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CONFERENZA unificata 19 DICEMBRE 2013

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CONFERENZA unificata

19 DICEMBRE 2013

 

 

APPROVAZIONE DEI VERBALI DELLE SEDUTE DEL 21 NOVEMBRE E DEL 5 DICEMBRE 2013.

 

Punto 1) all’O.d.G.:

 

PARERE SULLO SCHEMA DI DECRETO DEL MINISTRO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI CON DELEGA ALLE PARI OPPORTUNITÀ, DI CONCERTO CON IL MINISTRO DELL’ECONOMIA E DELLE FINANZE, DI RIPARTO DEL FONDO PER L’ATTIVITÀ DELLE CONSIGLIERE E DEI CONSIGLIERI DI PARITÀ AI SENSI DELL’ARTICOLO 18, COMMA 2, DEL DECRETO LEGISLATIVO 11 APRILE 2006, N. 198 – ANNUALITÀ 2013. (LAVORO E POLITICHE SOCIALI)

Parere ai sensi dell’articolo 18, comma 2, del decreto legislativo 11 aprile 2006, n. 198.

 

Punto 2) all’O.d.G.:

 

PARERE SUL DISEGNO DI LEGGE PER LA CONVERSIONE IN LEGGE DEL DECRETO-LEGGE 30 NOVEMBRE 2013, N. 133 RECANTE DISPOSIZIONI URGENTI CONCERNENTI L’IMU, L’ALIENAZIONE DI IMMOBILI PUBBLICI E LA BANCA D’ITALIA (A.S.1188). (INTERNO – ECONOMIA E FINANZE)

Parere ai sensi dell’articolo 9, comma 3, del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281.

 

Punto 3) all’O.d.G.:

 

INTESA AI SENSI DELL’ARTICOLO 8, COMMA 6, DELLA LEGGE 5 GIUGNO 2003, N. 131, TRA IL GOVERNO E LE REGIONI, LE PROVINCE AUTONOME DI TRENTO E DI BOLZANO E LE AUTONOMIE LOCALI, CONCERNENTE LA MODIFICA DELL’INTESA SANCITA CON ATTO REP. N. 101/CU DEL 7 OTTOBRE 2010 COME MODIFICATA ED INTEGRATA CON ATTO REP. N. 61/CU DEL 7 LUGLIO 2011 ED ATTO REP. N. 99/CU DEL 13 OTTOBRE 2011, SULLA RIPARTIZIONE DEL “FONDO NAZIONALE PER LE POLITICHE GIOVANILI DI CUI ALL’ART. 19 COMMA 2 DEL DECRETO LEGGE 4 LUGLIO 2006, N. 223, CONVERTITO, CON MODIFICAZIONI, DALLA LEGGE 4 AGOSTO 2006, N. 248, RELATIVAMENTE ALLA QUOTA PARTE A LIVELLO REGIONALE E LOCALE”. (INTEGRAZIONE – ECONOMIA E FINANZE)

Intesa ai sensi dell’articolo 8, comma 6, della legge 5 giugno 2003, n. 131.

 

Punto 4) all’O.d.G.:

 

INTESA TRA IL GOVERNO, LE REGIONI E GLI ENTI LOCALI SULLE MODALITÀ E LE PROCEDURE VOLTE A PREVENIRE L’AVVIO DI INFRAZIONI COMUNITARIE NEL SETTORE DEL TRASPORTO PUBBLICO LOCALE. (AFFARI REGIONALI, AUTONOMIE E SPORT – AFFARI EUROPEI – INFRASTRUTTURE E TRASPORTI)

Intesa ai sensi dell’articolo 8, comma 6 della legge 5 maggio 2013, n. 131.

 

Punto 5) all’O.d.G.:

 

PARERE SUL DISEGNO DI LEGGE RECANTE “DELEGA AL GOVERNO PER LA RIFORMA DEL CODICE DELLA NAUTICA DA DIPORTO”. (INFRASTRUTTURE E TRASPORTI – PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E SEMPLIFICAZIONE)

Parere ai sensi dell’articolo 9, comma 2 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281.

 

 

Punto 6) all’O.d.G.:

 

ACQUISIZIONE DELLE DESIGNAZIONI, IN SOSTITUZIONE, DEI RAPPRESENTANTI DELLA CONFERENZA UNIFICATA IN SENO AL COMITATO PARITETICO STATO-REGIONI-ENTI LOCALI ISTITUITO PRESSO LA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI AI SENSI DELL’ARTICOLO 5, COMMA 1, DEL DECRETO-LEGGE 7 SETTEMBRE 2001, N. 343, CONVERTITO, CON MODIFICAZIONI, DALLA LEGGE 9 NOVEMBRE 2001, N. 401. (PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI)

Designazione ai sensi dell’articolo 9, comma 1, del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281.

