Categoria: Bilanci e Finanza

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Manovra economica: Ordine del giorno sulla soppressione delle Province

 

ORDINE DEL GIORNO 

SULLA SOPPRESSIONE DELLE PROVINCE

 Roma, 1° settembre 2011

 

L’UFFICIO DI PRESIDENZA DELL’UPI

E I PRESIDENTI DELLE UNIONI REGIONALI DELLE PROVINCE

 

riuniti a Roma il 1° settembre 2011

 

Premesso

 

che il 13 Agosto 2011 il Governo ha approvato il decreto legge n. 138/11, la c.d. manovra bis, che contiene al titolo IV diverse norme sulla riduzione dei costi degli apparati istituzionali nazionali, regionali e locali, che cercano di affrontare il tema del ridimensionamento degli apparati burocratici e politici della Repubblica italiana;

 

che, in particolare per le Province, all’art. 15, si prevede la soppressione di quelle con un numero di abitanti inferiore a 300.000 o la cui superficie sia inferiore a 3.000 chilometri quadrati e il dimezzamento di consiglieri e assessori: tale norma determinerebbe la soppressione di 29 Province.

 

Considerato

 

che il 25 Agosto u.s., in audizione presso le Commissioni Bilancio di Camera e Senato, Regioni Anci ed UPI hanno chiesto lo stralcio delle norme (artt. 14-15-16) sulla riduzione degli apparati costituzionali dalla manovra finanziaria che dovrebbero  essere inserite in un disegno organico di riforma costituzionale;

 

che la richiesta dell’Upi di stralcio dell’articolo 15 del decreto legge è rafforzata anche dal parere Commissione affari costituzionali, che ha sottolineato la necessità di riformulare  l’articolo 15, perché la disposizione presenta evidenti elementi di incompatibilità costituzionale, con riferimento all’articolo 133, comma primo, della Costituzione;

 

che la stessa relazione tecnica del Servizio del bilancio del Senato della Repubblica sottolinea come gli effetti finanziari positivi prevedibili potrebbero in parte essere compensati dal manifestarsi di possibili profili onerosi, in particolare, nella fase di transizione (trasferimento personale alle Regioni, assegnazione delle funzioni agli altri enti).

 

Preso atto

che il 29 di Agosto si è svolta una riunione di maggioranza presieduta dal Presidente Silvio Berlusconi in cui il Governo ha deciso di procedere ad interventi di natura costituzionale finalizzati al “dimezzamento” del numero dei parlamentari e “alla soppressione delle province quali enti statali e conferimento alle regioni delle relative competenze ordinamentali”.

 

Visto

 

lo svolgimento del dibattito parlamentare in Aula presso la Camera dei Deputati, che lo scorso 5 luglio ha respinto la proposta di legge costituzionale di soppressione delle Province proposta dall’Italia dei Valori e nel quale si evidenziano in particolare:

 

  • ·        le dichiarazioni di voto espresse dai partiti politici sulla citata proposta di legge, in particolare il parere contrario dei gruppi parlamentari di maggioranza del Pdl, della Lega, e l’astensione del PD;

 

  • il parere contrario della Commissione affari Costituzionali della Camera dei Deputati sul provvedimento di soppressione delle Province, in quanto “la maggior parte dei gruppi erano contrari alla pura e semplice soppressione delle province ma erano d’altra parte disponibili a riflettere su una revisione della disciplina costituzionale delle province che vada nel senso di una loro riorganizzazione”;

 

  • il parere contrario alla soppressione delle province del rappresentante del Governo, Ministro Roberto Calderoli.

 

Considerato inoltre

 

che la commissione affari costituzionali della Camera dei Deputati ha avviato l’esame dei disegni di legge di modifica dell’art 133 della Costituzione, presentati dai principali partiti di maggioranza e opposizione, che non prevedono la soppressione di tutte Province ma  l’avvio di un processo di accorpamento e razionalizzazione delle circoscrizioni provinciali da parte delle Regioni, nonché di riordino dell’apparato periferico dello Stato.

 

ESPRIMONO

 

  • ·        Profondo sconcerto per il repentino e ingiustificato mutamento di posizioni dei partiti di maggioranza sul tema dell’abolizione delle Province emerso a seguito dell’incontro di maggioranza del 29 agosto scorso.

