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Strade: un emendamento UPI nel DL infrastrutture per il ripristino dei fondi 2025-26

Ripristinare, attraverso un emendamento al decreto Legge Infrastrutture, i 350 milioni di euro di risorse per il 2025 e il 2026 tagliate ai programmi di investimento per la messa in sicurezza delle strade provinciali dal decreto milleproroghe. Questa la richiesta avanzata dal Presidente di UPI Pasquale Gandolfi nel corso dell’ audizione alle Commissioni Ambiente e Trasporti della Camera dei Deputati.

“Poiché in queste settimane si sono levate voci che hanno in qualche modo
giustificato la scelta del taglio con una presunta incapacità di spesa delle Province, – ha detto Gandolfi ai deputati- come UPI
abbiamo voluto realizzare un monitoraggio tra le Province sullo stato di utilizzo dei fondi assegnati dal 2018 al 2024 per interventi di messa in sicurezza di strade, ponti, viadotti e gallerie. Su un campione di 70 Province sulle 76 totali – ha spiegato Gandolfi – risulta che il 93% delle risorse assegnate alle Province è stato impegnato; l’83,5% dell’impegnato è stato già speso; il 78,8% dello speso è stato rendicontato.
Questi risultati – ha poi sottolineato- trovano piena conferma nei dati sugli investimenti delle Province rilevati dalla banda dati SIOPE del MEF, secondo cui la spesa in conto capitale delle Province dal 2021 al 2024 è raddoppiata, passando da 1,1
miliardo nel 2021 a 2,3 miliardi nel 2024.
D’altronde – ha aggiunto- la banca dati ANAC conferma che gli appalti di lavori pubblici gestiti dalle Province sono passati da 1,7 miliardi di euro del 2021 a 4 miliardi di euro del 2024, con un aumento del 135%.
Questo a dimostrazione che le Province, quando hanno a disposizione risorse tali da
permettere una programmazione pluriennale degli investimenti, si confermano estremamente efficienti nel tradurre i fondi in opere pubbliche.
È a partire da queste considerazioni – ha detto il Presidente di UPI – che chiediamo a Governo e Parlamento di prevedere, nella conversione del infrastrutture un emendamento che cancelli il taglio previsto dal decreto milleproroghe per il 2025 e il 2026 ripristinando le risorse a favore delle Province e delle Città metropolitane e assegnandole a ciascuna sulla base del riparto che era stato stabilito, così da permettere la ripresa dei programmi di investimento non appena il decreto sarà convertito “

Convegno 24 Giugno 2025. L’AI nella pubblica amministrazione locale – Disponibili le presentazioni dei relatori

Il 24 giugno 2025 si è tenuto a Roma, presso Palazzo Valentini, il convegno nazionale “L’Intelligenza Artificiale nella PA Locale – Prime applicazioni, vincoli e prospettive”, promosso da AI4PA in collaborazione con UPI – Unione Province Italiane e ALI – Autonomie Locali Italiane, con il patrocinio della Città Metropolitana di Roma Capitale.

L’iniziativa ha riunito esperti, amministratori pubblici e rappresentanti istituzionali per fare il punto sull’utilizzo dell’AI nella Pubblica Amministrazione, in particolare quella locale, valutandone problematicità e prospettive anche alla luce del percorso di applicazione dell’AI Act europeo e delle Linee Guida AGID, tenendo anche conto degli aspetti di cybersecurity.

Di seguito potete scaricare le presentazioni mostrate durante il convegno

IL MODELLO UPI PER UNA LEGGE REGIONALE DI RIORDINO DELLE FUNZIONI DELLE PROVINCE

Leggi e scarica il modello UPI per la definizione di una Legge Regionale di riordino delle leggi attuative della L.56/15 sulle Province.

Le Province per i territori, equità e sostenibilità

 Il ruolo che le Province potranno avere nella programmazione strategica e operativa a supporto dei territori e delle risposte alle loro esigenze, soprattutto nella complessa ma necessaria conciliazione tra benessere e sostenibilità: è il focus del convegno “Le Province per i territori – Benessere, equità e sostenibilità”, organizzato dalla Provincia di Piacenza con UPI Nazionale e UPI Emilia-Romagna e ospitato questa mattina dalla sala consiliare dell’ente di Corso Garibaldi.

