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UPI Veneto, Marcon: “Tagliati oltre 8 milioni alle Province dalla Legge di Bilancio, una mazzata”

Si è svolto il Consiglio Direttivo dell’Unione Province del Veneto al Sant’Artemio, sede della Provincia di Treviso: al centro della discussione, i pesanti tagli confermati dalla Legge di Bilancio 2024 che graveranno sulle Province venete per ben 8.340.354 solo quest’anno. Sommati ai tagli fissati per i prossimi anni, fino al 2028, le risorse in meno ammontano complessivamente a 29.670.956 euro. Una manovra che graverà ancor di più sui bilanci già precari degli Enti locali, affaticati dalle spese sostenute per coprire gli incrementi dei costi dei materiali nei cantieri avviati con il PNRR, dai costi energetici e dalle fluttuazioni del mercato dell’auto, dal momento che i soli tributi IPT e RCAuto costituiscono per le Province oltre la metà delle entrate e negli ultimi anni hanno registrato una riduzione di 47.515.492 euro in Veneto.

Già da tempo le Province, insieme ai Comuni, avevano espresso forte preoccupazione per i tagli imposti dalla nuova Legge di Bilancio – sottolinea Stefano Marcon, presidente UPI Veneto – speravamo che la manovra prevedesse la cancellazione della spending review come avvenuto nel 2023, ma purtroppo così non è stato. Per il 2024 e il 2025 peseranno nelle casse delle Province venete 8 milioni di taglio, risultato della Legge di Bilancio 2024 e delle rimanenze della Legge di Bilancio 2021. Seguiranno ulteriori tagli fino al 2028, parzialmente compensati dal 2026 con rimborsi per spese COVID sostenute durante la pandemia, ma comunque 29 milioni in meno a disposizione renderanno ancor più difficile per gli Enti garantire servizi efficienti e adeguati per la manutenzione di scuole, strade e tutela ambientale. Facendo riferimento al solo 2024, i tagli sono così ripartiti: 402.212 in meno per la Provincia di Belluno, 1.361.624 euro per la Provincia di Padova, 443.688 in meno per la Provincia di Rovigo, 1.449.668 per la Provincia di Treviso, 1.704.653 per la Provincia di Verona, 1.384.625 per la Provincia di Vicenza e 1.593.885 per la Città Metropolitana di Venezia”.

Una mazzata per le Province – commenta Marcon – che potrebbe essere compensata solo dalla realizzazione della riforma che attendiamo da tempo. I tempi sono maturi e riprendere la discussione sul Testo unico sottoposto all’esame della Commissione Affari Costituzionali in Senato, che raccoglie le proposte di legge avanzate congiuntamente dai gruppi parlamentari di minoranza e di maggioranza, permetterebbe di ridare nuove risorse alle Province e superare così uno scenario incerto e difficile per i territori, a discapito dei cittadini. Quest’anno ricorrono i 10 anni dalla legge 56/2014 e l’Assemblea Nazionale delle Province Italiane in autunno potrebbe ridare nuova speranza ai nostri Enti”.

UPI Veneto, Marcon: “Tagliati oltre 8 milioni alle Province dalla Legge di Bilancio, una mazzata”

Si è svolto il Consiglio Direttivo dell’Unione Province del Veneto al Sant’Artemio, sede della Provincia di Treviso: al centro della discussione, i pesanti tagli confermati dalla Legge di Bilancio 2024 che graveranno sulle Province venete per ben 8.340.354 solo quest’anno. Sommati ai tagli fissati per i prossimi anni, fino al 2028, le risorse in meno ammontano complessivamente a 29.670.956 euro. Una manovra che graverà ancor di più sui bilanci già precari degli Enti locali, affaticati dalle spese sostenute per coprire gli incrementi dei costi dei materiali nei cantieri avviati con il PNRR, dai costi energetici e dalle fluttuazioni del mercato dell’auto, dal momento che i soli tributi IPT e RCAuto costituiscono per le Province oltre la metà delle entrate e negli ultimi anni hanno registrato una riduzione di 47.515.492 euro in Veneto.