 

  • ·        Indignazione,  perché, se confermata, la scelta di soppressione delle Province vanifica tutto il lavoro di cooperazione e collaborazione portato avanti in questi ultimi due anni grazie al concorso delle Province per la scrittura e l’approvazione della Legge sul federalismo fiscale e dei relativi decreti attuativi. Leggi, approvate con il consenso di maggioranza e opposizione, nel quale il ruolo primario delle Province nel sistema istituzionale del Paese emerge con forza.

 

CHIEDONO

 

  • ·        Che il Governo non approvi un Disegno di Legge costituzionale di soppressione delle Province, ma che si impegni ad approvare una riforma organica dell’assetto istituzionale del Paese, che interessi tutti i livelli di governo, a partire dal Parlamento, che non si limiti a modificare numeri e dimensioni delle diverse istituzioni democratiche ma ne ridefinisca con coerenza le funzioni, le competenze ed i ruoli.

 

  • ·        Che il Parlamento acceleri l’esame dei Disegni di legge costituzionale di modifica dell’art. 133 della Costituzione per assegnare alle Regioni il compito di ridisegnare le circoscrizioni provinciali attraverso i necessari accorpamenti e attraverso l’istituzione delle Città metropolitane.

 

SOLLECITANO INCONTRI ISTITUZIONALI URGENTI

 

  • ·        con il Presidente del Consiglio ed i componenti del Governo;
  • ·        con i Presidenti di Camera e Senato;
  • ·        con i capigruppo parlamentari;
  • ·        con i segretari dei partiti politici.

 

ACCOLGONO

 

  • ·        l’invito del Presidente della Conferenza delle Regioni a individuare un percorso comune tra Regioni ed Enti locali, per definire una proposta di autoriforma delle istituzioni territoriali in cui le Province faranno la loro parte, per affrontare il tema dei costi della politica a Costituzione invariata con una proposta forte, unitaria, che tenga insieme tutti i sistemi locali e soprattutto in grado di offrire al Paese quella modernizzazione delle istituzioni che tutti invocano ma che continua ad essere soffocata dalle polemiche e dalla demagogia.

  

ANNUNCIANO

 

  • ·        La presentazione di una proposta complessiva di riforma degli assetti istituzionali che ci impegniamo condividere con la Conferenza delle Regioni e con l’Anci  e a sostenere con iniziative unitarie a livello nazionale e territoriale.

 

  • ·        La convocazione straordinaria di un’Assemblea Nazionale a Roma per la fine del mese di settembre, per ribadire la dignità istituzionale della Provincia, il suo ruolo, le funzioni e la capacità di rappresentare le istanze dei territori in quanto ente eletto democraticamente direttamente dai cittadini.

 

  • ·        Iniziative di mobilitazioni a livello locale organizzate dalle Unioni Regionali attraverso manifestazioni, consigli provinciali aperti, incontri con i cittadini, con le forze politiche ed economiche locali, con le associazioni della società civile,  con i rappresentanti locali dei partiti politici e gli eletti nelle diverse istituzioni nazionali, regionali e locali,  per rappresentare e condividere le proposte delle Province e del sistema delle autonomie territoriali.

 

 

Manovra economica: Ordine del giorno sui tagli agli Enti locali

ORDINE DEL GIORNO

TAGLI AGLI ENTI LOCALI

Roma, 1° settembre 2011

 

L’UFFICIO DI PRESIDENZA DELL’UPI

E I PRESIDENTI DELLE UNIONI REGIONALI DELLE PROVINCE

 

riuniti a Roma il 1° settembre 2011

 

Visto il decreto legge n.78/10

 

con cui è stata attuata una significativa manovra finanziaria il cui impatto complessivo di 24 miliardi di euro, di cui ben 15,3 sono stati posti a carico delle Regioni e degli enti locali.

 

Visto

 

che tale manovra per le Province ha determinato vistosissimi  tagli ai trasferimenti erariali, che per le Province assommano a meno 300 milioni per il 2011 e meno 500 milioni di euro a decorrere dal 2012, determinando un taglio dei trasferimenti pari al 25% nel 2011 e del 40% dal 2012, senza contare i tagli ai trasferimenti alle regioni, che hanno comportato una riduzione conseguente del finanziamento delle funzioni delegate dalle Regioni alle Province, che in alcune realtà  ha impattato per circa il 30% delle risorse totali.

