Pubblichiamo la Nota di lettura dell’Ufficio studi UPI sulle ulteriori disposizioni del DL 95/25 che interessano le Province e la Nota di lettura dell’art. 3 del Decreto-integrato dall’appendice normativa.
Pubblichiamo la Nota di lettura dell’Ufficio studi UPI sulle ulteriori disposizioni del DL 95/25 che interessano le Province e la Nota di lettura dell’art. 3 del Decreto-integrato dall’appendice normativa.
Di seguito pubblichiamo la Nota di lettura con le indicazioni sulle procedure attuative riferite all’art.3 del DECRETO LEGGE 95/2025 “DISPOSIZIONI IN MATERIA DI TRASPORTO RAPIDO DI MASSA E DI MANUTENZIONE STRADALE DELLE PROVINCE E DELLE CITTA’ METROPOLITANE”.
Ecco il resoconto del webinar “Assunzione dei funzionari per la coesione nelle Province”, organizzato da UPI in collaborazione con il Dipartimento per le Politiche di coesione e per il Sud, con l’obiettivo di guidare le Province delle 7 Regioni del Mezzogiorno beneficiarie delle nuove unità di personale (135) finanziate con le risorse del Programma Nazionale Capacità per la Coesione 2021-2027, nella fase della contrattualizzazione dei vincitori del Concorso Coesione.
Il webinar, rivolto a tutti gli Enti che nelle prossime settimane procederanno all’assunzione e all’immissione in servizio dei funzionari per la coesione, è stata l’occasione per fare il punto sulla procedura di assegnazione dei vincitori del Concorso coesione e per fornire indicazioni operative in merito alle modalità di assegnazione delle risorse finanziarie, di monitoraggio e rendicontazione.
La Dott.ssa Alessandra Augusto, Dirigente dell’Autorità di gestione Programma Nazionale Capacità per la Coesione 2021-2027 e responsabile delle operazioni del CapCoe, ha ripercorso in prima battuta le tappe salienti del processo di assunzione di personale a tempo indeterminato al sud, che si è realizzato anche grazie al supporto tecnico operativo messo a disposizione dal Dipartimento.
Ha poi illustrato lo stato di attuazione del Piano di assunzioni per la politica di coesione, le risorse allocate alla Priorità 1 del Programma nazionale CapCoe Operazione, con specifico riferimento all’operazione 1.1.2 “Assunzioni di personale”, e le condizioni da soddisfare. Nello specifico:
Sono stati poi descritti i target previsti, gli indicatori di performance, i principali adempimenti a carico dell’ente destinatario, il circuito finanziario e le modalità di rendicontazione.
È stata, inoltre, presentata la piattaforma START, strumento informativo per la gestione della rendicontazione del personale assunto con il Concorso Coesione.
Leggi di più nelle slide allegate
Ecco il resoconto dell’Audizione avuta dall’UPI Commissione Finanza del Senato sul decreto legislativo in materia di tributi regionali e locali e di federalismo fiscale regionale, cui ha preso parte, in rappresentanza di UPI, il Vicepresidente Angelo Caruso, Presidente della Provincia dell’Aquila.
“Il decreto fiscale sia coerente con l’articolo 119 della Costituzione e con la legge sul federalismo fiscale, prevedendo per le Province un tributo proprio per la copertura delle funzioni fondamentali, una reale compartecipazione all’Irpef e un fondo perequativo”.
“La condizione dei bilanci delle Province – ha detto il Vicepresidente Caruso – è ancora fortemente critica: lo squilibrio strutturale stimato dalla Commissione sui fabbisogni standard del MEF è di circa 1 miliardo di euro, con una capacità tributaria ormai azzerata, a fronte di funzioni fondamentali da garantire sui territori. Lo strumento della delega in discussione rappresenta un’occasione irripetibile per ricostruire su basi solide l’autonomia finanziaria delle Province, ma occorre che le misure previste garantiscano da subito stabilità ai bilanci. Non vorremmo che nel passaggio da un sistema tributario all’altro si verificassero ritardi o diminuzioni di flusso finanziario, che metterebbero a rischio la liquidità degli enti”.
