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CONFERENZA UNIFICATA 20 FEBBRAIO 2014

REPORT

CONFERENZA UNIFICATA

20 FEBBRAIO 2014

 

 

APPROVAZIONE DEL VERBALE DELLA SEDUTA DEL 6 FEBBRAIO 2014. Approvato


Punto 1) all’O.d.G.:

ACQUISIZIONE DELLA DESIGNAZIONE DI QUATTRO RAPPRESENTANTI DELLA CONFERENZA UNIFICATA, IN SENO ALLA COMMISSIONE PER LE ADOZIONI INTERNAZIONALI, AI SENSI DELL’ARTICOLO 4, COMMA 1, LETTERA I) DEL D.P.R. 8 GIUGNO 2007, N.108. (INTEGRAZIONE)

Acquisizione delle designazioni ai sensi dell’articolo 9, comma 2, lettera d) del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281. 1.         Designazione acquisita

 

Punto 2) all’O.d.G.:

 

ACQUISIZIONE DELLA DESIGNAZIONE RELATIVA ALLA SOSTITUZIONE, DA PARTE DELLA CONFERENZA DELLE REGIONI, DI UNO DEI PROPRI RAPPRESENTANTI, IN SENO ALL’ASSEMBLEA DEL NUOVO OSSERVATORIO NAZIONALE SULLA FAMIGLIA, AI SENSI DELL’ARTICOLO 4, COMMA 1, LETTERA C), DEL DPCM 10 MARZO 2009, N. 43 – RICHIESTA DI SOSTITUZIONE DI UN RAPPRESENTANTE REGIONALE. (PRESIDENZA CONSIGLIO DEI MINISTRI)

Acquisizione delle designazioni ai sensi dell’articolo 9, comma 2, lettera d) del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281. 1.         Designazione acquisita

 

Punto 3) all’O.d.G.:

 

INTESA SULLO SCHEMA DI DECRETO LEGISLATIVO CONCERNENTE DISPOSIZIONI INTEGRATIVE E CORRETTIVE DEL DECRETO LEGISLATIVO 23 GIUGNO 2011, N. 118, RECANTE DISPOSIZIONI IN MATERIA DI ARMONIZZAZIONE DEI SISTEMI CONTABILI E DEGLI SCHEMI DI BILANCIO DELLE REGIONI, DEGLI ENTI LOCALI E DEI LORO ORGANISMI, A NORMA DEGLI ARTICOLI 1 E 2 DELLA LEGGE 5 MAGGIO 2009, N. 42. (ECONOMIA E FINANZE)

Intesa ai sensi dell’articolo 2, comma 7, della legge 5 maggio 2009, n. 42. Rinvio

 

 

Punto 4) all’O.d.G.:

 

INTESA SULLO SCHEMA DI DECRETO DEL MINISTRO DELL’ECONOMIA E DELLE FINANZE, DI CONCERTO CON IL MINISTRO PER LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E LA SEMPLIFICAZIONE, RECANTE LA DECORRENZA DEGLI OBBLIGHI DI FATTURAZIONE ELETTRONICA NEI CONFRONTI DELLE AMMINISTRAZIONI LOCALI, AI SENSI DELL’ARTICOLO 1, COMMA 214 DELLA LEGGE 24 DICEMBRE 2007, N. 244. (ECONOMIA E FINANZE)

Intesa ai sensi dell’articolo 1, comma 214, della legge 24 dicembre 2007, n. 244. Sancita intesa

 

 

Punto 5) all’O.d.G.:

 

INTESA SUL DOCUMENTO RECANTE “INDICAZIONI AI COMITATI REGIONALI DI COORDINAMENTO PER LA DEFINIZIONE DELLA PROGRAMMAZIONE PER L’ANNO 2014” DEL COMITATO PER L’INDIRIZZO E LA VALUTAZIONE DELLE POLITICHE ATTIVE E PER IL COORDINAMENTO NAZIONALE DELLE ATTIVITÀ DI VIGILANZA IN MATERIA DI SALUTE E SICUREZZA SUL LAVORO EX ARTICOLO 5 DEL DECRETO LEGISLATIVO 9 APRILE 2008, N. 81. (SALUTE)

Intesa ai sensi dell’articolo 8, comma 6, della legge 5 giugno 2003, n. 131. Sancita intesa

 

 

Punto 6) all’O.d.G.:

 

PARERE SULLO SCHEMA DI DECRETO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI RECANTE: “REGOLE TECNICHE PER L’ADOZIONE DI SISTEMI DI BIGLIETTAZIONE ELETTRONICA INTEROPERABILI NEL TERRITORIO NAZIONALE AI SENSI DELL’ARTICOLO 8, COMMA 2, DEL DECRETO-LEGGE N. 179 DEL 2012 CONVERTITO NELLA LEGGE 17 DICEMBRE 2012, N. 221 E DELL’ARTICOLO 13, COMMA 2 QUATER, DEL DECRETO-LEGGE N. 69 DEL 2013, CONVERTITO DALLA LEGGE 9 AGOSTO 2013, N. 98”. (INFRASTRUTTURE E TRASPORTI)

