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DL Ricostruzione, UPI “Il Governo ha respinto le richieste di ANCI UPI E REGIONI”

“Oggi in Conferenza Unificata sul decreto ricostruzione il Governo ha fatto una scelta del tutto incomprensibile: ha deciso, nonostante le richieste unitarie di UPI, ANCI e Conferenza delle Regioni e nonostante il parere favorevole della struttura commissariale, di non alzare il massimale di 6.000 euro di indennizzo per i beni mobili distrutti o danneggiati dall’alluvione in Emilia-Romagna fino alla cifra più consona di 30mila euro. Una richiesta che non avrebbe comportato nuovi costi per lo Stato, perché il fondo per la ricostruzione c’è ed è capiente. Come UPI, ANCI e Conferenza delle Regioni, non abbiamo potuto fare altro che dare parere negativo al decreto”.
Lo dichiara il Presidente di UPI Michele de Pascale, Sindaco e Presidente di Ravenna, sottolineando come “dopo il rinvio chiesto dal Governo la scorsa settimana, ci aspettavamo che in questa Conferenza straordinaria si trovasse una soluzione positiva, a favore delle tante famiglie e imprese che ormai aspettano risposte da più di un anno. Evidentemente, invece, aiutare famiglie e imprese dell’Emilia-Romagna non è considerata una questione essenziale da questo Governo.
“Voglio ribadire che non c’è un ostacolo tecnico alla richiesta che abbiamo avanzato di innalzare la soglia di indennizzi per i beni mobili da 6.000 a 30.000 euro, perché il Commissario per la ricostruzione pochi giorni fa ha annunciato di avere disponibili nel fondo apposito 1 mld e 200 milioni a cui si aggiungono anche altri 700 milioni di credito d’imposta per gli indennizzi. Di questi al momento il Commissario ha dichiarato di aver speso solo 12 milioni. Oggi però il MEF si è opposto alla nostra richiesta, asserendo la mancanza della copertura finanziaria. Delle due l’una: o sbaglia il Commissario, o sbaglia il MEF. Oppure, cosa che sarebbe davvero incomprensibile, il Governo ha scelto di non utilizzare quei fondi destinati agli indennizzi.
Non ci resta che sperare che almeno nel Parlamento, che sta discutendo il decreto – aggiunge de Pascale – si riesca a trovare intorno a una questione che riguarda i diritti dei cittadini, una voce unica, a prescindere dall’appartenenza alla maggioranza o alla minoranza”.

Fondi FSC, le Province dell’Emilia-Romagna sono pronte.

“Siamo pronti – conferma Andrea Massari, Presidente della Provincia di Parma e Presidente di UPI Emilia-Romagna – ci siamo, al fianco dei territori, per partecipare al bando e supportare Comuni ed Enti che avranno i requisiti per iniziare le opere.

A nome delle Province dell’Emilia-Romagna esprimo grande soddisfazione e apprezzamento per il metodo con cui la Regione e l’Assessore Andrea Corsini hanno pianificato l’impiego dei fondi FSC, mettendo al centro gli Enti che meglio conoscono difficoltà e ricchezze dei nostri territori: le Province.

Questo metodo dovrebbe essere replicato in tanti altri ambiti di pianificazione perché coinvolge i Comuni tramite le Province e responsabilizza tutti.

Tutte le Province hanno convintamente lavorato con la Regione per mettere a punto una proposta che comprendesse tutti i territori partendo dalle criticità viabilistiche più evidenti e sulle quali l’attesa dei cittadini e delle imprese è fortissima” – conclude il Presidente Massari.

Fondi FSC, le Province dell’Emilia-Romagna sono pronte.

“Siamo pronti – conferma Andrea Massari, Presidente della Provincia di Parma e Presidente di UPI Emilia-Romagna – ci siamo, al fianco dei territori, per partecipare al bando e supportare Comuni ed Enti che avranno i requisiti per iniziare le opere.

A nome delle Province dell’Emilia-Romagna esprimo grande soddisfazione e apprezzamento per il metodo con cui la Regione e l’Assessore Andrea Corsini hanno pianificato l’impiego dei fondi FSC, mettendo al centro gli Enti che meglio conoscono difficoltà e ricchezze dei nostri territori: le Province.