Già da tempo le Province, insieme ai Comuni, avevano espresso forte preoccupazione per i tagli imposti dalla nuova Legge di Bilancio – sottolinea Stefano Marcon, presidente UPI Veneto – speravamo che la manovra prevedesse la cancellazione della spending review come avvenuto nel 2023, ma purtroppo così non è stato. Per il 2024 e il 2025 peseranno nelle casse delle Province venete 8 milioni di taglio, risultato della Legge di Bilancio 2024 e delle rimanenze della Legge di Bilancio 2021. Seguiranno ulteriori tagli fino al 2028, parzialmente compensati dal 2026 con rimborsi per spese COVID sostenute durante la pandemia, ma comunque 29 milioni in meno a disposizione renderanno ancor più difficile per gli Enti garantire servizi efficienti e adeguati per la manutenzione di scuole, strade e tutela ambientale. Facendo riferimento al solo 2024, i tagli sono così ripartiti: 402.212 in meno per la Provincia di Belluno, 1.361.624 euro per la Provincia di Padova, 443.688 in meno per la Provincia di Rovigo, 1.449.668 per la Provincia di Treviso, 1.704.653 per la Provincia di Verona, 1.384.625 per la Provincia di Vicenza e 1.593.885 per la Città Metropolitana di Venezia”.

Una mazzata per le Province – commenta Marcon – che potrebbe essere compensata solo dalla realizzazione della riforma che attendiamo da tempo. I tempi sono maturi e riprendere la discussione sul Testo unico sottoposto all’esame della Commissione Affari Costituzionali in Senato, che raccoglie le proposte di legge avanzate congiuntamente dai gruppi parlamentari di minoranza e di maggioranza, permetterebbe di ridare nuove risorse alle Province e superare così uno scenario incerto e difficile per i territori, a discapito dei cittadini. Quest’anno ricorrono i 10 anni dalla legge 56/2014 e l’Assemblea Nazionale delle Province Italiane in autunno potrebbe ridare nuova speranza ai nostri Enti”.

Provincia di Padova: il personale assunto nei primi 6 mesi del 2024

Più della metà delle assunzioni previste per il 2024 già effettuate, l’integrazione dell’organico con ulteriori 16 persone a breve e altre sei nei prossimi mesi, nonché numerosi bandi per le progressioni di carriera: l’anno corrente procede a gonfie vele per quanto riguarda l’acquisizione di personale all’interno della Provincia di Padova. Come annunciato al termine del 2023, l’Ente prevede di chiudere quest’anno con un totale di 32 nuove assunzioni (erano state 44 nel 2023). Segreteria Generale, Ambiente, Edilizia, Viabilità i settori verso i quali è stata e sarà ancora destinata la maggior parte del nuovo personale.

 

PROCEDURE IN ITINERE – Attualmente l’organico in servizio in Provincia è composto da 218 persone di cui 116 maschi e 102 femmine, quasi totalmente inserite con contratto a tempo indeterminato. A costoro se ne stanno per aggiungere a breve altre 16 per le quali sono state attivate quattro procedure di mobilità e due concorsi pubblici, di cui due per dirigenti (uno dell’area Segreteria Generale e uno del settore Edilizia e Impianti), sette istruttori amministrativi (la procedura concorsuale è in itinere); due istruttori tecnici (in itinere); due funzionari amministrativi (uno per la Segreteria Generale e uno per l’Area Tecnica – le procedure di mobilità sono in itinere); tre funzionari tecnici (uno da destinare al settore Edilizia, uno all’Ufficio Impianti e uno alla Viabilità, per i quali le procedure di mobilità sono in itinere).

 

IN PROGRAMMA DA SETTEMBRE – Nell’ultima parte dell’anno, infine, sono previste ulteriori procedure di reclutamento tra mobilità e concorsi pubblici, per assumere altre sei persone: un funzionario amministrativo per l’Ufficio legale; un funzionario tecnico per l’Ambiente; un operatore esperto tecnico; tre esperti ad alta specializzazione a tempo determinato (uno per la Ragioneria, uno per l’Edilizia, uno per la Viabilità).

Annunciato dall’attuale Piano Triennale di Formazione e Progressione (PTFP), l’istituto della progressione di carriera nei vari settori dell’Ente riguarderà quest’anno 20 dipendenti che avranno così un’opportunità di crescita e sviluppo professionale, in un progetto di valorizzazione di competenze e talenti.

 

PROCEDURE CONCLUSE – Nel corso del primo semestre dell’anno sono entrate in servizio 17 persone, di cui due agenti di Polizia, quattro istruttori tecnici, due istruttori amministrativi, cinque operatori esperti tecnici, un funzionario amministrativo, due funzionari tecnici, un dirigente. Ha inoltre preso servizio il nuovo segretario generale (in convenzione con il Comune di Padova).

