Categoria: Ambiente e Territorio

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Fridays for the future: l’UPI al fianco delle ragazze e dei ragazzi

L’UPI sostiene , ringrazia ed incoraggia i ragazzi e le ragazze che oggi in piazza manifesteranno in modo pacifico per chiedere al mondo intero, a tutti noi, politiche più incisive per l’ambiente e  contro l’emergenza del riscaldamento globale .

Oggi, , raccogliendo l’invito di Greta Thunmberg, si stanno mobilitando per difendere il diritto al futuro del Pianeta, in tutte le scuole superiori italiane si stanno svolgendo migliaia di riunioni, incontri, assemblee, cui partecipano anche le Province .

Studentesse e studenti hanno creato, molto spesso con il supporto dei propri insegnanti, occasioni di confronto e di riflessione sul destino del mondo e sugli strumenti che bisogna adottare per invertire la crisi climatica.

Inq eusta giornata sono loro i protagonisti assoluiti e noi, come Province italiane, non possiamo che sentirci vicini alle istanze delle piazze di oggi e ancora più impegnati a lavorare per garantire, anche attraverso la richiesta di maggiori fondi al Governo e al Parlamento, scuole sempre più sicure, accoglienti ed energicamente efficienti.

 

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella a Belluno: l’intervento del Presidente della Provincia Padrin

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella oggi era a Belluno, per ricordare le vittime della tempesta Vaia
Ad accoglierlo, anche il presidente della Provincia di Belluno, Roberto Padrin, che nel suo intervento al Teatro Comunale ha sottolineato la “imponderabilità della pianificazione territoriale di fronte a cambiamenti climatici, alla fragilità dei territori montani che collassano, all’urgenza sempre più pressante di politiche specifiche per la montagna con azioni puntuali ed efficaci”.

 

 

Foto tratta dal video Ufficiale del Qurinale

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella a Belluno: l’intervento del Presidente della Provincia Padrin

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella oggi era a Belluno, per ricordare le vittime della tempesta Vaia
Ad accoglierlo, anche il presidente della Provincia di Belluno, Roberto Padrin, che nel suo intervento al Teatro Comunale ha sottolineato la “imponderabilità della pianificazione territoriale di fronte a cambiamenti climatici, alla fragilità dei territori montani che collassano, all’urgenza sempre più pressante di politiche specifiche per la montagna con azioni puntuali ed efficaci”.

 

 

Foto tratta dal video Ufficiale del Qurinale

Stati Generali della Montagna: all’UPI il coordinamento del tavolo servizi e infrastrutture

Prima riunione, oggi, dei tavoli di lavoro sulla Montagna, isituiti dal Ministro degli Affari regionali e delle autommie locali Erika Stefani.

L’UPI, con il Presidente della Provincia di Belluno, Roberto Padrin, coordinerà il tavolo servizi e infrastrutture.  Ecco il testo del suo intervento di apertura.

“Le politiche per le aree montane in Italia  hanno assunto negli anni connotazioni differenti: da una politica nazionale per la montagna, basata sulla definizione di zone montane e sulla individuazione di una serie di strumenti finanziari dedicati si è passati ad esperienze improntate ad una strategia territoriale, finalizzata al sostegno e allo sviluppo di aree ben delimitate, di natura interregionale o di livello subregionale.

Tali politiche, spesso caratterizzate da discontinuità di azione e da una governance complessa, interessano una parte preponderante del territorio italiano, quella caratterizzata da aree montane, spesso organizzate in piccoli centri, che in molti casi sono in grado di garantire ai residenti soltanto una limitata accessibilità ai servizi essenziali.

