Categoria: Istituzioni e Riforme

Esplora tutte le news

Assemblea Nazionale delle Province Italiane – Catania, 18 ottobre 2010

Si sono aperti con un incontro dei Presidenti di Consiglio delle Province e di tutti i dipartimenti Upi i lavori dell’Assemblea Nazionale delle Province italiane, che domani a Catania vedranno l’avvio  ufficiale con la cerimonia inaugurale, cui prenderà parte in rappresentanza del Governo il Ministro della Difesa Ignazio La Russa.

Nel corso dell’incontro, cui ha partecipato il Presidente dell’Upi Giuseppe Castiglione, il Coordinamento dei Presidenti di Consiglio e di Dipartimenti Upi, hanno approvato un ordine del giorno nel quale si chiede un’azione di rivalutazione e legittimazione del ruolo delle Assemblee elettive come presidio democratico delle comunità territoriali rappresentate. Secondo il coordinamento è dunque essenziale l’approvazione da parte del Senato della Repubblica del disegno di legge sulle funzioni fondamentali di Province e Comuni, che contiene disposizioni che valorizzano  il ruolo di indirizzo e controllo dei Consigli, sia sull’amministrazione diretta che sulle società partecipate e inserisce il Consiglio nel circuito dei controlli attraverso la nomina degli organismi indipendenti di valutazione previste dal d. lgs. 150/09.

“L’Upi – ha detto nel suo intervento il Vice Presidente Vicario dell’Upi, Antonio Saitta, Presidente della Provincia di Torino – ritiene importante aprire una riflessione anche all’interno del sistema Province. La coerenza rispetto a politiche di contenimento della spesa pubblica in senso generale impone costi e spese standard non solo per i servizi al cittadino, ma anche per le spese degli organi istituzionali secondo le indicazioni del decreto del Ministero dell’Interno”.

“I Consigli provinciali – ha detto Bruno Dapei, Presidente del Consiglio della Provincia di Milano, coordinando i lavori – sono pronti a cogliere fino in fondo la sfida dell’efficienza e della efficacia dell’azione amministrativa, coniugata con la piena rappresentatività del corpo elettorale. E’ tempo che l’eterna riforma dell’ordinamento degli Enti locali sia portata a compimento, dando certezze a chi ha il compito di rappresentare le aspettative delle comunità”.

Documenti allegati:

ASSEMBLEA NAZIONALE 2010 – IL PROGRAMMA DELL’EVENTO

Riportiamo in allegato il programma definitivo dell’Assemblea Nazionale delle Province d’Italia, che si terrà a Catania il 19 e 20 ottobre prossimo. (Centro Congressi Le Ciminiere – Viale Africa)
“Federalismo, territorio, sicurezza e sviluppo”: questi i temi che saranno trattati, tra le questioni più importanti ed urgenti su cui il Paese si sta interrogando in questa stagione caratterizzata dall’urgenza delle riforme e dall’impegno ad uscire dalla crisi economica, con nuovi modelli di sviluppo.
L’Assemblea si aprirà martedì 19 ottobre alle ore 11,00 e vedrà l’intervento del Presidente del Consiglio dei Ministri, Silvio Berlusconi, subito dopo la relazione del Presidente dell’Upi, Giuseppe Castiglione.
Nel pomeriggio di martedì 19 ottobre, a partire dalle ore 15,30 e fino alle 19,00 circa si parlerà dei temi del federalismo fiscale e della riforma degli enti locali. Nel dibattito con i rappresentanti del Parlamento, delle forze economiche e produttive, della società civile, interverranno: il Ministro per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione, Renato Brunetta, il Ministro per i Rapporti con le Regioni, Raffaele Fitto e il Ministro della Difesa, Ignazio La Russa.
Nella mattina di mercoledì 20 ottobre, dalle 10,30 alle 13,30 circa si parlerà invece di sicurezza e sviluppo economico locale e nazionale. In questa sessione, interverranno il Ministro per la Gioventù, Giorgia Meloni, e il Ministro per la Giustizia, Angelino Alfano.