 

L’ANALISI – «Nell’ultimo biennio siamo finalmente riusciti a ridare slancio alla Provincia anche attraverso una intensa azione di reclutamento delle risorse umane, con 44 inserimenti nel 2023 e 40 nel corso dell’anno corrente – osserva Daniele Canella, vicepresidente della Provincia di Padova con delega al Personale -. Per diversi anni dopo l’entrata in vigore della riforma Delrio nel 2014, le Province sono state oggetto di un ampio processo di riordino durante il quale era loro vietato assumere. Questo ha portato, negli anni, a due conseguenze principali: la carenza di personale, vista l’impossibilità di reintegrare i posti liberati da chi aveva scelto di spostarsi in altri Enti o di chi nel frattempo aveva raggiunto l’età pensionabile; e l’acquisizione di competenze da parte di chi, invece, era rimasto e aveva nel frattempo assorbito i compiti assegnati precedentemente ad altri. Dopo una fase di stasi, pertanto, ora la Provincia di Padova sta ripartendo, con un programma di crescita e di premialità: quest’anno le 20 progressioni permetteranno di dare il giusto riconoscimento professionale ad altrettante persone. La Provincia sta, pertanto, tornando a essere un Ente titolare di un ruolo strategico e fondamentale nella gestione territoriale, a partire dai servizi che eroga a favore dei Comuni che impattano in modo sensibile sul benessere dei cittadini e sulla vivibilità dell’area di sua competenza».

Provincia di Padova: il personale assunto nei primi 6 mesi del 2024

Più della metà delle assunzioni previste per il 2024 già effettuate, l’integrazione dell’organico con ulteriori 16 persone a breve e altre sei nei prossimi mesi, nonché numerosi bandi per le progressioni di carriera: l’anno corrente procede a gonfie vele per quanto riguarda l’acquisizione di personale all’interno della Provincia di Padova. Come annunciato al termine del 2023, l’Ente prevede di chiudere quest’anno con un totale di 32 nuove assunzioni (erano state 44 nel 2023). Segreteria Generale, Ambiente, Edilizia, Viabilità i settori verso i quali è stata e sarà ancora destinata la maggior parte del nuovo personale.

 

PROCEDURE IN ITINERE – Attualmente l’organico in servizio in Provincia è composto da 218 persone di cui 116 maschi e 102 femmine, quasi totalmente inserite con contratto a tempo indeterminato. A costoro se ne stanno per aggiungere a breve altre 16 per le quali sono state attivate quattro procedure di mobilità e due concorsi pubblici, di cui due per dirigenti (uno dell’area Segreteria Generale e uno del settore Edilizia e Impianti), sette istruttori amministrativi (la procedura concorsuale è in itinere); due istruttori tecnici (in itinere); due funzionari amministrativi (uno per la Segreteria Generale e uno per l’Area Tecnica – le procedure di mobilità sono in itinere); tre funzionari tecnici (uno da destinare al settore Edilizia, uno all’Ufficio Impianti e uno alla Viabilità, per i quali le procedure di mobilità sono in itinere).

 

IN PROGRAMMA DA SETTEMBRE – Nell’ultima parte dell’anno, infine, sono previste ulteriori procedure di reclutamento tra mobilità e concorsi pubblici, per assumere altre sei persone: un funzionario amministrativo per l’Ufficio legale; un funzionario tecnico per l’Ambiente; un operatore esperto tecnico; tre esperti ad alta specializzazione a tempo determinato (uno per la Ragioneria, uno per l’Edilizia, uno per la Viabilità).

Annunciato dall’attuale Piano Triennale di Formazione e Progressione (PTFP), l’istituto della progressione di carriera nei vari settori dell’Ente riguarderà quest’anno 20 dipendenti che avranno così un’opportunità di crescita e sviluppo professionale, in un progetto di valorizzazione di competenze e talenti.

 

PROCEDURE CONCLUSE – Nel corso del primo semestre dell’anno sono entrate in servizio 17 persone, di cui due agenti di Polizia, quattro istruttori tecnici, due istruttori amministrativi, cinque operatori esperti tecnici, un funzionario amministrativo, due funzionari tecnici, un dirigente. Ha inoltre preso servizio il nuovo segretario generale (in convenzione con il Comune di Padova).