Parere ai sensi dell’articolo 8 del decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179, convertito dalla legge 17 dicembre 2012, n. 121. Parere favorevole

 

Punto 7) all’O.d.G.:

PARERE SULLO SCHEMA DI DECRETO DEL MINISTRO DELL’AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE, DI CONCERTO CON IL MINISTRO DELLA SALUTE E CON IL MINISTRO DELLO SVILUPPO ECONOMICO, RECANTE RECEPIMENTO DELLA DIRETTIVA 2013/2/UE DELLA COMMISSIONE DEL 7 FEBBRAIO 2013 RECANTE MODIFICA DELL’ALLEGATO I ALLA DIRETTIVA 94/62/CE DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO SUGLI IMBALLAGGI E I RIFIUTI DI IMBALLAGGIO (AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE – SVILUPPO ECONOMICO – SALUTE)

Parere ai sensi dell’articolo 264, comma 2-bis, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152. Parere favorevole

 

 

Punto 8) all’O.d.G.:

 

PARERE SULLO SCHEMA DI DECRETO DEL MINISTRO DELL’AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE, DI CONCERTO CON IL MINISTRO DELLA SALUTE E IL MINISTRO DELLE POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI, CONCERNENTE IL RILASCIO DELLA LICENZA DI GIARDINO ZOOLOGICO IN FAVORE DELL’ACQUARIO LE NAVI DI CATTOLICA (RIMINI), AI SENSI DELL’ART. 4, COMMA 1, DEL DECRETO LEGISLATIVO 21 MARZO 2005, N. 73. (AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE – SALUTE – POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI)

Parere ai sensi dell’articolo 4, comma 2, del richiamato decreto legislativo n. 73 del 2005. Parere favorevole

 

Punto 9) all’O.d.G.:

 

INTESA SULLO SCHEMA DI DECRETO DEL MINISTRO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI CONCERNENTE IL RIPARTO DEL FONDO NAZIONALE PER LE POLITICHE SOCIALI PER L’ANNO 2014. Sancita intesa

 

Punto 10) all’O.d.G.:

 

INTESA SULLO SCHEMA DI DECRETO DEL MINISTRO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI CONCERNENTE IL RIPARTO DELLE RISORSE ASSEGNATE AL FONDO PER LE NON AUTOSUFFICIENZE PER L’ANNO 2014. Sancita intesa

 

Punto 11) all’O.d.G.:

 

PARERE SULLO SCHEMA DI DECRETO DEL MINISTRO DELL’ECONOMIA E DELLE FINANZE RECANTE L’ANTICIPAZIONE TRA LE REGIONI A STATUTO ORDINARIO DELLO STANZIAMENTO DEL FONDO NAZIONALE PER IL CONCORSO FINANZIARIO DELLO STATO AGLI ONERI DEL TRASPORTO PUBBLICO LOCALE, AI SENSI DELL’ARTICOLO 16-BIS DEL DECRETO-LEGGE 6 LUGLIO 2012, N. 95, CONVERTITO CON MODIFICAZIONI DALLA LEGGE 7 AGOSTO 2012, N.135. Rinvio

 

Punto 12) all’O.d.G.:

 

PARERE SULLO SCHEMA DI DECRETO DEL MINISTRO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI CONCERNENTE IL RIPARTO DELLE RISORSE FINANZIARIE AGGIUNTIVE DESTINATE AL FONDO NAZIONALE PER L’ACCOGLIENZA DEI MINORI STRANIERI NON ACCOMPAGNATI AI SENSI DELL’ARTICOLO 1 DEL DECRETO-LEGGE 15 OTTOBRE 2013 N. 120, CONVERTITO, CON MODIFICAZIONI, DALLA LEGGE 13 DICEMBRE 2013, N. 137.  Parere favorevole più Accordo

 

 

 

L’Upi in audizione alla Commissione parlamentare per l’attuazione del federalismo fiscale

Questi i principali nodi evidenziati nel documento allegato che il Presidente dell’Upi Antonio Saitta ha illustrato in audizione alla Commissione Parlamentare per l’Attuaizone del federalismo fiscale.