Segui la diretta

Documenti allegati:

Il Presidente Castiglione ospite alla tramissione

“Dopo le parole del Ministro Tremonti, che presentando alla Camera il Documento di Finanza Pubblica ha di nuovo confermato che l’abolizione delle Province non produrrebbe alcun effetto in termini di risparmio per il bilancio dello Stato, mi aspetto che si cancelli definitivamente dall’agenda politica questo sterile dibattito e si riprenda a discutere, con determinazione, della riforma degli enti locali”. Lo ha detto il Presidente dell’Upi, Giuseppe Castiglione, Presidente della Provincia di Catania, ospite oggi della trasmissione radiofonica “L’Intervista” di Radio24, condotta dal giornalista Alessandro Milan.

“D’altronde – ha aggiunto il Presidente – il ruolo delle Province è dimostrata nei fatti. Abbiamo avuto riconoscimenti concreti e abbiamo siglato protocolli sul lavoro, sull’efficienza della pubblica amministrazione, per lo sviluppo economico, per progetti a favore delle politiche giovanili.

Il Direttore Generale per l’Energia della Commissione Europea, Pedro Ballesteros, proprio ieri ha dichiarato che in Italia le politiche di efficientemento energetico stanno funzionando perché sono coordinate dalle Province.

“Allora, piuttosto che proseguire su polemiche inutili, – ha concluso il Presidente nel suo intervento radiofonico -torniamo a parlare di quelle riforme che possono davvero dare un nuovo assetto al Paese: c’è bisogno di portare a termine la Carta delle Autonomie locali una testo essenziale per Province e Comuni, che nasce da un lavoro pienamente condiviso e che è in grado di assicurare un nuovo ruolo agli Enti locali, assegnando funzioni e risorse e assicurando gli strumenti necessari per amministrare al meglio i territori”.

ASSEMBLEA NAZIONALE 2010 – IL PROGRAMMA DELL’EVENTO

Riportiamo in allegato il programma definitivo dell’Assemblea Nazionale delle Province d’Italia, che si terrà a Catania il 19 e 20 ottobre prossimo. (Centro Congressi Le Ciminiere – Viale Africa)

“Federalismo, territorio, sicurezza e sviluppo”: questi i temi che saranno trattati, tra le questioni più importanti ed urgenti su cui il Paese si sta interrogando in questa stagione caratterizzata dall’urgenza delle riforme e dall’impegno ad uscire dalla crisi economica, con nuovi modelli di sviluppo.

L’Assemblea si aprirà martedì 19 ottobre alle ore 11,00 e vedrà l’intervento del Presidente del Consiglio dei Ministri, Silvio Berlusconi, subito dopo la relazione del Presidente dell’Upi, Giuseppe Castiglione.

Nel pomeriggio di martedì 19 ottobre, a partire dalle ore 15,30 e fino alle 19,00 circa si parlerà dei temi del federalismo fiscale e della riforma degli enti locali. Nel dibattito con i rappresentanti del Parlamento, delle forze economiche e produttive, della società civile, interverranno: il Ministro per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione, Renato Brunetta, il Ministro per i Rapporti con le Regioni, Raffaele Fitto, il  Ministro della Difesa, Ignazio La Russa e il Ministro per la Semplificazione normativa, Renato Calderoli.
Nella mattina di mercoledì 20 ottobre, dalle 10,30 alle 13,30 circa si parlerà invece di sicurezza e sviluppo economico locale e nazionale. In questa sessione, interverranno il Ministro per la Gioventù, Giorgia Meloni, e il Ministro per la Giustizia, Angelino Alfano.

