Categoria: Ambiente e Territorio

Esplora tutte le news

Aree agricole di pregio, la Provincia di Padova traccia la mappa

Il 96 per cento del territorio agricolo della provincia di Padova è di pregio. Sono state individuate in tutto il territorio provinciale padovano le Aree agricole di pregio (AAP). La mappa definitiva è stata approvata dal Consiglio nel corso dell’ultima assemblea e la documentazione inviata alla Regione.

Si conclude così il ruolo dell’Amministrazione provinciale nell’ambito del progetto di individuazione di aree adatte ad accogliere impianti fotovoltaici, anche se – come sottolineato in Consiglio – la mappatura non individua le aree idonee all’installazione degli impianti e neppure quelle non adatte, bensì evidenzia le aree agricole di pregio, che è uno dei 19 elementi di presuntiva inidoneità.

Il progetto di mappatura è stato avviato circa un paio di anni fa dalla Regione che ha trasmesso la delega alle Province, sentiti i Comuni, di individuare le aree che hanno quelle caratteristiche intrinseche che le fanno rientrare nella classificazione “pregio”.

I commenti

«Con l’approvazione in Consiglio si chiude questo capitolo che ha visto la Provincia farsi parte attiva nella realizzazione di uno strumento concertato con gli Enti locali – il commento di Daniele Canella, vicepresidente vicario della Provincia di Padova e consigliere delegato alla Pianificazione Territoriale e Urbanistica -.  La mappatura così ottenuta dalla sovrapposizione di banche dati, oltre a essere uno strumento urbanistico che sarà utile alla Provincia, sarà trasmessa alla Regione che ne farà uno degli elementi di valutazione per l’installazione di impianti fotovoltaici a terra. È opportuno ricordare che non si tratta della mappa che permette di individuare il 4% del territorio su cui si può installare il fotovoltaico, perché quest’ultima sarà messa a punto dalla Regione. Il nostro è, invece, un documento che dà indicazioni sull’andamento in termini di sostenibilità: dati, cartografie e tutele su cui possiamo confrontarci nell’ambito del governo del territorio».

Aggiunge Canella: «Dal punto di vista agricolo, ora abbiamo informazioni precise sull’utilizzo di tutto il suolo provinciale. Auspicabilmente, è un documento che dovrà restare vivo e tra qualche anno potrà essere aggiornato per confrontare le due fotografie e ricavarne in questo modo l’evoluzione del territorio».

Relativamente all’installazione di pannelli fotovoltaici, Canella ricorda che «Padova è stata una delle province italiane protagoniste di un vero e proprio boom di pannelli fotovoltaici negli ultimi tre anni. Basti citare l’esempio di Interporto Padova, una modalità straordinaria di utilizzo del fotovoltaico in ambito industriale, con 250 mila metri quadri di pannelli capaci di generare 16 Gigawattora/anno, una best practice inserita nel Quaderno Tecnico per gli impianti di produzione energetica da fonti rinnovabili stilato dalla Provincia di Padova. Puntare sulla salvaguardia del suolo e sulla tutela paesaggistica è possibile andando non solo a utilizzare le superfici esistenti (ad esempio i tetti degli edifici oppure i lati delle strade), ma sono convinto che nel prossimo futuro l’evoluzione della tecnologia fotovoltaica permetterà di avere a disposizione materiali innovativi che porteranno a nuove modalità di cattura dell’energia solare».

I fattori considerati

L’area agricola di pregio viene descritta con precisione dalla legge regionale: è una superficie caratterizzata dalla presenza di attività agricole consolidate, dalla loro continuità ed estensione, e che sono contraddistinte dalla presenza di paesaggi agrari identitari, di ecosistemi rurali e naturali complessi, anche con funzione di connessione ecologica.

Inoltre, per giungere alla stesura definitiva della mappa è stato necessario contemperare i valori dell’ambiente in generale, in funzione del conseguimento degli obiettivi di produzione di energia da fonti rinnovabili, con l’obiettivo della decarbonizzazione al 2050 e della riduzione della dipendenza energetica. Ecco dunque che, oltre alle caratteristiche proprie delle aree, i tecnici della Provincia hanno tenuto conto anche del patrimonio storico-artistico, delle tradizioni agroalimentari locali, della biodiversità, della riduzione del consumo di suolo e della lotta ai cambiamenti climatici.

