Il Convegno promosso dalla Provincia di Piacenza ha rappresentato un primo momento di confronto sui progetti avviati dalle Province per la diffusione delle innovazioni organizzative e tecnologiche anche nei territori più svantaggiati e nei Comuni più piccoli e sulle possibilità di cooperazione istituzionale consentite dalla II fase dell’e-government (cfr.la nota dell’UPI presentata in occasione del Convegno)
NOTA UPI
Piacenza 26 gennaio 2004
Fin dall’avvio del Piano di azione di e-government del giugno 2000, le Province italiane hanno evidenziato che sui temi dell’innovazione tecnologica e della modernizzazione delle pubbliche amministrazioni è necessario un approccio condiviso dai diversi livelli di governo territoriale ed uno sforzo congiunto delle pubbliche amministrazioni. Queste considerazioni sono diventate ancora più evidenti con l’approvazione della riforma costituzionale del 2001 che ha posto a fondamento della Repubblica, sullo stesso piano di dignità istituzionale, i Comuni, le Province, le Città metropolitane, le Regioni e lo Stato. In questo quadro, lo Stato dovrebbe rappresentare il momento unitario per la definizione degli indirizzi di regolazione ed il coordinamento delle attività autonome delle diverse istituzioni territoriali autonome e dovrebbe abbandonare i compiti di gestione diretta dei sistemi informativi e delle attività di innovazione tecnologica relativamente alle competenze decentrate.
Con l’avvio del Piano di e-government e le iniziative del Ministro per l’innovazione e le tecnologie vi è stato il tentativo di realizzare un momento unitario di direzione, a livello centrare, che potesse divenire il punto di raccordo delle azioni di innovazione, con un forte ruolo di raccordo della Conferenza unificata.
Tuttavia, nonostante i ripetuti sforzi del Ministro Stanca, siamo ancora di fronte a iniziative spesso non coordinate delle amministrazioni centrali. In primo luogo, permane la tradizionale tendenza delle amministrazioni centrali a progettare sistemi informativi settoriali secondo una logica centralistica che contrasta con la ripartizione effettiva delle competenze istituzionali. Ciò rappresenta uno dei maggiori ostacoli allo sviluppo dell’interoperabilità tra le pubbliche amministrazioni e alla semplificazione dei rapporti con i cittadini e le imprese. Allo stesso tempo, nella legge finanziaria per il 2004 si assiste ad una centralizzazione delle risorse per l’innovazione tecnologica (ad es.: 135 ml di euro di incentivi per il digitale terrestre, 30 ml di euro di incentivi per l’accesso ad internet a larga banda, 50 ml di euro per il 2004 per l’Istituto Italiano di Tecnologie). Nonostante le ripetute richieste dell’Upi, non sono previsti fondi per l’e-government a favore delle Regioni e degli Enti locali, nonostante che le indagini di mercato dimostrino quanto i progetti avviati abbiano costituito uno stimolo rilevante agli investimenti per la promozione e la diffusione della Società dell’Informazione a livello locale, anche nelle aree più svantaggiate del paese.
Queste scelte contrastano con lo stesso quadro di riferimento contenuto nel documento “L’e-government per un federalismo efficiente: una visione condivisa, una realizzazione cooperativa”, approvato nella Conferenza unificata del 24 luglio 2003, che contiene le linee strategiche di sviluppo dell’e-government come riferimento complessivo delle future azioni di collaborazione tra Comunità montane, Comuni, Province, Regioni e Amministrazioni centrali.
In questo quadro di difficoltà ed incertezze e di risorse scarse occorre ancora di più rafforzare le capacità di innovazione e la cooperazione istituzionale degli enti territoriali, utilizzando al meglio le risorse disponibili.