Al contrario dei centri urbani che offrono una fitta rete di servizi essenziali, le aree montane sono spesso soggette a spopolamento a causa della scarsa presenza sul territorio di servizi e infrastrutture, quali la carenza di servizi di viabilità e trasporto ferroviario, stazioni ferroviarie e arterie di collegamento rapido con i centri principali; la mancanza di offerta completa di scuole secondarie superiori; la ridotta offerta di servizi sanitari, ad esempio di strutture sanitarie sedi di Dipartimento di Emergenza e Accettazione (Dea) di I livello; la carenza di infrastrutturazione telematica.

Tutte queste problematiche si sono inasprite ulteriormente a seguito della crisi finanziaria ed economica che ha colpito il nostro Paese e che ha notevolmente ridimensionato le politiche pubbliche. Ciò vale sia per il sostegno alle imprese e al settore economico produttivo, sia soprattutto per una serie di politiche rivolte a beni e servizi pubblici essenziali come la viabilità, la scuola e la sanità.

Gli ingenti tagli ai bilanci delle regioni e degli enti locali hanno fortemente compromesso la capacità di finanziamento di tali politiche per quegli enti locali che hanno minori capacità di procurarsi risorse proprie, con particolare riferimento a quelli situati in montagna.

Occorre oggi rimettere al centro delle strategie di sviluppo, soprattutto in un Paese in cui sono presenti moltissime imprese piccole e medie come l’Italia, il rilancio delle politiche ordinarie di investimento sulle infrastrutture e sui servizi territoriali, attraverso strategie condivise dai sindaci a livello provinciale nell’ambito delle quali si possono collegare gli interventi aggiuntivi di potenziamento delle aree interne e dei territori montani.

Risulta infatti necessario individuare un modello di governance condiviso e semplificato che metta a sistema con una azione continuativa le varie politiche a sostegno della montagna.

In questo senso, una valorizzazione della pianificazione strategica per le Aree montane in capo alle Province potrebbe facilitare l’integrazione fra la pianificazione strutturale e strategica dal basso e le relative progettualità ed i quadri di riferimento strutturali e strategici regionali e della programmazione socio-economica ed infrastrutturale, in coerenza con i programmi nazionali e dell’Unione Europea.

L’implementazione di una strategia unitaria e di sistema della governance territoriale della montagna favorirebbe lo sviluppo socio-economico di questi territori, attraverso la collaborazione tra la Provincia, in grado di pianificare e gestire servizi comuni, e i Comuni/Unioni di Comuni.

In questa logica le province hanno dato l’avvio alle stazioni uniche appaltanti come strumento principale per ridurre la spesa e realizzare economie di scala negli acquisti e negli appalti pubblici locali, migliorando e rendendo più efficace l’erogazione dei servizi. E’ inoltre sempre più diffusa la costituzione di uffici comuni per la gestione dei servizi strumentali: sistemi informativi e di innovazione, servizi Europa, di avvocatura, uffici tecnici, gestione unificata dei concorsi.

Allo stesso tempo occorre potenziare le politiche infrastrutturali nelle aree montane nei settori della viabilità e della scuola, non solo attraverso lo stanziamento di risorse ulteriori, ma individuando forme di “riserva finanziaria” per quei luoghi che si vuole privilegiare con le politiche, attivando bandi “ah hoc” o stabilendo punteggi più favorevoli per beneficiari localizzati nelle aree che si intende privilegiare.

Altro punto strategico è la necessità di dare nuovo e definitivo impulso al Piano Nazionale Banda Larga, per azzerare il divario digitale e garantire una adeguata infrastrutturazione telematica a questi territori che spesso non sono connessi con il resto del territorio per mancanza di interesse da parte degli operatori privati o per costi troppo elevati di questa operazione.

Infine è fortemente raccomandato promuovere progetti di sviluppo che valorizzino il notevole patrimonio naturale e culturale di queste aree, puntando anche su filiere produttive locali, nonché su interventi di prevenzione del rischio idrogeologico.

In questo senso ad esempio Natura 2000, principale strumento per la conservazione delle biodiversità, deve garantire il mantenimento degli habitat naturali di flora e fauna in modo omogeneo su tutto il territoro nazionale, anche a frotne di orientamenti diversi delle singole regioni”.