Tutte queste caratteristiche sono state divise in tre macro-ambiti: Patrimonio storico-architettonico e del paesaggio; Ambiente; Agricoltura e irrigazione. Nel complesso sono stati considerati 24 indicatori di pregio che indicano la non-idoneità delle aree all’installazione degli impianti. A seguire, sarà la Regione ad apporre dei vincoli territoriali con delibera propria.

I soggetti titolati a presentare le osservazioni sono stati i Comuni e le associazioni di categoria legate all’attività agricola.

L’iter

La bozza di mappatura è stata adottata con decreto del presidente della Provincia nel mese di febbraio di quest’anno ed è stata presentata il giorno successivo all’adozione, ai Comuni e alle principali associazioni agricole, per le eventuali osservazioni. In totale ne sono state depositate 10 da parte dei Comuni, una dall’Ufficio Pianificazione Territoriale-Urbanistica della Provincia e tre da parte delle associazioni agricole. Dopo la disanima, sono state accolte interamente quattro osservazioni dei Comuni (San Giorgio Delle Pertiche, Tribano, Vo, Cittadella), mentre altrettante hanno visto accoglimento parziale (Borgo Veneto, Montagnana, Galliera Veneta, Padova). Infine, è stata accolta una delle tre osservazioni presentate dalle associazioni agricole.

 

Aree agricole di pregio, la Provincia di Padova traccia la mappa

Il 96 per cento del territorio agricolo della provincia di Padova è di pregio. Sono state individuate in tutto il territorio provinciale padovano le Aree agricole di pregio (AAP). La mappa definitiva è stata approvata dal Consiglio nel corso dell’ultima assemblea e la documentazione inviata alla Regione.

Si conclude così il ruolo dell’Amministrazione provinciale nell’ambito del progetto di individuazione di aree adatte ad accogliere impianti fotovoltaici, anche se – come sottolineato in Consiglio – la mappatura non individua le aree idonee all’installazione degli impianti e neppure quelle non adatte, bensì evidenzia le aree agricole di pregio, che è uno dei 19 elementi di presuntiva inidoneità.

Il progetto di mappatura è stato avviato circa un paio di anni fa dalla Regione che ha trasmesso la delega alle Province, sentiti i Comuni, di individuare le aree che hanno quelle caratteristiche intrinseche che le fanno rientrare nella classificazione “pregio”.

I commenti

«Con l’approvazione in Consiglio si chiude questo capitolo che ha visto la Provincia farsi parte attiva nella realizzazione di uno strumento concertato con gli Enti locali – il commento di Daniele Canella, vicepresidente vicario della Provincia di Padova e consigliere delegato alla Pianificazione Territoriale e Urbanistica -.  La mappatura così ottenuta dalla sovrapposizione di banche dati, oltre a essere uno strumento urbanistico che sarà utile alla Provincia, sarà trasmessa alla Regione che ne farà uno degli elementi di valutazione per l’installazione di impianti fotovoltaici a terra. È opportuno ricordare che non si tratta della mappa che permette di individuare il 4% del territorio su cui si può installare il fotovoltaico, perché quest’ultima sarà messa a punto dalla Regione. Il nostro è, invece, un documento che dà indicazioni sull’andamento in termini di sostenibilità: dati, cartografie e tutele su cui possiamo confrontarci nell’ambito del governo del territorio».

Aggiunge Canella: «Dal punto di vista agricolo, ora abbiamo informazioni precise sull’utilizzo di tutto il suolo provinciale. Auspicabilmente, è un documento che dovrà restare vivo e tra qualche anno potrà essere aggiornato per confrontare le due fotografie e ricavarne in questo modo l’evoluzione del territorio».

Relativamente all’installazione di pannelli fotovoltaici, Canella ricorda che «Padova è stata una delle province italiane protagoniste di un vero e proprio boom di pannelli fotovoltaici negli ultimi tre anni. Basti citare l’esempio di Interporto Padova, una modalità straordinaria di utilizzo del fotovoltaico in ambito industriale, con 250 mila metri quadri di pannelli capaci di generare 16 Gigawattora/anno, una best practice inserita nel Quaderno Tecnico per gli impianti di produzione energetica da fonti rinnovabili stilato dalla Provincia di Padova. Puntare sulla salvaguardia del suolo e sulla tutela paesaggistica è possibile andando non solo a utilizzare le superfici esistenti (ad esempio i tetti degli edifici oppure i lati delle strade), ma sono convinto che nel prossimo futuro l’evoluzione della tecnologia fotovoltaica permetterà di avere a disposizione materiali innovativi che porteranno a nuove modalità di cattura dell’energia solare».