La scelta prima di tutto politica che aveva guidato governi e parlamento a definire in Italia un sistema economico istituzionale di tipo federalista si fondava su tre pilastri:

–     assicurare ai cittadini la certezza di sapere chi fosse il soggetto istituzionale responsabile di gestire  le risorse che sarebbero derivate dalle tasse che loro versavano: TASSAZIONE E RESPONSABILITA’ dovevano, nelle parole d’ordine di tutti, andare a braccetto;

–     assicurare a Regioni, Province, Città Metropolitane e Comuni il superamento del sistema di finanza derivata con l’attribuzione di una maggiore autonomia di entrata e di spesa nel rispetto dei principi di sussidiarietà, solidarietà e di coesione sociale;

–     superare il criterio della spesa storica, adottando i costi e fabbisogni standard per definire il livello di spesa delle funzioni esercitate da ciascun livello di governo.

Questi assunti sono stati COMPLETAMENTE CANCELLATI, ripudiati da scelte pesantemente centralistiche decise a partire dal Governo Monti, che hanno notevolmente ridotto la possibilità di Province e Comuni di decidere in autonomia come amministrare i propri territori.

Una azione che si è mossa con interventi sempre più pesanti ed incisivi lungo due direttive:

1. i tagli ai bilanci degli enti locali;

Dal 2010 ad oggi le Province hanno subito oltre 2 miliardi di euro di tagli ai bilanci e hanno dovuto fare fronte al patto di stabilità interno per 5,2 miliardi di euro.  Bloccare gli investimenti e ridurre i bilanci all’osso non solo ha definitivamente cancellato qualunque tentativo di avviare il federalismo fiscale, ma ha prodotto danni gravissimi sull’economia locale e sull’efficienza dei servizi. La capacità delle Province di ridurre nell’ultimo quadriennio quasi del 12% la spesa corrente, unico tra le istituzioni del Paese, ha permesso di frenare la riduzione degli investimenti e di mantenere i servizi. Ma i fabbisogni standard e il federalismo fiscale non dovevano servire per assicurare a tutti, su tutto il Paese, gli stessi servizi allo stesso costo? E di quale autonomia tributaria parliamo, quando il Governo utilizza il principale tributo proprio provinciale – l’imposta RcAuto – per fare cassa, prendendo dai bilanci delle Province 274 milioni di euro?

 2.    riforme istituzionali, confuse, incostituzionali e contraddittorie, che rischiano di fare aumentare la spesa pubblica. In particolare quelle volte a “svuotare” le Province a favore di un neocentralismo statale e regionale.

 
Il dibattito sul disegno di legge “Disposizioni sulle città metropolitane, sulle Province, sulle unioni e fusioni di Comuni” impone una seria riflessione sul se e sul come si possano coniugare i principi ispiratori del federalismo fiscale – o quel che ne rimane – e la garanzia di finanziamento delle risorse finanziarie necessarie a svolgere le funzioni fondamentali delle province.

Se si ritiene utile svuotare le Province dalle funzioni fondamentali, bisogna spiegare chi subentrerà e quale sarà il ‘valore aggiunto’ del nuovo ente in termini di maggiori efficienza e maggiore spesa : il comune capoluogo oppure le unioni di comuni; e quali unioni di comuni? Non esiste ad certezza circa il soggetto che andrà a ricevere la titolarità di importanti funzioni, come ad esempio l’edilizia scolastica (oltre 5100 edifici scolastici), la tutela dell’ambiente e manutenzione del territorio, oppure l’attività amministrativa inerente gli oltre 550 centri per l’impiego. Alcune funzioni potrebbero tornare in capo allo Stato oppure potrebbero rimanere alle Province; lo stesso dicasi per le funzioni delegate dalle Regioni, le quali potrebbero decidere di far permanere tale titolarità in capo alle Province.

Esiste un corretto calcolo di quanto questa riforma potrà apportare in termini di risparmi: la relazione tecnica del provvedimento riporta riduzioni di spesa per 111 milioni di euro, la Corte dei Conti avvalora una cifra che si attesta attorno ai 163 milioni.

L’UPI, attraverso una stima correlata al trasferimento del personale alle Regioni e al trasferimento della sola funzione “edilizia scolastica” ai comuni, attesta maggiori oneri pari a circa 2 miliardi.

La vera sfida del riordino istituzionale in Italia, pertanto, non può essere quella dello svuotamento delle funzioni di area vasta.

Si deve invece cogliere l’occasione dell’istituzione delle Città metropolitane e del riordino delle Province per riallocare alle istituzioni costitutive della Repubblica che operano a questo livello di area vasta le funzioni e le risorse che oggi disperse in miriadi di enti, agenzie e società create dalla stratificazione della legislazione statale e regionale (l’esempio più evidente in questi giorni sono i consorzi d bonifica).

Questa scelta consentirebbe di verificare compiutamente i costi delle diverse istituzioni territoriali nell’esercizio delle funzioni di area vasta e di individuare con certezza i fabbisogni standard in modo da spingere tutto il sistema istituzionale verso una dimensione di efficienza e di efficacia attraverso una ottimale allocazione delle funzioni e delle risorse, fondata sui principi di autonomia e responsabilità che sono alla base dell’articolo 119 della Costituzione e del federalismo fiscale.