 

L’ANALISI – «Nell’ultimo biennio siamo finalmente riusciti a ridare slancio alla Provincia anche attraverso una intensa azione di reclutamento delle risorse umane, con 44 inserimenti nel 2023 e 40 nel corso dell’anno corrente – osserva Daniele Canella, vicepresidente della Provincia di Padova con delega al Personale -. Per diversi anni dopo l’entrata in vigore della riforma Delrio nel 2014, le Province sono state oggetto di un ampio processo di riordino durante il quale era loro vietato assumere. Questo ha portato, negli anni, a due conseguenze principali: la carenza di personale, vista l’impossibilità di reintegrare i posti liberati da chi aveva scelto di spostarsi in altri Enti o di chi nel frattempo aveva raggiunto l’età pensionabile; e l’acquisizione di competenze da parte di chi, invece, era rimasto e aveva nel frattempo assorbito i compiti assegnati precedentemente ad altri. Dopo una fase di stasi, pertanto, ora la Provincia di Padova sta ripartendo, con un programma di crescita e di premialità: quest’anno le 20 progressioni permetteranno di dare il giusto riconoscimento professionale ad altrettante persone. La Provincia sta, pertanto, tornando a essere un Ente titolare di un ruolo strategico e fondamentale nella gestione territoriale, a partire dai servizi che eroga a favore dei Comuni che impattano in modo sensibile sul benessere dei cittadini e sulla vivibilità dell’area di sua competenza».

Provincia Piacenza, la Presidente Patelli consegna al Ministro Salvini lettere con le priorità

In occasione dell’incontro – tenutosi oggi presso la sede del Comune di Piacenza – per la sottoscrizione del “Protocollo d’intesa tra Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, Regione Emilia-Romagna, Comune di Piacenza, Rete Ferroviaria Italiana S.p.A. e F.S. Sistemi Urbani S.p.A. per la Rigenerazione urbana e la trasformazione in Hub Intermodale dell’ambito stazione e per la realizzazione del nuovo Hub del Ferro in zona Le Mose”, la presidente della Provincia di Piacenza Monica Patelli ha personalmente consegnato tre diverse lettere al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini.

La prima – firmata dal presidente di UPI Emilia-Romagna, Andrea Massari – rimarca il fatto che le Province dell’Emilia-Romagna, come tutte le Province italiane, sono impegnate nell’attuazione dei diversi programmi pluriennali di manutenzione delle strade di competenza, finanziati con vari provvedimenti, ed evidenzia un rischio legato ai decreti in vigore.

Per UPI l’attuale formulazione delle norme, che dispone la revoca delle corrispondenti risorse assegnate in caso di mancata realizzazione degli interventi entri i termini previsti dal dettato ministeriale, non tiene infatti conto della notevole differenza tra le opere più semplici e quelle più impattanti, che impongono molteplici e più complesse attività e comportano un ben più rilevante impegno temporale.

La richiesta è pertanto quella di diversificare i termini per la conclusione/collaudo degli interventi, armonizzandoli alle specificità dei differenti percorsi.

Le altre due lettere consegnate brevi manu da Monica Patelli al ministro Salvini sono a firma della stessa presidente dell’ente di Corso Garibaldi.

La prima riguarda una delle misure ipotizzate per ridurre al massimo l’impatto sui cittadini dei lavori di manutenzione straordinaria che interesseranno il ponte stradale sul Po tra Castelvetro Piacentino e Cremona.

In sostanza si chiede il concorso finanziario del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti per far fronte alla eventuale introduzione (limitatamente al periodo in cui i lavori sul ponte determineranno limitazioni alla circolazione stradale) della gratuità del percorso autostradale alternativo a quello che sarà interessato dai lavori, un’agevolazione i cui non trascurabili costi dovrebbero essere sostenuti anche dalla Provincia di Piacenza.

L’altra lettera della presidente Patelli è invece attinente alle criticità delle regole sui cosiddetti “autovelox”.

Nella missiva si chiede al Ministero di favorire un intervento normativo che elimini l’equivoco (legato alla sovrapponibilità o meno dei termini “approvato” e “omologato” in riferimento alla conformità degli strumenti di controllo della velocità) che è alla base della recente sentenza della Corte di Cassazione che ha sostanzialmente reso impossibile l’impiego della quasi totalità degli strumenti di questo tipo attualmente in uso sul territorio nazionale italiano.

Nella lettera si evidenzia come ciò stia provocando ripercussioni negative non soltanto sulla sicurezza della circolazione e sui bilanci degli Enti Locali, ma anche sull’attività di produzione/noleggio/vendita delle specifiche apparecchiature da parte delle ditte coinvolte.