Scambio di buone pratiche tra la Provincia di Bolzano e UPI

Oggi e domani una delegazione Upi guidata dal Presidente Achille Variati è a Bolzano con Arno Kompatscher Presidente della Provincia Bolzano e del Trentino Alto Adige per un scambio di khow how su edilizia scolastica ed energia.

“Vogliamo  proporre alla Provincia di Bolzano la condivisione e la sottoscrizione di un Protocollo di intesa con l’Unione delle Province d’Italia che promuova una serie di workshop e scambi di buone prassi nei settori di comune interesse – ha detto il Presidente Variati intervenendo all’incontro. “A partire dalla sostenibilità ambientale, dal pianificazione territoriale;dal risparmio energetico su edifici pubblici ;dall’edilizia scolastica alla formazione.

Nell’ambito di questo Protocollo più generale – ha aggiunto  Variati si potrebbe inoltre prevedere un Accordo specifico tra CasaClima e le Province interessate, per  assicurare loro un supporto nella elaborazione e nell’implementazione di un piano per l´uso sostenibile dell’energia e per il clima, valutando i consumi energetici e idrici di edifici e di impianti pubblici, la produzione di energia a livello locale, il concetto di mobilità sostenibile e la gestione dei rifiuti”. 

Scambio di buone pratiche tra la Provincia di Bolzano e UPI

Oggi e domani una delegazione Upi guidata dal Presidente Achille Variati è a Bolzano con Arno Kompatscher Presidente della Provincia Bolzano e del Trentino Alto Adige per un scambio di khow how su edilizia scolastica ed energia.

“Vogliamo  proporre alla Provincia di Bolzano la condivisione e la sottoscrizione di un Protocollo di intesa con l’Unione delle Province d’Italia che promuova una serie di workshop e scambi di buone prassi nei settori di comune interesse – ha detto il Presidente Variati intervenendo all’incontro. “A partire dalla sostenibilità ambientale, dal pianificazione territoriale;dal risparmio energetico su edifici pubblici ;dall’edilizia scolastica alla formazione.

Nell’ambito di questo Protocollo più generale – ha aggiunto  Variati si potrebbe inoltre prevedere un Accordo specifico tra CasaClima e le Province interessate, per  assicurare loro un supporto nella elaborazione e nell’implementazione di un piano per l´uso sostenibile dell’energia e per il clima, valutando i consumi energetici e idrici di edifici e di impianti pubblici, la produzione di energia a livello locale, il concetto di mobilità sostenibile e la gestione dei rifiuti”. 

Monitoraggio ponti: Upi “Censite 5. 931 opere: servono 3 miliardi per intervenire su sicurezza”

Sono 5931 le opere censite su cui il quadro degli interventi necessari è chiaro, come il totale delle risorse necessarie per intervenire, che ammonta a 2 miliardi 454 mila.

1.918 di queste opere sono considerate in priorità 1: necessitano cioè, di interventi urgenti in quanto già soggetti a limitazione del transito o della portata, se non chiusi, e per solo queste urgenze servono almeno 730 milioni.

Questi i risultati del monitoraggio operato dalle Province sullo stato di conservazione delle infrastrutture viarie – ponti, viadotti e gallerie – presentato oggi alla stampa dal Presidente dell’Upi Achille Variati e dal Vice Presidente Carlo Riva Vercellotti.

Una verifica dello stato di sicurezza di queste opere che risponde alla richiesta che il Ministero delle Infrastrutture, all’indomani della tragedia del Ponte Morandi di Genova, ha avanzato a tutte le istituzioni.

Ma non ci sono solo interventi immediati: dall’analisi delle Province risultano infatti almeno 14.000 ponti, viadotti o gallerie, su cui è necessario avviare da subito un monitoraggio dettagliato.