“Le Province – ha detto Caruso ai Senatori – sono pronte a fare la loro parte per garantire servizi essenziali e coesione territoriale. Servono però strumenti certi, risorse adeguate e una vera autonomia finanziaria. Le proposte che presentiamo oggi, frutto del confronto e dell’intesa tra tutte le Province, vanno esattamente in questa direzione. Ribadiamo la massima disponibilità a collaborare con Parlamento e Governo per definire una riforma organica e sostenibile che restituisca piena operatività alle Province e migliori i servizi resi ai cittadini”.
L’UPI chiede per questo che la compartecipazione all’Irpef, destinata a finanziare le funzioni fondamentali al posto dell’RCacuto, sia effettivamente dinamica, garantita sin dal primo anno in misura non inferiore al gettito dell’imposta che va a sostituire, attraverso un flusso finanziario regolare, con cadenza almeno trimestrale e l’ampliamento dell’aliquota di autonomia fiscale disponibile per le Province. Quanto alla possibilità di prevedere un tributo proprio per le Province, che possa contribuire alla riduzione del miliardo di squilibrio finanziario del comparto, la proposta di UPI è prevedere un tributo di sbarco nei porti e aeroporti destinato alle Province.
Tutte le informazioni nel documento allegato
Ecco il resoconto dell’ audizione alla Commissione Bilancio del Senato sul DL Omnibus, che prevede all’articolo 3, il ripristino per Province e Città metropolitane delle risorse tagliate destinate agli investimenti per la rete viaria per il quadriennio 2025-2028, cui è intervenuto in rappresentanza UPI Emanuele Ramella Pralungo, Presidente della Provincia di Biella.
“Consideriamo positiva la risposta che il Governo ha dato in questo decreto alla richiesta delle Province di restituire i fondi destinati alla messa in sicurezza delle strade provinciali, che erano stati tagliati con il decreto-legge Milleproroghe. Certo, non possiamo non sottolineare che a causa di quei tagli, da sette mesi gli investimenti sono bloccati”.
“Nei mesi scorsi l’UPI e le Province hanno avanzato una forte azione di protesta, che ha ricevuto sostegno dalla quasi totalità delle forze politiche parlamentari, nonché dalle associazioni delle imprese. Questo ha portato all’apertura di un confronto con il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e con il Ministero dell’Economia e Finanze, con l’obiettivo di ripristinare le risorse tagliate nel primo provvedimento che si fosse ritenuto utile ad ospitare le norme necessarie. L’articolo 3 di questo decreto risponde a questa richiesta e dà seguito a quanto aveva annunciato il Ministro delle Infrastrutture immediatamente dopo l’incontro con UPI.
“Tuttavia la tempistica introdotta per la realizzazione degli interventi ci desta non pochi dubbi. Si richiede a Province e Città metropolitane una straordinaria accelerazione delle procedure, come non si è mai fatto con nessuna altra amministrazione, prevedendo che entro il 30 settembre 2025 – quindi in meno di due mesi lavorativi – si debbano avviare le procedure di gara dell’intero ammontare delle risorse assegnate dal 2025 al 2028: i 350 milioni riassegnati e i fondi che erano già previsti per il quadriennio, per un totale di 1 miliardo e 60 milioni di euro. Pena, la revoca delle risorse su cui non si sia ottenuto il Codice Identificativo di Gara (CIG), che andrebbero a confluire in un fondo unico istituito da questo decreto, destinato però a tutt’altro scopo e non alla messa in sicurezza della rete viaria di Province e CM”
Quanto alla tempistica, chiediamo di prevedere due fasi distinte per l’attuazione degli interventi: una scadenza stringente, come quella prevista dal decreto, per le annualità 2025 e 2026 e un’altra più ragionevole, al febbraio 2027, per aggiudicare i lavori finanziati con i fondi delle annualità 2027-2028.
