Categoria: Istituzioni e Riforme

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Abolizione delle Province: Melilli risponde

“Leggo dalla stampa gli interventi del sindaco di Roma, Gianni Alemanno, e del presidente del Senato, Renato Schifani, al congresso del Pdl nei quali si dichiarano a favore dell’abolizione delle Province.
Attendiamo tutti che vengano a dircelo nei comizi elettorali quando sosterranno i loro candidati alle prossime elezioni provinciali.
Trasferire i poteri delle Province alle Regioni vuol dire indebolire il tessuto economico e sociale del territorio in modo irreversibile.
Mentre esponenti del Pdl discutono di tale tema, il 2 aprile con il presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo, firmeremo l’atto di trasferimento delle deleghe urbanistiche dalla Regione alla Provincia di Rieti.
Saranno i cittadini a giudicare chi lavora a favore del territorio e chi invece continua ad indebolirlo”.

E’ quanto dichiara il presidente della Provincia di Rieti e dell’Upi, Fabio Melilli

 

Le Province rispondono al Ministro Brunetta

“Dalle dichiarazioni rilasciate al TgCom dal ministro della Pubblica amministrazione sulle province sembrerebbe che per l’onorevole Brunetta la Costituzione non abbia alcun valore”.
Lo dichiara a nome delle Province italiane il Presidente dell’Upi, Fabio Melilli, dopo avere appreso dell’intervista rilasciata dal ministro della Pubblica Amministrazione e Innovazione al TgCom, nel quale l’On. Brunetta parla di una proposta di abolizione delle Province da realizzare nel Codice delle Autonomie locali.
“Se il Governo, con i suoi Ministri, vogliono abolire le Province – aggiunge Melilli – lo facciamo, assumendosene a pieno la responsabilità, utilizzando gli strumenti normativi previsti dalla nostra Costituzione. Fino ad oggi, nella elaborazione della carta delle autonomie predisposta dal ministero dell’Interno, abbiamo lavorato su testi che invece ne caratterizzano il ruolo, evitando le sovrapposizioni con gli altri enti locali”.
Una posizione confermata dal Parlamento, negli ordini del giorno approvati da maggioranza ed opposizione la scorsa settimana nella votazione sul federalismo fiscale, in cui si parla di semplificazione amministrativa e definizione delle funzioni di ciascun livello con il conseguente rafforzamento delle Province.
Il Ministro Brunetta, inoltre – conclude il Presidente Melilli – dimostra di non conoscere affatto la realtà italiana. Basterebbe che parlasse con qualche Sindaco per rendersi conto che la proposta di fare governare il territorio provinciale dal sindaco del comune capoluogo non è minimante praticabile e metterebbe in grandi difficoltà gli oltre 8000 Comuni italiani”.

 

Province: i Consigli sono garanzia di autonomia

“Occorre rafforzare il carattere democratico e pluralista della Costituzione repubblicana, attribuendo ai Comuni, alle Province e alle Città metropolitane la gran parte delle funzioni amministrative, in base ai principi di sussidiarietà, differenziazione e adeguatezza”. E’ la richiesta contenuta in un Ordine del Giorno approvato all’unanimità dall’Assemblea dei Presidenti del Consiglio delle Province, nel quale si ribadisce la necessità di dare attuazione alle riforme previste dal titolo V della Costituzione.
“Il processo di riordino e di semplificazione dell’amministrazione – si legge ancora nell’Ordine del Giorno – non deve portare ad una riduzione della democrazia e occorre invece ribadire e rilanciare la centralità delle assemblee elettive come luogo di rappresentanza degli interessi generali a garanzia dell’autonomia politica ed istituzionale delle Province”.
“Il sistema elettorale delle Province – sottolinea il Coordinatore dei Presidenti di Consiglio, Mauro Boscolo, Presidente del Consiglio di Venezia – deve necessariamente prevedere l’elezione diretta del Presidente di Provincia e dei Consigli provinciali, perché così si salvaguarda il principio di rappresentanza democratica del territorio provinciale”.
Quanto alle riforme, i Presidenti dei Consigli delle Province chiedono di “ridefinire con chiarezza le competenze di ogni livello di governo previsto dalla Costituzione, in modo che ogni istituzione eserciti il ruolo e i compiti propri assegnati, evitando inutili e dispendiose sovrapposizioni, riconducendo in capo alle Province quelle funzioni di area vasta “indispensabili” per il governo del territorio”.
L’ultimo appello è rivolto al Parlamento, perché approvi “un complesso di provvedimenti di attuazione del nuovo titolo V, parte II, della Costituzione: la delega sul federalismo fiscale, i provvedimenti che compongono la Carta delle autonomie, la legge di riforma della polizia locale e di coordinamento delle politiche di sicurezza”.