La presidente della Provincia di Piacenza, Monica Patelli, ha introdotto i lavori con i saluti istituzionali e ha osservato che l’incontro è stato organizzato da un lato per illustrare i risultati relativi al BES delle province (progetto – al quale la Provincia di Piacenza partecipa sin dal 2019 – che valuta il progresso di una società non soltanto dal punto di vista economico ma anche dal punto di vista sociale e ambientale), e dall’altro lato per discutere con autorevoli interlocutori il ruolo delle Province, in specifico con riferimento ai temi del benessere e della sostenibilità dei territori.  

Per il presidente della Regione Emilia-Romagna, Michele de Pascale, “Leggere statisticamente e analizzare i dati come si fa con studi come il Bes delle Province offre l’opportunità di cambiare i numeri in meglio a vantaggio dei cittadini, ma bisogna dare anche alle Province l’effettiva possibilità di incidere in questo senso. Per questo occorre che facciano la propria parte sia lo Stato (Governo e Parlamento), che deve intervenire con un riordino o una revisione organica della normativa, sia le Regioni: noi, come Regione Emilia-Romagna insieme a Upi e Anci regionali, stiamo lavorando alla revisione della legge regionale che regolamenta il rapporto tra Regione e enti locali. Attraverso questo percorso intendiamo restituire funzioni e ruolo alle Province”.

La sindaca di Piacenza, Katia Tarasconi, ha evidenziato l’importanza per le amministrazioni locali del lavoro svolto dagli uffici statistici: “I numeri possono essere ‘tirati’ a seconda delle diverse posizioni, ma se analizzati con responsabilità e professionalità sono strumenti molto utili per capire in che direzione si sta andando e per individuare cosa si può fare per migliorarli”.

Il direttore generale della Provincia, Vittorio Silva, ha ripercorso il mutare del concetto di PIL (da Robert Kennedy alla cosiddetta Commissione “Stiglitz-Sen-Fitoussi”) e ricordato gli indicatori che gli sono stati via via affiancati per affinare la definizione di benessere di una comunità, percorso in cui si inserisce anche il lavoro che porta anche alla redazione del BES: “Le Province sono Enti che soffrono per gli effetti della legge Delrio, la quale – lo dicono i numeri – non ha portato risparmi ma incrementi di costi e non ha prodotto economie ed efficienze ma disfunzioni ed inefficienze. Occorre pertanto una revisione del quadro normativo, sia a livello statale sia a livello regionale, per ridare piena forza alle Province intese come capitale territoriale”.

I dati del BES relativi al Piacentino sono stati illustrati da Antonio Colnaghi dell’Ufficio Statistica della Provincia di Piacenza: in estrema sintesi, nel 2024 il posizionamento del nostro territorio (il documento completo è in allegato) è risultato soddisfacente soprattutto nelle dimensioni Sicurezza, Politica/Istituzioni e Relazioni sociali, mentre le aree di miglioramento sono legate ad Ambiente, Istruzione/Formazione e Ricerca/Innovazione.

A seguire si è poi aperta la tavola rotonda dal titolo “Il ruolo delle Province oggi e domani” moderata da Gian Luca Rocco, direttore di Libertà.

Pasquale Gandolfi, presidente Unione Province d’Italia, ha rilevato che “Senza immaginare un puro e semplice ritorno al passato, è necessaria una norma – attraverso una legge specifica o una modifica del TUEL – per ridare dignità e centralità al ruolo delle Province. Alle Regioni lanciamo una proposta: apriamo sui territori tavoli tra Regioni, Upi e Anci e cominciamo a rivedere le leggi regionali che dieci anni fa hanno dovuto dare attuazione alla Legge 56/14. Ci sono funzioni che sono di livello provinciale perché solo a quel livello possono offrire servizi efficienti e risposte efficaci ai territori e ai cittadini”.