I fattori considerati

L’area agricola di pregio viene descritta con precisione dalla legge regionale: è una superficie caratterizzata dalla presenza di attività agricole consolidate, dalla loro continuità ed estensione, e che sono contraddistinte dalla presenza di paesaggi agrari identitari, di ecosistemi rurali e naturali complessi, anche con funzione di connessione ecologica.

Inoltre, per giungere alla stesura definitiva della mappa è stato necessario contemperare i valori dell’ambiente in generale, in funzione del conseguimento degli obiettivi di produzione di energia da fonti rinnovabili, con l’obiettivo della decarbonizzazione al 2050 e della riduzione della dipendenza energetica. Ecco dunque che, oltre alle caratteristiche proprie delle aree, i tecnici della Provincia hanno tenuto conto anche del patrimonio storico-artistico, delle tradizioni agroalimentari locali, della biodiversità, della riduzione del consumo di suolo e della lotta ai cambiamenti climatici.

Tutte queste caratteristiche sono state divise in tre macro-ambiti: Patrimonio storico-architettonico e del paesaggio; Ambiente; Agricoltura e irrigazione. Nel complesso sono stati considerati 24 indicatori di pregio che indicano la non-idoneità delle aree all’installazione degli impianti. A seguire, sarà la Regione ad apporre dei vincoli territoriali con delibera propria.

I soggetti titolati a presentare le osservazioni sono stati i Comuni e le associazioni di categoria legate all’attività agricola.

L’iter

La bozza di mappatura è stata adottata con decreto del presidente della Provincia nel mese di febbraio di quest’anno ed è stata presentata il giorno successivo all’adozione, ai Comuni e alle principali associazioni agricole, per le eventuali osservazioni. In totale ne sono state depositate 10 da parte dei Comuni, una dall’Ufficio Pianificazione Territoriale-Urbanistica della Provincia e tre da parte delle associazioni agricole. Dopo la disanima, sono state accolte interamente quattro osservazioni dei Comuni (San Giorgio Delle Pertiche, Tribano, Vo, Cittadella), mentre altrettante hanno visto accoglimento parziale (Borgo Veneto, Montagnana, Galliera Veneta, Padova). Infine, è stata accolta una delle tre osservazioni presentate dalle associazioni agricole.

 

La Provincia dell’Aquila avvia lavori di manutenzione stradale con Anas

Anas Abruzzo e Provincia dell’Aquila: al via i lavori di ammodernamento della strada statale 260 e S.P 29 dell’Alto Aterno, ricadente nel comune di Pizzoli.

“Il progetto – ha dichiarato Gabriella Sette, presidente della commissione viabilità della provincia dell’Aquila – rientra nell’ambito delle opere di miglioramento e di messa in sicurezza delle principali vie di comunicazione della provincia dell’Aquila ed è il frutto della collaborazione tra Anas e Provincia dell’Aquila.” Opere in cui l’Anas svolge direttamente il compito di progettazione, direzione lavori e collaudo finale. “Un grazie doveroso – conclude Sette – va al Capo Compartimento Ing. Antonio Marasco ed al capo Area Ing. Luca Sellecchia”.

La Provincia dell’Aquila avvia lavori di manutenzione stradale con Anas

Anas Abruzzo e Provincia dell’Aquila: al via i lavori di ammodernamento della strada statale 260 e S.P 29 dell’Alto Aterno, ricadente nel comune di Pizzoli.

“Il progetto – ha dichiarato Gabriella Sette, presidente della commissione viabilità della provincia dell’Aquila – rientra nell’ambito delle opere di miglioramento e di messa in sicurezza delle principali vie di comunicazione della provincia dell’Aquila ed è il frutto della collaborazione tra Anas e Provincia dell’Aquila.” Opere in cui l’Anas svolge direttamente il compito di progettazione, direzione lavori e collaudo finale. “Un grazie doveroso – conclude Sette – va al Capo Compartimento Ing. Antonio Marasco ed al capo Area Ing. Luca Sellecchia”.