Questo metodo dovrebbe essere replicato in tanti altri ambiti di pianificazione perché coinvolge i Comuni tramite le Province e responsabilizza tutti.

Tutte le Province hanno convintamente lavorato con la Regione per mettere a punto una proposta che comprendesse tutti i territori partendo dalle criticità viabilistiche più evidenti e sulle quali l’attesa dei cittadini e delle imprese è fortissima” – conclude il Presidente Massari.

Scuole, Provincia di Teramo: oltre 13 milioni e mezzo di lavori tutti appaltati

Sono aperti i termini per la presentazione delle domande per l’assegnazione di spazi in uso temporaneo e in orario extrascolastico nelle palestre delle scuole superiori.

Sono quattordici le strutture a disposizione per le associazioni (in fondo l’elenco) fra Teramo, Nereto, Atri, Giulianova e Castelli. La richiesta va presentata entro il 18 Luglio con le modalità reperibili sull’home page del sito “Avviso pubblico”.

Sono, invece, ventitrè, gli interventi del PNRR destinati alle scuole: la Provincia ha presentato progetti a valere su misure diverse fra manutenzioni straordinarie e spazi per attività fisica e sportiva. Interventi che non vanno confusi con quelli previsti con i Fondi Sisma (oltre 100 milioni di euro in fase di progettazione da parte di Invitalia come da ordinanza 31 del Commissario Sisma).

Laddove era necessario siamo intervenuti sulle palestre con i fondi del PNRR quindi restituiamo alla comunità didattica e a quella associativa strutture decisamente migliorate da una manutenzione straordinaria – spiega la consigliera delegata al PNRR e all’edilizia scolastica, Libera D’Amelio che aggiunge – in questa circostanza va sottolineata l’attenzione che l’ente ha posto nei confronti dell’attività motoria degli studenti come di quella sportiva e agonistica. Si tratta dei primi progetti finanziati e fra questi vanno segnalati le opere ex novo al Levi di Sant’Egidio e al Crocetti di Giulianova, due scuole che finalmente avranno una palestra a disposizione. Molto interessante il lavoro che si sta realizzando all’Ipsaa Rozzi di Nepezzano. La spesa complessiva, di lavori tutti appaltati, è di circa 13 e mezzo milioni”.

Molti interventi sono già completati, come nel caso delle strutture nuove, sono un cantiere aperto. Le manutenzioni straordinarie si completeranno durante l’estate in maniera da non incidere sull’andamento didattico alla riapertura delle scuole.

“A Nepezzano, sito di allenamento della nota società calcistica, – sottolinea il presidente Camillo D’Angelo – restituiremo un impianto sportivo polivalente con un manto in erba sintetica, un potente sistema di illuminazione, la rivisitazione degli spalti con comodi sedili. Gli ampi spazi circostanti saranno abbelliti con una nuova plantumazione. A completare l’opera la nuova recinzione”.

Le strutture sportive disponibili per le associazioni:

Palestra  I.T.I.S Alessandrini Te;
Palestra  I.T.C. “Pascal” Te;
Palestra  I.P.C. “Di Poppa” Te;
Palestra  I.T.G. “Forti” Te;
Palestra  I.T.C. “Comi” Te;
Palestra  Istituto Agrario Rozzi, Teramo;
Palestra  Liceo Scientifico – Teramo;
Palestra  I.T.I.S. Giulianova;
Palestra  LICEO Giulianova;
Palestra  LICEO Nereto;
Palestra  I.T.C. Nereto;
Palestre  I.T.C. Roseto;
Palestra I.T.C. Atri;
Palestra  Istituto D’Arte & Design di Castelli

 

La Provincia di Ferrara capofila per la transizione energetica del territorio.

La Provincia insieme con Ferrara Sviluppo Imprese e Anci Emilia-Romagna dà avvio al progetto PROFE, per la transizione energetica del territorio. Progetto che può prendere il via grazie alla collaborazione di Secis (Servizi per la cooperazione e l’innovazione sociale srl) e a un contributo di 36 mila euro finanziato dalla Regione tramite fondi Fesr (Fondo europeo di sviluppo regionale).