Quanto al Fondo unico, chiediamo che qualunque economia, a qualunque titolo, si verificasse nell’utilizzo delle risorse da parte delle Province e delle CM, sia destinata ad una apposita sezione del fondo espressamente mirata al reimpiego del Fondo a favore degli investimenti per la rete viaria provinciale.
A dieci anni dalla Riforma Delrio e dalla legge regionale 22/2015 che hanno profondamente modificato il ruolo delle Province, la Toscana si interroga sul futuro di questi enti, partendo da un dato chiaro: per la maggioranza dei cittadini toscani il ridimensionamento delle Province è stato un errore. Lo evidenzia l’indagine promossa da Upi Toscana e condotta dall’Istituto Demopolis, presentata oggi a Firenze presso l’Istituto degli Innocenti durante l’Assemblea Generale dell’Unione delle Province Toscane.
La ricerca, illustrata dal presidente di Upi Toscana Gianni Lorenzetti e dal direttore di Demopolis Pietro Vento, ha analizzato in profondità l’opinione dei cittadini, degli stakeholder regionali e di un campione rappresentativo di amministratori pubblici locali. Il quadro che ne emerge è netto: il 52% dei cittadini giudica negativamente la riforma, percentuale che sale all’83% fra sindaci e consiglieri comunali. Non solo: per il 72% dei toscani, la riforma non ha migliorato la qualità dei servizi pubblici, mentre l’84% degli stakeholder conferma un sostanziale fallimento rispetto agli obiettivi iniziali di risparmio e performance.
“La ricerca – dichiara il presidente di Upi Toscana Gianni Lorenzetti – conferma quanto noi amministratori viviamo ogni giorno nei territori: senza risorse e competenze adeguate le Province non sono messe in condizione di svolgere pienamente le loro funzioni, fondamentali per la vita delle comunità locali. Oggi, a dieci anni dalla riforma, è evidente che serva un ripensamento serio e condiviso. I cittadini chiedono più rappresentanza, più efficienza, più prossimità: e la Provincia, con elezione diretta e un adeguato sostegno economico, può tornare ad essere quel livello intermedio indispensabile tra Comuni e Regione”.
Il Presidente di Upi, Pasquale Gandolfi, ha voluto sottolineare l’urgenza di restituire alle Province un ruolo chiaro e funzioni mirate alla programmazione dei servizi sui territori. “Giornate di confronto come quella di oggi, che vede insieme Governo, Regioni, Province e Comuni, sono essenziali per ricostruire quel quadro di sistema istituzionale che è stato reso fragile dalla Legge 56/14. A Governo e Parlamento – ha aggiunto Gandolfi – chiediamo di portare a termine al più presto quegli interventi che si possono fare, anche in questa fase della legislatura, per restituire alle Province funzioni chiare con le risorse necessarie per esercitarle, una governance che assicuri stabilità all’ente e la possibilità di assumere il personale altamente qualificato indispensabile per rafforzare le strutture. Ma noi crediamo che in questo processo possano avere un ruolo fondamentale anche le Regioni e la proposta di legge regionale che presentiamo oggi – ha detto Gandolfi – ha l’obiettivo di aprire sui territori tavoli di confronto per rivedere le leggi regionali che dieci anni fa hanno dovuto dare attuazione alla Legge 56/14. Ci sono funzioni che sono di livello provinciale perché solo a quel livello possono offrire servizi efficienti ottimizzando al meglio le risorse a disposizione”.
Tra i temi emersi con maggiore forza, la percezione di un netto peggioramento nella gestione delle strade, nella pianificazione territoriale e nell’edilizia scolastica. Anche per questo,il 60% dei cittadini e il 75% degli amministratori locali ritiene sia necessario tornare all’elezione diretta dei Presidenti e dei Consigli provinciali, per rafforzarne la legittimazione democratica e il radicamento nei territori.
Upi Toscana ribadisce, alla luce di questi dati, la necessità di aprire una riflessione pubblica ampia e concreta sul futuro delle Province, superando le logiche emergenziali e restituendo loro un ruolo centrale nella programmazione e nella gestione dei servizi fondamentali per i cittadini.
