Categoria: Istituzioni e Riforme

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Premio Veneto Awards 2014 per la PA a Upi Veneto

L’UPI Veneto, Unione delle Province del Veneto, è stato insignito del Veneto Awards 2014 nella categoria Pubblica Amministrazione. Il Veneto Awards è un premio che viene assegnato annualmente Milano Finanza, Capital e Italia Oggi alle realtà venete d’eccellenza.

 

“Non è facile di questi tempi fare l’Amministratore – ha detto alla premiazione il presidente della Provincia di Treviso, Leonardo Muraro – credo che ci voglia passione per lavorare bene in favore dei cittadini. Questo credo le Province Venete lo abbiano dimostrato, enti vicini al territorio che hanno sempre svolto il proprio compito, per erogare il miglior servizio possibile”.

 

Riforma Province FVG, Fontanini “L’improvvisazione al potere. Dalla Giunta regionale confusione, superficialità e dilettantismo”

“A quale versione è arrivato il disegno di riordino degli enti locali? Quarta? Quinta? Pare che dall’approvazione da parte della Giunta, avvenuta il 14 ottobre scorso, non passi giorno senza che vengano annunciate modifiche. Insomma, ad oggi, nessuno conosce il testo definitivo eppure in tutta fretta s’intende andare alla sua approvazione. E’ l’ennesima conferma dell’improvvisazione, della superficialità e del dilettantismo con cui la Giunta regionale sta affrontando un provvedimento così importante, spinta solo dalla volontà di imporre un disegno senza tener conto delle sue pesanti implicazioni”.

Pietro Fontanini, dalla presidenza dell’Unione delle Province, tuona contro il modus operandi della Regione su un tema, quello del riordino delle autonomie locali, centrale per il futuro del Friuli e per la difesa dell’autonomia “è sconcertante assistere al continuo sovrapporsi delle proposte in un materia – quella dell’ordinamento – che richiede ben altra ponderazione, rispetto delle leggi e della storia delle nostre comunità, ed un ascolto vero di tutti gli attori coinvolti nel processo della riforma, non solo di quelli compiacenti”.

Sulla tutela delle minoranze linguistiche “stiamo ribadendo da tempo – precisa Fontanini – che non può essere una funzione della Regione e pare che, finalmente, se ne sia resa conto. Ma questo elemento, per quanto fondamentale, è solo uno degli aspetti che nella riforma non funzionano. L’impianto normativo di base è fragile, approssimativo, non tiene conto delle norme nazionali vigenti e della realtà specie per quel che riguarda l’organizzazione dei servizi ed i costi che, con la riforma, aumenteranno sensibilmente a fronte di un fortissimo accentramento regionale, che produrrà maggiore burocrazia e rallentamenti operativi”.

“Non si può nemmeno immaginare che la gestione di servizi fondamentali ora in capo alle Province, come strade ed edilizia scolastica, venga stravolta e trasferita ad Unioni di cui ancora non si conoscono l’assetto, l’organizzazione e le risorse”.

Fontanini conclude con un appello alla V Commissione, cui spetta in questi giorni l’esame del Ddlr 68: “Confido nel lavoro e nella responsabilità del consiglieri affinché concedano al Friuli un’autentica opportunità di riordino istituzionale e non concorrano, invece, a determinare un risultato legislativo da esibire a Roma ma che non fa gli interessi dei cittadini e del sistema economico della nostra Regione”. 

 

Udine, 11 novembre 2014.

Province e Città metropolitane, funzioni nuovi organi: la Circolare con i chiarimenti del Ministero per gli Affari Regionali e le autonomie

Poteri dei consigli metropolitani, proclamazione degli eletti, prima convocazione e presidenza del Consiglio metropolitano, insediamento dei Presidenti delle Province e del Conisgli provinciali, poteri del Presidente della Provincia, funzionamento degli organi provinciali in attesa di approvazione del nuovo statuto e disciplina delle province montane, rapporti tra sindaco e consiglio metropolitano e tra presidente e consiglio provinciale, applicabilità delle norme Tuel ai nuovi enti.
Queste le problematicità affrontate nella circoalre 1/2014 del Ministero delle Regioni e delle Autonomie locali, allegato alla notizia, che chiarisce i quesiti e precisa le modalità operative da seguire.