“Il nostro è un Paese fragile – hanno detto i Presidenti – non si può trascurare la manutenzione continua. Invece inseguendo l’assurda campagna contro le Province sono state cancellate tutte le risorse destinate proprio a questa funzione. Si è sospesa la cura di 100.000 chilometri di strade, di oltre 30.000 tra ponti e gallerie: si è risparmiato non investendo nella sicurezza dei cittadini. Non ce lo possiamo permettere”.

Denuncia che Variati e Vercellotti  hanno espresso dati alla mano “Nel 2009 – hanno detto – le Province avevano a diposizione per investimenti 1 miliardo 947milioni. Nel 2013 siamo scesi a 1 miliardo 328 milioni per arrivare nel 2015 a 981 milioni. Nel 20 17, per investire nella  sicurezza di 100 mila chilometri di strade e di 5.100 scuole superiori italiane,  avevamo appena 712 milioni:  un crollo di oltre il 51%”. 

Le Province  – hanno poi aggiunto – hanno svoto il compito assegnato: nonostante agosto, nostante le risorse  ridotte al lumicino e nonostante il personale tecnico quasi azzerato dallo svuotamento degli enti dopo la riforma del 2014, abbiamo completato il monitoraggio. Abbiamo dati certi: ora però chiediamo al Governo di stanziare i fondi”

A partire dai 280 milioni di euro per superare lo squilibrio di parte corrente, indispensabile per far chiudere i bilanci a tutte le Province e assicurare la corretta erogazione dei servizi essenziali.

Due invece le richieste per la parte investimenti: l’incremento di 1,5 miliardi del fondo di investimenti per le opere di straordinaria manutenzione viaria che oggi ammonta a 1 miliardo 620 milioni per 6 anni e che assicura la disponibilità di appena 2 mila euro a chilometro l’anno. Una cifra del tutto insufficiente, e assolutamente non paragonabile agli oltre 22 mila euro a chilometro di cui dispone Anas per la rete stradale, o ai 120 mila euro al chilometro per la rete autostradale. E inoltre, la costituzione di un Fondo pluriennale straordinario di 3 miliardi per le opere infrastrutturali viarie (ponti, viadotti, gallerie, etc.) di pertinenza delle Province, proprio sulla base di quanto emerso dal monitoraggio.

Richieste presentate nella Legge di stabilità 2019, con una specifica però: “I 1.918 interventi urgenti che abbiamo monitorato – sottolineano i Presidenti –  che valgono almeno 730 milioni sono in priorità 1: vuol dire che vanno risolti nel minor tempo possibile. Il primo strumento normativo utile è il Decreto-legge “Disposizioni urgenti per la città di Genova, la sicurezza della rete nazionale delle infrastrutture e dei trasporti”.

In allegato:

La nota stampa monitoraggio ponti

La cartina con il numero totale degli interventi sui ponti censiti divisi per Regione

La cartina il numero dei ponti in priorità 1 diviso per Regione

La cartina con i monitoraggi necessari divisi per Regione

 

 

Monitoraggio ponti: Upi “Censite 5. 931 opere: servono 3 miliardi per intervenire su sicurezza”

Sono 5931 le opere censite su cui il quadro degli interventi necessari è chiaro, come il totale delle risorse necessarie per intervenire, che ammonta a 2 miliardi 454 mila.

1.918 di queste opere sono considerate in priorità 1: necessitano cioè, di interventi urgenti in quanto già soggetti a limitazione del transito o della portata, se non chiusi, e per solo queste urgenze servono almeno 730 milioni.

Questi i risultati del monitoraggio operato dalle Province sullo stato di conservazione delle infrastrutture viarie – ponti, viadotti e gallerie – presentato oggi alla stampa dal Presidente dell’Upi Achille Variati e dal Vice Presidente Carlo Riva Vercellotti.