Il presidente regionale UPI Giorgio Zanni ha osservato che “Dalla legge Delrio sono trascorsi dieci anni, che hanno lasciato incompiuto il cammino di riordino istituzionale: un vulnus politico da sanare. Se le Province continuano a funzionare bene, è nonostante la riforma e grazie alla dedizione e al buon lavoro degli amministratori, delle persone: Stato, Regioni, Province e Anci dovranno lavorare insieme anche per rivedere i contratti dei dipendenti della P.A. in modo da superare le difficoltà di oggi nel reclutamento di nuovi collaboratori”.

Claudia Ferrari, in veste di coordinatrice Anci piccoli Comuni Emilia-Romagna, ha sottolineato le diverse esigenze delle realtà più piccole: “Nel personale della Provincia i piccoli Comuni hanno un riferimento professionale ma anche umano: lo svuotamento delle Province avvenuto con la Delrio ha avuto conseguenze negative che stiamo pagando anche in termini di riduzione del numeri di giovani che si avvicinano alla politica e all’attività amministrativa, perché ci si trova ad avere una percezione di sempre maggiore lontananza delle realtà istituzionale”.

Per Tommaso Bonetti, professore ordinario di Diritto Amministrativo UNIBO, la legge Delrio – anche considerandola nel contesto in cui era nata – non ha funzionato “Per un tema di dignità Costituzionale, e penso all’articolo 114, ma anche per una serie di interessi pubblici di rilievo provinciale – dai quali non si può prescindere – che solo l’Ente Provincia può soddisfare: ecco perché, senza voler tornare indietro ma al contrario guardando in prospettiva, non si può eludere il problb ema di restituire alle Province certe specifiche funzioni: dalla pianificazione strategica provinciale alla gestione integrata della difesa del suolo, dalla polizia locale alla valorizzazione dei sistemi turistici, eccetera”.

L’intervento conclusivo è stato del Ministro per gli Affari europei, il PNRR e le Politiche di coesione Tommaso Foti, che ha tracciato un quadro del contesto attuale (anche in relazione ai paletti del PNRR), delle complesse dinamiche – soprattutto in termini di dialettica sulle competenze – tra i vari livelli istituzionali e dei nodi della limitata attrattività dei contratti della P.A., che rende difficile reperimento e sostituzione del personale: “La storia delle Province è legata alla storia d’Italia, e non a caso le Province hanno sempre svolto un ruolo fondamentale per quanto riguarda soprattutto la vicinanza agli amministratori locali e ai territori. La riforma Delrio era nata in un momento in cui si pensava che le Province dovessero essere cancellate, ma con le Province pienamente presenti nella Costituzione siamo di fronte ad una scelta di campo: occorre ripensare quella riforma per ridare alla Province competenze e risorse per far fronte alle sfide del futuro in termini strutturali e infrastrutturali”.

DFP, UPI “Assente una strategia di investimenti sui territori”

“È evidente che il clima di grande incertezza che tutto il mondo sta attraversando rende estremamente aleatorie le previsioni economiche, ma non possiamo non evidenziare che questo Documento di finanza pubblica segue una legge di Bilancio nella quale è stata evidente la scelta di fermare la programmazione degli investimenti sui territori dal 2026 in poi. La decisione di tagliare di 1,7 miliardi i fondi per la manutenzione straordinaria delle strade provinciali e di non prevedere risorse sull’edilizia scolastica, arrestando la grande opera di messa in sicurezza del patrimonio pubblico avviata con il PNRR, si ripercuote, necessariamente, sullo sviluppo locale.

Se questo DFP è privo di visione, come da più parti sottolineato, non è solo per la contingenza: le decisioni di bilancio del Paese trascurano già dalle ultime manovre economiche il potenziale di capacità di utilizzo delle risorse degli enti locali, Comuni, Province e Città metropolitane”.

Lo ha detto il rappresentante di UPI, Enzo Lattuca, Presidente della Provincia di Forlì Cesena, intervenendo in audizione alle Commissioni Bilancio di Senato e Camera sul Documento di Finanza Pubblica 2025.