 

Punto 7) all’O.d.G.:

 

INTESA SULLO SCHEMA DI DECRETO DEL MINISTRO DELL’ISTRUZIONE, DELL’UNIVERSITÀ E DELLA RICERCA PER LA COSTITUZIONE DELL’OSSERVATORIO PER L’EDILIZIA SCOLASTICA, DI CUI ALL’ARTICOLO 6 DELLA LEGGE DELL’11 GENNAIO 1996, N. 23 E DELLA STRUTTURA TECNICA DI SUPPORTO. (ISTRUZIONE, UNIVERSITA’ E RICERCA)

Intesa ai sensi dell’articolo 6, comma 2, della legge 11 gennaio 1996, n. 23 e dell’articolo 9, comma 2, lett. b), del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281.

 

Punto 8) all’O.d.G.:

 

COMUNICAZIONE DEL MINISTRO DELL’ISTRUZIONE, DELL’UNIVERSITÀ E DELLA RICERCA E DISCUSSIONE SULLE POLITICHE DELL’ISTRUZIONE.

 

Punto 9) all’O.d.G.:

 

APPROVAZIONE DEL CALENDARIO DELLE CONFERENZE PER IL PERIODO GENNAIO-LUGLIO 2014.

 

 

Punto 10) all’O.d.G.:

 

ACCORDO TRA GOVERNO, REGIONI ED ENTI LOCALI SUL SISTEMA NAZIONALE DELLE ANAGRAFI DELL’EDILIZIA SCOLASTICA. (ISTRUZIONE, UNIVERSITA’ E RICERCA)

Accordo ai sensi dell’articolo 9, comma 2, lett. c) del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281.

 

 

Punto 11) all’O.d.G.:

 

PARERE SULLA PROPOSTA DEL MINISTRO DELL’ECONOMIA E DELLE FINANZE RELATIVA ALLA CONFERMA DELL’INCARICO DI DIRETTORE DELL’AGENZIA DELLE DOGANE AL DOTT. GIUSEPPE PELEGGI, AI SENSI DELL’ARTICOLO 67, COMMA 2, DEL DECRETO LEGISLATIVO 30 LUGLIO 1999, N. 300 E SUCCESSIVE MODIFICAZIONI. (ECONOMIA E FINANZE)

Parere ai sensi dell’articolo 67, comma 2, del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300 e successive modificazioni.

 

Punto 12) all’O.d.G.:

 

INTESA SULLA PROPOSTA DEL MINISTERO DELLA SALUTE DI DELIBERAZIONE CIPE CONCERNENTE IL RIPARTO PER L’ANNO 2013 DELLE RISORSE FINANZIARIE TRASFERITE NELLE DISPONIBILITÀ DEL SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE, AI SENSI DELL’ARTICOLO 6 DEL DPCM 1° APRILE 2008, AI FINI DELL’ESERCIZIO DELLE FUNZIONI SANITARIE AFFERENTI ALLA MEDICINA PENITENZIARIA. (SALUTE)

Intesa ai sensi dell’articolo 115, comma 1, lettera a), del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112.

 

Punto 13) all’O.d.G.:

 

DELIBERA DELLA CONFERENZA UNIFICATA CHE INDIVIDUA LA REGIONE ABRUZZO QUALE REGIONE SUL CUI TERRITORIO IL FONDO DI GARANZIA PER LE PICCOLE E MEDIE IMPRESE LIMITA IL PROPRIO INTERVENTO ALLA CONTROGARANZIA DEI FONDI REGIONALI E DEI CONSORZI DI GARANZIA FIDI. (SVILUPPO ECONOMICO – ECONOMIA E FINANZE) Delibera ai sensi dell’articolo 18, comma 1, lettera r) del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112.   

 

 

CONFERENZA UNIFICATA 5 DICEMBRE 2013

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CONFERENZA UNIFICATA

5 DICEMBRE 2013

 

 APPROVAZIONE DEL VERBALE DELLA SEDUTA DEL 14 NOVEMBRE 2013. Approvato

 

 

Punto 1) all’O.d.G.:

 

ACCORDO TRA GOVERNO, REGIONI ED ENTI LOCALI SUL DOCUMENTO RECANTE: “DEFINIZIONE DELLE LINEE GUIDA DEL SISTEMA NAZIONALE SULL’ORIENTAMENTO PERMANENTE” DI CUI ALL’ARTICOLO 4, COMMA 1, LETT. A) DELL’ACCORDO SANCITO DALLA CONFERENZA UNIFICATA NELLA SEDUTA DEL 20 DICEMBRE 2012 (REP. ATTI N. 152/CU). (LAVORO E POLITICHE SOCIALI – ISTRUZIONE, UNIVERSITA’ E RICERCA) Accordo ai sensi dell’articolo 9, comma 1, lett. c) del decreto legislativo 28 agosto 1997,  n. 281. Sancito accordo

 

 

Punto 2) all’O.d.G.:

 