 

Vista la legge di stabilità n.220/10

 

con la quale si è inteso stabilire gli obiettivi di risanamento della finanza pubblica a carico delle Province attraverso la definizione dei miglioramenti dei saldi ai fini del rispetto del patto di stabilità interno, che comportano un saldo positivo di 900 milioni per ciascuno degli anni 2012 e 2013.

 

Visto altresì il decreto legge 6 luglio 2011 n.98

 

varato meno di due mesi fa,  con il quale si è richiesto al sistema degli enti locali uno sforzo supplementare per gli anni 2013 e 2014 in vista dell’obiettivo del pareggio di bilancio statale.

 

Considerati

 

I contenuti della cd “manovra-bis” varata con il decreto legge 13 agosto 2011 n. 138, che di fatto aggravano ed anticipano lo sforzo finanziario a carico delle Province già a decorrere dal 2012, alle quali viene dunque richiesto, solo per quell’anno, uno sforzo complessivo pari a 2,1 miliardi (900+700 milioni come obiettivo di patto, oltre a 500 milioni di tagli di trasferimenti), con una riduzione di capacità di interventi di un ulteriore 17%; tale  limitazione si ripercuoterà prioritariamente con la contrazione di azioni destinate al settore dell’edilizia scolastica, a quello della viabilità, ma anche a quello dei centri per l’impiego e alla tutela del territorio.

 

Considerato infine

 

Che le ulteriori misure di riduzione di fabbisogno e indebitamento netto richieste alle Province – al netto della riduzione degli obiettivi a carico del bilancio statale per un massimo di 200 milioni a favore di tutte le Province e di tutti i Comuni – richiedono un ulteriore concorso al raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica di

 

700 milioni nel 2012; 800 milioni per il 2013; 800 milioni per il 2014.

 

RIBADISCONO

 

Il giudizio nettamente negativo sul decreto legge n.138/11, poiché privo di contenuti destinati alla crescita e allo sviluppo del Paese, e prevalentemente orientato a deprimere i consumi e la fiducia dei mercati nei confronti del Paese; e soprattutto perché pone in capo alle Regioni e agli enti locali un peso finanziario pari a quello degli apparati centrali dello Stato e dunque evidentemente sbilanciato a danno del territorio; tale giudizio è stato peraltro formalmente consegnato alle Commissioni Bilancio di Camera e Senato nel corso dell’Audizione che si è svolta il 26 agosto;

 

CHIEDONO AL GOVERNO

 

  • ·        L’abbattimento del peso della manovra a carico delle Regioni, delle Province e dei Comuni di almeno un 50%, pena la certa compromissione della quantità, oltre che della qualità, degli interventi delle Province sul territorio.

 

  • ·        La soppressione immediata nel disegno di legge di conversione  della manovra bis, di tutti gli enti, le agenzie, gli organismi comunque denominati che, senza legittimazione democratica, svolgono funzioni di competenza degli enti territoriali. Il risparmio finanziario derivante dalla misura, quantificabile in non meno di 2,5  miliardi, dovrà essere destinato alla riduzione del peso della manovra a carico di Regioni ed Enti locali.

 

CHIEDONO ALTRESI’

 

  • ·        L’avvio di una stagione di  rilancio degli investimenti attraverso:

 

–         adeguate misure compensative e interventi sulla fiscalità generale legata ai consumi intermedi, che consentano di destinare gli avanzi di amministrazione e di liberare almeno il 10% dei residui passivi per spese di parte capitale;

 

–         la creazione di un Fondo straordinario per le infrastrutture dedicato ad alcuni particolari settori su cui si ritiene quanto mai opportuno intervenire sono quelli dell’edilizia scolastica, della viabilità, del dissesto idrogeologico e della banda larga, quali ambiti meritevoli di una concentrazione massima degli sforzi finanziari,  anche in un’ottica di modernizzazione e messa in sicurezza delle infrastrutture del Paese.

 

  • ·        nonché la possibilità di procedere attraverso:

 

–         la valorizzazione del patrimonio immobiliare per l’abbattimento del debitoanche attraverso opportune forme di incentivazione –  che consenta anche di dismettere il patrimonio non più funzionale all’ente ma potenzialmente trasformabile in risorse diversamente spendibili a favore della collettività.