 

La Provincia di Reggio Emilia promuove un patto straordinario tra sindaci per la legalità

Trentasei sindaci della provincia di Reggio nell’Emilia – gli altri, oggi impossibilitati a essere presenti, lo faranno nei prossimi giorni    hanno sottoscritto questa mattina in Provincia un “Patto straordinario per la legalità”, strumento che oltre ad alcuni impegni morali, dà anche alcune importanti indicazioni concrete. Contestualmente, i sindaci hanno sottoscritto anche la nuova Carta di Avviso pubblico, forse il più avanzato strumento volontario di autodisciplina sui temi della lotta per la legalità, contro le mafie e la corruzione. “Si tratta di un atto volontario, che i sindaci sono stati chiamati a sottoscrivere a titolo personale. Non si tratta di un protocollo di legalità, che ha effetti amministrativi, ma di un accordo di principio generale, in cui si stabilisce una linea politica al di là delle appartenenze partitiche”, hanno spiegato il presidente della Provincia, Giorgio Zanni, e  il coordinatore provinciale Anci e delegato regionale per la legalità, Emanuele Cavallaro, sindaco di Rubiera. Scritto alla luce delle esperienze di questi ultimi anni mettendo nero su bianco impegni che vanno al di là delle norme e che dunque potevano essere assunti solo in questo modo, il “Patto straordinario per la legalità” era stato sottoscritto la prima volta – sempre contestualemente – lo scorso anno: oggi, dopo la tornata di elezioni amministrative dello scorso giugno, una nuova firma, con l’adesione dei nuovi sindaci a partire da quello del capoluogo, Marco Massari.

L’adesione impegna i primi cittadini reggiani a promuovere i valori del Patto e della Carta di Avviso pubblico all’interno dei municipi come codici di comportamento ai quali ispirare l’azione amministrativa. In particolare, i sindaci reggiani si impegnano personalmente “ad applicare, difendere ed innovare costantemente il sistema dei protocolli di legalità sviluppato di concerto con la Prefettura per prevenire e combattere l’infiltrazione mafiosa sul territorio” nonché “straordinarie cautele per la tutela dell’integrità delle amministrazioni comunali, esigendo le dimissioni o l’astensione dai procedimenti decisionali da parte di amministratori o funzionari che siano interessati da interdittive o da esclusione dalle white list, nonché da quanti siano colpiti da provvedimenti per reati connessi alla criminalità organizzata, applicando un “principio di precauzione”, nel rispetto delle norme vigenti”.

Il Patto prevede inoltre che i sindaci individuino “le migliori procedure per raccogliere e far pervenire segnalazioni dal territorio e dai sindaci su situazioni meritevoli di approfondimento”, offrano “la più ampia e franca collaborazione alle forze dell’ordine, alla Procura della Repubblica e alla Prefettura per le rispettive azioni di indagine, repressione e prevenzione del fenomeno mafioso sul nostro territorio” e si attivino “sempre ed in ogni caso, anche tramite l’ufficio legale convenzionato della Provincia, per valutare la proposta di costituzione di parte civile dei Comuni in caso di processi relativi a reati di mafia che riguardino il proprio territorio”.

La Provincia di Lucca inaugura il nuovo Ponte della Tambura

Taglio del nastro per il nuovo Ponte della Tambura, che insiste sulla Strada Provinciale 50 di Vagli nel comune di Vagli di Sotto e completamente ricostruito dalla Provincia di Lucca.

Alla cerimonia di inaugurazione della nuova infrastruttura erano presenti il presidente della Provincia di Lucca, Luca Menesini, accompagnato dal consigliere provinciale Andrea Carrari,  dall’ing. Pierluigi Saletti responsabile del Servizio provinciale; i rappresentanti della ditta ‘Vando Battaglia costruzioni srl’ di Gallicano che ha effettuato la ricostruzione del ponte. A far da cornice alla festa, le auto d’epoca dell’associazione ‘Amici in Garfagnana – Auto e Moto storiche’. Presente alla cerimonia anche il sindaco di Vagli, Mario Puglia, assieme a tutto il consiglio comunale, nonché i rappresentanti di alcune amministrazioni comunali limitrofe.

«Le inaugurazioni sono sempre momenti importanti per una comunità – commenta il presidente della Provincia, Luca Menesini – ma in questo caso è anche motivo di orgoglio per tutta la provincia, perché restituiamo al territorio un ponte strategico per la circolazione e, adesso, all’avanguardia dal punto di vista della sicurezza e della sostenibilità. Un grande lavoro che possiamo dire con sicurezza che è un’infrastruttura che guarda al futuro e alle prospettive di crescita economica e turistica del territorio, come dimostra il fatto che vi si sia inserito anche il percorso ciclo-pedonale».

Il Ponte della Tambura venne chiuso al transito nell’aprile 2020, per essere, poi, demolito dalla Provincia nel novembre di due anni dopo, nel 2022, in quanto non rispettava più quei requisiti minimi di sicurezza richiesti per una tale infrastruttura. A marzo sono terminati i lavori di varo dell’impalcato metallico, realizzati dalla ditta ‘Vando Battaglia costruzioni srl’: sono state, cioè, completate le travature portanti sopra le quali è stato, successivamente, realizzato l’impalcato, dove ha trovato sede la pavimentazione stradale e le relative pertinenze ed accessori.