In allegato, il documento consegnato in Commissione

 

Documenti allegati:

Riforma Province, l’Upi in audizione in commissione istruzione Senato

“Non correte il rischio di interrompere un servizio che è un diritto essenziale, come l’accesso alla scuola pubblica: se si sposta la gestione degli edifici degli istituti superiori costringeremo all’indeterminatezza per anni alunni e docenti”. Lo ha detto il Presidente dell’Upi Antonio Saitta, intervenendo oggi alla commissione istruzione del Senato, che sta esaminando il Disegno di legge sulle Province.

“Questo Disegno di Legge ha tantissimi difetti, ma lo spostamento delle competenze sull’edilizia scolastica ci preoccupa molto come amministratori e come cittadini. Gli effetti che provocherebbe questa decisione sono davvero pesanti e ricadrebbero sui 2 milioni e 500 mila alunni che studiano nelle oltre 5.100 scuole che le Province gestiscono. La prima conseguenza, che ha rilevato anche la Corte dei Conti,  è che questa decisione aumenterà i costi facendo moltiplicare i centri di spesa.   Pensare poi di spostare la proprietà degli edifici – ha detto Saitta – vuol dire impegnare per anni la pubblica amministrazione, che dovrebbe occuparsi di garantire l’efficienza delle scuole, in tutte le pratiche burocratiche necessarie: chiudere e riaprire contratti, spostare pezzi di personale, di risorse, di debiti e di mutui contratti. Mettendo a rischio – ha detto Saitta – la continuità di erogazione dei servizi alla scuola. L’ipotesi di assegnare la funzione alle Unioni dei Comuni è del tutto fuori dalla realtà: ad oggi in Italia le Unioni di Comuni nonostante siano 370, coprono appena il 12% della popolazione italiana, lasciando scoperta la grande maggioranza del territorio. Per questo noi chiediamo di fare la scelta più sensata, lasciando la competenza della gestione delle scuole alle Province. La vera emergenza della scuola pubblica – ha poi concluso – è piuttosto la mancanza di risorse per ammodernare, mettere in sicurezza e rendere più efficienti i nostri istituti. A questa Commissione chiediamo di sostenere la nostra richiesta di escludere dal patto di stabilità le spese per gli investimenti nelle scuole”.

 

Semplificazione: Audizione Upi Camera dei Deputati

“Il Disegno di Legge sulle Province è l’esempio più evidente di come questo Paese non abbia alcuna intenzione di procedere sulla strada della semplificazione amministrativa. Un testo che, per spostare funzioni da un ente all’altro senza che questo produca efficienza o economicità, prevede decine di decreti attuativi di ogni tipo, tra norme statali, accordi e leggi regionali, è quanto di meno semplificatorio si potesse immaginare. E a pagare questo caos saranno i cittadini”. Lo ha detto l’Assessore al bilancio della Provincia di Firenze, Tiziano Lepri, intervenuto per l’Upi all’audizione presso la Commissione per la semplificazione della Camera dei Deputati, nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulla semplificazione legislativa ed amministrativa che la Commissione sta svolgendo.

“La semplificazione legislativa e amministrativa – ha detto Lepri – deve essere accompagnata da una semplificazione istituzionale. Ma né questo, né i passati Governi hanno mai preso seriamente in considerazione la necessità di emanare norme stringenti per cancellare tutti quegli enti, organismi e strutture, partoriti da un’ormai stratificata legislazione statale e regionale, che si sovrappongono alle istituzioni previste dalla Costituzione come elementi costitutivi della Repubblica: Comuni, Province, Città metropolitane, Regioni e Stato.

Su queste strutture gli interventi di Governo e Parlamento sono sempre stati molto timidi, e nello stesso DDL sulle Province non sono presenti norme stringenti né termini perentori, solo indirizzi generici che produrranno l’ennesimo stallo. Per contro lo stesso disegno di legge, invece di ridurre e sistematizzare le funzioni amministrative intorno agli organi previsti dalla Costituzione, moltiplica i centri che dagli attuali 4 (Stato, Regioni, Province o Città metropolitane) diventano almeno 8, con l’aggiunta delle Unioni di comuni obbligatoria per comuni sotto i 5000 abitanti; Unioni di comuni montani obbligatoria per comuni sotto i 3000 abitanti; Comunità montane, previste ancora nella maggior parte delle Regioni. L’obiettivo del Governo non sembra affatto essere il riordino delle funzioni, né tantomeno la semplificazione, quanto piuttosto la creazione di nuovi, ennesimi, soggetti istituzionali”.