E’ stato il Presidente di UPI Lazio, Alessandro Romoli, Presidente della Provincia di Viterbo, ad intervenire per UPI alla riunione del Comitato interministeriale per gli affari europei del 10 giugno 2025, convocata dal Ministro per gli Affari europei, il PNRR e le politiche di coesionesi Tommaso Foti.
Alla riunione il Presidente Romoli ha illustrato il documento di proposte dell’UPI.
“Il documento di contributi preliminari dell’Italia per il prossimo Quadro Finanziario Pluriennale della UE, illustrato dal Ministro per gli affari europei – ha detto Romoli – rappresenta senza dubbio una base di partenza che l’UPI apprezza nel metodo e nel merito, relativamente all’allocazione delle risorse a livello nazionale e regionale, alle priorità fornite alla competitività, all’azione esterna, al finanziamento del nuovo bilancio anche individuando risorse UE per finanziare i beni pubblici europei”.
In particolare, l’UPI apprezza che venga posta l’attenzione sulla necessità di orientare con decisione gli investimenti verso l’area del Mediterraneo, una scelta strategica condivisibile e coerente con le priorità geopolitiche ed economiche del nostro Paese.
L’Europa si trova a un bivio. Di fronte alla concorrenza globale, alle transizioni ambientali, digitali e demografiche, all’instabilità geopolitica e a una crescente domanda di giustizia sociale ed equità territoriale, la Politica di Coesione deve essere ripensata come una strategia veramente multilivello basata sul partenariato, che deve essere inclusiva non solo nell’allocazione dei fondi, ma anche nella visione e nella governance che punti a rafforzare la governance locale intermedia in tutta l’Unione.
Nel contributo che l’Italia propone alla UE, l’UPI ritiene indispensabile evidenziare che i Comuni e le Province, insieme agli enti locali intermedi, rappresentano un livello istituzionale cruciale per la pianificazione e l’attuazione delle politiche pubbliche, specie quando si tratta di tradurre le strategie nazionali in interventi concreti sul territorio.
Il nuovo Quadro Finanziario Pluriennale (2028-2034) della UE e la futura Politica di Coesione dovranno pertanto includere le seguenti priorità.
• L’implementazione obbligatoria del principio di partenariato con gli enti locali.
• Il riconoscimento delle Province come attori strategici nell’implementazione delle politiche europee, in particolare nella gestione delle transizioni ambientale, digitale, demografica e nella promozione della resilienza economica.
• Il riconoscimento della resilienza territoriale e la promozione di comunità adattabili e robuste a livello locale, attraverso il rafforzamento istituzionale e finanziario delle Province e della capacità amministrativa ti tutti gli enti locali.
• L’accesso diretto ai fondi dell’UE per le Province e gli enti locali, per ridurre intermediazioni inutili e l’onere burocratico, migliorando l’efficienza e l’efficacia degli interventi.
• Un approccio flessibile e adattato alle specificità locali per affrontare le disparità territoriali, utilizzando le conoscenze specifiche delle Province.
• Maggiore semplificazione del finanziamento dell’UE, attraverso una gestione decentralizzata delle risorse che applichi il principio guida della ‘sussidiarietà attiva’ con il pieno coinvolgimento delle comunità locali.
Ripristinare, attraverso un emendamento al decreto Legge Infrastrutture, i 350 milioni di euro di risorse per il 2025 e il 2026 tagliate ai programmi di investimento per la messa in sicurezza delle strade provinciali dal decreto milleproroghe. Questa la richiesta avanzata dal Presidente di UPI Pasquale Gandolfi nel corso dell’ audizione alle Commissioni Ambiente e Trasporti della Camera dei Deputati.
“Poiché in queste settimane si sono levate voci che hanno in qualche modo
giustificato la scelta del taglio con una presunta incapacità di spesa delle Province, – ha detto Gandolfi ai deputati- come UPI
abbiamo voluto realizzare un monitoraggio tra le Province sullo stato di utilizzo dei fondi assegnati dal 2018 al 2024 per interventi di messa in sicurezza di strade, ponti, viadotti e gallerie. Su un campione di 70 Province sulle 76 totali – ha spiegato Gandolfi – risulta che il 93% delle risorse assegnate alle Province è stato impegnato; l’83,5% dell’impegnato è stato già speso; il 78,8% dello speso è stato rendicontato.