Una verifica dello stato di sicurezza di queste opere che risponde alla richiesta che il Ministero delle Infrastrutture, all’indomani della tragedia del Ponte Morandi di Genova, ha avanzato a tutte le istituzioni.

Ma non ci sono solo interventi immediati: dall’analisi delle Province risultano infatti almeno 14.000 ponti, viadotti o gallerie, su cui è necessario avviare da subito un monitoraggio dettagliato.

“Il nostro è un Paese fragile – hanno detto i Presidenti – non si può trascurare la manutenzione continua. Invece inseguendo l’assurda campagna contro le Province sono state cancellate tutte le risorse destinate proprio a questa funzione. Si è sospesa la cura di 100.000 chilometri di strade, di oltre 30.000 tra ponti e gallerie: si è risparmiato non investendo nella sicurezza dei cittadini. Non ce lo possiamo permettere”.

Denuncia che Variati e Vercellotti  hanno espresso dati alla mano “Nel 2009 – hanno detto – le Province avevano a diposizione per investimenti 1 miliardo 947milioni. Nel 2013 siamo scesi a 1 miliardo 328 milioni per arrivare nel 2015 a 981 milioni. Nel 20 17, per investire nella  sicurezza di 100 mila chilometri di strade e di 5.100 scuole superiori italiane,  avevamo appena 712 milioni:  un crollo di oltre il 51%”. 

Le Province  – hanno poi aggiunto – hanno svoto il compito assegnato: nonostante agosto, nostante le risorse  ridotte al lumicino e nonostante il personale tecnico quasi azzerato dallo svuotamento degli enti dopo la riforma del 2014, abbiamo completato il monitoraggio. Abbiamo dati certi: ora però chiediamo al Governo di stanziare i fondi”

A partire dai 280 milioni di euro per superare lo squilibrio di parte corrente, indispensabile per far chiudere i bilanci a tutte le Province e assicurare la corretta erogazione dei servizi essenziali.

Due invece le richieste per la parte investimenti: l’incremento di 1,5 miliardi del fondo di investimenti per le opere di straordinaria manutenzione viaria che oggi ammonta a 1 miliardo 620 milioni per 6 anni e che assicura la disponibilità di appena 2 mila euro a chilometro l’anno. Una cifra del tutto insufficiente, e assolutamente non paragonabile agli oltre 22 mila euro a chilometro di cui dispone Anas per la rete stradale, o ai 120 mila euro al chilometro per la rete autostradale. E inoltre, la costituzione di un Fondo pluriennale straordinario di 3 miliardi per le opere infrastrutturali viarie (ponti, viadotti, gallerie, etc.) di pertinenza delle Province, proprio sulla base di quanto emerso dal monitoraggio.

Richieste presentate nella Legge di stabilità 2019, con una specifica però: “I 1.918 interventi urgenti che abbiamo monitorato – sottolineano i Presidenti –  che valgono almeno 730 milioni sono in priorità 1: vuol dire che vanno risolti nel minor tempo possibile. Il primo strumento normativo utile è il Decreto-legge “Disposizioni urgenti per la città di Genova, la sicurezza della rete nazionale delle infrastrutture e dei trasporti”.

In allegato:

La nota stampa monitoraggio ponti

La cartina con il numero totale degli interventi sui ponti censiti divisi per Regione

La cartina il numero dei ponti in priorità 1 diviso per Regione

La cartina con i monitoraggi necessari divisi per Regione

 

 