Documenti allegati:

Province Friuli Venezia Giulia: Sentenza Tar Fvg sospende le elezioni di secondo grado per la Provincia di Pordenone del 26 ottobre.

Giornata importante quella di oggi per le Province del Fvg. La decisione del Tar Fvg, resa nota nella tarda mattinata, che ha accolto il ricorso contro la legge regionale 2/2014 presentato da Alessandro Ciriani, presidente della Provincia di Pordenone e dall’Upi Fvg, Unione delle Province del Fvg, è stata salutata positivamente dai Presidenti e dai rappresentanti degli Enti di area vasta riuniti proprio oggi a Vito D’Asio per l’assemblea regionale. “Un segnale importante” ha commentato il presidente Ciriani nel ricordare che “il senso più profondo della sentenza è che nessuna riforma può essere varata privando il cittadino del proprio diritto a scegliersi chi lo deve amministrare e quindi a poterlo votare”.

Soddisfazione nelle parole del presidente della Provincia di Udine, Pietro Fontanini che proprio oggi si è insediato alla guida dell’Upi Fvg subentrando a Ciriani. “Un pronunciamento significativo quello del Tar Fvg sulla legge 2/2014 già bocciata dal Cal che, all’interno del testo, aveva individuato vizi e lacune. Di questa decisione, ora, la Regione Fvg dovrà obbligatoriamente tenere conto e non procedere frettolosamente. Altrimenti anche il riordino degli enti locali rischia lo stesso percorso. Quindi invito l’assessore Panontin a non essere precipitoso: lacune e inesattezze sono dietro l’angolo”.

“Prendiamo atto dell’ordinanza del Tar – ha affermato la presidente della Provincia di Trieste Maria Teresa Bassa Poropat – che rinvia alla Corte Costituzionale la decisione ultima. Auspico che sulla riforma di riordino degli enti locali ci sia da parte della Regione la disponibilità e la possibilità di riflettere sul dispositivo. L’invito è a non aver fretta nel confezionare una riforma che tutti riteniamo necessaria ma che vista la portata richiede tempi e confronti”.

Per il presidente della Provincia di Gorizia, Enrico Gherghetta “la sentenza è giusta. Ha fermato il mercato di nomine che già si era costruito. Mi auguro che sia l’inizio di una nuova stagione di confronto tra le Province e la Regione”.

Il ricorso è stato presentato a seguito dell’emanazione del decreto dell’assessore regionale Paolo Panontin che fissava per il 26 ottobre la convocazione dei comizi elettorali per le elezioni di secondo livello della Provincia di Pordenone. A presentare l’istanza al Tar per Ciriani e per l’Upi Fvg sono stati gli avvocati Mario Bertolissi (costituzionalista di origini friulane, ordinario di diritto costituzionale all’Università di Padova), Giuseppe Bergonzini e Giuseppe Sbisà. L’udienza si è tenuta mercoledì 8 ottobre.

 