Questi risultati – ha poi sottolineato- trovano piena conferma nei dati sugli investimenti delle Province rilevati dalla banda dati SIOPE del MEF, secondo cui la spesa in conto capitale delle Province dal 2021 al 2024 è raddoppiata, passando da 1,1
miliardo nel 2021 a 2,3 miliardi nel 2024.
D’altronde – ha aggiunto- la banca dati ANAC conferma che gli appalti di lavori pubblici gestiti dalle Province sono passati da 1,7 miliardi di euro del 2021 a 4 miliardi di euro del 2024, con un aumento del 135%.
Questo a dimostrazione che le Province, quando hanno a disposizione risorse tali da
permettere una programmazione pluriennale degli investimenti, si confermano estremamente efficienti nel tradurre i fondi in opere pubbliche.
È a partire da queste considerazioni – ha detto il Presidente di UPI – che chiediamo a Governo e Parlamento di prevedere, nella conversione del infrastrutture un emendamento che cancelli il taglio previsto dal decreto milleproroghe per il 2025 e il 2026 ripristinando le risorse a favore delle Province e delle Città metropolitane e assegnandole a ciascuna sulla base del riparto che era stato stabilito, così da permettere la ripresa dei programmi di investimento non appena il decreto sarà convertito “
Il 24 giugno 2025 si è tenuto a Roma, presso Palazzo Valentini, il convegno nazionale “L’Intelligenza Artificiale nella PA Locale – Prime applicazioni, vincoli e prospettive”, promosso da AI4PA in collaborazione con UPI – Unione Province Italiane e ALI – Autonomie Locali Italiane, con il patrocinio della Città Metropolitana di Roma Capitale.
L’iniziativa ha riunito esperti, amministratori pubblici e rappresentanti istituzionali per fare il punto sull’utilizzo dell’AI nella Pubblica Amministrazione, in particolare quella locale, valutandone problematicità e prospettive anche alla luce del percorso di applicazione dell’AI Act europeo e delle Linee Guida AGID, tenendo anche conto degli aspetti di cybersecurity.
Leggi e scarica il modello UPI per la definizione di una Legge Regionale di riordino delle leggi attuative della L.56/15 sulle Province.
Il ruolo che le Province potranno avere nella programmazione strategica e operativa a supporto dei territori e delle risposte alle loro esigenze, soprattutto nella complessa ma necessaria conciliazione tra benessere e sostenibilità: è il focus del convegno “Le Province per i territori – Benessere, equità e sostenibilità”, organizzato dalla Provincia di Piacenza con UPI Nazionale e UPI Emilia-Romagna e ospitato questa mattina dalla sala consiliare dell’ente di Corso Garibaldi.
La presidente della Provincia di Piacenza, Monica Patelli, ha introdotto i lavori con i saluti istituzionali e ha osservato che l’incontro è stato organizzato da un lato per illustrare i risultati relativi al BES delle province (progetto – al quale la Provincia di Piacenza partecipa sin dal 2019 – che valuta il progresso di una società non soltanto dal punto di vista economico ma anche dal punto di vista sociale e ambientale), e dall’altro lato per discutere con autorevoli interlocutori il ruolo delle Province, in specifico con riferimento ai temi del benessere e della sostenibilità dei territori.
Per il presidente della Regione Emilia-Romagna, Michele de Pascale, “Leggere statisticamente e analizzare i dati come si fa con studi come il Bes delle Province offre l’opportunità di cambiare i numeri in meglio a vantaggio dei cittadini, ma bisogna dare anche alle Province l’effettiva possibilità di incidere in questo senso. Per questo occorre che facciano la propria parte sia lo Stato (Governo e Parlamento), che deve intervenire con un riordino o una revisione organica della normativa, sia le Regioni: noi, come Regione Emilia-Romagna insieme a Upi e Anci regionali, stiamo lavorando alla revisione della legge regionale che regolamenta il rapporto tra Regione e enti locali. Attraverso questo percorso intendiamo restituire funzioni e ruolo alle Province”.