Documenti allegati:

Il Presidente della Provincia di Torino nuovo Vice Presidente Vicario dell’Upi

E’ Antonio Saitta, il Presidente della Provincia di Torino, il nuovo Presidente Vicario dell’Upi. La nomina è avvenuta nella riunione dell’Ufficio di Presidenza di ieri.
“Voglio complimentarmi con il Presidente Saitta a nome di tutto l’ufficio di presidenza – ha detto il Presidente dell’Upi Giuseppe Castiglione – ringraziando il Presidente Zingaretti che ha ricoperto l’incarico fino ad oggi, per l’impegno mostrato e l’importante lavoro svolto. Il Presidente della Provincia di Roma continuerà a mantenere l’incarico di componente dell’Ufficio di Presidenza dell’Upi” .
Il Presidente Saitta – ha aggiunto Castiglione – è da sempre protagonista nella vita dell’Associazione, e segue alcuni dei temi più importanti all’ordine del giorno a partire dalle riforme istituzionali. In questo nuovo incarico non potrà che assicurare, con la sua autorevolezza, un contributo ancora più determinante ai tavoli di lavoro cui l’Upi è chiamata ad intervenire”.

 

 

RIMBORSI DELLE SPESE DI MISSIONE PER GLI AMMINISTRATORI LOCALI

In allegato, la circolare Anci – Upi e l’ACCORDO raggiunto in sede tecnica, in attesa della Convocazione della Conferenza Stato – Città ed Autonomie locali.

Documenti allegati:

IL PRESIDENTE DELLA PROVINCIA DI POTENZA, LACORAZZA SUI 150 DELL’UNITA’ D’ITALIA

“I dati Ocse Pisa ci consegnano una scuola “fanalino di coda”, proprio nel momento in cui il Paese, anche per uscire dalla pesante crisi economica che lo sta attraversando, ha bisogno di aumentare la propria competitività, investendo in conoscenza, cultura, innovazione e ricerca scientifica. Tali dati, nel Mezzogiorno, assumono un significato ancora più allarmante, mostrando criticità non trascurabili. Nei primi 130 anni dall’Unità cinque sono state le riforme e i provvedimenti principali che hanno interessato la scuola italiana fino agli inizi del 1990. Nell’ultimo ventennio, poi, si sono succeduti tanti ministri all’Istruzione che hanno introdotto visioni diverse della scuola, dando vita ad un susseguirsi confuso di riforme e controriforme”.
Lo ha dichiarato il Presidente della Provincia di Potenza Piero Lacorazza, intervenendo a Montemurro alla manifestazione che, nell’ambito delle celebrazioni per i 150 anni dall’Unità d’Italia, ha voluto ricordare la figura di Giacinto Albini, insediatosi il 7 settembre 1860 come Governatore della Provincia di Basilicata e personaggio chiave del Risorgimento lucano.
“I problemi che vive oggi la scuola, di cui l’emergenza precari rappresenta una delle più tangibili e preoccupanti manifestazioni, vengono da molto lontano e, con un’attenta rilettura dei 150 anni di vita unitaria del Paese, le cause potrebbero essere rintracciate – ha continuato Lacorazza – anche attraverso il difficile rapporto tra popolo e territorio, come ad esempio quello che caratterizza una regione grande come la nostra (10 milioni di chilometri quadrati), dove una popolazione piccola (600 mila abitanti) è dispersa in 131 comuni. E ancora attraverso lo scollamento tra classi sociali e tra città e periferie che si determinò all’indomani dell’Unità e che, oggi, continua ad essere uno degli effetti più critici della cosiddetta “Riforma Gelmini”.
L’istruzione scolastica rappresentò, sin da subito, una delle principali preoccupazioni del nuovo Stato unitario: dalla legge Casati (che rendeva obbligatoria la frequenza scolastica), già approvata in Piemonte nel 1859 e successivamente estesa a tutto il territorio nazionale, alla legge Coppino del 1877, che introduce una differenza nell’obbligo scolastico tra città più grandi (fino a 5 anni) e quelli minori (fino a 3). A quei tempi le gravi difficoltà finanziarie dei singoli comuni ostacolarono la crescita delle istituzioni educative, soprattutto al Sud. Un problema, questo, che nel periodo giolittiano, cercò di aggirare la legge Daneo-Credaro del 1911, attribuendo allo Stato il costo della gestione delle scuole elementari. Tutti questi provvedimenti – e in seguito la nota Riforma Gentile del 1923 e la Carta della Scuola, voluta da Giuseppe Bottai e che prevedeva una divisione delle scuole elementari in “urbane” e “rurali”, con tutte le penalizzazioni immaginabili per quest’ultime – non compresero fino in fondo le esigenze delle singole aeree del Paese ed ebbero come comune denominatore quello di favorire la separazione tra classi sociali e territori, introducendo un primo elemento di distorsione nella visione della scuola e dell’istruzione, destinato a ripresentarsi, sotto diverse forme, nelle varie tappe che hanno caratterizzato il lungo processo di riforma di questa importante istituzione, fino agli ultimi e dibattuti provvedimenti governativi sulla scuola. Nel corso degli anni, dunque, il tentativo di dare una nuova e coerente forma alla scuola italiana si è scontrato con l’effetto di aumentare, anziché ridurre, il divario esistente tra città e periferie, tra nord e sud e tra classi sociali differenti. Un aumento confermato dalla statistica che, a più di mezzo secolo dall’unificazione, disegnava ancora un quadro fosco per quanto riguarda l’analfabetismo, lontano dall’essere debellato soprattutto al Sud e in particolare in Basilicata, dove nel 1921 la percentuale di analfabeti si attestava al 52 per cento, meglio solo di quella della Calabria (53 per cento). Percentuali che si spiegano con il persistere, a 70 anni dall’Unità, di alcuni limiti alla diffusione dell’istruzione come la mancata percezione della scuola, da parte delle classi meno abbienti, come strumento di educazione ed elevazione sociale o i gravi ostacoli di tipo logistico e pratico, che rendevano difficoltoso, ad esempio, trovare i docenti per le scuole primarie di periferie. Scuole che presentavano condizioni deplorevoli e scarse remunerazioni finendo per scoraggiare i maestri della ricca borghesia. Il pericolo oggi in agguato è quello di un’istruzione, una formazione e un sapere che non aiutino la coesione del Paese né il processo di mobilità sociale. La storia corre il rischio di ripetere e di accentuare le proprie criticità che, al di là del colore politico, anche nell’attualità dei provvedimenti sulla scuola, potrebbero avere l’effetto di marginalizzare sempre di più il Mezzogiorno. Oggi, dunque, è necessario ripensare e rafforzare l’istruzione, la formazione e il sapere, affinché siano in grado di accompagnare l’Italia unita in Europa e nel mondo”.
“Riflessioni, queste, che inducono a dare alla celebrazioni per i 150 anni dell’Unità una chiave di lettura centrata sulle grandi traiettorie di sviluppo, dalla scuola alle infrastrutture, passando per quelle trasformazioni del territorio causate dai diversi sismi. Ripercorrere 150 anni di storia – ha concluso Lacorazza – è mettersi in cammino verso il futuro, se saremo in condizione di scalzare i luoghi comuni di parte dell’opinione pubblica, le derive faziose delle classi dirigenti e i coloriti detrattori dell’Unità d’Italia. Questi 150 anni di storia, e di storie, sono utile alimento per l’elaborazione di un pensiero nuovo del nostro Paese, del Mezzogiorno, della Basilicata, in uno scenario geopolitico ricco di insidie e di opportunità. Pensiamo all’Europa, all’area del Mediterraneo e alla sua perenne conflittualità culturale, etnica e religiosa, dalle ricadute politico-economiche non irrilevanti. “Se 150 anni fa l’Italia politica si unì dentro l’Italia”, oggi l’Italia deve essere unita all’interno del mondo”.