Provincia di Vicenza: lupi in aumento, vertice Provincia Prefettura

Nel vicentino ci sono circa 80 lupi, 7 branchi accertati, lupe che potrebbero a breve generare fino a 6/7 cuccioli a testa. Sono questi i numeri emersi questa mattina dall’incontro convocato dal prefetto di Vicenza Salvatore Caccamo e dal presidente della Provincia Andrea Nardin affiancato dal consigliere delegato Mattia Veronese, che hanno chiamato a raccolta a palazzo Nievo la Regione Veneto, le Aulss 8 Berica e 7 Pedemontana, le Unioni Montane del vicentino, le forze dell’ordine locali, la Lega Anti Vivisezione e soprattutto i sindaci dei 40 Comuni dove negli ultimi anni si sono verificate predazioni da lupo. All’ordine del giorno le problematiche connesse alla presenza del lupo nel vicentino, che si possono sintetizzare con altri numeri: 27 predazioni su animali da allevamento nei primi 6 mesi del 2023, 60 nel medesimo periodo del 2024. Più del doppio.

 

Quello che i numeri non dicono è stato con insistenza sottolineato dai sindaci: il lupo si sta abituando a cibarsi di animali da allevamento o addirittura domestici, da compagnia, prede più facili rispetto agli animali selvatici. Se non viene “educato” a stare lontano dagli allevamenti e dalle zone abitate, si avvicinerà sempre più, senza alcun timore di protezioni, recinti, dissuasori. “Servono misure decise” è stata la richiesta “altrimenti si rischia l’abbandono delle montagne e delle malghe, con conseguenze non solo sull’economia, sul turismo, sulle biodiversità e, soprattutto, sulla tenuta idrogeologica del territorio”.

 

“Un incontro proficuo -lo ha definito il prefetto Caccamo- che ha messo a confronto realtà del territorio, anche con sensibilità diverse, e ha permesso di affrontare con l’avallo dei numeri le problematiche legate alla presenza del lupo nel vicentino. Sono emersi spunti e suggerimenti, in particolare da chi vive in prima persona il problema delle predazioni. Ora è necessario fare sintesi, con una relazione che avrò cura di condividere con la Regione Veneto, che si è dimostrata estremamente attenta e disponibile, e con i Ministri competenti, per una soluzione che deve contemperare le esigenze dei titolari di aziende zootecniche e l’equilibrio ambientale. Il fenomeno verrà costantemente monitorato in particolare per verificare se si registrino episodi tendenzialmente in crescita di predazioni in aree antropizzate e alla presenza dell’uomo”

 

“La presenza questa mattina di 40 sindaci e di tanti rappresentanti del territorio, in particolare della montagna, è significativa di quanto la presenza del lupo desti preoccupazione nel vicentino -ha affermato il presidente Nardin- Le predazioni sono in evidente aumento e significano chiaramente un cambio di abitudine del lupo, che si avvicina sempre di più alle case e ai luoghi abitati, non ha paura, superando anche gli ostacoli con cui si cerca di mettere in sicurezza non solo gli animali da allevamento ma anche quelli domestici, cani e gatti. Un intervento è a mio avviso necessario e non più differibile. Attenzione però a non investire soldi su strumenti che già si sono rivelati insufficienti.”

 

Provincia di Vicenza: lupi in aumento, vertice Provincia Prefettura

Nel vicentino ci sono circa 80 lupi, 7 branchi accertati, lupe che potrebbero a breve generare fino a 6/7 cuccioli a testa. Sono questi i numeri emersi questa mattina dall’incontro convocato dal prefetto di Vicenza Salvatore Caccamo e dal presidente della Provincia Andrea Nardin affiancato dal consigliere delegato Mattia Veronese, che hanno chiamato a raccolta a palazzo Nievo la Regione Veneto, le Aulss 8 Berica e 7 Pedemontana, le Unioni Montane del vicentino, le forze dell’ordine locali, la Lega Anti Vivisezione e soprattutto i sindaci dei 40 Comuni dove negli ultimi anni si sono verificate predazioni da lupo. All’ordine del giorno le problematiche connesse alla presenza del lupo nel vicentino, che si possono sintetizzare con altri numeri: 27 predazioni su animali da allevamento nei primi 6 mesi del 2023, 60 nel medesimo periodo del 2024. Più del doppio.