La sindaca di Piacenza, Katia Tarasconi, ha evidenziato l’importanza per le amministrazioni locali del lavoro svolto dagli uffici statistici: “I numeri possono essere ‘tirati’ a seconda delle diverse posizioni, ma se analizzati con responsabilità e professionalità sono strumenti molto utili per capire in che direzione si sta andando e per individuare cosa si può fare per migliorarli”.
Il direttore generale della Provincia, Vittorio Silva, ha ripercorso il mutare del concetto di PIL (da Robert Kennedy alla cosiddetta Commissione “Stiglitz-Sen-Fitoussi”) e ricordato gli indicatori che gli sono stati via via affiancati per affinare la definizione di benessere di una comunità, percorso in cui si inserisce anche il lavoro che porta anche alla redazione del BES: “Le Province sono Enti che soffrono per gli effetti della legge Delrio, la quale – lo dicono i numeri – non ha portato risparmi ma incrementi di costi e non ha prodotto economie ed efficienze ma disfunzioni ed inefficienze. Occorre pertanto una revisione del quadro normativo, sia a livello statale sia a livello regionale, per ridare piena forza alle Province intese come capitale territoriale”.
I dati del BES relativi al Piacentino sono stati illustrati da Antonio Colnaghi dell’Ufficio Statistica della Provincia di Piacenza: in estrema sintesi, nel 2024 il posizionamento del nostro territorio (il documento completo è in allegato) è risultato soddisfacente soprattutto nelle dimensioni Sicurezza, Politica/Istituzioni e Relazioni sociali, mentre le aree di miglioramento sono legate ad Ambiente, Istruzione/Formazione e Ricerca/Innovazione.
A seguire si è poi aperta la tavola rotonda dal titolo “Il ruolo delle Province oggi e domani” moderata da Gian Luca Rocco, direttore di Libertà.
Pasquale Gandolfi, presidente Unione Province d’Italia, ha rilevato che “Senza immaginare un puro e semplice ritorno al passato, è necessaria una norma – attraverso una legge specifica o una modifica del TUEL – per ridare dignità e centralità al ruolo delle Province. Alle Regioni lanciamo una proposta: apriamo sui territori tavoli tra Regioni, Upi e Anci e cominciamo a rivedere le leggi regionali che dieci anni fa hanno dovuto dare attuazione alla Legge 56/14. Ci sono funzioni che sono di livello provinciale perché solo a quel livello possono offrire servizi efficienti e risposte efficaci ai territori e ai cittadini”.
Il presidente regionale UPI Giorgio Zanni ha osservato che “Dalla legge Delrio sono trascorsi dieci anni, che hanno lasciato incompiuto il cammino di riordino istituzionale: un vulnus politico da sanare. Se le Province continuano a funzionare bene, è nonostante la riforma e grazie alla dedizione e al buon lavoro degli amministratori, delle persone: Stato, Regioni, Province e Anci dovranno lavorare insieme anche per rivedere i contratti dei dipendenti della P.A. in modo da superare le difficoltà di oggi nel reclutamento di nuovi collaboratori”.
Claudia Ferrari, in veste di coordinatrice Anci piccoli Comuni Emilia-Romagna, ha sottolineato le diverse esigenze delle realtà più piccole: “Nel personale della Provincia i piccoli Comuni hanno un riferimento professionale ma anche umano: lo svuotamento delle Province avvenuto con la Delrio ha avuto conseguenze negative che stiamo pagando anche in termini di riduzione del numeri di giovani che si avvicinano alla politica e all’attività amministrativa, perché ci si trova ad avere una percezione di sempre maggiore lontananza delle realtà istituzionale”.