Il ruolo delle Province nel nuovo assetto istituzionale

“Il Ministro per la semplificazione normativa, Roberto Calderoli, ci ha assicurato che entro luglio, e comunque in uno delle prossime riunioni del Consiglio dei Ministri, saranno presentati due dei decreti legislativi attuativi della Legge 42 più importanti: il decreto legislativo sulla definizione dei fabbisogni standard, che saranno calcolati in base alle funzioni affidate a Regioni ed Enti locali con un meccanismo simile agli studi di settore, dei lavoratori autonomi; il decreto legislativo sull’autonomia tributaria, che dovrebbe indicare quali imposte saranno assegnate a Province e Comuni, a partire dal 2012.” Lo ha detto Giuseppe Castiglione, Presidente dell’Unione delle Province d’Italia, intervenendo al dibattito organizzato dall’UPI Umbria a Perugia dal titolo “Il ruolo delle Province nel nuovo assetto istituzionale”. “Quello dell’individuazione dei fabbisogni standard – ha continuato Castiglione – è un passaggio fondamentale. I cittadini hanno diritto ad avere gli stessi servizi, ma questi servizi devono avere per la pubblica amministrazione costi uguali in tutto il territorio. E’ un lavoro complesso, ma indispensabile, e di certo uno degli strumenti più efficaci di contenimento della spesa pubblica offerto dal sistema di fisco federale “L’assegnazione dei tributi in base alle funzioni assegnate a ciascuna istituzione – ha concluso Castiglione – dovrà portare poi gradualmente alla cancellazione della finanza derivata, che oggi invece caratterizza buona parte dei bilanci degli Enti locali. Si dovrà, dunque, dare piena attuazione all’articolo 119 che assegna autonomia finanziaria di entrata e di spesa a Province e Comuni.”

IL RILANCIO DELL’ITALIA CENTRALE OBIETTIVO DELLE PROVINCE DI AREZZO E PESARO E URBINO

Nel suggestivo scenario del rifugio di Casa del Re, all’interno del Parco del Sasso di Simone, si sono incontrare queste mattina le giunte provinciali di Arezzo e di Pesaro e Urbino, guidate dai rispettivi presidenti Roberto Vasai e Mattia Ricci.

Obiettivo dell’incontro, oltre al consolidamento dei rapporti istituzionali tra i due enti dopo l’incontro avvenuto a Borgo Pace nel febbraio scorso, le questioni legate a viabilità, infrastrutture, ambiente e caccia. “Siamo due provincie confinanti che collaborano sia sui problemi che abbiamo che sulle prospettive strategiche di questi territori – spiegano i due Presidenti Vasai e Ricci. Questa unità di intenti è necessaria per una parte d’Italia come quella centrale che è scomparsa mediaticamente ma che rappresenta invece uno dei cuori pulsanti del paese, oltre che essere la sua cerniera. Abbiamo quindi concordato azioni su varie questioni, a cominciare dalla Due Mari che per noi rappresenta la cartina di tornasole dell’impegno che chiediamo al Ministro Matteoli, quello di passare dalle parole ai fatti”. L’argomento principale affrontato, quindi, è stato quello della viabilità, facendo prima di tutto il punto della situazione sulla Due Mari dopo l’accordo dei mesi scorsi fra lo Stato e le Regioni interessate, Marche, Umbria e Toscana. Il fabbisogno per completare i tratti mancanti riguardanti la zona dell’appennino centrale è di circa 2 miliardi di euro, e le due giunte provinciali hanno concordato sulle due priorità rappresentate dal completamento del collegamento fra la galleria della Guinza e la Orte-Ravenna, con riferimento anche alla recente decisione della commissione tecnica ministeriale relativa al tracciato al confine tosco umbro, e quella del nodo di Arezzo. La proposta delle due province, in merito alle risorse necessarie per l’opera, è quella di impegnare il Governo ad un finanziamento diretto, anche in un’ipotesi pluriennale. Per ciò che riguarda la ferrovia adriatica, l’importante fatto nuovo è che la Provincia di Pesaro e Urbino ha annunciato che procederà con il proprio Piano territoriale di Coordinamento all’individuazione di un corridoio per collegare la ferrovia adriatica con Sansepolcro, secondo l’itinerario Fano-Borgo Pace-Sansepolcro. Altro obiettivo condiviso dalle due amministrazioni è quello di valorizzare il Parco del Sasso di Simone per attrarre turismo estivo e scolastico, mentre importanti convergenze si sono registrate nell’ambito delle politiche venatorie, sulle quali i due enti hanno agito in pieno spirito di collaborazione ormai da molti anni.