 

Quello che i numeri non dicono è stato con insistenza sottolineato dai sindaci: il lupo si sta abituando a cibarsi di animali da allevamento o addirittura domestici, da compagnia, prede più facili rispetto agli animali selvatici. Se non viene “educato” a stare lontano dagli allevamenti e dalle zone abitate, si avvicinerà sempre più, senza alcun timore di protezioni, recinti, dissuasori. “Servono misure decise” è stata la richiesta “altrimenti si rischia l’abbandono delle montagne e delle malghe, con conseguenze non solo sull’economia, sul turismo, sulle biodiversità e, soprattutto, sulla tenuta idrogeologica del territorio”.

 

“Un incontro proficuo -lo ha definito il prefetto Caccamo- che ha messo a confronto realtà del territorio, anche con sensibilità diverse, e ha permesso di affrontare con l’avallo dei numeri le problematiche legate alla presenza del lupo nel vicentino. Sono emersi spunti e suggerimenti, in particolare da chi vive in prima persona il problema delle predazioni. Ora è necessario fare sintesi, con una relazione che avrò cura di condividere con la Regione Veneto, che si è dimostrata estremamente attenta e disponibile, e con i Ministri competenti, per una soluzione che deve contemperare le esigenze dei titolari di aziende zootecniche e l’equilibrio ambientale. Il fenomeno verrà costantemente monitorato in particolare per verificare se si registrino episodi tendenzialmente in crescita di predazioni in aree antropizzate e alla presenza dell’uomo”

 

“La presenza questa mattina di 40 sindaci e di tanti rappresentanti del territorio, in particolare della montagna, è significativa di quanto la presenza del lupo desti preoccupazione nel vicentino -ha affermato il presidente Nardin- Le predazioni sono in evidente aumento e significano chiaramente un cambio di abitudine del lupo, che si avvicina sempre di più alle case e ai luoghi abitati, non ha paura, superando anche gli ostacoli con cui si cerca di mettere in sicurezza non solo gli animali da allevamento ma anche quelli domestici, cani e gatti. Un intervento è a mio avviso necessario e non più differibile. Attenzione però a non investire soldi su strumenti che già si sono rivelati insufficienti.”

 

Stati generali dei Comuni montani veneti, sul tavolo criticità e proposte

«Per dare futuro alla montagna bisogna partire dai servizi e dalla capacità di erogarli. E quindi servono risorse e personale per gli enti locali». Lo ha detto il presidente della Provincia di Belluno, Roberto Padrin, intervenuto oggi a Tonezza del Cimone (Vicenza) in occasione degli Stati generali dei Comuni montani veneti.

Il presidente ha relazionato sulla situazione del Bellunese, all’interno di un panel dedicato al tema delle Unioni Montane. Attenzione quindi al tema dello spopolamento e delle proposte possibili per contrastarlo, attraverso la collaborazione tra enti e il principio di sussidiarietà. 

«La Provincia crede fortemente in questi due pilastri, fondamentali per dare servizi al territorio, tanto che dal 2016 al 2023 ha versato alle Unioni Montane 18,6 milioni di euro derivanti dai fondi del demanio idrico che la legge regionale assegna al Bellunese, per interventi concreti di difesa del suolo e presidio» ha sottolineato il presidente Padrin. «Ma per mettere gli enti locali nelle condizioni di essere operativi al massimo ed erogare servizi a beneficio delle comunità locali servono risorse e dotazione personale. Oggi troppo spesso Comuni e Unioni Montane non hanno neppure dipendenti e funzionari per le funzioni base; purtroppo i concorsi per le posizioni aperte vanno spesso deserti o comunque hanno scarsissima partecipazione. Dobbiamo superare concretamente la fase dell’antipolitica che ha depotenziato le strutture dei nostri enti, con la consapevolezza che la gente resta a vivere in montagna solo se ha servizi efficienti. E che i servizi efficienti sono assicurati da enti forti che sanno dare risposte».