L’iniziativa si articola in un programma di 18 incontri, 10 rivolti ai cittadini e 8 alle imprese, i cui primi due sono già in calendario e rivolti principalmente alle aziende: il 15 luglio alle 17 alla Coop di via Riganò 1 in città, e il 23 luglio alla stessa ora nella sede di Cna a Ferrara in via Caldirolo.

Lo scopo è la diffusione della cultura della sostenibilità e un’informazione corretta ed estesa all’intera provincia estense, sulle opportunità d’investimento date dalle energie rinnovabili.

L’intento degli organizzatori è di concludere i 18 appuntamenti entro fine 2024.

“Autoproduzione – ha esordito il presidente della Provincia, Gianni Michele Padovani –autoconsumo, comunità energetiche, mobilità sostenibile e cultura della sostenibilità, sono i temi al centro del progetto”.

“Un impegno – ha proseguito Davide Bellotti, presidente di Ferrara Imprese e Sviluppo – di fronte a un futuro già iniziato, che ci interpella per una rilettura dei comportamenti e per mettere a disposizione tecniche e soluzioni per abitare da protagonisti la sfida della conversione energetica”.

L’itinerario dei 18 appuntamenti in tutto il territorio provinciale ha anche l’obiettivo di mettere ordine tra le tante opportunità e opzioni sul grande tema della svolta energetica, come ha ricordato Caterina Ferri di Secis.

Il tutto nasce da un bando che la Regione ha confezionato su misura per gli enti locali e finanziato con fondi europei, per rendere capaci cittadini e imprese di compiere la svolta energetica di zero emissioni entro il 2050 prevista dalla stessa agenda di Bruxelles.

“Si parla ancora troppo poco di risparmio energetico e di elettrificazione – ha aggiunto Alessandro Rossi, responsabile energia di Anci Emilia-Romagna – e se fossero di più largo uso dispositivi come piastre a induzione, pompe di calore e altri sistemi, si potrebbero raggiungere risparmi anche del 50% e ridurre di conseguenza le importazioni di gas”.

PROFE è quindi un’opportunità offerta a cittadini e imprese su scala provinciale per diffondere consapevolezza, informazione e indurre nuovi comportamenti e abitudini in tema di consumi energetici. “Informazioni – ha precisato Rossi – che faticano tuttora ad arrivare a destinazione e in forma corretta”.

La spinta all’elettrificazione per imprese, privati e sistema della mobilità – è stato infine ricordato – è fondamentale per il successo delle comunità energetiche.

 

La Provincia di Ferrara capofila per la transizione energetica del territorio.

La Provincia insieme con Ferrara Sviluppo Imprese e Anci Emilia-Romagna dà avvio al progetto PROFE, per la transizione energetica del territorio. Progetto che può prendere il via grazie alla collaborazione di Secis (Servizi per la cooperazione e l’innovazione sociale srl) e a un contributo di 36 mila euro finanziato dalla Regione tramite fondi Fesr (Fondo europeo di sviluppo regionale).

L’iniziativa si articola in un programma di 18 incontri, 10 rivolti ai cittadini e 8 alle imprese, i cui primi due sono già in calendario e rivolti principalmente alle aziende: il 15 luglio alle 17 alla Coop di via Riganò 1 in città, e il 23 luglio alla stessa ora nella sede di Cna a Ferrara in via Caldirolo.

Lo scopo è la diffusione della cultura della sostenibilità e un’informazione corretta ed estesa all’intera provincia estense, sulle opportunità d’investimento date dalle energie rinnovabili.

L’intento degli organizzatori è di concludere i 18 appuntamenti entro fine 2024.

“Autoproduzione – ha esordito il presidente della Provincia, Gianni Michele Padovani –autoconsumo, comunità energetiche, mobilità sostenibile e cultura della sostenibilità, sono i temi al centro del progetto”.

“Un impegno – ha proseguito Davide Bellotti, presidente di Ferrara Imprese e Sviluppo – di fronte a un futuro già iniziato, che ci interpella per una rilettura dei comportamenti e per mettere a disposizione tecniche e soluzioni per abitare da protagonisti la sfida della conversione energetica”.