Il primo avviso per il finanziamento dei progetti di e-government delle regioni e delle autonomie locali è stato concordato e definito nel 2002 con la precisa finalità di favorire i progetti con più capacita di innovazione, aggregazione territoriale, cooperazione istituzionale. Le Province hanno risposto con un grande capacità di progettazione e di coordinamento dei progetti con una forte valenza di raccordo istituzionale e territoriale. Come confermano i dati elaborati dall’UPI e dal FORMEZ, in collaborazione con il Dipartimento per l’innovazione e le tecnologie, quasi tutte le Province (99 su 100) hanno partecipato ai progetti ed i progetti finanziati manifestano una grande capacità di aggregazione e di cooperazione istituzionale delle province (sono stati coinvolti 1783 Comuni, spesso di piccola dimensione). I 30 progetti delle Province finanziati rappresentano oggi un patrimonio importante di fronte alla II fase dell’e-government, che ha la prioritaria finalità del riuso dei progetti e delle soluzioni adottate e della ulteriore diffusione dei servizi.
Quest’esperienza conferma il ruolo fondamentale delle Province nella creazione di un sistema istituzionale cooperativo ed efficiente in grado promuovere le tecnologie dell’informazione nei territori e di far crescere, così, la capacità competitiva del paese. Le Province, come enti di governo di area vasta, possono incentivare, raccordare ed aggregare le iniziative di innovazione degli enti più piccoli e dei territori più svantaggiati, favorendo la coesione sociale e territoriale ed il superamento del digital divide.
Nella conferenza unificata del 26 novembre 2003 è stato finalmente approvato il documento che contiene le note di riferimento per lo sviluppo della II fase dell’e-government nelle Regioni e negli Enti locali, che prevede cinque linee di azione:
1. Lo sviluppo dei servizi infrastrutturali locali (SPC)
2. Diffusione territoriale dei servizi per cittadini ed imprese
3. L’inclusione dei comuni piccoli nell’attuazione dell’ e-government
4. La promozione della cittadinanza digitale (e-democracy)
5. La promozione dell’utilizzo dei nuovi servizi presso cittadini e imprese.
In primo luogo, nella II fase dell e-government, le Province hanno il compito di valorizzare i progetti già avviati nella prospettiva del loro riuso nelle realtà che fino ad oggi non sono coinvolte: estendendo ad altre Province le soluzioni sperimentate su alcuni servizi provinciali (ad es. per la gestione dei sistemi informativi del lavoro), oppure favorendo il riuso di soluzioni adottate nei progetti avviati anche verso altri enti territoriali (ad es. per la gestione documentale e del protocollo informatico).
In secondo luogo, le Province possono utilizzare la linea di azione n. 4, sulla promozione della cittadinanza digitale, per promuovere insieme, coordinandosi tra di loro, progetti che favoriscano la partecipazione alla vita politica ed amministrativa dei cittadini e delle imprese, a partire dalla considerazione che le associazioni dei lavoratori e delle imprese, i gruppi di volontariato, le associazioni ambientaliste, dei cittadini, dei consumatori, sono in gran parte organizzate su scala provinciale.
In terzo luogo, vista l’importanza degli Accordi di programma quadro regionali, nella ripartizione delle risorse, occorre arrivare ad intese tra i vari livelli di governo, a livello regionale, finalizzate a favorire il raccordo dei diversi progetti in un quadro di programmazione comune, soprattutto per quanto riguarda la realizzazione delle infrastrutture e dei servizi di interoperabilità. Le Province devono sollecitare queste intese a livello regionale. Anche nelle iniziative rivolte alla diffusione della larga banda è essenziale il ruolo delle Regioni e delle Province per realizzare le infrastrutture nei centri più piccoli (come d’altronde è espressamente previsto nel Codice delle comunicazioni elettroniche).
Infine, vista la loro dimensione organizzativa e capacità di innovazione e considerato il loro ruolo istituzionale di enti di governo di area vasta e di coordinamento territoriale, le Province possono svolgere una funzione essenziale per l’inclusione dei piccoli comuni nelle iniziative di e-government, favorendo il coordinamento delle iniziative e la cooperazione dei diversi soggetti pubblici e privati che operano nel territorio provinciale, attraverso politiche di sistema.
Le diverse esperienze di rapporto con i Comuni già avviate dalle Province possono essere un utile punto di partenza per la realizzazione dei Centri di servizio territoriali previsti nell’ambito della II fase dell’e-government.
Di seguito i materiali delle esperienze intervenute (Province di Agrigento, Bologna, Parma, Piacenza, Pisa, Torino ; Regione Emilia-Romagna ) e il comunicato stampa del Ministro Stanca