“Il volano del PNRR – ha detto Lattuca – terminerà nel 2026, lasciando, tra l’altro, non poche difficoltà ai bilanci delle Province e degli altri enti locali, perché le ripercussioni della crisi globale, con i conseguenti aumenti di prezzi per materie prime ed elettricità, si sono fatti sentire in maniera pesante nel percorso di attuazione delle opere. Le Province, pur di rispettare gli impegni e portare a termine gli investimenti e le opere,  hanno dovuto aggiungere una mole rilevante di risorse proprie a quelle assegnate dal PNRR: secondo le stime dell’ultimo monitoraggio effettuato da UPI nella prima settimana di aprile 2025, sugli oltre 1.700 progetti PNRR assegnati alle 86 Province, in maggior parte riferite a investimenti per l’edilizia scolastica delle scuole secondarie superiori, il totale degli extracosti ammonta ad almeno 150 milioni di euro. Considerato che, anche per l’assenza di misure adeguate in Legge di Bilancio, lo squilibrio delle Province è arrivato a – 928 milioni di euro, è evidente la grave difficoltà finanziaria degli enti.

Sono questioni – ha concluso il rappresentante UPI – che sottoponiamo a Governo e Parlamento e su cui chiediamo di avviare una stagione di confronto, per ripensare una strategia che punti sulle capacità dei territori  di promuovere uno sviluppo equo e strutturato”.

DL PNRR, Province “Impegnato oltre l’80% delle risorse.Raggiungeremo nei tempi i target assegnati”

“Le Province hanno impegnato già oltre l’80% delle risorse assegnate; 1.326 delle 1.650 opere di edilizia scolastica delle scuole superiori sono state completate o sono in via di completamento. Questo vuol dire che, nonostante tutte le difficoltà che abbiamo dovuto affrontare, a partire dall’aumento spropositato dei costi di materie prime ed energia e la carenza di personale, le Province riusciranno a raggiungere i target loro assegnati. A fronte di questi risultati, chiediamo a Governo e Parlamento di rimuovere gli ostacoli che ancora rallentano la spesa per accelerare ulteriormente il processo di attuazione del PNRR”.

Lo ha detto il delegato UPI per l’istruzione e l’edilizia scolastica, Emanuele Ramella Pralungo Presidente della Provincia di Biella, intervenendo in audizione alla Commissione Cultura e Istruzione del Senato sul decreto-legge PNRR.

Ramella ha poi evidenziato le richieste prioritarie delle Province: “Per riuscire a realizzare questi risultati e non perdere la sfida del Piano – ha detto ai Senatori – le Province sono state costrette ad utilizzare risorse proprie per le spese non coperte dalle risorse assegnate, a partire dall’aumento dei prezzi delle materie prime e dell’elettricità.

L’ammontare totale per le 86 Province è di oltre 150 milioni. Noi chiediamo che in questo decreto si trovi la soluzione per assicurare alle Province la copertura di questi extracosti rendicontabili per i progetti completati, in collaudo o in esecuzione.

Inoltre, chiediamo che siano introdotte tutte quelle misure che possono favorire l’accelerazione della spesa, a partire dall’utilizzo senza autorizzazione delle economie di gara per le varianti in corso d’opera, nel rispetto del Codice dei Contratti.

Su queste criticità – ha concluso Ramella – chiediamo la massima attenzione del Parlamento”.

Di seguito, il documento UPI con gli emendamenti, consegnati alla Commissione.

PNRR, scuole: le Province incontrano il Ministro Foti

Quasi 400 progetti conclusi e più di 700 in stato avanzato di esecuzione, con una spesa che supera 1 miliardo e 800 milioni totali. È il quadro emerso da un primo monitoraggio effettuato dall’UPI con le strutture PNRR delle Province relativo alla situazione dei progetti per le scuole secondarie superiori, presentato oggi dal Presidente di UPI Pasquale Gandolfi, Presidente della Provincia di Bergamo, insieme al Presidente della Provincia di Biella Emanuele Ramella, al Ministro per il PNRR Tommaso Foti, nel corso di una riunione convocata dallo stesso Ministro a seguito della Cabina di regia della scorsa settimana.

“Le Province – ha detto il Presidente – stanno procedendo spedite nella messa a terra delle opere per rispettare la tempistica del Piano ed assicurare alle studentesse e agli studenti delle scuole superiori edifici moderni, accoglienti, efficienti. C’è però un problema di procedure che continua a rallentare la rendicontazione della spesa. Su questo abbiamo bisogno di stringere ancora di più il confronto tra Governo e Province, per trovare soluzioni rapide ai problemi che si presentano”.