ACCORDO TRA IL GOVERNO, LE REGIONI E PROVINCE AUTONOME DI TRENTO E BOLZANO E LE PROVINCE SUL DOCUMENTO RECANTE: “LINEE-GUIDA PER LA REGOLAZIONE E LA GESTIONE DELLO STATO DI DISOCCUPAZIONE, AI SENSI DI QUANTO PREVISTO AGLI ARTICOLI 1, 2 E 4 DEL DECRETO LEGISLATIVO 21 APRILE 2000, N. 181 E SUCCESSIVE MODIFICAZIONI ED INTEGRAZIONI”. (LAVORO E POLITICHE SOCIALI)

Accordo ai sensi dell’articolo 9, comma 2, lett. c) del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281. Sancito accordo

 

 

Punto 3) all’O.d.G.:

 

PARERE SUL DISEGNO DI LEGGE PER LA CONVERSIONE IN LEGGE DEL DECRETO-LEGGE 31 OTTOBRE 2013, N. 126 RECANTE MISURE FINANZIARIE URGENTI IN FAVORE DI REGIONI ED ENTI LOCALI ED INTERVENTI LOCALIZZATI NEL TERRITORIO. (A.S. 1149) (ECONOMIA E FINANZE)  Parere ai sensi dell’articolo 9, comma 3, del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281. 1.     Parere condizionato all’accoglimento degli emendamenti presentati

 

 

Punto 4) all’O.d.G.:

 

PARERE SUL DISEGNO DI LEGGE RECANTE MISURE DI SEMPLIFICAZIONE DEGLI ADEMPIMENTI PER I CITTADINI E LE IMPRESE E DI RIORDINO NORMATIVO (A.S. 958). (PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E SEMPLIFICAZIONE)  Parere ai sensi dell’articolo 9, comma 3, del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281. 1.    Parere favorevole condizionato all’accoglimento degli emendamenti presentati

 

 

Punto 5) all’O.d.G.:

 

INTESA SULLO SCHEMA DI DECRETO DEL MINISTRO DELLE INFRASTRUTTURE E DEI TRASPORTI RECANTE “NORME TECNICHE PER LA PROGETTAZIONE E LA COSTRUZIONE DEGLI SBARRAMENTI DI RITENUTA (DIGHE E TRAVERSE)”. (INFRASTRUTTURE E TRASPORTI – INTERNO – PRESIDENZA CONSIGLIO MINISTRI)

Intesa ai sensi dell’articolo 54 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112. Sancita intesa

 

 

 

Punto 6) all’O.d.G.:

 

INTESA SULLE MODALITÀ DI STIPULA DEI CONTRATTI PUBBLICI CONCLUSI AI SENSI DELL’ARTICOLO 6, COMMA 3 DEL DECRETO LEGGE 18 OTTOBRE 2012, N. 179, CONVERTITO DALLA LEGGE 17 DICEMBRE 2012 N. 221. (PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E SEMPLIFICAZIONE)

Intesa ai sensi dell’articolo 8, comma 6, della legge 5 giugno 2003, n. 131. Sancita intesa

 

 

 

Punto 7) all’O.d.G.:

 

PARERE SULLO SCHEMA DI DECRETO DEL MINISTRO DELL’AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE, DI CONCERTO CON IL MINISTRO DELLA SALUTE E IL MINISTRO DELLE POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI, CONCERNENTE IL RILASCIO DELLA LICENZA DI GIARDINO ZOOLOGICO IN FAVORE DEL SAFARI PARK PALABLU DI GARDALAND, SITO IN CASTELNUOVO DEL GARDA (VR), AI SENSI DELL’ARTICOLO 4, COMMA 1, DEL DECRETO LEGISLATIVO 21 MARZO 2005, N. 73. (AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE – SALUTE – POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI) Parere ai sensi dell’articolo 4, comma 2, del richiamato decreto legislativo n. 73 del 2005. 1.         Parere favorevole

 

L’Upi in audizione alla Commissione parlamentare per l’attuazione del federalismo fiscale

Questi i principali nodi evidenziati nel documento allegato che il Presidente dell’Upi Antonio Saitta ha illustrato in audizione alla Commissione Parlamentare per l’Attuaizone del federalismo fiscale.

La scelta prima di tutto politica che aveva guidato governi e parlamento a definire in Italia un sistema economico istituzionale di tipo federalista si fondava su tre pilastri:

–     assicurare ai cittadini la certezza di sapere chi fosse il soggetto istituzionale responsabile di gestire  le risorse che sarebbero derivate dalle tasse che loro versavano: TASSAZIONE E RESPONSABILITA’ dovevano, nelle parole d’ordine di tutti, andare a braccetto;

–     assicurare a Regioni, Province, Città Metropolitane e Comuni il superamento del sistema di finanza derivata con l’attribuzione di una maggiore autonomia di entrata e di spesa nel rispetto dei principi di sussidiarietà, solidarietà e di coesione sociale;

–     superare il criterio della spesa storica, adottando i costi e fabbisogni standard per definire il livello di spesa delle funzioni esercitate da ciascun livello di governo.