Oggi e domani a Livorno la conferenza europea del progetto ThreeT

Il 25 e 26 settembre è in programma al Museo di Storia Naturale del Mediterraneo (Via Roma, 234) la conferenza europea di lancio delle attività del Progetto ThreeT.
L’evento è organizzato dalla Provincia di Livorno, ente capofila, insieme alla Regione Toscana, partner del progetto finanziato dal Programma di cooperazione INTERREG EUROPE.
Con il progetto ThreeT la Provincia va oltre la consueta programmazione dell’area transfrontaliera, per collegarsi operativamente con paesi partner dell’intera Europa: Finlandia, Germania, Malta, Polonia, Romania, Spagna, Ungheria.
Obiettivo principale del progetto, che si svilupperà nell’arco di circa 4 anni, sarà la valorizzazione del patrimonio naturale e culturale delle otto regioni partner da perseguire attraverso il miglioramento dell’accessibilità ai siti di valenza culturale e turistica, sia in termini di mobilità sostenibile, sia incrementando le informazioni che consentano di individuare, conoscere e raggiungere agevolmente i luoghi di interesse. Le attività saranno volte, in particolare, a definire buone pratiche di mobilità sostenibile in sicurezza, intermodalità dei trasporti, tutela e valorizzazione dei beni naturali e culturali lungo uno o più percorsi. Tali pratiche saranno incorporate in un Piano di Azione per ogni regione partner. L’attuazione iniziale dei Piani avverrà negli ultimi 2 anni del progetto, mediante sostegni di finanziamento europeo o di altra origine.
Nella prima giornata di lavori, mercoledi 25 settembre, con inizio alle ore 9.30, saranno illustrati gli obiettivi del progetto, le attività previste, i risultati e gli impatti attesi nelle varie aree di intervento. I singoli partner, poi, presenteranno il proprio contesto territoriale, gli strumenti di policy, le attese circa il contributo del progetto allo sviluppo sostenibile sociale, economico ed ambientale.
Il 26 settembre, a partire dalle ore 9, sono in programma incontri tecnici e il comitato di pilotaggio.
Il progetto può contare su un budget complessivo di 2 milioni di euro, grazie a l’accesso ai fondi dell’Asse 4 del Programma INTERREG EUROPE, di cui 363.000 euro circa per la Provincia di Livorno e 112 mila per la Regione Toscana. Tale dotazione finanziaria permetterà di formulare e portare a finanziamento le azioni volte a definire e promuovere una serie di “itinerari tematici” differenti, esercitando un significativo effetto moltiplicatore di risorse, con ricadute positive sull’economia dei territori. Su tali itinerari convergeranno attività riguardanti il sistema modale a rete di collegamento fra diverse aree nella regione Toscana e la comunicazione turistica e culturale ad esse funzionale.
“Un’iniziativa di grande caratura non solo in termini di finanziamenti – sottolinea il Presidente della Provincia Alessandro Franchi – ma anche per i rapporti che il nostro territorio può avviare e intrattenere con i partner, facilitando la condivisione di conoscenze ed esperienze positive che coinvolgeranno anche le amministrazioni e gli attori economici locali, in particolare gli operatori turistici”.