Camera dei Deputati : Approvata Carta Autonomie locali

“L’approvazione della Carta delle Autonomie locali alla Camera dei Deputati è un passo in avanti verso la riforma e la ridefinizione del sistema istituzionale del Paese”.
E’ il commento del Presidente dell’Upi, Giuseppe Castiglione che sottolinea quanto “nella Carta delle Autonomie sono stati stabiliti alcuni punti fermi, come l’individuazione delle funzioni fondamentali, che sanciscono per le Province il ruolo di governo di area vasta. Certo, ci sono ancora ampi margini di miglioramento, e noi ci auguriamo che il passaggio in Senato possa apportare alcune importanti modifiche che consentano la piena attuazione dell’articolo 118 della Costituzione, che assegna a Province e Comuni competenze amministrative esclusive.
Come Province chiederemo poi maggiore determinazione nell’attuazione della semplificazione dei livelli di governo, attraverso l’eliminazione di tutti gli enti inutili non previsti dalla Costituzione, che sono fonte di spreco di risorse e che producono quell’eccesso di burocrazia che i cittadini e le imprese ci chiedono di cancellare”.

Le Province in piazza contro la manovra.

«Così perde l’Italia» lo slogan mostrato nelle «divise» Tagli, Provincia e Comuni in piazza con maglie azzurre listate a lutto