Questi assunti sono stati COMPLETAMENTE CANCELLATI, ripudiati da scelte pesantemente centralistiche decise a partire dal Governo Monti, che hanno notevolmente ridotto la possibilità di Province e Comuni di decidere in autonomia come amministrare i propri territori.

Una azione che si è mossa con interventi sempre più pesanti ed incisivi lungo due direttive:

1. i tagli ai bilanci degli enti locali;

Dal 2010 ad oggi le Province hanno subito oltre 2 miliardi di euro di tagli ai bilanci e hanno dovuto fare fronte al patto di stabilità interno per 5,2 miliardi di euro.  Bloccare gli investimenti e ridurre i bilanci all’osso non solo ha definitivamente cancellato qualunque tentativo di avviare il federalismo fiscale, ma ha prodotto danni gravissimi sull’economia locale e sull’efficienza dei servizi. La capacità delle Province di ridurre nell’ultimo quadriennio quasi del 12% la spesa corrente, unico tra le istituzioni del Paese, ha permesso di frenare la riduzione degli investimenti e di mantenere i servizi. Ma i fabbisogni standard e il federalismo fiscale non dovevano servire per assicurare a tutti, su tutto il Paese, gli stessi servizi allo stesso costo? E di quale autonomia tributaria parliamo, quando il Governo utilizza il principale tributo proprio provinciale – l’imposta RcAuto – per fare cassa, prendendo dai bilanci delle Province 274 milioni di euro?

 2.    riforme istituzionali, confuse, incostituzionali e contraddittorie, che rischiano di fare aumentare la spesa pubblica. In particolare quelle volte a “svuotare” le Province a favore di un neocentralismo statale e regionale.

 
Il dibattito sul disegno di legge “Disposizioni sulle città metropolitane, sulle Province, sulle unioni e fusioni di Comuni” impone una seria riflessione sul se e sul come si possano coniugare i principi ispiratori del federalismo fiscale – o quel che ne rimane – e la garanzia di finanziamento delle risorse finanziarie necessarie a svolgere le funzioni fondamentali delle province.

Se si ritiene utile svuotare le Province dalle funzioni fondamentali, bisogna spiegare chi subentrerà e quale sarà il ‘valore aggiunto’ del nuovo ente in termini di maggiori efficienza e maggiore spesa : il comune capoluogo oppure le unioni di comuni; e quali unioni di comuni? Non esiste ad certezza circa il soggetto che andrà a ricevere la titolarità di importanti funzioni, come ad esempio l’edilizia scolastica (oltre 5100 edifici scolastici), la tutela dell’ambiente e manutenzione del territorio, oppure l’attività amministrativa inerente gli oltre 550 centri per l’impiego. Alcune funzioni potrebbero tornare in capo allo Stato oppure potrebbero rimanere alle Province; lo stesso dicasi per le funzioni delegate dalle Regioni, le quali potrebbero decidere di far permanere tale titolarità in capo alle Province.

Esiste un corretto calcolo di quanto questa riforma potrà apportare in termini di risparmi: la relazione tecnica del provvedimento riporta riduzioni di spesa per 111 milioni di euro, la Corte dei Conti avvalora una cifra che si attesta attorno ai 163 milioni.

L’UPI, attraverso una stima correlata al trasferimento del personale alle Regioni e al trasferimento della sola funzione “edilizia scolastica” ai comuni, attesta maggiori oneri pari a circa 2 miliardi.

La vera sfida del riordino istituzionale in Italia, pertanto, non può essere quella dello svuotamento delle funzioni di area vasta.

Si deve invece cogliere l’occasione dell’istituzione delle Città metropolitane e del riordino delle Province per riallocare alle istituzioni costitutive della Repubblica che operano a questo livello di area vasta le funzioni e le risorse che oggi disperse in miriadi di enti, agenzie e società create dalla stratificazione della legislazione statale e regionale (l’esempio più evidente in questi giorni sono i consorzi d bonifica).

Questa scelta consentirebbe di verificare compiutamente i costi delle diverse istituzioni territoriali nell’esercizio delle funzioni di area vasta e di individuare con certezza i fabbisogni standard in modo da spingere tutto il sistema istituzionale verso una dimensione di efficienza e di efficacia attraverso una ottimale allocazione delle funzioni e delle risorse, fondata sui principi di autonomia e responsabilità che sono alla base dell’articolo 119 della Costituzione e del federalismo fiscale.

In allegato, il documento consegnato in Commissione

 

Documenti allegati:

Riforma Province, l’Upi in audizione in commissione istruzione Senato

“Non correte il rischio di interrompere un servizio che è un diritto essenziale, come l’accesso alla scuola pubblica: se si sposta la gestione degli edifici degli istituti superiori costringeremo all’indeterminatezza per anni alunni e docenti”. Lo ha detto il Presidente dell’Upi Antonio Saitta, intervenendo oggi alla commissione istruzione del Senato, che sta esaminando il Disegno di legge sulle Province.