Sono diverse le questioni sollevate dalle strutture PNRR delle Province, sia di tipo procedurale – lentezze nelle approvazioni delle varianti delle opere o mancate risposte legate alle richieste di saldo dei rendiconti – che difficoltà dovute all’aumento spropositato dei prezzi che ha inciso fortemente sui costi dei singoli cantieri: quasi 150 milioni in più che le Province hanno dovuto coprire con fondi propri e che ora mettono in crisi i bilanci.

“Abbiamo apprezzato la disponibilità all’ascolto del Ministro Foti – sottolinea il Presidente Gandolfi – tanto che ci siamo lasciati prevedendo una serie di ulteriori approfondimenti, con l’obiettivo anche di aprire dei tavoli regionali sulle Province in cui andare a risolvere anche i casi più specifici. Al Ministro abbiamo presentato una serie di proposte, su temi come lo sblocco delle varianti o l’utilizzo dei ribassi d’asta, che potrebbero trovare spazio nel decreto legge PNRR”.

Infiltrazioni negli appalti: le Province in audizione dalla Commissione Antimafia

“Il nuovo codice dei contratti ha introdotto misure per scongiurare il pericolo delle infiltrazioni mafiose negli appalti pubblici che rispondono pienamente all’obiettivo. Occorre però rafforzare le stazioni appaltanti qualificate, a partire dalle 86 SUA provinciali che stanno garantendo performance di eccellenza,  perché è a partire dalla professionalità di queste strutture che nei fatti si garantisce trasparenza e prevenzione e si pratica la legalità”.

Lo ha detto il rappresentante di UPI, Gerardo Stefanelli, Presidente della Provincia di Latina, intervenendo oggi in audizione alla Commissione Antimafia nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulle “Infiltrazioni mafiose nelle istituzioni territoriali e negli enti locali” e su “Infiltrazione e condizionamento mafioso negli appalti e nei contratti pubblici”.

“Riguardo alle norme per lo scioglimento degli enti locali per infiltrazioni mafiose – ha detto il Presidente Stefanelli – chiediamo un intervento normativo, per assicurare certezza delle procedure e un contraddittorio preventivo tra il Ministero dell’Interno e le amministrazioni interessate, perché una misura così forte, che rompe il circuito di rappresentanza tra le comunità locali e gli organi di governo elettivi, non può prescindere da una collaborazione tra tutte le istituzioni”.

Stefanelli ha poi ricordato alcune iniziative delle Province per la prevenzione delle infiltrazioni mafiose negli appalti pubblici, a partire dai protocolli con la Guardia di Finanza per i controlli sugli investimenti del PNRR e del PNC agli accordi con le associazioni datoriali e sindacali per assicurare la regolarità delle ditte coinvolte negli appalti pubblici rispetto ai diritti dei lavoratori e alla sicurezza del lavoro.

“Ma la prevenzione delle attività criminali – ha aggiunto in conclusione il rappresentante UPI – passa anche dalla diffusione della cultura della legalità,  attività su cui le Province si stanno molto spendendo con iniziative rivolte agli studenti delle scuole superiori che vanno dalle campagne di comunicazione alle attività di formazione ed educazione”.

DL PA, Province “Ridurre il gap retributivo per fermare la fuga dei dipendenti”

“Da anni come UPI lanciamo l’allarme sul grave depauperamento degli organici, che ha portato il totale dei dipendenti delle Province dalle 35 mila unità nel 2014 alle quasi 16 mila attuali. Questo decreto non solo non interviene a risolvere il problema, ma anzi introduce un nuovo ostacolo ad aggravare la crisi di personale nelle Province e in generale negli enti locali, consentendo il superamento dei limiti ai trattamenti economici accessori solo per dirigenti e dipendenti ministeriali, con 190 milioni di risorse aggiuntive. È evidente che così non si fa che aumentare quel gap retributivo, già più che evidente, tra dipendenti della PA centrale e dipendenti della PA locale”.

Lo ha detto il Presidente di UPI Pasquale Gandolfi, intervenendo in audizione alla Camera dei Deputati sul Decreto-legge Disposizioni urgenti in materia di reclutamento e funzionalità delle pubbliche amministrazioni”.