Province Friuli Venezia Giulia: presentato studio CGIA Mestre

Aumento del 15% della spesa per il personale provinciale trasferito alla Regione per almeno 5 milioni di euro all’anno; una maggiore spesa di 95 milioni per la gestione degli oltre 2200 km della rete stradale provinciale; ripercussioni finanziarie e organizzative (ipotizzate anche dalla Corte dei Conti) nel lungo periodo di transizione (almeno 4 anni) che sarà gravoso per Enti e cittadini; perdita di efficienza del sistema con un fortissimo accentramento amministrativo in capo alla Regione; dispersione ed annullamento dell’identità. Sono i principali effetti della riforma del sistema Regione-Enti localiriassunti dalla Cgia di Mestre nello studio presentato oggi – mercoledì 15 ottobre – durante l’assemblea regionale dell’Unione Province del Fvg che si è svolta a Casiacco di Vito d’Asio. Occasione per tracciare un bilancio di fine mandato da parte del presidente Alessandro Ciriani al quale è subentrato, alla guida dell’Upi, il presidente della Provincia di Udine, Pietro Fontanini. Dopo i saluti del sindaco Pietro Gerometta, il presidente Ciriani ha richiamato la sentenza odierna del Tar, pronunciamento sofferto con una settimana di camera di consiglio, che deve “rappresentare un campanello d’allarme e indurre a riflettere e a dare risposte che finora non sono arrivate”. Entrando nel merito del ddlr, Ciriani ha esortato i consiglieri regionali a una valutazione critica del dispositivo che “cancella il lavoro svolto dalle Province con efficacia ed efficienza a favore delle comunità locali, un livello di governo attento a contemperare la spesa con le esigenze di tutte le realtà, fino alle più piccole e periferiche che saranno destinate a contare sempre meno, fino ad annullarsi, nelle future Unioni”. Uti con funzioni ben diverse dalla Federazione del Camposampierese presa a modello dalla Giunta regionale. “La Federazione gestisce il personale, la mensa delle scuole, la polizia municipale – ha evidenziato Ciriani – e la Provincia di Padova che continua ad esistere non ha trasferito alcuna funzione alla Federazione e tanto meno la Regione!”. Ciriani ha inoltre stigmatizzato l’accentramento di potere in capo alla Regione posto dal disegno, “processo che pregiudica l’autonomia dei territori rendendoli sudditi della macchina burocratica e di chi la governa con inevitabile allungamento dei tempi nelle risposte ai cittadini”. Ciriani si è quindi soffermato sulla futura geografia ordinamentale. “Dal 1 gennaio 2016, il ddlr genererà una situazione complicatissima con 4-5 livelli di governo (Comuni, Uti, Province – di primo e secondo grado – Regione, enti e organismi di secondo grado non sottoposti al riordino) destinata a durare – ben che vada per i processi di riforma del Titolo V della Carta Costituzionale e cancellazione delle Province dall’ordinamento della Repubblica – almeno 4 anni. Alla faccia della semplificazione”. Sconcertante ancora la mancanza, all’interno del ddlr, delle basi finanziarie sulle quali si regge la riforma. In perfetta sintonia con Ciriani, anche il presidente della Provincia di Gorizia Enrico Gherghetta che ha confermato il suo impegno per evitare che il ddlr di riordino passi. “La premessa era un riordino che doveva partire dalla Regione per poi aprire un dibattito sulla riforma degli altri enti locali. Questa era la filosofia. Se guardiamo al recente passato, la riforma Iacop era una buona riforma ma poi si è fermata nel trasferimento delle competenze al territorio, territorio che è la chiave per risolvere i problemi. La riforma Panontin invece si basa sul fatto che il territorio è il problema e quindi va svuotato per riportare le funzioni alla Regione mentre invece dovrebbe investire sul territorio, dare fiducia e responsabilità e non occuparsi delle bocciofile, materia dei Comuni. La base di partenza è la filosofia seguita per la riforma sanitaria”.

La presidente della Provincia di Trieste, Maria Teresa Bassa Poropat ha messo in luce la mancanza di confronto con la Regione sul contenuto del ddlr evidenziandone alcune evidenti lacune dal punto di vista tecnico/operativo. “Le strade provinciali, a esempio, non potranno essere trasferite tout court a Regione e Comuni – ha detto Bassa Poropat – perché ancorate al Codice della Strada. E ancora, come verranno suddivise le competenze in materia ambientale? Dietro al mero elenco delle funzioni descritte nei famosi allegati del ddlr, nulla si dice dei procedimenti. Dove sarà la terzietà del presidente/sindaco dell’Uti? Il personale dove andrà? Quali saranno i costi dell’operazione? Ad oggi nessuna simulazione è stata fatta. Eppure ci sono stati vari studi, a partire dall’indagine Bocconi che prefigurava un aumento della spesa pari al 10/15% con l’abolizione delle Province, i documenti e gli approfondimenti prodotti dall’Upi e un altolà da parte della Corte dei Conti. Una sola cosa è certa: dal 1 gennaio 2016 le Province verranno svuotate di competenze. Ma costituzionalmente non può accadere. Finché un ente esiste deve continuare a svolgere le funzioni proprie di quell’ente”. Relativamente all’impatto della riforma sull’area giuliana, Bassa Poropat si è detta preoccupata perché “rischiano di andare in fumo dieci anni di lavoro di interconnessione e interazione tra capoluogo e territorio”. La presidente della Provincia di Trieste ha, infine aggiunto: “Riteniamo che una riforma sia necessaria, i doppioni vanno eliminati, e per questo eravamo e siamo pronti al confronto che non è stato leale”.