Oggi e domani a Livorno la conferenza europea del progetto ThreeT

Il 25 e 26 settembre è in programma al Museo di Storia Naturale del Mediterraneo (Via Roma, 234) la conferenza europea di lancio delle attività del Progetto ThreeT.
L’evento è organizzato dalla Provincia di Livorno, ente capofila, insieme alla Regione Toscana, partner del progetto finanziato dal Programma di cooperazione INTERREG EUROPE.
Con il progetto ThreeT la Provincia va oltre la consueta programmazione dell’area transfrontaliera, per collegarsi operativamente con paesi partner dell’intera Europa: Finlandia, Germania, Malta, Polonia, Romania, Spagna, Ungheria.
Obiettivo principale del progetto, che si svilupperà nell’arco di circa 4 anni, sarà la valorizzazione del patrimonio naturale e culturale delle otto regioni partner da perseguire attraverso il miglioramento dell’accessibilità ai siti di valenza culturale e turistica, sia in termini di mobilità sostenibile, sia incrementando le informazioni che consentano di individuare, conoscere e raggiungere agevolmente i luoghi di interesse. Le attività saranno volte, in particolare, a definire buone pratiche di mobilità sostenibile in sicurezza, intermodalità dei trasporti, tutela e valorizzazione dei beni naturali e culturali lungo uno o più percorsi. Tali pratiche saranno incorporate in un Piano di Azione per ogni regione partner. L’attuazione iniziale dei Piani avverrà negli ultimi 2 anni del progetto, mediante sostegni di finanziamento europeo o di altra origine.
Nella prima giornata di lavori, mercoledi 25 settembre, con inizio alle ore 9.30, saranno illustrati gli obiettivi del progetto, le attività previste, i risultati e gli impatti attesi nelle varie aree di intervento. I singoli partner, poi, presenteranno il proprio contesto territoriale, gli strumenti di policy, le attese circa il contributo del progetto allo sviluppo sostenibile sociale, economico ed ambientale.
Il 26 settembre, a partire dalle ore 9, sono in programma incontri tecnici e il comitato di pilotaggio.
Il progetto può contare su un budget complessivo di 2 milioni di euro, grazie a l’accesso ai fondi dell’Asse 4 del Programma INTERREG EUROPE, di cui 363.000 euro circa per la Provincia di Livorno e 112 mila per la Regione Toscana. Tale dotazione finanziaria permetterà di formulare e portare a finanziamento le azioni volte a definire e promuovere una serie di “itinerari tematici” differenti, esercitando un significativo effetto moltiplicatore di risorse, con ricadute positive sull’economia dei territori. Su tali itinerari convergeranno attività riguardanti il sistema modale a rete di collegamento fra diverse aree nella regione Toscana e la comunicazione turistica e culturale ad esse funzionale.
“Un’iniziativa di grande caratura non solo in termini di finanziamenti – sottolinea il Presidente della Provincia Alessandro Franchi – ma anche per i rapporti che il nostro territorio può avviare e intrattenere con i partner, facilitando la condivisione di conoscenze ed esperienze positive che coinvolgeranno anche le amministrazioni e gli attori economici locali, in particolare gli operatori turistici”.

Sostenibilita’ ambientale: con “Triplo” parte da Lucca la sfida all’inquinamento acustico

Parte da Lucca la sfida all’inquinamento acustico nell’area transfrontaliera per quanto riguarda, in particolare, il trasporto merci, la logistica e i nodi strategici dell’industria locale in rapporto alle aree più densamente abitate.
Oggi a Palazzo Ducale, infatti, si è tenuta la conferenza di lancio del progetto europeo Triplo che punta ad attuare una strategia transfrontaliera per ridurre l’inquinamento acustico nelle aree comprese tra i porti commerciali e le aree retro-portuali dove sono situati scambi-merci (ad esempio la zona del Frizzone), tramite l’adozione di modelli di regolarizzazione dei flussi di traffico da applicarsi alla movimentazione terrestre delle merci.
La conferenza è stata aperta dall’intervento del presidente della Provincia Luca Menesini che ha ribadito quanto “i temi della mobilità sostenibile, del rispetto dell’ambiente e della necessità di fare rete per ridurre ogni forma di inquinamento siano importanti a tutti i livelli territoriali, anche in quello transfrontaliero, come in questo caso, grazie ad un progetto finanziato dall’Unione Europea”.
La Provincia di Lucca è ente capofila di “TRIPLO” (acronimo di TRasporti e collegamenti Innovativi e sostenibili tra Porti e piattaforme LOgistiche), progetto europeo con un budget complessivo di oltre 1,2 milioni di euro che pianificherà specifiche strategie per la sfida della gestione del rumore concentrandosi sulle aree interessate che rappresentano le zone più popolate e quindi quelle che espongono al rischio di inquinamento acustico un più elevato numero di persone.
Gli interventi attuativi del progetto, che a livello locale vede la partecipazione anche di Lucense, consentiranno di inserire lo scalo merci del Frizzone a pieno titolo dentro il più ampio nodo logistico che parte dal Porto di Livorno proprio per sfruttare al meglio la risorsa ferroviaria per il trasporto della carta dal polo industriale di Capannori e Porcari verso i mercati europei raggiungibili via mare.
Il progetto avrà una durata di 30 mesi con la conclusione prevista nella primavera del 2020 quando dovrà esser pronto il Piano di governance approvato dai partner istituzionali e scientifici che sono, oltre alla Provincia di Lucca, l’Autorità portuale di Livorno, il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), la Confindustria centro-nord Sardegna e la Camera di Commercio e dell’Industria del dipartimento del Var, in qualità di ente gestore del Porto di Tolone, situato nella Francia del sud (Provenza-Alpi-Costa Azzurra).
Nel corso della conferenza di lancio sono intervenuti, tra gli altri, l’arch. Francesca Lazzari, dirigente della Provincia di Lucca, che ha illustrato gli obiettivi di Triplo, Antonella Querci dirigente dell’Autorità di Sistema portuale del Mar Tirreno settentrionale, Stefan Guerra di Lucense con un intervento sulla sostenibilità nei trasporti tra porti e hinterland; e autorevoli esperti e docenti del CNR di Pisa e dell’università di Pavia.

