a chiudere dei servizi e potrebbero chiedere alle Province di intervenire in nome della funzione di sussidiarietà.
Sono convinto che sia necessario stabilire un coordinamento tra i comuni e le province, e soprattutto tra i grandi Comuni e la Provincia. A richiederlo è il fatto che non c’è crescita di un Comune se non c’è crescita di tutta l’area territoriale: basta pensare al fatto che le politiche che riguardano lo sviluppo produttivo, l’ambiente, la mobilità oggi sono politiche territoriali e non più locali, pianificate da tavoli interistituzionali e non dai singoli assessorati.
Questo si vede bene nel caso di Roma, il Comune più grande d’Italia, che con i suoi 1.290 km quadrati di estensione contiene la somma dei territori di Milano, Bologna, Torino, Genova, Napoli, Palermo, Catania, Firenze e Bari, e che in Europa è secondo per dimensione territoriale solo a Londra […].
I due principali aeroporti romani risiedono in due Comuni diversi, Ciampino e Fiumicino. Per la mobilità Roma ha un piano di bacino integrato con quello degli altri comuni e non potrebbe rispondere pienamente alla propria vocazione ambientale se non impostasse le proprie politiche delle aree verdi con una logica di sistema territoriale.
La Provincia oggi ha quindi un doppio ruolo: quello di coordinare le funzioni di sviluppo che riguardano un’area territoriale vasta e quello di svolgere una funzione di sussidiarietà nella fornitura di servizi che rispondono ad esigenze sociali, in sostegno dei comuni più piccoli. Per questo sarebbe antisorico e immorale prevederne la soppressione.
Tuttavia la definizione dello Statuto della Capitale è un tema fondamentale dell’attuale dibattito politico e istituzionale […].
Essere Capitale richiede il conferimento di particolari condizioni e poteri, richiede una speciale autonomia normativa, finanziaria e amministrativa per l’esercizio di funzioni pecifiche e aggiuntive rispetto ad ogni altro Comune, legate alla presenza a Roma degli organi costituzionali, dei Ministeri, delle rappresentanze diplomatiche e delle sedi di istituzuioni internazionali. Non ultima la presenza della Santa Sede, polo di attrazione spirituale e materiale di tutta la Cristianità, e di tutti gli organismi che ad essa fanno riferimento: uno Stato sovrano dentro una città, una presenza che conferma la vocazione internazionale di Roma.
Dal lato economico Roma è la metropoli più colpita dalle decurtazioni a carico dei comuni prevista dalla Finanziaria, con un taglio complessivo ai trasferimenti che ammonterebbe ad oltre 92 milioni di euro con una differenza negativa di quasi il 10% rispetto al 2003. La riduzione dei trasferimenti agli oltre 8000 comuni italiani, in media, risulterebbe del 6,21%. Come non bastasse, dovremo poi fare i conti con il definanziamento della Legge 396 per Roma Capitale, che prevede nel 2004 una riduzione di circa 83 milioni di uro e addirittura un azzeramento di fondi dal 2005.
Questa è una preoccupazione che stanno manifestando tutti coloro che operano sul nostro territorio. Un mese fa gli attori del tavolo di concertazione del Comune, espressione del mondo produttivo romano, delle organizzazioni sindacali, dell’Università, hanno sottoscritto un appello al Governo con i tagli ai Comuni, affinché rivedesse la Finanziaria. Con lo stesso spirito, l’altro giorno, insieme al Presidente della Regione, Francesco Storace, e a quello della Provincia, Enrico Gasbarra, sono stati convocati in Campidoglio i Parlamentari eletti a Roma e nel Lazio, per spiegare le difficoltà e mettere a punto le proposte delle nostre realtà locali davanti ai provvedimenti del Governo […].
Con lealtà bisogna rendersi conto che non si può gestire la realtà di Roma come quella di un altro Comune, secondo un modello uniforme per il quale i problemi di Roma sarebbero di fatto considerati identici a quelli di Saracinesco, che è il più piccolo comune della Provincia di Roma, con meno di 200 abitanti […].
Proprio perché siamo in una situazione di federalismo incompiuto e con un assetto barocco e confuso dei livelli di Governo, esiste il rischio di un corto circuito istituzionale. Un rischio particolarmente pesante in aree, come quella di Roma e Provincia, che invece mostrano segni evidenti di ripresa economica ed occupazionale e di opportunità di crescita.
Servizi, ambiente, cultura, tecnologie e innovazione, commercio sono i settori su cui Roma e il suo territorio stanno puntando. A Roma, infatti, non c’è più solo il pubblico impiego: il 73% degli occupati fa appunto riferimento a imprese del terziario avanzato, del commercio, delle nuove tecnologie, della finanza. Roma e Provincia significa un sistema di oltre 290.000 imprese, con 1.400.000 addetti. Parliamo di un sistema produttivo che rappresenta il 6,8% di quello nazionale in termini di imprese e l’8,7% in termini di addetti con una dimensione media di 4,7 addetti per impresa: un addetto in più rispetto alla media nazionale.
La nostra proposta è molto chiara: le funzioni, i poteri, le risorse della Capitale siano indicate in un ordinamento speciale disciplinato da una legge dello Stato votata dal Parlamento.
E’ la questione di fondo che, specifica per Roma in quanto Capitale, accomuna tutti i più grandi insediamenti urbani del Paese, Roma come Milano, Napoli come Torino, per i quali è indispensabile individuare assetti e strumenti correlati alla diversa dimensione di scala delle esigenze amminnistrative, a cominciare dalla configurazione delle città metropolitane: un assetto nuovo, da tempo atteso, ineludibile per la soluzione di problemi tipici dell’area vasta. E comunque, in nessun modo la concreta attuazione dello Statuto proprio di Roma Capitale potrebbe definirsi senza procerdure e sedi di cooperazione istituzionale con la Regione e la Provincia.
Occorre, a mio avviso, studiare con serenità, intelligenza ed equidistanza politica una forma di e-governance del territorio che sia più adeguata alle reali esigenze del egoverno di prossimità, partendo dal presupposto che non siste contrapposizione tra Province e Comuni e che ogni area vasta presenta un diverso assetto, diverse opportunità e quindi esigenze, secondo i criteri di “differenziazione e a deguatezza” citati anche nel Titolo V, art. 118, della nostra Costituzione.
Proprio questi due principi, all’interno di un sistema autenticamente federale sono la chiave non di una scelta contrappositiva, di un braccio di ferro tra livelli istituzionali diversi, ognuno teso all’affermazione della propria autonomia di poteri e funzioni, ma di un impianto unitario, come vuole la Costituzione, del modello di governo di prossimità.