A concludere i lavori il presidente della Provincia di Udine Pietro Fontanini. “Questa riforma rappresenta un salto nel vuoto. Chiediamo alla Regione di procedere con calma. Di ascoltare il Cal, il cui ruolo di rappresentante degli enti locali nei confronti della Regione è previsto dalla Costituzione. Se il Cal chiede di modificare, va ascoltato. Ma Serracchiani vuole fare la prima della classe: dice da tempo di aver abolito le Province quando ancora manca la modifica dello Statuto. Il rapporto con i cittadini deve essere più serio e rispettoso. Mentre invece si propongono alchimie che mandano in fumo la nostra storia. Un vero e proprio pasticcio sostituire le attuali Province – enti di area vasta previste in tutti i grandi paesi europei – con 17 ‘miniProvince’. Un progetto che va contro la richiesta dei cittadini di contenere la spesa. Sono convinto che se questo ddlr passerà avremo cittadini e amministratori locali dalla nostra parte non per difendere privilegi ma per costruire economie di scala e per rendere più efficienti i servizi”. “Oggi – ha concluso Fontanini – è una bella giornata per noi con la sospensione, grazie alla sentenza del Tar, delle elezioni a Pordenone. Di fronte a questa ordinanza, la Regione anziché riconoscere, con umiltà, di aver sbagliato tira dritto e ricorre al Consiglio di Stato. Un’ulteriore prova di non volersi confrontare”.

 

Di seguito i punti salienti dello studio della Cgia di Mestre

Personale Il trasferimento di funzioni alla Regione (61) e alle Uti/Comuni (50) comporterà un trasferimento del personale delle Province. Per le funzioni indicate nel ddlr ed esclusi i servizi generali e di staff, si prevede che 681 dipendenti transitino in Regione, 192 ai Comuni/Uti e 38 rimangano negli enti di area vasta. Il ddlr prevede che il personale provinciale mantenga la medesima posizione giuridica ed economica. Improbabile che in uno stesso ente vi siano dipendenti con stesse mansioni e livelli contributi diversi. Si profila dunque un posizionamento verso l’alto della spesa per il personale con un possibile aumento del 15% pari ad almeno 5 milioni di euro all’anno. Nel 2012 globalmente la spesa per i dipendenti delle Province (1.259 unità) è stata pari a 58 milioni di euro; ammontava invece a 180 milioni per la Regione (2.680 dipendenti stabili) e 397 milioni per i Comuni (9.944). Mediamente il costo per un dipendente provinciale è stato pari a 45 mila 892 euro, ben più basso di quello medio regionale (65 mila 164 euro). 

Viabilità Entro il 31 luglio 2015 la giunta regionale dovrà individuare tra le strade provinciali (oltre 2 mila 200 km) quelle di interesse regionale e quelle di interesse locale. Attualmente Fvg Strade gestisce 968 km con un costo unitario di 59 mila 488 euro. La rete provinciale ha invece un costo medio unitario di 16 mila 279 euro a km. Alla luce di questi dati, una crescita dei costi di gestione per la viabilità è concreta. Tanto che ipotizzando un trasferimento del patrimonio viario delle Province a Fvg Strade la maggiore spesa è di 95 milioni di euro. 