Legge revisione Parchi e Aree Protette: giudizio positivo da Federparchi, Uncem, Federbim e Unione Province Lombarde

“Il giudizio sul lavoro fatto è un giudizio largamente positivo. Con gli emendamenti approvati in Commissione Ambiente della Camera il testo è stato notevolmente migliorato su alcuni aspetti rilevanti. In particolare, grande apprezzamento per il rifinanziamento del piano triennale delle aree protette, soprattutto quelle marine. Se si pensa che le 27 aree protette marine italiane venivano gestite con tre milioni e 600 mila euro adesso lo stanziamento è stato praticamente raddoppiato”.

A dirlo è stato Gianpiero Sammuri, presidente Federparchi, nel corso della conferenza stampa di stamattina alla Camera dei Deputati sul ddl di riforma parchi e aree protette all’attenzione dell’assemblea della Camera.

“Apprezziamo inoltre – ha aggiunto – l’approvazione dell’emendamento sui bilanci dei parchi per budget, che rende possibile un ammodernamento della gestione dei parchi rendendola più conforme al livello europeo, che già prevede questa modalità da diversi anni, e poi l’inasprimento delle sanzioni per l’utilizzo di mezzi illegali per la cattura e l’uccisione di animali, che ha un forte impatto soprattutto sulla pesca di frodo nelle aree marine protette”.

Giudizio positivo anche da Federbim, la Federazione dei bacini imbriferi montani, rappresentata dal Vicepresidente Enrico Petriccioli. “Dalla nuova legge nasce un nuovo modello di parco – ha detto – meno burocratizzato e che sensibilizza l’ opinione pubblica su una nuova forma di ecologia, che potremmo definire moderna. Fondamentale anche l’integrazione con la strategia nazionale Green Communities, e il riconoscimento del pagamento dei servizi ecosistemi di cui Federbim rappresenta un esempio virtuoso di lungimiranza a partire dagli anni 50, importante poi il rilancio dell’Appennino attraverso la Convenzione degli Appennini”.

Per Uncem il Vicepresidente Antonio Di Maria si è augurato che la legge venga approvata a breve dall’Aula perché i territori montani e le aree protette necessitano di un nuovo quadro normativo, che vada nel senso della rappresentanza degli enti locali nella gestione delle risorse e della semplificazione.

Un appello al sistema delle autonomie, perché colga l’occasione di rivedere una legge datata come la 394 adeguandola alle nuove esigenze dei territori, è stato lanciato da Pier luigi Mottinelli, presidente Unione Province Lombarde.

“Il sistema di aree protette non è contro la vivibilità dei territori – ha detto – e in questa legge gli enti locali giocano finalmente un ruolo da protagonisti. Dobbiamo impegnarci tutti a sostenerla”.

 

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