Il nuovo Ponte della Tambura è stato realizzato per mezzo dell’installazione di travi in acciaio e soletta superiore in cemento armato, per una larghezza di circa 10 metri, organizzati con due corsie di circa 3 metri ciascuna, potette ai lati. A queste si aggiunge una corsia larga un metro e mezzo destinata ad essere il passaggio ciclo-pedonale, a beneficio sia di chi vive in quest’area e se ne serve per i suoi spostamenti quotidiani, sia per i sempre crescenti cicloturisti, che hanno dimostrato di apprezzare molto la zona.

Esteticamente, la nuova infrastruttura ha un aspetto simile a quello realizzato negli Anni Cinquanta, in quanto sia da un punto di vista architettonico, sia da quello paesaggistico il Ponte rappresenta un elemento caratterizzante della stessa valle e, per tale ragione, costruendo il nuovo ponte. si è scelto di rimanere quanto più possibile fedeli all’opera originale.

Il Ponte della Tambura ha visto la Provincia di Lucca investire 2,8 milioni di euro per la sua demolizione e ristruzione, fondi che provengono dal Mims, il Ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibile (Mims).

 

La Provincia di Terni approva il rendiconto 2023: crescono le risorse disponibili

Il Consiglio provinciale ha approvato oggi pomeriggio con 6 voti favorevoli e 2 contrari il rendiconto di bilancio 2023. La manovra registra un avanzo disponibile per oltre 5 milioni e 300mila euro, superiore a quello del rendiconto precedente che era stato di circa 2 milioni e 800mila euro. Sul rendiconto, fra le altre cose virtuose, influisce la positiva chiusura delle partite di riconciliazione debiti-crediti che la Provincia ha da tempo avviato con numerosi altri enti, fra cui, in particolare, la Regione la cui intesa è stata raggiunta recentemente.

“E’ un risultato molto importante, frutto della grande attenzione ai conti che questa amministrazione si è posta come priorità fin dall’inizio del mandato”, ha dichiarato la Presidente Laura Pernazza. “Avevamo preso in carico gestioni passate – ha aggiunto – che per una serie di ragioni anche contingenti avevano fatto registrare situazioni complicate. Oggi abbiamo un ente con i conti in ordine e che, anche grazie al miglioramento continuo delle gestioni, ha maggiori possibilità rispetto al passato. In questo quadro – ha poi fatto notare la Presidente – la riconciliazione debiti-crediti, ormai in via di conclusione, soprattutto con la Regione, è una delle azioni più importanti per assicurare all’ente ulteriori risorse.

Questa condotta virtuosa e attenta – ha osservato ancora la Presidente – ci ha permesso anche di fare nuove assunzioni per potenziare la macchina amministrativa, pagare tempestivamente i fornitori, i cui tempi sono al di sotto dei 30 giorni, fare una revisione delle spese di contenzioso e legali che, grazie alla creazione di un’avvocatura interna ci permette di risparmiare notevoli risorse, e operare un generale miglioramento delle performance e delle capacità di spesa. Ringrazio gli uffici preposti – ha concluso la Pernazza – che hanno svolto nel tempo un lavoro molto importante e impegnativo”.

“Ringrazio tutti per il lavoro di squadra che ci ha permesso di impostare un modello operativo molto positivo in grado di produrre risultati importanti”, ha affermato il vice Presidente Gianni Daniele. Sono orgoglioso – ha poi aggiunto – di essere stato parte di questo processo di innovazione e miglioramento.

La Provincia di Terni approva il rendiconto 2023: crescono le risorse disponibili

Il Consiglio provinciale ha approvato oggi pomeriggio con 6 voti favorevoli e 2 contrari il rendiconto di bilancio 2023. La manovra registra un avanzo disponibile per oltre 5 milioni e 300mila euro, superiore a quello del rendiconto precedente che era stato di circa 2 milioni e 800mila euro. Sul rendiconto, fra le altre cose virtuose, influisce la positiva chiusura delle partite di riconciliazione debiti-crediti che la Provincia ha da tempo avviato con numerosi altri enti, fra cui, in particolare, la Regione la cui intesa è stata raggiunta recentemente.