Istruzione Le Province hanno importanti competenze in quest’ambito dagli interventi di ordinaria e straordinaria manutenzione sugli edifici scolastici alla gestione del diritto allo studio. Sono 155 gli istituti superiori in gestione, una partita di circa 52 milioni di euro. Distribuire la competenza al territorio comporterà un quadro estremamente eterogeneo con Uti chiamate a gestire più istituti e altri privi di questa competenza. Il risultato sarà: una moltiplicazione dei centri di costo.

Motorizzazione civile La delega era stata affidata dalla Regione alle Province (lr 23/2007). Ora si prevede un dietrofront con un accentramento in capo alla Regione. Ecco il significato della manovra: 6 milioni 114 mila euro di spese per il personale tra tutte le quattro Province e costi di gestione pari a 1 milione 405 mila euro per un totale di 7 milioni 519 mila euro.

Lavoro Il 19% dei nuovi assunti ha usufruito dei servizi per l’impiego degli enti di area vasta che in questi anni hanno sviluppato nuove politiche occupazionali mettendo in rete vari interlocutori del territorio. Il costo per tali servizi è di 38 milioni di euro. Una struttura capillare e decentrata vicina, vicina agli utenti, sarà assorbita da una struttura centralizzata quale si prospetta l’agenzia regionale per l’impiego, con inevitabile dispersione del patrimonio.

Le spese della macchina amministrativa L’incidenza è pari a 50 milioni 806 mila euro che rapportati alla spesa corrente totale (quasi 309 milioni) presenta un coefficiente di efficienza pari al 16,5%. L’indicatore colloca le nostre Province in una posizione migliore nel confronto con le altre realtà italiane (27%) e dei Comuni (Fvg 28,3%, Italia 29,1%).  

Dimensioni ed efficienza Realtà piccole non riescono a sostenere economie di scala utili all’efficiente produzione ed erogazione di beni e servizi. Una dimensione più grande può comportare maggiori costi a causa della complessità delle funzioni svolte o dell’unicità di alcuni servizi che si trovano solo nelle aree più grandi. Il ddlr assegna 50 funzioni alle Uti con il rischio che per alcune di queste il livello dimensionale non sia adeguato e dando così luogo a costi aggiuntivi.

 

Sono intervenuti all’assemblea il presidente del Consiglio regionale Franco Iacop, il presidente della V commissione Vincenzo Martines, i consiglieri regionali Elio De Anna, Riccardo Riccardi, Ridolfo Ziberna, Enio Agnola, il vice presidente dell’Anci Renzo Francesconi, nonché una nutrita rappresentanza di assessori, consiglieri provinciali e amministratori locali.

Riforma Province: l’Accordo e il Dpcm sulle funzioni

In allegato, il testo dell’Acccordo tra Stato, Regioni, Province e Comuni e del DPCM che datennao i principi per il riordino delle funzioni non fondamentali delle Province

Documenti allegati:

Province, via libera all’accordo tra Stato e Regioni sulle funzioni

“Con l’accordo di oggi si fa un passo in avanti nel percorso di attuazione della legge di riforma delle Province. Noi avremmo voluto che i contenuti dell’accordo e del decreto fossero ancora più strutturati, per fare subito chiarezza e iniziare l’opera di semplificazione ammnistrativa del governo dei territori, ma evidentemente la necessità di giungere ad una conclusione unitaria ha fatto sì che su questo punto non ci si potesse spingere oltre”. E’ il commento del Presidente dell’Upi Alessandro Pastacci, al termine della Conferenza Unificata che ha dato il via libera all’accordo e al decreto del presidente del Consiglio dei Ministri che fissa i criteri e i principi per la ripartizione di quelle funzioni che la Legge Delrio non attribuisce alle Province. “Da oggi – aggiunge Pastacci – inizierà una fase di consultazione e di decisione nelle Regioni, che speriamo davvero possa chiudersi entro l’anno con la definizione di un quadro chiaro di chi fa che cosa, funzioni ripartite tra Comuni e Province, senza la creazioni di enti e agenzie regionali che non avrebbero alcun senso.  E’ necessario però – aggiunge Pastacci- l’impegno di tutti alla massima salvaguardia dei servizi essenziali ai cittadini, che non devono entrare nel balletto delle competenze. Ma soprattutto, considerata l’importanza delle funzioni fondamentali che restano in capo alle Province, bisogna assicurare le risorse adeguate per potere garantire ai cittadini il mantenimento dell’erogazione dei servizi. Si tratta di servizi essenziali, della gestione dell’80% delle strade del Paese, di tutte le scuole superiori italiane e del trasporto pubblico locale, alla tutela del territorio: tutti compiti che ora saranno svolti dalle nuove Province guidate dai Sindaci, che devono essere messi nelle condizioni di potere  assolvere a queste responsabilità”.

