“Siamo in una fase di restaurazione. A settembre, quando sarà evidente il grave errore commesso con il caos sulle funzioni e i servizi saranno bloccati perché’ non si saprà chi deve erogarli, partirà il balletto delle deroghe: una parte importante del nostro Paese passerà in mano ai prefetti”. Lo ha detto il Presidente dell’Upi, Antonio Saitta intervenendo oggi in Commissione Affari Costituzionali del Senato in audizione sul disegno di legge sulle Province e le Città metropolitane.
“Noi siamo molto preoccupati di cosa capiterà ai servizi che gestiamo, di cosa accadrà a settembre alle oltre 5000 scuole delle Province. Chi se ne occuperà? Oggi la Costituzione dice che esistono 5 istituzioni che si occupano di governare i territori: i Comuni, le Province o le Città metropolitane, le Regioni e lo Stato. Con questo Disegno di Legge si arriva al doppio con Comuni, Unioni di comuni obbligatori per comuni sotto i 5000 abitanti, Unioni di comuni montani obbligatoria per comuni sotto i 3000 abitanti; Comunità montane, previste ancora nella maggior parte delle Regioni, Città metropolitane, Province, Regioni e Stato. Se a questo aggiungiamo la miriade di enti strumentali che questo Disegno di Legge non scalfigge minimamente è evidente il caso in cui si vuole gettare il Paese. Anche sulle Città metropolitane con questo Disegno di Legge si sta sprecando una occasione importante: invece di creare enti forti, capaci di competere con le altre poche grandi aree europee, per cedere ai localismi se ne faranno 20, senza funzioni chiare e senza quella legittimazione che solo il voto diretto dei cittadini può garantire. Si sta annunciando agli italiani qualcosa di straordinario che dovrebbe cambiare il futuro della nostra politica, ma invece alla fine sarà solo un pasticcio”.
Fortemente critico sulla scelta di aumentare le aree destinate a diventare Città metropolitane è stato anche il Presidente della Provincia di Milano, Guido Podestà: “In Italia – ha detto ai senatori – le aree metropolitane che rispondono agli stessi criteri di quelle presenti nel resto d’Europa sono solo 3: Milano, Napoli e Roma. E pensare che il sindaco del capoluogo che ha già difficoltà a gestire la città che lo ha eletto, possa occuparsi di tutti gli altri Comuni, vuol dire relegare al ruolo di ‘periferie delle periferie’ i territori fuori dal capoluogo”. A questo proposito il Presidente della Provincia di Napoli, Antonio Pentangelo, ha riportato ai senatori i risultati di un confronto aperto con i sindaci della sua Provincia “la grande maggioranza mi ha confermato che se la Città metropolitana non è eletta dai cittadini, non intendono farne parte. Vuol dire che invece che semplificare, alla fine avremo una Provincia di Napoli con una gran parte dei comuni dell’area, e la Città metropolitana con il Comune capoluogo e pochi altri comuni”.
“Quello che è drammatico – ha detto il Presidente della Provincia di Treviso, Leonardo Muraro, Presidente del Consiglio Direttivo Upi – è che non si sappia chi si occuperà dei servizi erogati dalle Province. In Veneto abbiamo provato a simulare cosa accadrebbe se i centri per l’impiego gestiti dalle Province passassero ad altri enti, pubblici e privati: il costo della gestione raddoppierebbe senza nessun vantaggio per i cittadini”.
In allegato, il documento consegnato in audizione.
Redattore: Ufficio stampa UPI