 

SI IMPEGNANO

 

In vista della discussione in Aula del disegno di legge di conversione della manovra, ad attivare ogni forma possibile di interlocuzione istituzionale con il Parlamento ed il Governo, affinché le proposte modificative possano recepire le indicazioni sopra riportate.

 

SI IMPEGNANO ALTRESI’

 

Ad individuare unitamente ai Comuni e alle Regioni ogni forma di attività di sensibilizzazione e mobilitazione necessari a che il decreto legge n.138/11 possa trasformarsi in uno strumento legislativo utile a rilanciare la crescita del Paese.

 

MANOVRA, DICHIARAZIONE DEL PRESIDENTE DELLA PROVINCIA DI ROMA, NICOLA ZINGARETTI ZINGARETTI,

”L’iter costituzionale e’ l’unico possibile, perche’ le province sono nella Costituzione, le altre teorie erano una gigantesca presa in giro, forse se ne sono accorti quindi la decisione di ieri e’ null’altro che l’ovvieta’, serve una legge costituzionale. E’ un’enormita’ che per un mese si sia discusso di una cosa cosi’ banale di questo tema, e’ segno di un paese in declino. Io non so perche’ ora se ne siano accorti e perche’ ora tirino fuori questo tema”. Lo ha detto il presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti, in una intervista all’emittente Radio Radio. ”La mia percezione e’ che questa scelta non c’entra nulla con la manovra economica – ha aggiunto –  perche’ una legge costituzionale prevede tempi lunghissimi e purtroppo il vero dato e’ che nel mese di agosto di fronte ad una situazione drammatica abbiamo discusso del nulla, abbiamo buttato un altro mese perche’ c’era una manovra approvata dal Consiglio dei Ministri che ieri in una casa privata nel corso di un vertice dopo sette ore di discussione ne hanno tirato fuori un’altra e non e’ detto che da qui all’approvazione della manovra non succeda qualcos’altro”. Zingaretti ha poi ricordato che per decreto si potrebbero sciogliere immediatamente ”migliaia di enti di secondo livello che costano miliardi come i consorzi di bonifica, autorita’ di bacino ad esempio, e che bloccano burocraticamente la realizzazione delle opere, tutti enti nominati dalla politica e non eletti dai cittadini”. ”Si potrebbe fare subito portando un immediato risparmio anche nell’anno in corso. Questo non si fa perche’ i membri di cda sono inzeppati di nominati dalla cattiva politica, mentre la storia delle province continua in modo imbarazzante”. ”Da Presidente della provincia – continua – l’unica cosa che posso dire e’ ‘obbedisco’, tanto tra due anni… come ho gia’ detto saro’ felice di passare alla storia come l’ultimo presidente della Provincia di Roma. Detto cio’ segnalo che un presidente di un’Authority qualsiasi guadagna 550 mila euro l’anno, un consigliere provinciale di una provincia di 4 milioni di abitanti ha un gettone di 900 euro senza contributi pensionistici. Ho la sensazione, e sottolineo e virgoletto sensazione – ha concluso Zingaretti –  che il tema delle province sia agitato da una oligarchia che per non toccare la polpa della cattiva politica dice: ‘mangiatevi questo pezzo di prosciutto”’.

BARDUCCI A ROSSI. L’ABOLIZIONE DELLE PROVINCE? E’ SOLTANTO UN GIGANTESCO DEPISTAGGIO,IL VERO CORAGGIO STA NELLA RIFORMA ISTITUZIONALE