PESARO – Hanno manifestato contro la manovra indossando maglie azzurre listate a lutto. «Perché con i tagli agli enti locali, previsti nel decreto del Governo, ci saranno meno asili, meno sicurezza, più buche nelle strade, più biblioteche e teatri chiusi, più anziani soli. E così perde l’Italia». Le giunte delle amministrazioni del territorio sono scese in piazza, o meglio in «campo», con il numero «140» stampato sul retro della «divisa» azzurra. Sono i milioni di euro che, per effetto dei tagli, verranno a mancare alla Provincia e ai Comuni da qui al 2012. A capitanare la «Nazionale» degli amministratori Matteo Ricci, che ha lanciato l’iniziativa bipartisan, concertata in conferenza delle autonomie. «Abbiamo voluto creare una scenografia “calcistica” – ha spiegato il presidente della Provincia -, sfruttando il rimando ai Mondiali, per veicolare in modo ancora più immediato un concetto: se sarà approvato il decreto senza modifiche, i tagli non saranno diretti agli enti locali ma ricadranno direttamente sulle persone…». Poi ha aggiunto: «Bisogna cambiare linguaggio: i tagli non sono agli enti locali, ma alle persone e alle famiglie. Gli sprechi vanno combattuti, ma parliamo di qualche migliaia di euro. La manovra incide, invece, sui nostri servizi essenziali. E le conseguenze sono per le fasce medio-basse. Se chiuderanno gli asili, il problema non si porrà solo per chi potrà permettersi strutture private o babysitter…». Non solo: «Si rischia di svuotare la democrazia. La manifestazione di oggi non è la fine, ma solo l’inizio. Entro luglio la manovra, che allo stato attuale è il contrario del federalismo fiscale, dovrà essere approvata. E vogliamo fare di tutto per modificarla…». Sugli amministratori del Pdl assenti: «I tagli non hanno colore: saremmo scesi in piazza anche con un Governo di centrosinistra. Spiace che il Pdl provinciale si sia spaccato sul tema. Ci sono 6 amministrazioni (Apecchio, Auditore, Barchi, Borgo Pace, Cartoceto e Sassofeltrio) che hanno sottoscritto la nostra piattaforma di programma, concertata insieme in conferenza delle autonomie. Formigoni e Alemanno, in primis, hanno manifestato: vuol dire che ai Comuni assenti oggi la manovra sta bene così: è un loro problema…». Sulla stessa lunghezza d’onda anche il sindaco di Pesaro Luca Ceriscioli. «E’ una manifestazione istituzionale, non contro il Governo. Il peso della manovra è eccessivo e sono a rischio servizi essenziali per la popolazione. Vogliamo difendere il nostro modello, basato sulla qualità: se il Governo vuole, può ascoltare la nostra voce. Siamo istituzioni al pari dello Stato…». Sul palco anche il sindaco di Borgo Pace Romina Pierantoni, a capo di una lista civica in Comune: «Anche le piccole amministrazioni subiranno gravi conseguenze dal decreto. Perché riusciamo a garantire i servizi solo grazie all’aiuto di Regione e Provincia, ma ci pioveranno addosso i tagli indiretti dei trasferimenti. Rischiamo di morire e rivendichiamo dignità…». In piazza, tra gli altri, consiglieri provinciali e comunali, associazioni di categoria, sindacati e cittadini. Poi il corteo si è trasferito nel Palazzo del governo, per la consegna al prefetto Alessio Giuffrida del documento unitario sottoscritto dalla Provincia e da 49 Comuni del territorio. Con incluse le richieste al Governo: «Modifica profonda del contenuto del decreto legge; riduzione significativa della manovra, posta a carico di Regioni, Province e Comuni; revisione delle regole del Patto di stabilità, per favorire il mantenimento dei servizi pubblici e il sostegno della spesa per gli investimenti…».

La presidente Casagrande partecipa alla manifestazione di Roma contro la modalità dei tagli previsti dalla manovra finanziaria.

La presidente dell’Upi Marche Patrizia Casagrande ha partecipato oggi alla manifestazione organizzata dall’Upi e dall’Anci a Roma contro la pesante ricaduta dei tagli della manovra finanziaria sulle Province e sui Comuni. “Non siamo qui per protestare contro l’entità della manovra né contro il governo – afferma la presidente Casagrande, – ma sulla modalità dei tagli. Di fatto 16 dei 24 mld di euro della manovra riguardano proprio i tagli alle spese e di questi ben più del 90% (14.8 mld) ricade sugli enti locali, come se solo questi fossero i responsabili di tutti gli sprechi. Al contrario, le Province sono tra quegli enti virtuosi disposti a fare sacrifici e ad ottimizzare le spese per contrastare gli effetti negativi della crisi sui territori. Tagli così elevati sono inaccettabili se rivolti in un’unica direzione perché – prosegue, – mettono a repentaglio l’attività di enti che garantiscono la sicurezza stradale e degli edifici scolastici, che evitano gravi rischi di disgregazione sociale e di dissesti idrogeologici in un momento di evidenti mutamenti climatici”. Dopo appena qualche minuto dall’inizio della manifestazione, giunge la notizia di un incontro con il Ministro Giulio Tremonti. E, mentre la protesta in piazza Navona prosegue con una folla di presidenti di Provincia e di sindaci provenienti da tutta Italia, i responsabili Upi e Anci nazionali incontrano il Ministro. “Un incontro – riferisce la presidente Casagrande, – che sembra portare un risultato modesto. La manovra rimane invariata, mentre le Province hanno l’unica facoltà di gestire i pesanti tagli (che rimangono intatti) come preferiscono nell’arco di tre anni”.

Cerca