Il presidente ha dedicato un passaggio del suo intervento anche al tema della razionalizzazione dell’architettura delle Um bellunesi. «Credo vadano studiate delle fusioni, per avere meno Um, ma enti più forti e strutturati per mandare avanti le funzioni. Si tratta di un passaggio che dobbiamo governare noi, altrimenti tra qualche anno saremmo costretti a farlo con scelte calate dall’alto».

Stati generali dei Comuni montani veneti, sul tavolo criticità e proposte

«Per dare futuro alla montagna bisogna partire dai servizi e dalla capacità di erogarli. E quindi servono risorse e personale per gli enti locali». Lo ha detto il presidente della Provincia di Belluno, Roberto Padrin, intervenuto oggi a Tonezza del Cimone (Vicenza) in occasione degli Stati generali dei Comuni montani veneti.

Il presidente ha relazionato sulla situazione del Bellunese, all’interno di un panel dedicato al tema delle Unioni Montane. Attenzione quindi al tema dello spopolamento e delle proposte possibili per contrastarlo, attraverso la collaborazione tra enti e il principio di sussidiarietà. 

«La Provincia crede fortemente in questi due pilastri, fondamentali per dare servizi al territorio, tanto che dal 2016 al 2023 ha versato alle Unioni Montane 18,6 milioni di euro derivanti dai fondi del demanio idrico che la legge regionale assegna al Bellunese, per interventi concreti di difesa del suolo e presidio» ha sottolineato il presidente Padrin. «Ma per mettere gli enti locali nelle condizioni di essere operativi al massimo ed erogare servizi a beneficio delle comunità locali servono risorse e dotazione personale. Oggi troppo spesso Comuni e Unioni Montane non hanno neppure dipendenti e funzionari per le funzioni base; purtroppo i concorsi per le posizioni aperte vanno spesso deserti o comunque hanno scarsissima partecipazione. Dobbiamo superare concretamente la fase dell’antipolitica che ha depotenziato le strutture dei nostri enti, con la consapevolezza che la gente resta a vivere in montagna solo se ha servizi efficienti. E che i servizi efficienti sono assicurati da enti forti che sanno dare risposte».

Il presidente ha dedicato un passaggio del suo intervento anche al tema della razionalizzazione dell’architettura delle Um bellunesi. «Credo vadano studiate delle fusioni, per avere meno Um, ma enti più forti e strutturati per mandare avanti le funzioni. Si tratta di un passaggio che dobbiamo governare noi, altrimenti tra qualche anno saremmo costretti a farlo con scelte calate dall’alto».

Sentenza UE su EX ILVA: Melucci “Non si può tergiversare: il Governo convochi il tavolo”

La sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea sull’ex ILVA, con cui è stato stabilito che l’attività industriale deve essere sospesa se pericolosa, ha una portata innovativa per le sorti della città di Taranto. Un concetto che avvalora le iniziative del sindaco della “città dei due mari” di questi ultimi anni, dalle ordinanze ai ricorsi in sede amministrativa, passando per la soluzione di un accordo di programma centrato sul tema della radicale decarbonizzazione e trasformazione tecnologica dello stabilimento siderurgico.

“Come commentato a caldo, nella veste di primo cittadino di Taranto, accolgo con rispetto e attenzione la decisione della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, che ha stabilito un principio fondamentale: la salute dei cittadini e la salvaguardia dell’ambiente non sono negoziabili, come d’altronde traspare anche dalla nostra Carta Costituzionale”, così il sindaco Rinaldo Melucci, Presidente della Provincia di Taranto,  che già nella giornata di ieri ha dato mandato agli Uffici tecnici del Comune di studiare la riassunzione nel merito della istanza pendente presso il TAR della Puglia Sez. di Lecce, in relazione all’obbligo posto a carico di Acciarie d’Italia di adottare tutte le misure necessarie per impedire il protrarsi delle  emissioni collegate all’attività produttiva .

 

“La sentenza emessa, come era tutto sommato atteso, – continua il sindaco- può ora orientare il lavoro del tribunale amministrativo, e ribadisce l’importanza di valutare concretamente l’impatto ambientale e sanitario delle attività industriali, in particolare quelle dell’acciaieria di Taranto, non reputando sufficienti limiti emissivi artatamente imposti da taluni provvedimenti legislativi dello Stato italiano, che per l’appunto abbiamo contestato, a partire dall’AIA del 2017. La Corte ha chiaramente sottolineato che, in presenza di pericoli gravi e rilevanti per l’ambiente e la salute umana, è necessario sospendere l’esercizio delle installazioni industriali. Questo ci sembra un passo avanti significativo verso la tutela dei diritti fondamentali dei cittadini, garantiti dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea.