“Perché nessuno parla di  eliminare quelle regioni che sono più piccole di una provincia?
In Toscana si può fare una riforma seria, partendo dalle aree vaste. È ancora praticabile?”
“Il tema dell’abolizione delle Province è stato sollevato ad arte per nascondere i veri problemi della pubblica amministrazione. Io auspico una riforma che metta in discussione tutti: dal Parlamento ai Comuni, dalle Regioni alle Province”.
Lo afferma il presidente della Provincia di Firenze, Andrea Barducci, intervenendo nel dibattito a distanza che ieri ha coinvolto il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi e il presidente dell’Upi Toscana, Andrea Pieroni.
“Si è fatto credere che si risolveranno tutti i problemi eliminando le Province, ma è un gigantesco depistaggio che prospera su una serie di luoghi comuni, che non hanno niente a che fare la vera efficienza e il vero risparmio” afferma il presidente di Palazzo Medici Riccardi. “Sono d’accordo con Rossi quando chiede al Pd di avere coraggio, ma il vero coraggio non sta nel sostenere una parte della manovra del Governo. Non è questo il problema – spiega Barducci -. Semmai il Partito Democratico deve avere il coraggio di chiedere una vera riforma istituzionale che coinvolga tutti i livelli. Siamo sicuri che all’interno delle Regioni non vi siano margini di risparmio, ad esempio intervenendo sulle agenzie regionali? E perché – aggiunge il presidente Barducci – quando si parla di coraggio, nessuno chiede l’abolizione di quelle regioni che sono più piccole di una provincia?”.
Infine la questione che riguarda direttamente la Toscana: “Nella nostra regione – dice il presidente della Province di Firenze – si poteva e si può fare una riforma serie partendo dalle aree vaste. Mi chiedo e chiedo a Rossi. Questa ipotesi di lavoro è ancora praticabile?”

Manovra, Lacorazza (UPI): Il Governo ha un respiro provinciale. Sta finendo la bombola per l’ossigeno

“La tanto agitata abolizione delle Province è in realtà una “non riforma”, un modo per non affrontare in maniera seria il riordino istituzionale e la riduzione drastica dei costi della politica. Il Governo nazionale dimostra così di non avere un respiro lungo. La sua vita è appesa ad un filo e si attacca all’abolizione delle Province come ad una bombola per l’ossigeno che oramai sta finendo”.
 Lo dichiara il Presidente dell’Upi Basilicata, Piero Lacorazza, Presidente della Provincia di Potenza, che aggiunge:  “Se abolizione delle Province sarà, ognuno di noi non potrà che rispettare, con senso di responsabilità, le decisioni assunte. Certo però che il  dibattito sull’abolizione delle Province, che si sta affrontando in modo francamente inappropriato e ridicolo, rivela una sostanziale incapacità, del  Governo, di dar corso a un costruttivo processo di riordino degli enti di area vasta e del sistema delle autonomie locali”. “Nessuno – ribadisce Lacorazza – intende sottrarsi alle proprie responsabilità, al contrario abbiamo più volte e in varie occasioni sottolineato la necessità di riformare e razionalizzare il sistema delle autonomie locali per rendere più efficiente la Pubblica amministrazione. Ma il modo cui in si sta affrontando la questione è sintomo di un Governo confuso, che afferma per poi ritrattare, che sbaglia cifre, che torna sui propri passi, mettendo in scena un vero e proprio “teatrino della politica”, a cui manca il coraggio di guardare fino in fondo al futuro dell’Italia e all’avvenire delle nuove generazioni. Per eliminare davvero un costo vivo della politica ed avere un risparmio immediato, ferma restando la necessità di cominciare a razionalizzare le 107 province attualmente presenti, bisognerebbe – ha aggiunto- guardare con lucidità e lungimiranza agli oltre 7000 enti strumentali che occupano circa 24 mila persone “non elette dai cittadini” nei Consigli di Amministrazione e  i cui costi nel 2010 ammontavano  a 2,5 miliardi. Eliminare questi enti consentirebbe un risparmio immediato pari a 22 volte quello che si otterrebbe abolendo le Province.”.

ZACCARIOTTO: ABOLIRE TUTTE PROVINCE? UN MODO PER NON AFFRONTARE IL PROBLEMA. VORREI CAPIRE L’OBIETTIVO DEL GOVERNO

«Abolire tutte le Province? A botta calda sembra un modo per non affrontare il problema. Aspetto di capire meglio l’obiettivo che ha portato a questa decisione la maggioranza di governo». Così la presidente Francesca Zaccariotto si è espressa oggi in merito all’accordo sancito ieri 29 agosto 2011 da Berlusconi e Bossi -. «L’iter che si prospetta è complesso, perché prevede la modifica della Costituzione. Non si è scelto di abolire le Province al di sotto dei 300 mila abitanti, o quelle di recente costituzione, si è scelta una strada più lunga per arrivare all’abolizione totale. Credo che le Province abbiano, oggi ancor di più, un significato particolare in quanto rappresentano, insieme ai Comuni, la realtà territoriale più vera. In questo momento poi i Comuni si sentono soli e senza risorse, né finanziarie né umane. E’ fondamentale individuare un terzo soggetto in grado di rappresentare un territorio, che sia interlocutore dei bisogni reali del cittadino in un costante dialogo con gli organi istituzionali. Lo dico soprattutto vista la mia esperienza di sindaco: oggi viviamo una sindrome di abbandono, rispetto agli enti sovraordinati, spesso ci sentiamo soggetti di serie B».