L’itinerario dei 18 appuntamenti in tutto il territorio provinciale ha anche l’obiettivo di mettere ordine tra le tante opportunità e opzioni sul grande tema della svolta energetica, come ha ricordato Caterina Ferri di Secis.

Il tutto nasce da un bando che la Regione ha confezionato su misura per gli enti locali e finanziato con fondi europei, per rendere capaci cittadini e imprese di compiere la svolta energetica di zero emissioni entro il 2050 prevista dalla stessa agenda di Bruxelles.

“Si parla ancora troppo poco di risparmio energetico e di elettrificazione – ha aggiunto Alessandro Rossi, responsabile energia di Anci Emilia-Romagna – e se fossero di più largo uso dispositivi come piastre a induzione, pompe di calore e altri sistemi, si potrebbero raggiungere risparmi anche del 50% e ridurre di conseguenza le importazioni di gas”.

PROFE è quindi un’opportunità offerta a cittadini e imprese su scala provinciale per diffondere consapevolezza, informazione e indurre nuovi comportamenti e abitudini in tema di consumi energetici. “Informazioni – ha precisato Rossi – che faticano tuttora ad arrivare a destinazione e in forma corretta”.

La spinta all’elettrificazione per imprese, privati e sistema della mobilità – è stato infine ricordato – è fondamentale per il successo delle comunità energetiche.

 

Aree agricole di pregio, la Provincia di Padova traccia la mappa

Il 96 per cento del territorio agricolo della provincia di Padova è di pregio. Sono state individuate in tutto il territorio provinciale padovano le Aree agricole di pregio (AAP). La mappa definitiva è stata approvata dal Consiglio nel corso dell’ultima assemblea e la documentazione inviata alla Regione.

Si conclude così il ruolo dell’Amministrazione provinciale nell’ambito del progetto di individuazione di aree adatte ad accogliere impianti fotovoltaici, anche se – come sottolineato in Consiglio – la mappatura non individua le aree idonee all’installazione degli impianti e neppure quelle non adatte, bensì evidenzia le aree agricole di pregio, che è uno dei 19 elementi di presuntiva inidoneità.

Il progetto di mappatura è stato avviato circa un paio di anni fa dalla Regione che ha trasmesso la delega alle Province, sentiti i Comuni, di individuare le aree che hanno quelle caratteristiche intrinseche che le fanno rientrare nella classificazione “pregio”.

I commenti

«Con l’approvazione in Consiglio si chiude questo capitolo che ha visto la Provincia farsi parte attiva nella realizzazione di uno strumento concertato con gli Enti locali – il commento di Daniele Canella, vicepresidente vicario della Provincia di Padova e consigliere delegato alla Pianificazione Territoriale e Urbanistica -.  La mappatura così ottenuta dalla sovrapposizione di banche dati, oltre a essere uno strumento urbanistico che sarà utile alla Provincia, sarà trasmessa alla Regione che ne farà uno degli elementi di valutazione per l’installazione di impianti fotovoltaici a terra. È opportuno ricordare che non si tratta della mappa che permette di individuare il 4% del territorio su cui si può installare il fotovoltaico, perché quest’ultima sarà messa a punto dalla Regione. Il nostro è, invece, un documento che dà indicazioni sull’andamento in termini di sostenibilità: dati, cartografie e tutele su cui possiamo confrontarci nell’ambito del governo del territorio».

Aggiunge Canella: «Dal punto di vista agricolo, ora abbiamo informazioni precise sull’utilizzo di tutto il suolo provinciale. Auspicabilmente, è un documento che dovrà restare vivo e tra qualche anno potrà essere aggiornato per confrontare le due fotografie e ricavarne in questo modo l’evoluzione del territorio».