“Questo Disegno di Legge ha tantissimi difetti, ma lo spostamento delle competenze sull’edilizia scolastica ci preoccupa molto come amministratori e come cittadini. Gli effetti che provocherebbe questa decisione sono davvero pesanti e ricadrebbero sui 2 milioni e 500 mila alunni che studiano nelle oltre 5.100 scuole che le Province gestiscono. La prima conseguenza, che ha rilevato anche la Corte dei Conti,  è che questa decisione aumenterà i costi facendo moltiplicare i centri di spesa.   Pensare poi di spostare la proprietà degli edifici – ha detto Saitta – vuol dire impegnare per anni la pubblica amministrazione, che dovrebbe occuparsi di garantire l’efficienza delle scuole, in tutte le pratiche burocratiche necessarie: chiudere e riaprire contratti, spostare pezzi di personale, di risorse, di debiti e di mutui contratti. Mettendo a rischio – ha detto Saitta – la continuità di erogazione dei servizi alla scuola. L’ipotesi di assegnare la funzione alle Unioni dei Comuni è del tutto fuori dalla realtà: ad oggi in Italia le Unioni di Comuni nonostante siano 370, coprono appena il 12% della popolazione italiana, lasciando scoperta la grande maggioranza del territorio. Per questo noi chiediamo di fare la scelta più sensata, lasciando la competenza della gestione delle scuole alle Province. La vera emergenza della scuola pubblica – ha poi concluso – è piuttosto la mancanza di risorse per ammodernare, mettere in sicurezza e rendere più efficienti i nostri istituti. A questa Commissione chiediamo di sostenere la nostra richiesta di escludere dal patto di stabilità le spese per gli investimenti nelle scuole”.

 

Semplificazione: Audizione Upi Camera dei Deputati

“Il Disegno di Legge sulle Province è l’esempio più evidente di come questo Paese non abbia alcuna intenzione di procedere sulla strada della semplificazione amministrativa. Un testo che, per spostare funzioni da un ente all’altro senza che questo produca efficienza o economicità, prevede decine di decreti attuativi di ogni tipo, tra norme statali, accordi e leggi regionali, è quanto di meno semplificatorio si potesse immaginare. E a pagare questo caos saranno i cittadini”. Lo ha detto l’Assessore al bilancio della Provincia di Firenze, Tiziano Lepri, intervenuto per l’Upi all’audizione presso la Commissione per la semplificazione della Camera dei Deputati, nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulla semplificazione legislativa ed amministrativa che la Commissione sta svolgendo.

“La semplificazione legislativa e amministrativa – ha detto Lepri – deve essere accompagnata da una semplificazione istituzionale. Ma né questo, né i passati Governi hanno mai preso seriamente in considerazione la necessità di emanare norme stringenti per cancellare tutti quegli enti, organismi e strutture, partoriti da un’ormai stratificata legislazione statale e regionale, che si sovrappongono alle istituzioni previste dalla Costituzione come elementi costitutivi della Repubblica: Comuni, Province, Città metropolitane, Regioni e Stato.

Su queste strutture gli interventi di Governo e Parlamento sono sempre stati molto timidi, e nello stesso DDL sulle Province non sono presenti norme stringenti né termini perentori, solo indirizzi generici che produrranno l’ennesimo stallo. Per contro lo stesso disegno di legge, invece di ridurre e sistematizzare le funzioni amministrative intorno agli organi previsti dalla Costituzione, moltiplica i centri che dagli attuali 4 (Stato, Regioni, Province o Città metropolitane) diventano almeno 8, con l’aggiunta delle Unioni di comuni obbligatoria per comuni sotto i 5000 abitanti; Unioni di comuni montani obbligatoria per comuni sotto i 3000 abitanti; Comunità montane, previste ancora nella maggior parte delle Regioni. L’obiettivo del Governo non sembra affatto essere il riordino delle funzioni, né tantomeno la semplificazione, quanto piuttosto la creazione di nuovi, ennesimi, soggetti istituzionali”.

“Se si vuole fare veramente una complessiva riforma degli enti locali – ha concluso l’Assessore Lepri – occorre passare necessariamente per una modifica della Costituzione e non per una legge ordinaria confusa e provvisoria. Ma se si vuole semplificare veramente, il Parlamento deve valorizzare le potenzialità di tutte le istituzioni della Repubblica previste dalla Costituzione: le Province e gli enti locali non sono una malattia, ma una risorsa per il Paese.”