Per Tommaso Bonetti, professore ordinario di Diritto Amministrativo UNIBO, la legge Delrio – anche considerandola nel contesto in cui era nata – non ha funzionato “Per un tema di dignità Costituzionale, e penso all’articolo 114, ma anche per una serie di interessi pubblici di rilievo provinciale – dai quali non si può prescindere – che solo l’Ente Provincia può soddisfare: ecco perché, senza voler tornare indietro ma al contrario guardando in prospettiva, non si può eludere il problb ema di restituire alle Province certe specifiche funzioni: dalla pianificazione strategica provinciale alla gestione integrata della difesa del suolo, dalla polizia locale alla valorizzazione dei sistemi turistici, eccetera”.
L’intervento conclusivo è stato del Ministro per gli Affari europei, il PNRR e le Politiche di coesione Tommaso Foti, che ha tracciato un quadro del contesto attuale (anche in relazione ai paletti del PNRR), delle complesse dinamiche – soprattutto in termini di dialettica sulle competenze – tra i vari livelli istituzionali e dei nodi della limitata attrattività dei contratti della P.A., che rende difficile reperimento e sostituzione del personale: “La storia delle Province è legata alla storia d’Italia, e non a caso le Province hanno sempre svolto un ruolo fondamentale per quanto riguarda soprattutto la vicinanza agli amministratori locali e ai territori. La riforma Delrio era nata in un momento in cui si pensava che le Province dovessero essere cancellate, ma con le Province pienamente presenti nella Costituzione siamo di fronte ad una scelta di campo: occorre ripensare quella riforma per ridare alla Province competenze e risorse per far fronte alle sfide del futuro in termini strutturali e infrastrutturali”.
“È evidente che il clima di grande incertezza che tutto il mondo sta attraversando rende estremamente aleatorie le previsioni economiche, ma non possiamo non evidenziare che questo Documento di finanza pubblica segue una legge di Bilancio nella quale è stata evidente la scelta di fermare la programmazione degli investimenti sui territori dal 2026 in poi. La decisione di tagliare di 1,7 miliardi i fondi per la manutenzione straordinaria delle strade provinciali e di non prevedere risorse sull’edilizia scolastica, arrestando la grande opera di messa in sicurezza del patrimonio pubblico avviata con il PNRR, si ripercuote, necessariamente, sullo sviluppo locale.
Se questo DFP è privo di visione, come da più parti sottolineato, non è solo per la contingenza: le decisioni di bilancio del Paese trascurano già dalle ultime manovre economiche il potenziale di capacità di utilizzo delle risorse degli enti locali, Comuni, Province e Città metropolitane”.
Lo ha detto il rappresentante di UPI, Enzo Lattuca, Presidente della Provincia di Forlì Cesena, intervenendo in audizione alle Commissioni Bilancio di Senato e Camera sul Documento di Finanza Pubblica 2025.
“Il volano del PNRR – ha detto Lattuca – terminerà nel 2026, lasciando, tra l’altro, non poche difficoltà ai bilanci delle Province e degli altri enti locali, perché le ripercussioni della crisi globale, con i conseguenti aumenti di prezzi per materie prime ed elettricità, si sono fatti sentire in maniera pesante nel percorso di attuazione delle opere. Le Province, pur di rispettare gli impegni e portare a termine gli investimenti e le opere, hanno dovuto aggiungere una mole rilevante di risorse proprie a quelle assegnate dal PNRR: secondo le stime dell’ultimo monitoraggio effettuato da UPI nella prima settimana di aprile 2025, sugli oltre 1.700 progetti PNRR assegnati alle 86 Province, in maggior parte riferite a investimenti per l’edilizia scolastica delle scuole secondarie superiori, il totale degli extracosti ammonta ad almeno 150 milioni di euro. Considerato che, anche per l’assenza di misure adeguate in Legge di Bilancio, lo squilibrio delle Province è arrivato a – 928 milioni di euro, è evidente la grave difficoltà finanziaria degli enti.
Sono questioni – ha concluso il rappresentante UPI – che sottoponiamo a Governo e Parlamento e su cui chiediamo di avviare una stagione di confronto, per ripensare una strategia che punti sulle capacità dei territori di promuovere uno sviluppo equo e strutturato”.