In allegato, l’ordine del giorno approvato 

Documenti allegati:

Election day: l’ordine del giorno della Provincia di Ravenna

Il consiglio provinciale ha approvato a maggioranza un ordine del giorno presentato dal consigliere Rositano Tarlazzi (Pd) sull’Election Day “un atto di responsabilità e un risparmio per il Paese”.

Hanno espresso voto contrario i gruppi AN-PdL e FI-PdL.

Di seguito, si riporta il testo integrale dell’o.d.g.:

“Il consiglio provinciale preso atto che in una situazione economica difficile per le amministrazioni locali e per il Paese, il Governo non abbia alcuna intenzione di istituire l’Election Day.

I 460 milioni di euro risparmiati (circa 200 milioni di spese dirette per lo Stato e circa 260 milioni di spese per i Comuni) consentirebbero, ad esempio, di raddoppiare la platea dei beneficiari della social card così cara al Presidente del Consiglio, di assegnare un bonus a migliaia di famiglie in particolari condizioni di disagio, e ancora di finanziare, con un contributo di 500 euro al mese circa, 35-40 mila precari che hanno perso il posto di lavoro, o ancora di rafforzare la sicurezza sulle strade, di fare il pieno a centinaia di auto della Polizia di Stato che restano ferme perché non si riesce neppure a garantirne la manutenzione, ma anche ad assumere 5mila agenti di polizia, una risposta seria e concreta ai bisogni di sicurezza dei cittadini e delle nostre città.

Il vero motivo della mancata convocazione dell’Election Day è che il Governo teme sempre di più i quesiti referendari, vuole mettere al riparo la tenuta della propria maggioranza e allora escogita ogni sistema per non far raggiungere il quorum.

Il consiglio provinciale chiede a tutte le amministrazioni locali, ANCI, UPI, a tutte le forze politiche, sociali, economiche e democratiche del paese, di sostenere a gran voce lo svolgimento elettorale in una unica giornata, un atto di grande responsabilità per il Paese, un segnale forte che rafforzerebbe la fiducia nelle istituzioni e nello Stato, affinché non prevalgano, anche in questo caso, gli interessi di parte su quelli generali del paese e dei cittadini.”

Giovanna Maria Benelli, FI-PdL, e Marta Farolfi, AN-PdL, hanno motivato il voto contrario dei rispettivi gruppi definendo “strumentale ed elettoralistico l’ordine del giorno”.
Matteo Raspanti, Rc, e Tiziana Bandoli, Pd, hanno invece preannunciato il proprio voto favorevole.