IN ALLEGATO, IL DOCUMENTO CONSEGNATO IN AUDIZIONE

Documenti allegati:

GLI EMENDAMENTI DELL’UPI SUL DISEGNO DI LEGGE “DISPOSIZIONI SULLE CITTA’ METROPOLITANE, SULLE PROVINCE, SULLE UNIONI E FUSIONI DI COMUNI” – AS 1212

In allegato il documento Upi al Disegno di legge: “Disposizioni sulle Città metropolitane, sulle Province, sulle unioni e fusioni di Comuni” (a.s. 1212) consegnato in Audizione in Commissione Affari Costituzionali del Senato il 14 gennaio 2014, con il fascicolo degli emendamenti.

IL TERMINE DELLA PRESENTAZIONE DEGLI EMENDAMENTI IN COMMISSIONE AFFARI COSTITUZIONALI DEL SENATO DELLA REPUBBLICA E’ STATO FISSATO MERCOLEDI’ 29 GENNAIO 2014 ALLE ORE 13.00.
Documenti allegati:

Province, Saitta “ln Senato la Corte dei Conti conferma l’aumento costi e la mancanza di risparmi.

“Anche oggi nell’audizione alla Commissione Affari Costituzionali del Senato, la Corte dei Conti ha ribadito che la riforma Delrio sulle Province di sicuro non produrrà risparmi nell’immediato ed è talmente complessa che di certo porterà all’aumento dei costi. Ieri i costituzionalisti chiamati ad esprimere il loro parere hanno chiarito tutti i dubbi di incostituzionalità del testo. Chi altro ancora deve attestare che questa legge è costosa, che produrrà caos, che genererà effetti devastanti sui territori e sul bilancio dello Stato, perché lo capiscano anche il Parlamento e il Governo”. Lo dichiara il Presidente dell’Upi, Antonio Saitta, commentando il testo del documento consegnato oggi dalla Corte dei Conti alla Commissione Affari costituzionali del Senato, nel quale la magistratura contabile conferma il giudizio critico già espresso alla Camera dei deputati.

“A proposito delle Città metropolitane la Corte dei Conti – sottolinea Saitta – segnala il rischio di “ipertrofia organizzativa” e di “carattere eccentrico” della previsione della divisione in comuni della Città metropolitana perché produrrebbe nuovi enti . Quanto alle funzioni, la Corte nel documento consegnato alla commissione stigmatizza il procedimento di svuotamento previsto dal Disegno di Legge, che definisce complesso, e, facendo l’esempio dell’edilizia scolastica, parla di funzioni anche operative che eccedono la dimensione comunale e che quindi devono restare alle Province. Ma il giudizio netto che si legge nel testo della magistratura contabile – sottolinea Saitta –  è quello in merito ai risparmi: scrive infatti la Corte dei Conti ai Senatori che è del tutto improbabile che una riorganizzazione di così complessa portata sia improduttiva di costi e che i risparmi nell’immediato sono di entità contenuta, mentre i costi sono considerati talmente certi che nelle conclusioni si sottolinea la necessità di trovare adeguate coperture. Lo stesso segnale di allarme era stato lanciato dalla Corte dei Conti alla Camera dei Deputati, ma lì non si è ritenuto di volere ascoltarlo. Ci aspettiamo che almeno in Senato un richiamo di allerta così importante non resti lettera morta. Altrimenti qualcuno, Governo o Parlamento, dichiari apertamente che anche se la riforma delle Province porterà ad forte aumento della spesa pubblica e al caos, si porterà avanti perché è stata annunciata: almeno i cittadini sapranno a quale follia si sta andando incontro”.

In allegato, il documento consegnato in audizione presso la Commissione Affari Costituzionali del Senato dalla Corte dei Conti

Documenti allegati:

Province, audizione commissione Senato

Siamo in una fase di restaurazione. A settembre, quando sarà evidente il grave errore commesso con il caos sulle funzioni e i servizi saranno bloccati perché’ non si saprà chi deve erogarli, partirà il balletto delle deroghe: una parte importante del nostro Paese passerà in mano ai prefetti”. Lo ha detto il Presidente dell’Upi, Antonio Saitta intervenendo oggi in Commissione Affari Costituzionali del Senato in audizione sul disegno di legge sulle Province e le Città metropolitane.

“Noi siamo molto preoccupati di cosa capiterà ai servizi che gestiamo, di cosa accadrà a settembre alle oltre 5000 scuole delle Province. Chi se ne occuperà? Oggi la Costituzione dice che esistono 5 istituzioni che si occupano di governare i territori: i Comuni, le Province o le Città metropolitane, le Regioni e lo Stato. Con questo Disegno di Legge si arriva al doppio con Comuni, Unioni di comuni obbligatori per comuni sotto i 5000 abitanti, Unioni di comuni montani obbligatoria per comuni sotto i 3000 abitanti; Comunità montane, previste ancora nella maggior parte delle Regioni, Città metropolitane, Province, Regioni e Stato. Se a questo aggiungiamo la miriade di enti strumentali che questo Disegno di Legge non scalfigge minimamente è evidente il caso in cui si vuole gettare il Paese. Anche sulle Città metropolitane con questo Disegno di Legge si sta sprecando una occasione importante: invece di creare enti forti, capaci di competere con le altre poche grandi aree europee, per cedere ai localismi se ne faranno 20, senza funzioni chiare e senza quella legittimazione che solo il voto diretto dei cittadini può garantire.  Si sta annunciando agli italiani qualcosa di straordinario che dovrebbe cambiare il futuro della nostra politica, ma invece alla fine sarà solo un pasticcio”.