 

Riforme: il Presidente Pastacci incontra la Ministra Boschi

“La riforma della Costituzione, dopo le modifiche al testo del Governo apportate in Senato, presenta molte criticità e rischia di mettere in crisi l’amministrazione dei territori. Non si può pensare di lasciare ad ogni regione la facoltà di decidere come erogare i servizi ai cittadini, senza garantire gli stessi diritti in tutto il Paese. Governo e Parlamento, che hanno scelto di riformare le Province con la legge Delrio,  devono adesso garantire un ordinamento uniforme su tutto il territorio dell’ente di area vasta di secondo livello”. Lo ha detto il Presidente dell’Upi, Alessandro Pastacci, in un incontro avuto con la Ministra delle Riforme Maria Elena Boschi sul Disegno di legge costituzionale approvato dal Senato, che sta per iniziare l’iter di esame alla Camera dei Deputati. “Il testo originario del Governo – ha detto Pastacci – assicurava la copertura costituzionale alla riforma delle Province avviata con la Legge 56/14, riservando allo Stato la materia dell’ordinamento degli enti di area vasta. Il Parlamento una lettura troppo regionalista ha invece previsto due diverse tipologie di area vasta: le citta metropolitane, tutelate, e il resto del territorio, abbandonato alla discrezionalità delle Regioni, che potranno decidere attraverso quali enti erogare i servizi essenziali, se attraverso le Province o attraverso enti e società.  Questo modello non solo apre la strada ad una nuova frammentazione delle competenze, complicando ulteriormente il quadro della pubblica amministrazione, ma rischia di produrre 20 diversi sistemi di governo dove, da regione a regione, cambiano continuamente i riferimenti istituzionali. Per questo – ha detto il Presidente Pastacci alla Ministra Boschi – chiederemo alla Camera dei Deputati, di modificare questa impostazione, assicurando agli enti di area vasta una piena copertura costituzionale, così come previsto in tutta Europa, compresa la Spagna che è l’unico Paese, insieme all’Italia, ad avere adottato il sistema di elezione di secondo livello per queste istituzioni. Altrimenti la preoccupazione è che la  Legge Delrio, sulla cui attuazione noi stiamo lavorando con spirito di cooperazione istituzionale, rischi di perdere i propri contenuti”. 

 

Roma 4 settembre 2014

 

Pastacci “I dipendenti delle Province sono assunti per concorso pubblico: vergognoso definirle assunzioni clientelari

