Il Senatore Dini ha la memoria corta: dimentica che nel 2001, quando fu approvata la riforma costituzionale del Titolo V, che ha riconosciuto Regioni, Province e Comuni come istituzioni della Repubblica al pari dello Stato, era parte non solo della maggioranza, ma dello stesso Governo, che ha promosso e votato quella riforma.
Oppure il Senatore Dini ritiene che le istituzioni di un Paese abbiamo talmente poco valore da potere esser utilizzate come merce di scambio per scopi politici?
Questo Paese ha bisogno di uno sforzo comune, ha bisogno di riconquistare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni: non è attraverso il drastico indebolimento della democrazia, con l’abolizione di un livello istituzionale eletto dai cittadini, che si può pensare di riacquistare questa fiducia.
Piuttosto, se lo scopo è quello che il Senatore Dini richiama nell’intervista, di diminuire la spesa pubblica e rendere più efficiente e moderno lo Stato, allora cominci col pensare alle cose concrete e immediatamente realizzabili e si impegni anche lui a fare ripartire le riforme avviate – come la Carta delle Autonomie che è ferma al Senato – che se attuate porterebbero ad una prima, grande, riorganizzazione dell’intero sistema istituzionale del Paese.
Fabio Melilli, Presidente dell’Unione delle Province d’Italia