Fortemente critico sulla scelta di aumentare le aree destinate a diventare Città metropolitane è stato anche il Presidente della Provincia di Milano, Guido Podestà: “In Italia – ha detto ai senatori –  le aree metropolitane che rispondono agli stessi criteri di quelle presenti nel resto d’Europa sono solo 3: Milano, Napoli e Roma. E pensare che il sindaco del capoluogo che ha già difficoltà a gestire la città che lo ha eletto, possa occuparsi di tutti gli altri Comuni, vuol dire relegare al ruolo di ‘periferie delle periferie’ i territori fuori dal capoluogo”.  A questo proposito il Presidente della Provincia di Napoli, Antonio Pentangelo, ha riportato ai senatori i risultati di un confronto aperto con i sindaci della sua Provincia “la grande maggioranza mi ha confermato che se la Città metropolitana non è eletta dai cittadini, non intendono farne parte. Vuol dire che invece che semplificare, alla fine avremo una Provincia di Napoli con una gran parte dei comuni dell’area, e la Città metropolitana con il Comune capoluogo e pochi altri comuni”.  

“Quello che è drammatico – ha detto il Presidente della Provincia di Treviso, Leonardo Muraro, Presidente del Consiglio Direttivo Upi – è che non si sappia chi si occuperà dei servizi erogati dalle Province.  In Veneto abbiamo provato a simulare cosa accadrebbe se i centri per l’impiego gestiti dalle Province passassero ad altri enti, pubblici e privati: il costo della gestione raddoppierebbe senza nessun vantaggio per i cittadini”.

In allegato, il documento consegnato in audizione.

Documenti allegati:

DDL DELRIO – IL DOCUMENTO SOTTOSCRITTO DAI DIPENDENTI DELLA PROVINCIA DI POTENZA

Pubblichiamo il documento sottoscritto da alcuni dipendenti della Provincia di Potenza  di contrarietà all’ attuale disegno di riordino delle Province, approvato nella Camera dei Deputati.

Documenti allegati:

CONFERENZA STATO-CITTA’ 19/12/2013

REPORT

CONFERENZA STATO-CITTA’

19 DICEMBRE 2013

 

 

 

 APPROVAZIONE DEI VERBALI DELLE SEDUTE DEL 28 NOVEMBRE E 3 DICEMBRE 2013 DELLA CONFERENZA STATO-CITTÀ ED AUTONOMIE LOCALI

Punto 1) all’O.d.G.:

 

DIFFERIMENTO DEL TERMINE PER L’APPROVAZIONE DA PARTE DEGLI ENTI LOCALI DEL BILANCIO DI PREVISIONE PER L’ANNO 2014. (RICHIESTA ANCI E UPI) Parere ai sensi dell’articolo 151 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267.

 

Parere favorevole

 

 

Punto 2) all’O.d.G.:

 

SCHEMA DI DECRETO DEL MINISTRO DELL’INTERNO CONCERNENTE L’INDIVIDUAZIONE DEI COMUNI COINVOLTI DAGLI EVENTI DI AFFLUSSO DI STRANIERI NELL’ANNO 2013. (INTERNO) Intesa ai sensi dell’articolo 2, comma 5, lettera a), capoverso 2-ter, del decreto legge 15 ottobre 2013, n. 120 convertito, con modificazioni, dalla legge 13 dicembre 2013, n. 137.

 

Sancita intesa

DDL DELRIO – AS 1212 : AUDIZIONI IN COMMISSIONE AFFARI COSTITUZIONALI DEL SENATO DELLA REPUBBLICA

In Allegato il testo del Documento consegnato da UPI in Audizione,  il testo del provvedimento, già approvato in prima lettura dalla Camera dei Deputati, il Dossier del Servizio Studi del Senato e il ersoconto della seduta della prima commissione del giorno 8 gennaio 2014.

 

Documenti allegati:

I rilievi del Servizio Bilancio dello Stato sul DDL Delrio con i tanti nodi da chiarire.

Questi le criticità sollevate nel testo del Servizio Bilancio dello Stato, che alleghiamo integralmente.