“Se si vuole fare veramente una complessiva riforma degli enti locali – ha concluso l’Assessore Lepri – occorre passare necessariamente per una modifica della Costituzione e non per una legge ordinaria confusa e provvisoria. Ma se si vuole semplificare veramente, il Parlamento deve valorizzare le potenzialità di tutte le istituzioni della Repubblica previste dalla Costituzione: le Province e gli enti locali non sono una malattia, ma una risorsa per il Paese.”

IN ALLEGATO, IL DOCUMENTO CONSEGNATO IN AUDIZIONE

Documenti allegati:

GLI EMENDAMENTI DELL’UPI SUL DISEGNO DI LEGGE “DISPOSIZIONI SULLE CITTA’ METROPOLITANE, SULLE PROVINCE, SULLE UNIONI E FUSIONI DI COMUNI” – AS 1212

In allegato il documento Upi al Disegno di legge: “Disposizioni sulle Città metropolitane, sulle Province, sulle unioni e fusioni di Comuni” (a.s. 1212) consegnato in Audizione in Commissione Affari Costituzionali del Senato il 14 gennaio 2014, con il fascicolo degli emendamenti.

IL TERMINE DELLA PRESENTAZIONE DEGLI EMENDAMENTI IN COMMISSIONE AFFARI COSTITUZIONALI DEL SENATO DELLA REPUBBLICA E’ STATO FISSATO MERCOLEDI’ 29 GENNAIO 2014 ALLE ORE 13.00.
Documenti allegati:

Province, Saitta “ln Senato la Corte dei Conti conferma l’aumento costi e la mancanza di risparmi.

“Anche oggi nell’audizione alla Commissione Affari Costituzionali del Senato, la Corte dei Conti ha ribadito che la riforma Delrio sulle Province di sicuro non produrrà risparmi nell’immediato ed è talmente complessa che di certo porterà all’aumento dei costi. Ieri i costituzionalisti chiamati ad esprimere il loro parere hanno chiarito tutti i dubbi di incostituzionalità del testo. Chi altro ancora deve attestare che questa legge è costosa, che produrrà caos, che genererà effetti devastanti sui territori e sul bilancio dello Stato, perché lo capiscano anche il Parlamento e il Governo”. Lo dichiara il Presidente dell’Upi, Antonio Saitta, commentando il testo del documento consegnato oggi dalla Corte dei Conti alla Commissione Affari costituzionali del Senato, nel quale la magistratura contabile conferma il giudizio critico già espresso alla Camera dei deputati.

“A proposito delle Città metropolitane la Corte dei Conti – sottolinea Saitta – segnala il rischio di “ipertrofia organizzativa” e di “carattere eccentrico” della previsione della divisione in comuni della Città metropolitana perché produrrebbe nuovi enti . Quanto alle funzioni, la Corte nel documento consegnato alla commissione stigmatizza il procedimento di svuotamento previsto dal Disegno di Legge, che definisce complesso, e, facendo l’esempio dell’edilizia scolastica, parla di funzioni anche operative che eccedono la dimensione comunale e che quindi devono restare alle Province. Ma il giudizio netto che si legge nel testo della magistratura contabile – sottolinea Saitta –  è quello in merito ai risparmi: scrive infatti la Corte dei Conti ai Senatori che è del tutto improbabile che una riorganizzazione di così complessa portata sia improduttiva di costi e che i risparmi nell’immediato sono di entità contenuta, mentre i costi sono considerati talmente certi che nelle conclusioni si sottolinea la necessità di trovare adeguate coperture. Lo stesso segnale di allarme era stato lanciato dalla Corte dei Conti alla Camera dei Deputati, ma lì non si è ritenuto di volere ascoltarlo. Ci aspettiamo che almeno in Senato un richiamo di allerta così importante non resti lettera morta. Altrimenti qualcuno, Governo o Parlamento, dichiari apertamente che anche se la riforma delle Province porterà ad forte aumento della spesa pubblica e al caos, si porterà avanti perché è stata annunciata: almeno i cittadini sapranno a quale follia si sta andando incontro”.

In allegato, il documento consegnato in audizione presso la Commissione Affari Costituzionali del Senato dalla Corte dei Conti

Documenti allegati:

Province, audizione commissione Senato

Siamo in una fase di restaurazione. A settembre, quando sarà evidente il grave errore commesso con il caos sulle funzioni e i servizi saranno bloccati perché’ non si saprà chi deve erogarli, partirà il balletto delle deroghe: una parte importante del nostro Paese passerà in mano ai prefetti”. Lo ha detto il Presidente dell’Upi, Antonio Saitta intervenendo oggi in Commissione Affari Costituzionali del Senato in audizione sul disegno di legge sulle Province e le Città metropolitane.