 

Il Presidente Melilli risponde ai deputati Ria e Moffa

Mi pare che nel momento in  cui si affrontano i temi della riforma del sistema amministrativo del Paese, qualche parlamentare abbia scelto di esercitarsi in acrobazie fantasiose. Ma è davvero assurda l’idea che due deputati ex presidenti di Provincia hanno architettato, inventando un sistema elettorale in cui i cittadini sono chiamati a votare direttamente un solo candidato, il Presidente della Provincia, che poi da solo sceglierà per governare due vicepresidenti, uno di maggioranza e uno di opposizione. E’ come se si chiedesse a Franceschini o Casini di fare i Vicepremier di Berlusconi. Si può essere anche presidenzialisti, ma da qui ad impedire ai cittadini di scegliersi la propria rappresentanza democratica nei Consigli è davvero troppo.
Penso che il Parlamento, invece, in questa stagione di riforme debba dare un contributo alla semplificazione del sistema, istituendo le Città metropolitane: basterebbe una legge di poche righe che nelle grandi città italiane individui i comuni che ne dovranno fare parte. Questo sì, darebbe luogo a grandi risparmi e consentirebbe di modernizzare il Paese.

 

Mobilitazione 30 gennaio 09

In occasione dei Consigli provinciali straordinari aperti convocatisi contemporaneamente il giorno 30 gennaio p.v. su decisione del Vs. Direttivo Nazionale, mi pregio portare il mio saluto, ben consapevole  del ruolo e dell’importanza che la nostra Costituzione assegna alle Province nello svolgimento delle funzioni di governo del territorio, dell’ambiente e delle infrastrutture, di sviluppo economico, sociale e delle attività produttive, di pianificazione territoriale.

Mi preme evidenziare il nostro impegno per giungere in tempi brevi alla semplificazione e la razionalizzazione delle funzioni di ogni livello di governo previsto dalla Costituzione. Lo abbiamo fatto con l’approvazione in Senato del disegno di legge delega sul federalismo fiscale e lo stiamo facendo con la presentazione in Consiglio dei Ministri dei nuovo disegni di legge sul Codice Autonomie, laddove abbiamo riaffermato il ruolo istituzionale delle Province, sia nel testo ordinamentale, sia nel testo sulle funzioni fondamentali.

Vi auguro buon lavoro, contando sulla Vostra forza propositiva e innovativa.

                                                      

Mobilitazione 30 gennaio 09

in allegato, la dichiarazione del Presidente dell’Anci Leonardo Domenici a sostegno della giornata nazionale dei Consigli provinciali

Documenti allegati:

Federalismo fiscale, Upi: primo passo importante

“Ieri al Senato è stato compiuto un primo, importante, passo in avanti verso la costruzione di un nuovo quadro istituzionale del Paese. Ora è indispensabile accompagnare la riforma del federalismo fiscale con la riforma istituzionale, procedendo spediti con la definizione della Carta delle Autonomie locali”.
E’ il commento del Presidente dell’Upi, Fabio Melilli, dopo l’approvazione avvenuta ieri in Senato della riforma del federalismo fiscale.
“Il federalismo fiscale – ha detto Melilli – è una grande occasione per il Paese di snellire e semplificare il sistema tributario, legando le risorse alle responsabilità di chi governa e amministra i territori. Un risultato che è stato possibile raggiungere grazie al metodo che il Ministro Calderoli ha deciso di seguire nella faticosa definizione dei testi: questa volta, infatti, si è scelta la via del confronto, del dialogo, non solo tra partiti ma anche e soprattutto con le istituzioni locali. E’ anche grazie al fatto che il testo è stato costruito con l’apporto delle associazioni delle Regioni, delle Province e dei Comuni, se ieri anche l’opposizione ha scelto, dando prova di grande responsabilità, di astenersi nel voto”.
“Ci auguriamo che il Ministro Maroni possa al più presto completare questo quadro di riforme, definendo con la Carta delle Autonomie le funzioni e il nuovo assetto amministrativo di Province, Comuni e Città metropolitane, evitando così sovrapposizioni tra livelli di governo con l’obiettivo di snellire la Pubblica amministrazione e creare un più fecondo rapporto tra istituzioni, cittadini e imprese”.