“In un momento così complesso, nel pieno della fase di attuazione della riforma delle Province e con il Paese alle prese con una crisi drammatica, parlare di esuberi di 20.000 persone senza alcun fondamento è fuori luogo, e certo non aiuta a mantenere il clima sereno e propositivo che invece sarebbe indispensabile. Che poi si definiscano ‘assunzioni clientelari” quelle dei 56 mila dipendenti delle Province, che hanno sostenuto e superato un regolare concorso pubblico,  personalmente lo trovo vergognoso. Non si può insultare con tanta protervia persone che hanno scelto di lavorare, con dignità e orgoglio, al servizio della comunità”.  Lo dichiara il Presidente dell’Upi, Alessandro Pastacci, commentando le notizie apparse oggi sulla stampa secondo cui l’attuazione della riforma Delrio comporterebbe oltre 20 mila esuberi tra il personale delle Province. “Abbiamo appreso oggi dagli articoli dei giornali che il Ministero dell’Economia ha commissionato ad enti di ricerca privati uno studio sugli esuberi nel personale delle Province, che sarebbero causati dalla riforma Delrio. Non è dato di sapere quali siano stati i criteri scelti per arrivare a stabilire con una tale precisione la  cifra indicata, quali le funzioni che gli enti di ricerca abbiano reputato non più di competenza delle Province, visto che non è stato ancora concluso alcun accordo tra il Ministero delle Autonomie e le Regioni rispetto all’eventuale ridistribuzione di funzioni amministrative tra Regioni, Province e Comuni. Ricordiamo che la Legge Delrio assegna alle nuove Province una serie di funzioni fondamentali, dalla gestione degli oltre 130 mila chilometri di strade alla programmazione territoriale, dalla tutela dell’ambiente alla gestione di  tutte le scuole superiori italiane, che sono anche oggi il cuore delle funzioni tipiche dell’ente di area vasta. Quelle, per intenderci, dove si concentra l’attività della maggioranza dei dipendenti provinciali. Invece di continuare a lanciare improbabili numeri, utilizzando tra l’altro una base dati vecchia di 4 anni e quindi del tutto inattendibile visto che dal 2010 ad oggi le Province hanno subito il blocco del turn over e delle assunzioni,  il Governo lavori a dare la piena attuazione alla riforma, superando gli ostacoli che oggi impediscono di definire chi fa che cosa. Solo allora potremo sapere se e dove c’è personale che deve essere spostato  laddove si sposteranno i servizi”.

COMUNICATO STAMPA – Attuazione della Legge 56/2014: l’Upi incontra Confindustria

 

 

COMUNICATO STAMPA

 

Attuazione della Legge 56/2014: l’Upi incontra Confindustria

Pastacci : “individuare chiaramente le funzioni fondamentali di Province e Città Metropolitane per rispondere alle esigenze di semplificazione delle imprese”.

 

“Nei prossimi giorni la Conferenza Unificata dovrà sancire l’accordo di attuazione della legge 56/14 sulle funzioni. Auspichiamo che con questo accordo si possa fare chiarezza su tutto il territorio nazionale su quali sono le funzioni degli enti di area vasta, Province e Città metropolitane, per dare certezze alle imprese e agli operatori economici”.

 

“Lo ha detto il Presidente dell’Upi, Alessandro Pastacci, incontrando oggi il Vicepresidente di Confindustria delegato per la semplificazione, Gaetano Maccaferri”.

 

“In questa fase molto confusa dal punto di vista istituzionale, non si può rinviare una azione coraggiosa che vada nella direzione della semplificazione, dell’efficienza e della chiarezza auspicata più volte dal sistema delle imprese”.

 

“L’accordo dovrà fornire indicazioni precise anche per la soppressione degli enti che esercitano funzioni da trasferire alle Province-Città metropolitane nel settoredei servizidi rilevanza economica generale e per questo sarebbe opportuno predisporre anche il Decreto ministeriale di incentivo finanziario per le regioni che sopprimono enti o agenzie regionali.

 

Insieme alle funzioni si dovrà verificare la sostenibilità finanziaria delle manovre che hanno inciso profondamente sui bilanci delle Province – conclude il Pres. Pastacci. Investimenti essenziali per il sistema produttivo territoriale come quelli sulle strade, sulle scuole e sulla messa in sicurezza del territorio non possono essere sacrificati ulteriormente ed occorre pertanto rivedere in questo senso il patto di stabilità”.

 

 

COMUNICATO STAMPA

COMUNICATO STAMPA

 

Province: Gli auguri di Pastacci a Sergio Chiamparino,

nuovo Presidente della Conferenza delle Regioni

 

 

 “Auguri al nuovo Presidente della Conferenza delle Regioni, Sergio Chiamparino, con il quale mi impegno fin da subito ad avviare un percorso di stretta collaborazione in rappresentanza delle Province italiane. Siamo infatti in un momento particolare in cui dobbiamo attuare la riforma delle istituzioni locali  per rendere più efficiente e funzionale tutta la pubblica amministrazione.” Lo dichiara il Presidente dell’Upi, Alessandro Pastacci, sottolineando che “il Presidente Chiamparino, con la sua esperienza e autorevolezza, saprà costruire un punto di riferimento per definire posizioni condivise e unitarie delle Autonomie territoriali nei rapporti con il Governo e con il Parlamento.”