“Noi siamo molto preoccupati di cosa capiterà ai servizi che gestiamo, di cosa accadrà a settembre alle oltre 5000 scuole delle Province. Chi se ne occuperà? Oggi la Costituzione dice che esistono 5 istituzioni che si occupano di governare i territori: i Comuni, le Province o le Città metropolitane, le Regioni e lo Stato. Con questo Disegno di Legge si arriva al doppio con Comuni, Unioni di comuni obbligatori per comuni sotto i 5000 abitanti, Unioni di comuni montani obbligatoria per comuni sotto i 3000 abitanti; Comunità montane, previste ancora nella maggior parte delle Regioni, Città metropolitane, Province, Regioni e Stato. Se a questo aggiungiamo la miriade di enti strumentali che questo Disegno di Legge non scalfigge minimamente è evidente il caso in cui si vuole gettare il Paese. Anche sulle Città metropolitane con questo Disegno di Legge si sta sprecando una occasione importante: invece di creare enti forti, capaci di competere con le altre poche grandi aree europee, per cedere ai localismi se ne faranno 20, senza funzioni chiare e senza quella legittimazione che solo il voto diretto dei cittadini può garantire.  Si sta annunciando agli italiani qualcosa di straordinario che dovrebbe cambiare il futuro della nostra politica, ma invece alla fine sarà solo un pasticcio”.

Fortemente critico sulla scelta di aumentare le aree destinate a diventare Città metropolitane è stato anche il Presidente della Provincia di Milano, Guido Podestà: “In Italia – ha detto ai senatori –  le aree metropolitane che rispondono agli stessi criteri di quelle presenti nel resto d’Europa sono solo 3: Milano, Napoli e Roma. E pensare che il sindaco del capoluogo che ha già difficoltà a gestire la città che lo ha eletto, possa occuparsi di tutti gli altri Comuni, vuol dire relegare al ruolo di ‘periferie delle periferie’ i territori fuori dal capoluogo”.  A questo proposito il Presidente della Provincia di Napoli, Antonio Pentangelo, ha riportato ai senatori i risultati di un confronto aperto con i sindaci della sua Provincia “la grande maggioranza mi ha confermato che se la Città metropolitana non è eletta dai cittadini, non intendono farne parte. Vuol dire che invece che semplificare, alla fine avremo una Provincia di Napoli con una gran parte dei comuni dell’area, e la Città metropolitana con il Comune capoluogo e pochi altri comuni”.  

“Quello che è drammatico – ha detto il Presidente della Provincia di Treviso, Leonardo Muraro, Presidente del Consiglio Direttivo Upi – è che non si sappia chi si occuperà dei servizi erogati dalle Province.  In Veneto abbiamo provato a simulare cosa accadrebbe se i centri per l’impiego gestiti dalle Province passassero ad altri enti, pubblici e privati: il costo della gestione raddoppierebbe senza nessun vantaggio per i cittadini”.

In allegato, il documento consegnato in audizione.

Documenti allegati:

DDL DELRIO – IL DOCUMENTO SOTTOSCRITTO DAI DIPENDENTI DELLA PROVINCIA DI POTENZA

Pubblichiamo il documento sottoscritto da alcuni dipendenti della Provincia di Potenza  di contrarietà all’ attuale disegno di riordino delle Province, approvato nella Camera dei Deputati.

Documenti allegati:

CONFERENZA STATO-CITTA’ 19/12/2013

REPORT

CONFERENZA STATO-CITTA’

19 DICEMBRE 2013

 

 

 

 APPROVAZIONE DEI VERBALI DELLE SEDUTE DEL 28 NOVEMBRE E 3 DICEMBRE 2013 DELLA CONFERENZA STATO-CITTÀ ED AUTONOMIE LOCALI

Punto 1) all’O.d.G.:

 

DIFFERIMENTO DEL TERMINE PER L’APPROVAZIONE DA PARTE DEGLI ENTI LOCALI DEL BILANCIO DI PREVISIONE PER L’ANNO 2014. (RICHIESTA ANCI E UPI) Parere ai sensi dell’articolo 151 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267.

 

Parere favorevole

 

 

Punto 2) all’O.d.G.:

 

SCHEMA DI DECRETO DEL MINISTRO DELL’INTERNO CONCERNENTE L’INDIVIDUAZIONE DEI COMUNI COINVOLTI DAGLI EVENTI DI AFFLUSSO DI STRANIERI NELL’ANNO 2013. (INTERNO) Intesa ai sensi dell’articolo 2, comma 5, lettera a), capoverso 2-ter, del decreto legge 15 ottobre 2013, n. 120 convertito, con modificazioni, dalla legge 13 dicembre 2013, n. 137.

 

Sancita intesa

DDL DELRIO – AS 1212 : AUDIZIONI IN COMMISSIONE AFFARI COSTITUZIONALI DEL SENATO DELLA REPUBBLICA

In Allegato il testo del Documento consegnato da UPI in Audizione,  il testo del provvedimento, già approvato in prima lettura dalla Camera dei Deputati, il Dossier del Servizio Studi del Senato e il ersoconto della seduta della prima commissione del giorno 8 gennaio 2014.