1.    In caso di subentro solo parziale delle città metropolitane alle province, per la mancata opzione di parte dei comuni del corrispondente territorio, non risultano del tutto chiari i criteri di riparto di oneri, risorse e obiettivi del patto di stabilità interno tra gli enti subentranti. In particolare, non risultando più previsto il riparto degli obiettivi del patto precedentemente assegnati alle province tra gli enti subentranti, andrebbe confermato se i predetti obiettivi gravino interamente sulla città metropolitana. Andrebbe inoltre chiarito se i comuni, tenuti a farsi carico, nella fase transitoria, degli oneri della gestione commissariale della provincia, possano avvalersi delle risorse allo scopo destinate nel bilancio della stessa. Più in generale andrebbe chiarito se, anche successivamente alla fase transitoria, la duplicazione degli apparati amministrativi  sia suscettibile di assorbire risorse altrimenti destinabili all’esercizio delle funzioni;

2.    in merito alla gratuità degli incarichi politici delle città metropolitane, delle province e delle unioni di comuni, in quanto ricoperti da membri di diritto già retribuiti in ragione di altri incarichi politici sovrapponibili (sindaco o consigliere comunale), andrebbe chiarito se sia parimenti esclusa la possibilità di percepire, in ragione dei predetti incarichi, emolumenti di natura non retributiva, a titolo ad esempio di rimborsi spese. Con riferimento ai possibili risparmi prefigurati dalla relazione tecnica, si segnala che la norma non prevede, in
corrispondenza agli attuali compensi spettanti ai predetti organi politici e destinati a venir meno, conseguenti tagli nei trasferimenti spettanti agli enti subentranti. Pur non trattandosi di maggiori oneri, potrebbe configuarsi, in merito a tale aspetto, la rinuncia a un potenziale risparmio che la relazione stessa quantifica, con riferimento alle sole province, in 111 mln di euro annui, cui dovrebbero aggiungersi le spese per il personale di diretto supporto degli organi politici provinciali. Analoga considerazione appare riferibile alla mancata riduzione di trasferimenti in ragione dei risparmi per minori spese elettorali, rispetto alle quali la relazione tecnica quantifica un importo complessivo di 318,7 milioni di euro (di cui 118,4 milioni a
carico dello Stato);
3.    in merito al meccanismo di premialità nei confronti delle regioni che attuino i provvedimenti di riordino delle funzioni delle province, andrebbe valutato se possano configurarsi eventuali effetti di cassa, con conseguenti oneri per interessi (benché di carattere infrannuale), connessi all’anticipo nell’erogazione delle risorse, cui corrisponderebbe, presumibilmente, un anticipo nella tempistica dei pagamenti delle regioni beneficiarie;
4.    andrebbero inoltre meglio chiariti i profili finanziari della disposizione che prevede l’irrilevanza, ai fini del patto di stabilità interno e di altri vincoli di finanza pubblica, degli effetti derivanti dal trasferimento a regioni e comuni di funzioni precedentemente di spettanza delle province. Andrebbe valutata la coerenza di tale principio, benché da attuarsi nell’ambito di variazioni compensative, anche tra diversi livelli di governo, con quello che prevede il mantenimento degli obiettivi del patto di stabilità interno, precedentemente
attribuiti alle province, in capo alle città metropolitane subentranti o in capo alle province superstiti, benché con funzioni ridotte. Il mantenimento in capo a tali ultimi enti degli obiettivi loro spettanti in precedenza potrebbe infatti non risultare compatibile con la riduzione dei relativi bilanci che si determinerebbe nel caso del trasferimento di risorse e funzioni in capo a comuni e regioni;
5.    in merito alla soppressione della disposizione che prevede l’assoggettamento delle unioni di comuni al patto di stabilità interno a decorrere dal 2014, andrebbe chiarito preliminarmente se, benché non fossero stati inizialmente scontati effetti finanziari positivi a tale titolo, siano stati successivamente aggiornati gli andamenti tendenziali al fine di tenere conto dei presumibili risparmi derivanti dall’estensione della platea di enti soggetti a vincolo. In tal caso infatti occorrerebbe tener conto dell’esigenza di compensare i minori risparmi recati dalla disposizione. In caso contrario invece, gli effetti derivanti dalla norma si configurerebbero
esclusivamente come rinuncia agli ulteriori risparmi, rispetto a quelli scontati negli andamenti tendenziali, che sarebbero comunque derivati dall’implementazione della normativa vigente;
6.    in merito alla disposizione che prevede che, in caso di fusioni di comuni, il comune risultante possa utilizzare i margini di indebitamento consentiti a ciascuno dei comuni confluiti nella fusione, si segnala che la disposizione non prevede un limite temporale al beneficio. Andrebbe pertanto chiarito come si determini, negli esercizi successivi al primo conseguente all’unificazione del bilancio, lo spazio finanziario per l’indebitamento di ciascuno dei comuni confluiti;
7.     in merito alla disposizione che prevede che, ai fini del patto di stabilità interno, nei bilanci dei comuni capofila di convenzioni non siano computate le entrate e le uscite correnti per contributi di amministrazioni pubbliche e le entrate e le relative uscite per rimborsi all’ente capofila delle spese gestite in convenzione, andrebbe chiarito se la norma possa determinare una riduzione di risparmi scontati nei tendenziali con riferimento alle convenzioni in essere.

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