 

Roma, 31-07-2014

D-l 90/2014 – misure urgenti Pubblica Amministrazione

Le principali modifiche apportate alla Camera dei Deputati all’articolo 23 (Interventi urgenti in materia di riforma delle province e delle città metropolitane) del DL 90/14,  riferite alla legge 56/2014, in  particolare stabiliscono che:

 

–          la data ultima per lo svolgimento delle elezioni di secondo livello degli organi provinciali per le province commissariate o scadute nel 2014 e per le Città Metropolitane è fissata al 12 ottobre, quindi l’ultimo giorno utile per la convocazione dei comizi elettorali è il 2 settembre (il quarantesimo giorno prima delle elezioni);

–          l’attribuzione dei seggi per il consiglio provinciale è riferita in primis alla lista e non al singolo candidato: questo vuol dire che la ripartizione dei seggi secondo il metodo D’Hondt deve essere operata sui voti raccolti dalle diverse liste;

–          gli oneri contributivi, i permessi retribuiti, i rimborsi spese per la partecipazione alle riunioni degli organi provinciali, nonché delle associazioni di rappresentanza, per gli incarichi di presidente dei Provincia, di Consigliere provinciale e di componente dell’assemblea dei sindaci sono a carico della Provincia.

 

      Inoltre siamo riusciti ad ottenere la cancellazione della norma contenuta al comma 14 della Legge 56/14, che imponeva per tutte le Province che andranno al rinnovo con organi di secondo livello in autunno, la gestione ordinaria, ovvero quella riferita all’articolo 163, comma 2 del TUEL. Abbiamo spiegato che con questa limitazione, che tra l’altro non avrebbe avuto nessuna base giuridica, si rischiava di compromettere per i prossimi sei mesi la gestione degli enti, bloccando di fatto qualunque investimento, pur a bilanci approvati.

 

        Un’altra importante novità è stata l’approvazione dello spostamento dell’applicazione del taglio imposto a Province e Città metropolitane dal decreto-legge 24 aprile 2014, n. 66, da luglio al 10 ottobre 2014, scadenza che appare più coerente  con i termini di variazione dei bilanci di cui all’art. 175 TUEL (inizialmente era previsto lo slittamento a novembre).

 

      Relativamente al personale delle Province, alcune proposte emendative approvate affrontano in parte le problematiche sollevate dagli emendamenti proposti da Anci e Upi:

–       le risorse del fondo di sostegno ai processi di mobilità sono, in sede di prima applicazione destinate, oltre che agli uffici giudiziari, anche alla “piena applicazione della riforma delle province di cui alla legge 7 aprile 2014, n. 56”;

–       come le altre pubbliche amministrazioni, le province possono risolvere anticipatamente il contratto individuale di lavoro del personale dirigenziale con un preavviso di 6 mesi a decorrere dalla maturazione del requisito di anzianità contributiva per l’accesso al pensionamento, come rideterminato a decorrere dal 1° gennaio 2012, dall’art. 24, commi 10 e 12 del DL 201/11;

–       all’art. 11 si prevede per gli Enti locali un maggiore margine di autonomia nel ricorso alle forme di lavoro flessibile, coerentemente con l’esigenza di garantire servizi ai cittadini. La norma stabilisce che le limitazioni all’utilizzo di personale a tempo determinato, con convenzioni o con collaborazioni coordinate continuative, (previsti dall’articolo 9, comma 28, del D.L. 78/2010), non trovino applicazione nei confronti degli enti locali in regola con l’obbligo di riduzione delle spese di personale previsti dalla normativa vigente (di cui ai commi 557 e 562 della L. 296/2006 ).

 

Da ultimo la prima commissione ha approvato un emendamento del Relatore che non da certezze circa la proroga dei contratti dei lavoratori precari delle Province.

 

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