 

Documenti allegati:

I rilievi del Servizio Bilancio dello Stato sul DDL Delrio con i tanti nodi da chiarire.

Questi le criticità sollevate nel testo del Servizio Bilancio dello Stato, che alleghiamo integralmente.

1.    In caso di subentro solo parziale delle città metropolitane alle province, per la mancata opzione di parte dei comuni del corrispondente territorio, non risultano del tutto chiari i criteri di riparto di oneri, risorse e obiettivi del patto di stabilità interno tra gli enti subentranti. In particolare, non risultando più previsto il riparto degli obiettivi del patto precedentemente assegnati alle province tra gli enti subentranti, andrebbe confermato se i predetti obiettivi gravino interamente sulla città metropolitana. Andrebbe inoltre chiarito se i comuni, tenuti a farsi carico, nella fase transitoria, degli oneri della gestione commissariale della provincia, possano avvalersi delle risorse allo scopo destinate nel bilancio della stessa. Più in generale andrebbe chiarito se, anche successivamente alla fase transitoria, la duplicazione degli apparati amministrativi  sia suscettibile di assorbire risorse altrimenti destinabili all’esercizio delle funzioni;

2.    in merito alla gratuità degli incarichi politici delle città metropolitane, delle province e delle unioni di comuni, in quanto ricoperti da membri di diritto già retribuiti in ragione di altri incarichi politici sovrapponibili (sindaco o consigliere comunale), andrebbe chiarito se sia parimenti esclusa la possibilità di percepire, in ragione dei predetti incarichi, emolumenti di natura non retributiva, a titolo ad esempio di rimborsi spese. Con riferimento ai possibili risparmi prefigurati dalla relazione tecnica, si segnala che la norma non prevede, in
corrispondenza agli attuali compensi spettanti ai predetti organi politici e destinati a venir meno, conseguenti tagli nei trasferimenti spettanti agli enti subentranti. Pur non trattandosi di maggiori oneri, potrebbe configuarsi, in merito a tale aspetto, la rinuncia a un potenziale risparmio che la relazione stessa quantifica, con riferimento alle sole province, in 111 mln di euro annui, cui dovrebbero aggiungersi le spese per il personale di diretto supporto degli organi politici provinciali. Analoga considerazione appare riferibile alla mancata riduzione di trasferimenti in ragione dei risparmi per minori spese elettorali, rispetto alle quali la relazione tecnica quantifica un importo complessivo di 318,7 milioni di euro (di cui 118,4 milioni a
carico dello Stato);
3.    in merito al meccanismo di premialità nei confronti delle regioni che attuino i provvedimenti di riordino delle funzioni delle province, andrebbe valutato se possano configurarsi eventuali effetti di cassa, con conseguenti oneri per interessi (benché di carattere infrannuale), connessi all’anticipo nell’erogazione delle risorse, cui corrisponderebbe, presumibilmente, un anticipo nella tempistica dei pagamenti delle regioni beneficiarie;
4.    andrebbero inoltre meglio chiariti i profili finanziari della disposizione che prevede l’irrilevanza, ai fini del patto di stabilità interno e di altri vincoli di finanza pubblica, degli effetti derivanti dal trasferimento a regioni e comuni di funzioni precedentemente di spettanza delle province. Andrebbe valutata la coerenza di tale principio, benché da attuarsi nell’ambito di variazioni compensative, anche tra diversi livelli di governo, con quello che prevede il mantenimento degli obiettivi del patto di stabilità interno, precedentemente
attribuiti alle province, in capo alle città metropolitane subentranti o in capo alle province superstiti, benché con funzioni ridotte. Il mantenimento in capo a tali ultimi enti degli obiettivi loro spettanti in precedenza potrebbe infatti non risultare compatibile con la riduzione dei relativi bilanci che si determinerebbe nel caso del trasferimento di risorse e funzioni in capo a comuni e regioni;
5.    in merito alla soppressione della disposizione che prevede l’assoggettamento delle unioni di comuni al patto di stabilità interno a decorrere dal 2014, andrebbe chiarito preliminarmente se, benché non fossero stati inizialmente scontati effetti finanziari positivi a tale titolo, siano stati successivamente aggiornati gli andamenti tendenziali al fine di tenere conto dei presumibili risparmi derivanti dall’estensione della platea di enti soggetti a vincolo. In tal caso infatti occorrerebbe tener conto dell’esigenza di compensare i minori risparmi recati dalla disposizione. In caso contrario invece, gli effetti derivanti dalla norma si configurerebbero
esclusivamente come rinuncia agli ulteriori risparmi, rispetto a quelli scontati negli andamenti tendenziali, che sarebbero comunque derivati dall’implementazione della normativa vigente;
6.    in merito alla disposizione che prevede che, in caso di fusioni di comuni, il comune risultante possa utilizzare i margini di indebitamento consentiti a ciascuno dei comuni confluiti nella fusione, si segnala che la disposizione non prevede un limite temporale al beneficio. Andrebbe pertanto chiarito come si determini, negli esercizi successivi al primo conseguente all’unificazione del bilancio, lo spazio finanziario per l’indebitamento di ciascuno dei comuni confluiti;
7.     in merito alla disposizione che prevede che, ai fini del patto di stabilità interno, nei bilanci dei comuni capofila di convenzioni non siano computate le entrate e le uscite correnti per contributi di amministrazioni pubbliche e le entrate e le relative uscite per rimborsi all’ente capofila delle spese gestite in convenzione, andrebbe chiarito se la norma possa determinare una riduzione di risparmi scontati nei tendenziali con riferimento alle convenzioni in essere.