«Per quanto riguarda il recupero dei due miliardi di tagli agli enti locali – prosegue  Zaccariotto – è una battaglia vinta, e ne gioisco, anche se mi provoca amarezza il fatto che i sindaci, nel ruolo di rappresentanti dei cittadini e delle forze politiche di governo, siano costretti a manifestare in piazza per far capire la drammaticità della situazione. E’ necessario iniziare allora a lavorare per un’Italia unita senza enti privilegiati, che per un motivo o per l’altro riescono ad avere sempre contributi straordinari. Invece succede che in territori come Venezia non si riesca nemmeno a far approvare una legge speciale che possa consentire di affrontare i problemi complessi di quest’area bellissima, unica ma anche molto fragile».

La Presidente Francesca Zaccariotto aveva inviato al ministro dell’Interno Roberto Maroni un emendamento al Decreto Legge n. 138/2011 il cui termine scadeva proprio ieri. La proposta mira ad “inserire un nuovo parametro che riconosca la Provincia di Venezia come ente virtuoso non solo per il rispetto del patto di stabilità, e per il grado di autonomia finanziaria, ma anche per il basso livello di indebitamento, secondo le indicazioni della comunità europea che raccomandano di tenere sotto controllo il debito pubblico. «Per noi questo riconoscimento vorrebbe dire recuperare 20 milioni di euro circa per investimenti per scuole, strade, ambiente, servizi. Che oltre ai 64 milioni che lo stato ci deve restituire costituirebbero un bel tesoretto».

MANOVRA, CASAGRANDE (UPI MARCHE): SI COLPISCONO ENTI LOCALI MA NIENTE RISORSE PER LO SVILUPPO

Dopo settimane di “toto-manovra”, la confusione all’interno di questa maggioranza sembrano invocare la ricetta che a pagare siano i soliti noti. Del resto, lo aveva sottolineato subito una parte della maggioranza, quando in discussione c’era il contributo di solidarietà: “Quella tassa non va bene perché colpisce il nostro elettorato”. Una franchezza disarmante.
 
Con ogni probabilità, ci troveremo a fare i conti con una manovra depressiva, che sotto ogni aspetto – economico, sociale, formativo, culturale, ecc. – non guarderà alla ripresa del sistema Italia, disgregherà la coesione sociale generando nuove e sempre più grandi tensioni, acuirà le già troppe diseguaglianze.

E non è certo un caso che in tutta la manovra non ci sia una sola riga dedicata ai temi della ripresa. Uno degli innumerevoli esempi lo abbiamo proprio qui, davanti ai nostri occhi: mentre sotto il peso della crisi gli stabilimenti Fincantieri diventano cattedrali nel deserto, non un euro viene destinato al rilancio della cantieristica.

Colpire gli enti locali, strozzare economicamente i comuni e abolire le province. Questa, invece, è la sintesi che affiora dalla manovra del governo. Certo, non mancherà chi applaudirà al “taglio degli sprechi e delle poltrone”. Forse all’inizio saranno addirittura molti, ma poi verrà il momento delle scelte e sarà allora che dovremo chiederci chi sarà a garantire l’erogazione di servizi essenziali e universali, chi tutelerà la crescita coordinata e disciplinata dei territori, chi eviterà la frammentazione dei centri decisionali lasciando scelte di interesse generale in mano a una miriade di particolarismi.

Noi non ci lasceremo coinvolgere da questa impostazione demagogica. Per quanto ci riguarda, le stesse Province non devono essere considerate un totem e su questo siamo pronti a raccogliere la sfida del riordino e della revisione delle loro funzioni. Ma un conto è cercare di distogliere l’attenzione pubblica dai guasti e dalle ingiustizie contenute nella manovra, altro è aprire un confronto serio sulla sburocratizzazione della struttura amministrativa che non può avvenire – e su questo saremo inflessibili – a discapito della salvaguardia dei servizi.