“E’ un risultato molto importante, frutto della grande attenzione ai conti che questa amministrazione si è posta come priorità fin dall’inizio del mandato”, ha dichiarato la Presidente Laura Pernazza. “Avevamo preso in carico gestioni passate – ha aggiunto – che per una serie di ragioni anche contingenti avevano fatto registrare situazioni complicate. Oggi abbiamo un ente con i conti in ordine e che, anche grazie al miglioramento continuo delle gestioni, ha maggiori possibilità rispetto al passato. In questo quadro – ha poi fatto notare la Presidente – la riconciliazione debiti-crediti, ormai in via di conclusione, soprattutto con la Regione, è una delle azioni più importanti per assicurare all’ente ulteriori risorse.

Questa condotta virtuosa e attenta – ha osservato ancora la Presidente – ci ha permesso anche di fare nuove assunzioni per potenziare la macchina amministrativa, pagare tempestivamente i fornitori, i cui tempi sono al di sotto dei 30 giorni, fare una revisione delle spese di contenzioso e legali che, grazie alla creazione di un’avvocatura interna ci permette di risparmiare notevoli risorse, e operare un generale miglioramento delle performance e delle capacità di spesa. Ringrazio gli uffici preposti – ha concluso la Pernazza – che hanno svolto nel tempo un lavoro molto importante e impegnativo”.

“Ringrazio tutti per il lavoro di squadra che ci ha permesso di impostare un modello operativo molto positivo in grado di produrre risultati importanti”, ha affermato il vice Presidente Gianni Daniele. Sono orgoglioso – ha poi aggiunto – di essere stato parte di questo processo di innovazione e miglioramento.

Menna, Provincia Chieti ” Il Governo chiede alle Province abruzzesi oltre 2 milioni”

“In Provincia di Chieti, in Abruzzo e in generale a livello nazionale vedremo – purtroppo – presto gli effetti dei tagli decisi dal governo Meloni, che taglia fondi a comuni e province sotto forma di contributo alla finanza pubblica. Solo per le quattro province abruzzesi i tagli saranno pari a 2.175.000 euro, fondi che bisognerà prelevare dai bilanci correnti degli enti per decreto del governo Meloni: questi tagli ricadranno interamente sui cittadini in termini di minori servizi perché metteranno in seria difficoltà tutti gli enti locali”.

Lo  dichiara Francesco Menna, Presidente della Provincia di Chieti, spiegando come: “alla Provincia di Chieti viene chiesto il maggiore sacrificio in Abruzzo con un taglio tra il precedente decreto e l’ultimo in tema di “contributo alla finanza pubblica” pari a 672.000 euro; per le altre province abruzzesi si prevedono tagli di 613.000 euro per la Provincia dell’Aquila, di 468.000 per la Provincia di Teramo e di 422.000 per la Provincia di Pescara per un totale di 2.175.000 euro, solo per il comparto province abruzzese.

Il Presidente lancia dunque un appello: “Invito il governo Meloni, i sottosegretari e i parlamentari abruzzesi a rivedere queste misure  che andranno ad impattare pesantemente sui cittadini dei nostri territori, sono tagli che mettono a rischio i fondi per i servizi essenziali come l’edilizia scolastica e le opere di viabilità provinciale. I nostri bilanci sono già risicati e asfittici: la Provincia di Chieti contribuisce già alla finanza pubblica nazionale con oltre il 40% della spesa corrente del proprio bilancio. Significa che per ogni 100 euro iscritta a quella voce di bilancio, 40 vanno allo Stato centrale sotto forma di “Contributo alla finanza pubblica” introdotto dalla riforma della legge Delrio 56/2014, poi bocciata al referendum costituzionale e mai abrogata, che ingessa notevolmente il bilancio dell’ente.

Il governo – conclude Menna –  dia seguito gli impegni presi dal vicepremier Matteo Salvini in occasione dell’assemblea nazionale delle Province che si è tenuta all’Aquila lo scorso ottobre: restituire alle Province e quindi ai cittadini di quei territori risorse, competenze ed elezioni dirette per la piena rappresentatività, oltre che servizi all’altezza del compito che la Costituzione assegna alle Province, come ha ricordato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel suo intervento. Basta con i tagli a Comuni e Province!”

Menna, Provincia Chieti ” Il Governo chiede alle Province abruzzesi oltre 2 milioni”

“In Provincia di Chieti, in Abruzzo e in generale a livello nazionale vedremo – purtroppo – presto gli effetti dei tagli decisi dal governo Meloni, che taglia fondi a comuni e province sotto forma di contributo alla finanza pubblica. Solo per le quattro province abruzzesi i tagli saranno pari a 2.175.000 euro, fondi che bisognerà prelevare dai bilanci correnti degli enti per decreto del governo Meloni: questi tagli ricadranno interamente sui cittadini in termini di minori servizi perché metteranno in seria difficoltà tutti gli enti locali”.