Relativamente all’installazione di pannelli fotovoltaici, Canella ricorda che «Padova è stata una delle province italiane protagoniste di un vero e proprio boom di pannelli fotovoltaici negli ultimi tre anni. Basti citare l’esempio di Interporto Padova, una modalità straordinaria di utilizzo del fotovoltaico in ambito industriale, con 250 mila metri quadri di pannelli capaci di generare 16 Gigawattora/anno, una best practice inserita nel Quaderno Tecnico per gli impianti di produzione energetica da fonti rinnovabili stilato dalla Provincia di Padova. Puntare sulla salvaguardia del suolo e sulla tutela paesaggistica è possibile andando non solo a utilizzare le superfici esistenti (ad esempio i tetti degli edifici oppure i lati delle strade), ma sono convinto che nel prossimo futuro l’evoluzione della tecnologia fotovoltaica permetterà di avere a disposizione materiali innovativi che porteranno a nuove modalità di cattura dell’energia solare».

I fattori considerati

L’area agricola di pregio viene descritta con precisione dalla legge regionale: è una superficie caratterizzata dalla presenza di attività agricole consolidate, dalla loro continuità ed estensione, e che sono contraddistinte dalla presenza di paesaggi agrari identitari, di ecosistemi rurali e naturali complessi, anche con funzione di connessione ecologica.

Inoltre, per giungere alla stesura definitiva della mappa è stato necessario contemperare i valori dell’ambiente in generale, in funzione del conseguimento degli obiettivi di produzione di energia da fonti rinnovabili, con l’obiettivo della decarbonizzazione al 2050 e della riduzione della dipendenza energetica. Ecco dunque che, oltre alle caratteristiche proprie delle aree, i tecnici della Provincia hanno tenuto conto anche del patrimonio storico-artistico, delle tradizioni agroalimentari locali, della biodiversità, della riduzione del consumo di suolo e della lotta ai cambiamenti climatici.

Tutte queste caratteristiche sono state divise in tre macro-ambiti: Patrimonio storico-architettonico e del paesaggio; Ambiente; Agricoltura e irrigazione. Nel complesso sono stati considerati 24 indicatori di pregio che indicano la non-idoneità delle aree all’installazione degli impianti. A seguire, sarà la Regione ad apporre dei vincoli territoriali con delibera propria.

I soggetti titolati a presentare le osservazioni sono stati i Comuni e le associazioni di categoria legate all’attività agricola.

L’iter

La bozza di mappatura è stata adottata con decreto del presidente della Provincia nel mese di febbraio di quest’anno ed è stata presentata il giorno successivo all’adozione, ai Comuni e alle principali associazioni agricole, per le eventuali osservazioni. In totale ne sono state depositate 10 da parte dei Comuni, una dall’Ufficio Pianificazione Territoriale-Urbanistica della Provincia e tre da parte delle associazioni agricole. Dopo la disanima, sono state accolte interamente quattro osservazioni dei Comuni (San Giorgio Delle Pertiche, Tribano, Vo, Cittadella), mentre altrettante hanno visto accoglimento parziale (Borgo Veneto, Montagnana, Galliera Veneta, Padova). Infine, è stata accolta una delle tre osservazioni presentate dalle associazioni agricole.

 

Aree agricole di pregio, la Provincia di Padova traccia la mappa

Il 96 per cento del territorio agricolo della provincia di Padova è di pregio. Sono state individuate in tutto il territorio provinciale padovano le Aree agricole di pregio (AAP). La mappa definitiva è stata approvata dal Consiglio nel corso dell’ultima assemblea e la documentazione inviata alla Regione.

Si conclude così il ruolo dell’Amministrazione provinciale nell’ambito del progetto di individuazione di aree adatte ad accogliere impianti fotovoltaici, anche se – come sottolineato in Consiglio – la mappatura non individua le aree idonee all’installazione degli impianti e neppure quelle non adatte, bensì evidenzia le aree agricole di pregio, che è uno dei 19 elementi di presuntiva inidoneità.

Il progetto di mappatura è stato avviato circa un paio di anni fa dalla Regione che ha trasmesso la delega alle Province, sentiti i Comuni, di individuare le aree che hanno quelle caratteristiche intrinseche che le fanno rientrare nella classificazione “pregio”.