Patrizia Casagrande Esposto – Presidente Upi Marche

Manovra, dichiarazione del Vice Presidente dell’Upi, Antonio Saitta

“Una manovra che cambia di ora in ora, e che dimostra quanto il Governo sia lontano dai problemi del Paese reale. Dopo avere provato, in maniera grossolana,  a cancellare alcune Province con un decreto, e essere stati costretti a tornare indietro,  per tutti gli allarmi di vizi di costituzionalità lanciati dalle relazioni tecniche e dai pareri del Parlamento, oggi tornano alla carica con l’abolizione di tutte le Province. Un intervento, tra l’altro, e ormai tutti ne sono consapevoli, che non comporta risparmio né a breve, né a lungo termine” .  Lo dichiara il Vicepresidente Vicario dell’Upi Antonio Saitta, Presidente della Provincia di Torino. “Questo balletto continuo – prosegue Saitta –  delegittima una istituzione, la sua classe dirigente e tutti quei cittadini che lavorano nelle Province al servizio delle comunità. I proclami di oggi sull’abolizione delle Province non sono altro che l’ennesima cortina di fumo alzata per coprire gli errori che il Governo sta commettendo e la mancata gestione della crisi, che rischia di portare il Paese allo sfascio”.  

MANOVRA: IL PRESIDENTE DELL’UPI ALL’INCONTRO DEGLI AMMINISTRATORI PDL CON IL SEGRETARIO ALFANO

“Abbiamo avuto importanti aperture dal Segretario Alfano sul dimezzamento dei tagli sugli Enti locali”. Lo ha dichiarato il Coordinatore del PDL Sicilia, Giuseppe Castiglione,  Presidente dell’Upi, al termine dell’incontro in Via dell’Umiltà con il Segretario del PDL Angelino Alfano sulla manovra economica. “Un incontro decisivo e positivo – dichiara Castiglione – che dimostra la ferma volontà del Segretario Alfano di impostare un dialogo costante con gli amministratori locali, per definire insieme, attraverso il confronto, le proposte da elaborare.  Nell’incontro ho ribadito l’impossibilità per le Province di sostenere il carico della manovra economica, che taglia prima di tutto i servizi ai cittadini. Dal Segretario Alfano ho avuto assicurazioni che la linea del PDL sarà quella di trovare risorse per la copertura dell’alleggerimento dei tagli a Regioni, Province e Comuni. Una linea che, come dirigente del Pdl e amministratore locale non posso che condividere”.
Quanto alla soppressione delle Province, Castiglione sottolinea come “nella riunione di oggi è stato ribadito che l’esistenza delle Province, fondamentali nel quadro istituzionale del Paese, non è in discussione. Siamo invece pronti  ad una riforma organica che porti alla rivisitazione di tutte le Province, nel pieno rispetto della Costituzione. Non c’è l’intenzione da parte di nessuno di tirarsi indietro rispetto ad una riforma ormai ineludibile – ha detto Castiglione. Dobbiamo dare il via, al più presto, ad una riordino complessivo delle Province sul territorio nazionale,  e conseguentemente di tutta l’amministrazione periferica dello Stato. Non è pensabile continuare a mantenere 110 uffici Inps, 110 uffici Inail, 110 uffici Inpdap e altrettanti sedi dell’amministrazione pubblica: tesoro, entrate, prefetture, questure, lavoro, soprintendenze in tutte le Province. Nella riunione – ha aggiunto il Presidente Castiglione – è emersa la volontà di intervenire sull’art. 15 della manovra economica, che di rischia di aprire forti conflitti, come hanno sottolineato le stesse Commissioni affari costituzionali e bicamerale per gli affari regionali, che hanno sollevato rilievi di costituzionalità”.