Lo  dichiara Francesco Menna, Presidente della Provincia di Chieti, spiegando come: “alla Provincia di Chieti viene chiesto il maggiore sacrificio in Abruzzo con un taglio tra il precedente decreto e l’ultimo in tema di “contributo alla finanza pubblica” pari a 672.000 euro; per le altre province abruzzesi si prevedono tagli di 613.000 euro per la Provincia dell’Aquila, di 468.000 per la Provincia di Teramo e di 422.000 per la Provincia di Pescara per un totale di 2.175.000 euro, solo per il comparto province abruzzese.

Il Presidente lancia dunque un appello: “Invito il governo Meloni, i sottosegretari e i parlamentari abruzzesi a rivedere queste misure  che andranno ad impattare pesantemente sui cittadini dei nostri territori, sono tagli che mettono a rischio i fondi per i servizi essenziali come l’edilizia scolastica e le opere di viabilità provinciale. I nostri bilanci sono già risicati e asfittici: la Provincia di Chieti contribuisce già alla finanza pubblica nazionale con oltre il 40% della spesa corrente del proprio bilancio. Significa che per ogni 100 euro iscritta a quella voce di bilancio, 40 vanno allo Stato centrale sotto forma di “Contributo alla finanza pubblica” introdotto dalla riforma della legge Delrio 56/2014, poi bocciata al referendum costituzionale e mai abrogata, che ingessa notevolmente il bilancio dell’ente.

Il governo – conclude Menna –  dia seguito gli impegni presi dal vicepremier Matteo Salvini in occasione dell’assemblea nazionale delle Province che si è tenuta all’Aquila lo scorso ottobre: restituire alle Province e quindi ai cittadini di quei territori risorse, competenze ed elezioni dirette per la piena rappresentatività, oltre che servizi all’altezza del compito che la Costituzione assegna alle Province, come ha ricordato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel suo intervento. Basta con i tagli a Comuni e Province!”

DL Ricostruzione, UPI “Il Governo ha respinto le richieste di ANCI UPI E REGIONI”

“Oggi in Conferenza Unificata sul decreto ricostruzione il Governo ha fatto una scelta del tutto incomprensibile: ha deciso, nonostante le richieste unitarie di UPI, ANCI e Conferenza delle Regioni e nonostante il parere favorevole della struttura commissariale, di non alzare il massimale di 6.000 euro di indennizzo per i beni mobili distrutti o danneggiati dall’alluvione in Emilia-Romagna fino alla cifra più consona di 30mila euro. Una richiesta che non avrebbe comportato nuovi costi per lo Stato, perché il fondo per la ricostruzione c’è ed è capiente. Come UPI, ANCI e Conferenza delle Regioni, non abbiamo potuto fare altro che dare parere negativo al decreto”.
Lo dichiara il Presidente di UPI Michele de Pascale, Sindaco e Presidente di Ravenna, sottolineando come “dopo il rinvio chiesto dal Governo la scorsa settimana, ci aspettavamo che in questa Conferenza straordinaria si trovasse una soluzione positiva, a favore delle tante famiglie e imprese che ormai aspettano risposte da più di un anno. Evidentemente, invece, aiutare famiglie e imprese dell’Emilia-Romagna non è considerata una questione essenziale da questo Governo.
“Voglio ribadire che non c’è un ostacolo tecnico alla richiesta che abbiamo avanzato di innalzare la soglia di indennizzi per i beni mobili da 6.000 a 30.000 euro, perché il Commissario per la ricostruzione pochi giorni fa ha annunciato di avere disponibili nel fondo apposito 1 mld e 200 milioni a cui si aggiungono anche altri 700 milioni di credito d’imposta per gli indennizzi. Di questi al momento il Commissario ha dichiarato di aver speso solo 12 milioni. Oggi però il MEF si è opposto alla nostra richiesta, asserendo la mancanza della copertura finanziaria. Delle due l’una: o sbaglia il Commissario, o sbaglia il MEF. Oppure, cosa che sarebbe davvero incomprensibile, il Governo ha scelto di non utilizzare quei fondi destinati agli indennizzi.
Non ci resta che sperare che almeno nel Parlamento, che sta discutendo il decreto – aggiunge de Pascale – si riesca a trovare intorno a una questione che riguarda i diritti dei cittadini, una voce unica, a prescindere dall’appartenenza alla maggioranza o alla minoranza”.

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