I commenti

«Con l’approvazione in Consiglio si chiude questo capitolo che ha visto la Provincia farsi parte attiva nella realizzazione di uno strumento concertato con gli Enti locali – il commento di Daniele Canella, vicepresidente vicario della Provincia di Padova e consigliere delegato alla Pianificazione Territoriale e Urbanistica -.  La mappatura così ottenuta dalla sovrapposizione di banche dati, oltre a essere uno strumento urbanistico che sarà utile alla Provincia, sarà trasmessa alla Regione che ne farà uno degli elementi di valutazione per l’installazione di impianti fotovoltaici a terra. È opportuno ricordare che non si tratta della mappa che permette di individuare il 4% del territorio su cui si può installare il fotovoltaico, perché quest’ultima sarà messa a punto dalla Regione. Il nostro è, invece, un documento che dà indicazioni sull’andamento in termini di sostenibilità: dati, cartografie e tutele su cui possiamo confrontarci nell’ambito del governo del territorio».

Aggiunge Canella: «Dal punto di vista agricolo, ora abbiamo informazioni precise sull’utilizzo di tutto il suolo provinciale. Auspicabilmente, è un documento che dovrà restare vivo e tra qualche anno potrà essere aggiornato per confrontare le due fotografie e ricavarne in questo modo l’evoluzione del territorio».

Relativamente all’installazione di pannelli fotovoltaici, Canella ricorda che «Padova è stata una delle province italiane protagoniste di un vero e proprio boom di pannelli fotovoltaici negli ultimi tre anni. Basti citare l’esempio di Interporto Padova, una modalità straordinaria di utilizzo del fotovoltaico in ambito industriale, con 250 mila metri quadri di pannelli capaci di generare 16 Gigawattora/anno, una best practice inserita nel Quaderno Tecnico per gli impianti di produzione energetica da fonti rinnovabili stilato dalla Provincia di Padova. Puntare sulla salvaguardia del suolo e sulla tutela paesaggistica è possibile andando non solo a utilizzare le superfici esistenti (ad esempio i tetti degli edifici oppure i lati delle strade), ma sono convinto che nel prossimo futuro l’evoluzione della tecnologia fotovoltaica permetterà di avere a disposizione materiali innovativi che porteranno a nuove modalità di cattura dell’energia solare».

I fattori considerati

L’area agricola di pregio viene descritta con precisione dalla legge regionale: è una superficie caratterizzata dalla presenza di attività agricole consolidate, dalla loro continuità ed estensione, e che sono contraddistinte dalla presenza di paesaggi agrari identitari, di ecosistemi rurali e naturali complessi, anche con funzione di connessione ecologica.

Inoltre, per giungere alla stesura definitiva della mappa è stato necessario contemperare i valori dell’ambiente in generale, in funzione del conseguimento degli obiettivi di produzione di energia da fonti rinnovabili, con l’obiettivo della decarbonizzazione al 2050 e della riduzione della dipendenza energetica. Ecco dunque che, oltre alle caratteristiche proprie delle aree, i tecnici della Provincia hanno tenuto conto anche del patrimonio storico-artistico, delle tradizioni agroalimentari locali, della biodiversità, della riduzione del consumo di suolo e della lotta ai cambiamenti climatici.

Tutte queste caratteristiche sono state divise in tre macro-ambiti: Patrimonio storico-architettonico e del paesaggio; Ambiente; Agricoltura e irrigazione. Nel complesso sono stati considerati 24 indicatori di pregio che indicano la non-idoneità delle aree all’installazione degli impianti. A seguire, sarà la Regione ad apporre dei vincoli territoriali con delibera propria.

I soggetti titolati a presentare le osservazioni sono stati i Comuni e le associazioni di categoria legate all’attività agricola.

L’iter

La bozza di mappatura è stata adottata con decreto del presidente della Provincia nel mese di febbraio di quest’anno ed è stata presentata il giorno successivo all’adozione, ai Comuni e alle principali associazioni agricole, per le eventuali osservazioni. In totale ne sono state depositate 10 da parte dei Comuni, una dall’Ufficio Pianificazione Territoriale-Urbanistica della Provincia e tre da parte delle associazioni agricole. Dopo la disanima, sono state accolte interamente quattro osservazioni dei Comuni (San Giorgio Delle Pertiche, Tribano, Vo, Cittadella), mentre altrettante hanno visto accoglimento parziale (Borgo Veneto, Montagnana, Galliera Veneta, Padova). Infine, è stata accolta una delle tre osservazioni presentate dalle associazioni agricole.