MANOVRA: PROVINCE, SAITTA “VERI RISPARMI DAI TAGLI DEGLI ENTI STRUMENTALI”

“Come scritto chiaramente nella relazione tecnica dell’Ufficio studi del Senato, abolire le Province non comporta risparmi, anzi produce nuovi sprechi per il bilancio dello Stato. Invece se si cancellassero subito tutti gli enti strumentali il risparmio sarebbe immediato, e almeno di 2,5 miliardi di euro. E oggi in Audizione i parlamentari delle Commissioni Bilancio e Camera lo hanno riconosciuto”. Lo ha detto il Vice Presidente dell’Upi, Antonio Saitta, Presidente della Provincia di Torino, al termine dell’audizione in Senato sulla manovra economica. “Ci è stato chiesto di fare uno studio sugli enti intermedi: noi lo abbiamo già fatto e abbiamo sottolineato che ci sono oltre 7000 enti strumentali (Consorzi, Aziende, Società) che occupano circa 24 mila persone nei Consigli di Amministrazione. Il costo dei compensi, le spese di rappresentanza, il funzionamento dei consigli di amministrazione, organi collegiali, delle Società pubbliche o partecipate  nel 2010 è pari a 2,5 miliardi. Se vogliamo tagliare la spesa inutile – ha concluso Saitta – è da qui che dobbiamo partire, non dai 12 miliardi di bilanci delle Province che servono a finanziare gli investimenti per il trasporto pubblico, per la gestione di circa 125 mila chilometri di strade, per la difesa del suolo, per la tutela dell’ambiente, per la gestione di oltre 5000 scuole¸ per le politiche del lavoro, attraverso gli 854 Centri per l’impiego”.

CONSIGLIO DIRETTIVO UPI

“Non abbiamo osteggiato, per senso di responsabilità,  una manovra che, lo ribadiamo, ancora una volta taglia risorse ai servizi per i cittadini. Ma questa deve essere l’ultima volta che Regioni, Province e Comuni sono escluse dal processo di definizione degli obiettivi finanziari del Paese. Appena approvata la manovra, chiediamo si istituisca la Conferenza Permanente per la finanza pubblica”. Lo ha detto il Presidente dell’Upi Giuseppe Castiglione, chiudendo i lavori del Consiglio Direttivo dell’Upi a Genova, al termine dei quali gli amministratori provinciali hanno votato all’unanimità un ordine del giorno sulla manovra economica.
Nell’Ordine del Giorno, nonostante le modifiche migliorative apportate dal Governo dopo l’incontro con gli Enti locali, con l’eliminazione dei tagli al fondo di riequilibrio che rischiava di fermare il processo di attuazione del federalismo fiscale, si ribadisce il giudizio negativo delle Province sulla manovra economica.
Il Consiglio direttivo dell’Upi avanza poi proposte decise, chiedendo:

1.    Di avviare un tavolo di confronto che consenta di rivedere gli obiettivi del patto di stabilità interna per le Province per gli anni 2013/2014

2.    Di consentire lo sblocco di parte dei residui passivi in conto capitale su specifici e delicati settori di intervento quali strade, scuole e interventi manutentivi a tutela del dissesto idrogeologico;

3.    Di liberare gli avanzi di amministrazione per abbattere il debito, con penali a carico dello Stato;

4.    Di aprire immediatamente il tavolo per l’applicazione concreta degli indicatori di virtuosità, secondo quanto previsto dalla manovra economica.

In allegato, l’odine del gionro sulla manovra e l’ordine del giorno sulle riforme istituzionali, approvati all’unanimità dal Consiglio Direttivo

Documenti allegati:

Manovra: Le Province rispondono all’appello di Napolitano.

“Il giudizio delle Province sulla manovra economica non cambia, ma come istituzioni della Repubblica dobbiamo anche noi sostenere l’appello lanciato dal Capo dello Stato e dimostrare, in un momento così drammatico per il Paese, un grande senso di responsabilità”.
Lo dichiara il Presidente dell’Upi Giuseppe Castiglione secondo cui  “il messaggio del Presidente Napolitano non deve cadere nel vuoto: le istituzioni tutte sono chiamate in questo momento a dare un segnale forte di coesione all’Europa. Confidiamo nel fatto che molte delle criticità che abbiamo sollevato rispetto alle misure previste dalla manovra a carico degli enti locali, a partire dai criteri di virtuosità degli enti per l’allentamento dei vincoli del patto di stabilità per rilanciare lo sviluppo economico, siano colti dal Parlamento e trovino risposta nei pochi emendamenti che maggioranza  e opposizione stanno predisponendo.
Ma siamo consapevoli che ora la priorità è che la manovra sia approvata nel più breve tempo possibile”.

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