Provincia di Milano Città metropolitana, Il Presidente Penati

“Basta rinvii e percorsi alternativi. L’iter è maturo e ci sono oggi le condizioni per dare piena attuazione alla Città metropolitana laddove è prevista dalla Costituzione.

Così interviene il presidente della Provincia di Milano e vicepresidente vicario dell’Unione Province italiane Filippo Penati sul tema delle città metropolitane.

“Non servono norme transitorie che complicherebbero il percorso istitutivo del nuovo ente. Al contrario ritengo che l’ente Città metropolitana debba essere ben definito da subito, senza dover fare passaggi intermedi. Si abbia il coraggio di dare piena attuazione alle città metropolitane, con un percorso chiaro e condiviso. Solo così si risponde alla richiesta di efficienza dei cittadini e dei territori di quelle aree”.

 

CITTA’ METROPOLITANE: L’UPI AL PARLAMENTO

Il Presidente dell’Upi, Fabio Melilli, insieme ai Presidenti delle Province metropolitane, rivolge al Parlamento l’appello ad affrontare il tema delle Città metropolitane definendo norme che portino davvero alla istituzione di un ente nuovo, diverso da Comuni e Province, così come previsto dalla Costituzione.

“Per fare questo – sottolinea il Presidente Melilli – non servono norme transitorie, tanto più se queste disegnano le Città metropolitane come mere associazioni di Comuni.

Anche perché se le Città metropolitane si riducessero a questo, non ci sarebbe nemmeno bisogno di produrre alcuna nuova norma, visto che la possibilità di definire enti costituiti da Associazioni di Comuni è già prevista dalla legislazione italiana”.

DL Anticrisi: le Province ai Ministri

Il Decreto Anticrisi approvato dalla Camera dei Deputati contiene alcune norme che per le Province sono inaccettabili. 
E’ quanto scrive il Presidente dell’Upi Fabio Melilli in una lettera inviata oggi ai Ministri Tremonti, Maroni e Calderoli e al Sottosegretario Letta, chiedendo al Governo di “intervenire per rettificare questi errori ed evitare le gravi ripercussioni economiche che altrimenti si verificheranno nei bilanci delle Province”.
Nella lettera il Presidente dell’Upi fa riferimento in particolare all’articolo 2-ter del Decreto, che consente ai soli Comuni la possibilità di utilizzare le risorse giacenti nelle casse degli enti e spendibili nell’immediato per investimenti programmati e avviati, escludendole dal saldo utile 2009.
“Desidero ricordare – prosegue Melilli – che questa richiesta è stata avanzata dall’Upi da mesi, sia in sede tecnica che in sede politica,  ma ci è sempre stato risposto che questa strada era impraticabile, perché necessitava di copertura finanziaria. Se dunque ora la copertura finanziaria è stata individuata, desta molto stupore verificare che tale opzione è stata definita per i soli Comuni e non anche per le Province, così come ci si sarebbe aspettati, poiché, ricordo, anche le Province concorrono al risanamento della finanza pubblica attraverso il patto di stabilità interno e sottostanno alle medesime regole contabili dei Comuni”.
“Inoltre – aggiunge il Presidente dell’Upi Melilli – il Decreto approvato riduce l’Imposta Provinciale di Trascrizione, unica imposta propria delle Province,  intervenendo in maniera unilaterale su risorse proprie degli enti locali, senza che su ciò ci sia stato il benché minimo confronto con le Province.  Ciò è tanto più grave se si considera che tutto il settore automobilistico, che risente come altri ambiti, della grave crisi economica, registra una forte flessione e con esso anche le entrate provinciali collegate, ovvero IPT ed RcAuto: per fare un esempio in Piemonte e Liguria le immatricolazioni nel 2008 sono calate del 16%, e nel solo Piemonte le Province registreranno un calo delle entrate pari a circa 40 milioni  di euro”.

Roma, 19 gennaio 2009

In allegato la lettera del Presidente dell’Upi inviata ai Ministri

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