 

La Provincia dell’Aquila avvia lavori di manutenzione stradale con Anas

Anas Abruzzo e Provincia dell’Aquila: al via i lavori di ammodernamento della strada statale 260 e S.P 29 dell’Alto Aterno, ricadente nel comune di Pizzoli.

“Il progetto – ha dichiarato Gabriella Sette, presidente della commissione viabilità della provincia dell’Aquila – rientra nell’ambito delle opere di miglioramento e di messa in sicurezza delle principali vie di comunicazione della provincia dell’Aquila ed è il frutto della collaborazione tra Anas e Provincia dell’Aquila.” Opere in cui l’Anas svolge direttamente il compito di progettazione, direzione lavori e collaudo finale. “Un grazie doveroso – conclude Sette – va al Capo Compartimento Ing. Antonio Marasco ed al capo Area Ing. Luca Sellecchia”.

La Provincia dell’Aquila avvia lavori di manutenzione stradale con Anas

Anas Abruzzo e Provincia dell’Aquila: al via i lavori di ammodernamento della strada statale 260 e S.P 29 dell’Alto Aterno, ricadente nel comune di Pizzoli.

“Il progetto – ha dichiarato Gabriella Sette, presidente della commissione viabilità della provincia dell’Aquila – rientra nell’ambito delle opere di miglioramento e di messa in sicurezza delle principali vie di comunicazione della provincia dell’Aquila ed è il frutto della collaborazione tra Anas e Provincia dell’Aquila.” Opere in cui l’Anas svolge direttamente il compito di progettazione, direzione lavori e collaudo finale. “Un grazie doveroso – conclude Sette – va al Capo Compartimento Ing. Antonio Marasco ed al capo Area Ing. Luca Sellecchia”.

Provincia di Vicenza: lupi in aumento, vertice Provincia Prefettura

Nel vicentino ci sono circa 80 lupi, 7 branchi accertati, lupe che potrebbero a breve generare fino a 6/7 cuccioli a testa. Sono questi i numeri emersi questa mattina dall’incontro convocato dal prefetto di Vicenza Salvatore Caccamo e dal presidente della Provincia Andrea Nardin affiancato dal consigliere delegato Mattia Veronese, che hanno chiamato a raccolta a palazzo Nievo la Regione Veneto, le Aulss 8 Berica e 7 Pedemontana, le Unioni Montane del vicentino, le forze dell’ordine locali, la Lega Anti Vivisezione e soprattutto i sindaci dei 40 Comuni dove negli ultimi anni si sono verificate predazioni da lupo. All’ordine del giorno le problematiche connesse alla presenza del lupo nel vicentino, che si possono sintetizzare con altri numeri: 27 predazioni su animali da allevamento nei primi 6 mesi del 2023, 60 nel medesimo periodo del 2024. Più del doppio.

 

Quello che i numeri non dicono è stato con insistenza sottolineato dai sindaci: il lupo si sta abituando a cibarsi di animali da allevamento o addirittura domestici, da compagnia, prede più facili rispetto agli animali selvatici. Se non viene “educato” a stare lontano dagli allevamenti e dalle zone abitate, si avvicinerà sempre più, senza alcun timore di protezioni, recinti, dissuasori. “Servono misure decise” è stata la richiesta “altrimenti si rischia l’abbandono delle montagne e delle malghe, con conseguenze non solo sull’economia, sul turismo, sulle biodiversità e, soprattutto, sulla tenuta idrogeologica del territorio”.

 

“Un incontro proficuo -lo ha definito il prefetto Caccamo- che ha messo a confronto realtà del territorio, anche con sensibilità diverse, e ha permesso di affrontare con l’avallo dei numeri le problematiche legate alla presenza del lupo nel vicentino. Sono emersi spunti e suggerimenti, in particolare da chi vive in prima persona il problema delle predazioni. Ora è necessario fare sintesi, con una relazione che avrò cura di condividere con la Regione Veneto, che si è dimostrata estremamente attenta e disponibile, e con i Ministri competenti, per una soluzione che deve contemperare le esigenze dei titolari di aziende zootecniche e l’equilibrio ambientale. Il fenomeno verrà costantemente monitorato in particolare per verificare se si registrino episodi tendenzialmente in crescita di predazioni in aree antropizzate e alla presenza dell’uomo”