“Per fermare la fuga dagli enti locali – ha detto Gandolfi – è necessario eliminare il tetto al salario accessorio per i dipendenti delle Province e degli enti locali, che causa una vera e propria discriminazione retributiva rispetto al resto del personale della PA. Ma occorre anche porre un limite, almeno triennale, alla possibilità dei neoassunti di fare ricorso alla mobilità, per evitare quel fenomeno che si verifica sempre più spesso di persone che utilizzano i concorsi delle Province per essere assunte nella PA e spostarsi poi nelle Regioni, in agenzie regionali, e nello Stato o in agenzie statali”.

“Per le Province – ha concluso il Presidente di UPI – resta poi l’urgenza di potenziare le strutture, attraverso assunzioni mirate di almeno 300 funzionari specializzati nella progettazione e realizzazione degli investimenti, nella gestione degli appalti anche a servizio dei Comuni. Ci auguriamo che il Parlamento colga queste proposte e che intervenga con modifiche mirate ad assicurare anche alle Province e agli enti locali le stesse opportunità che il decreto garantisce alla PA centrale”.

Stato di attuazione del federalismo fiscale: il documento UPI per la Commissione parlamentare

Pubblichiamo la nota UPI relativa all’audizione sullo stato di attuazione e le prospettive del federalismo fiscale del 5 marzo 2025, presso la Commissione parlamentare per l’attuazione del federalismo fiscale.

Bollettini UPI: “La verifica di anomalia dell’offerta”

Al via, con le Linee Guida su “La verifica di anomalia dell’offerta” il primo numero  della collana di Bollettini UPI,  pubblicazioni tecniche a cura degli esperti selezionati da UPI nei settori degli Appalti, delle Politiche europee, dell’Innovazione&Digitalizzazione nell’ambito di “Province&Comuni”, progetto strategico finanziato con le risorse del Programma Operativo Complementare al PON Governance e Capacità Istituzionale 2014-2020.

Roma Capitale: le Province in audizione alla Camera. Romoli“A Roma servono poteri e risorse, ma la riforma deve essere di sistema”

“La Città di Roma, in quanto Capitale d’Italia, ha bisogno di strumenti normativi che permettano all’amministrazione capitolina di disporre, nell’immediato, di poteri e risorse. Un risultato che si potrebbe ottenere se si desse finalmente attuazione al federalismo fiscale. Con interventi complessi su troppi articoli della Costituzione, c’è invece a nostro parere il rischio di non raggiungere l’obiettivo, soprattutto in questa fase della legislatura. È poi essenziale inserire le modifiche di Roma Capitale in un quadro armonioso di riforma, che tenga conto di tutto il sistema delle istituzioni locali, a partire dalle Province e dalle Città metropolitane. Non si può agire su singole istituzioni di governo locale, senza un disegno generale di riforma, altrimenti senza una strategia chiara si destabilizza il sistema di amministrazione locale, come è accaduto con le Province. Per questo non possiamo che ribadire alla Commissione Affari costituzionali l’urgenza di procedere alla revisione del TUEL e della Legge 56/ e, parallelamente, utilizzare tutti gli strumenti già esistenti per dare alla Città risorse e poteri straordinari da subito”.

È quanto ha detto il Presidente della Provincia di Viterbo e di UPI Lazio, Alessandro Romoli, intervenendo in Commissione Affari costituzionali alla Camera dei deputati sui disegni di legge costituzionali di riforma di Roma Capitale come delegato UPI.

“Bisogna anche considerare un altro aspetto – dichiara Romoli – ovvero l’equilibrio tra Roma capitale, la Città metropolitana e le Province del Lazio, tema che richiede una visione integrata per affrontare le sfide di crescita, sviluppo e servizi per i cittadini. Le Province e la Città metropolitana di Roma capitale, anche nella prospettiva della riforma costituzionale su Roma capitale, continueranno a svolgere funzioni importanti per gli enti locali e per le loro comunità territoriali. Un approccio equilibrato è essenziale per garantire che tutti i territori beneficino delle potenzialità di questa riforma.”

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