Documenti allegati:

IL DOCUMENTO SOTTOSCRITTO DAI DIPENDENTI DELLA PROVINCIA DI PORDENONE

I sottoscritti dipendenti della Provincia di Pordenone esprimono un profondo disagio per lo stato di grave incertezza causato dalle frettolose scelte politiche finalizzate alla cancellazione delle Province italiane.

Non comprendono le ragioni per le quali il Governo abbia dedicato, con sospetta tempestività, un esclusivo percorso costituzionale finalizzato all’abolizione delle Province, tralasciando, al contempo, ogni valutazione concernente la riorganizzazione di tutti i settori burocratici dello Stato e delle Regioni, che, a causa di sovrapposizioni di ruoli e funzioni, obbligano il cittadino a districarsi quotidianamente in uno scenario di competenze tortuoso e complesso.

Denunciano le diffamatorie campagne di stampa che, definendo le Province come “enti inutili degli stipendi inventati”, additano al pubblico disprezzo tali istituzioni, come se fossero la rappresentazione simbolica dello spreco e dell’arretratezza.

Rivendicano con orgoglio di essere stati e di essere lavoratori impegnati nella costruzione e manutenzione di strade e di edifici scolastici, nella tutela della fauna e dell’ambiente, nella gestione delle politiche del lavoro, nel sostegno di attività culturali, sociali ed economiche, nella programmazione del trasporto pubblico, nella gestione dei servizi della motorizzazione civile e nello svolgimento di altre attività finalizzate alla valorizzazione ed al progresso di una parte importante del territorio della Regione F.V.G.

Evidenziano che qualificare come “inutile” l’Ente che assolve a tali funzioni,  significa non solo insultare i lavoratori direttamente impegnati in questi compiti, ma offendere la verità e la storia di questa istituzione democratica, precludere la conoscenza dei fatti e rendere un cattivo servizio al nostro Paese.

I dipendenti della Provincia di Pordenone non sono contrari ad una razionale riforma della Pubblica Amministrazione, che parta dallo Stato centrale e interessi Regioni, Province, Comuni, e che intervenga per sfoltire quella giungla di società partecipate ed enti strumentali che sfuggono a qualsiasi controllo democratico.

Tuttavia, ritengono che la soppressione delle Province, con la probabile suddivisione di funzioni tra un numero indeterminato di Enti comunali associativi, si risolverebbe in un aggravio dei costi ed un peggioramento dei servizi alla collettività. Pertanto, auspicano un processo di riordino e razionalizzazione delle Province esistenti, che, nel rispetto della Costituzione, rafforzi il loro ruolo mediante il superamento della frammentazione delle funzioni di area vasta e la contestuale riorganizzazione dei servizi decentrati dello Stato e delle Regioni.

Infine, qualunque sia il percorso riformatore che lo Stato e la Regione intendono perseguire, i lavoratori della Provincia di Pordenone rivendicano il diritto di aver precise garanzie sul mantenimento dei posti di lavoro di tutti i dipendenti, sul rispetto delle professionalità acquisite, e sugli eventuali percorsi di mobilità.

A tal fine, chiedono alle organizzazioni sindacali, CGIL, CISL e UIL, di  riesaminare la posizione formalizzata, senza alcuna consultazione dei lavoratori, nel documento sottoscritto con la Confindustria il 02 settembre 2013, laddove si chiede, inopinatamente, di sopprimere le Province.

I sottoscritti ritengono che tale proposta sia del tutto sbagliata, nel merito e nel metodo.

Sottolineano che la prima ragion d’essere di un sindacato è la difesa dei lavoratori, e che, quindi, un sindacato che condivide il progetto di chiusura di una azienda pubblica di 56.000 dipendenti, senza coinvolgere e rimettere a quest’ultimi le decisioni sul loro futuro, nega la sua stessa essenza.

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