 

“La presenza questa mattina di 40 sindaci e di tanti rappresentanti del territorio, in particolare della montagna, è significativa di quanto la presenza del lupo desti preoccupazione nel vicentino -ha affermato il presidente Nardin- Le predazioni sono in evidente aumento e significano chiaramente un cambio di abitudine del lupo, che si avvicina sempre di più alle case e ai luoghi abitati, non ha paura, superando anche gli ostacoli con cui si cerca di mettere in sicurezza non solo gli animali da allevamento ma anche quelli domestici, cani e gatti. Un intervento è a mio avviso necessario e non più differibile. Attenzione però a non investire soldi su strumenti che già si sono rivelati insufficienti.”

 

Provincia di Vicenza: lupi in aumento, vertice Provincia Prefettura

Nel vicentino ci sono circa 80 lupi, 7 branchi accertati, lupe che potrebbero a breve generare fino a 6/7 cuccioli a testa. Sono questi i numeri emersi questa mattina dall’incontro convocato dal prefetto di Vicenza Salvatore Caccamo e dal presidente della Provincia Andrea Nardin affiancato dal consigliere delegato Mattia Veronese, che hanno chiamato a raccolta a palazzo Nievo la Regione Veneto, le Aulss 8 Berica e 7 Pedemontana, le Unioni Montane del vicentino, le forze dell’ordine locali, la Lega Anti Vivisezione e soprattutto i sindaci dei 40 Comuni dove negli ultimi anni si sono verificate predazioni da lupo. All’ordine del giorno le problematiche connesse alla presenza del lupo nel vicentino, che si possono sintetizzare con altri numeri: 27 predazioni su animali da allevamento nei primi 6 mesi del 2023, 60 nel medesimo periodo del 2024. Più del doppio.

 

Quello che i numeri non dicono è stato con insistenza sottolineato dai sindaci: il lupo si sta abituando a cibarsi di animali da allevamento o addirittura domestici, da compagnia, prede più facili rispetto agli animali selvatici. Se non viene “educato” a stare lontano dagli allevamenti e dalle zone abitate, si avvicinerà sempre più, senza alcun timore di protezioni, recinti, dissuasori. “Servono misure decise” è stata la richiesta “altrimenti si rischia l’abbandono delle montagne e delle malghe, con conseguenze non solo sull’economia, sul turismo, sulle biodiversità e, soprattutto, sulla tenuta idrogeologica del territorio”.

 

“Un incontro proficuo -lo ha definito il prefetto Caccamo- che ha messo a confronto realtà del territorio, anche con sensibilità diverse, e ha permesso di affrontare con l’avallo dei numeri le problematiche legate alla presenza del lupo nel vicentino. Sono emersi spunti e suggerimenti, in particolare da chi vive in prima persona il problema delle predazioni. Ora è necessario fare sintesi, con una relazione che avrò cura di condividere con la Regione Veneto, che si è dimostrata estremamente attenta e disponibile, e con i Ministri competenti, per una soluzione che deve contemperare le esigenze dei titolari di aziende zootecniche e l’equilibrio ambientale. Il fenomeno verrà costantemente monitorato in particolare per verificare se si registrino episodi tendenzialmente in crescita di predazioni in aree antropizzate e alla presenza dell’uomo”

 

“La presenza questa mattina di 40 sindaci e di tanti rappresentanti del territorio, in particolare della montagna, è significativa di quanto la presenza del lupo desti preoccupazione nel vicentino -ha affermato il presidente Nardin- Le predazioni sono in evidente aumento e significano chiaramente un cambio di abitudine del lupo, che si avvicina sempre di più alle case e ai luoghi abitati, non ha paura, superando anche gli ostacoli con cui si cerca di mettere in sicurezza non solo gli animali da allevamento ma anche quelli domestici, cani e gatti. Un intervento è a mio avviso necessario e non più differibile. Attenzione però a non investire soldi su strumenti che già si sono rivelati insufficienti.”

 

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