 

“Adesso il Tribunale di Milano ha, inoltre, il compito di valutare i rischi specifici legati all’ex ILVA. È essenziale che questo processo sia condotto con la massima trasparenza e imparzialità, responsabilizzando il Governo italiano rispetto agli obiettivi e alle forme della gara con cui si vorranno affidare i compendi aziendali, considerando tutte le emissioni inquinanti, il loro cumulo e il loro effettivo impatto sulla salute e sull’ambiente, già a lungo ingiuriati.

 

“L’Amministrazione Comunale, più che mai impegnata nel processo di transizione che dovrà emancipare Taranto da modelli industriali e monoculture non più proponibili e certamente svantaggiose, continua a ritenere che l’unica prospettiva sostenibile per la salute, l’ambiente e anche il lavoro risieda in un accordo di programma di ampio respiro.

 

“Confidiamo, perciò, – conclude il sindaco Melucci- che la sentenza della Corte di Giustizia dell’UE possa rappresentare un punto di svolta decisivo per il rispetto dei diritti dei tarantini, specie delle future generazioni. Alla luce di tutto questo, non c’è altro tempo da perdere e il Governo è chiamato a ripristinare e dare definizione al tavolo per l’accordo di programma. Una fabbrica immutata, altrimenti, è destinata ad essere chiusa.”

Sentenza UE su EX ILVA: Melucci “Non si può tergiversare: il Governo convochi il tavolo”

La sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea sull’ex ILVA, con cui è stato stabilito che l’attività industriale deve essere sospesa se pericolosa, ha una portata innovativa per le sorti della città di Taranto. Un concetto che avvalora le iniziative del sindaco della “città dei due mari” di questi ultimi anni, dalle ordinanze ai ricorsi in sede amministrativa, passando per la soluzione di un accordo di programma centrato sul tema della radicale decarbonizzazione e trasformazione tecnologica dello stabilimento siderurgico.

“Come commentato a caldo, nella veste di primo cittadino di Taranto, accolgo con rispetto e attenzione la decisione della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, che ha stabilito un principio fondamentale: la salute dei cittadini e la salvaguardia dell’ambiente non sono negoziabili, come d’altronde traspare anche dalla nostra Carta Costituzionale”, così il sindaco Rinaldo Melucci, Presidente della Provincia di Taranto,  che già nella giornata di ieri ha dato mandato agli Uffici tecnici del Comune di studiare la riassunzione nel merito della istanza pendente presso il TAR della Puglia Sez. di Lecce, in relazione all’obbligo posto a carico di Acciarie d’Italia di adottare tutte le misure necessarie per impedire il protrarsi delle  emissioni collegate all’attività produttiva .

 

“La sentenza emessa, come era tutto sommato atteso, – continua il sindaco- può ora orientare il lavoro del tribunale amministrativo, e ribadisce l’importanza di valutare concretamente l’impatto ambientale e sanitario delle attività industriali, in particolare quelle dell’acciaieria di Taranto, non reputando sufficienti limiti emissivi artatamente imposti da taluni provvedimenti legislativi dello Stato italiano, che per l’appunto abbiamo contestato, a partire dall’AIA del 2017. La Corte ha chiaramente sottolineato che, in presenza di pericoli gravi e rilevanti per l’ambiente e la salute umana, è necessario sospendere l’esercizio delle installazioni industriali. Questo ci sembra un passo avanti significativo verso la tutela dei diritti fondamentali dei cittadini, garantiti dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea.

 

“Adesso il Tribunale di Milano ha, inoltre, il compito di valutare i rischi specifici legati all’ex ILVA. È essenziale che questo processo sia condotto con la massima trasparenza e imparzialità, responsabilizzando il Governo italiano rispetto agli obiettivi e alle forme della gara con cui si vorranno affidare i compendi aziendali, considerando tutte le emissioni inquinanti, il loro cumulo e il loro effettivo impatto sulla salute e sull’ambiente, già a lungo ingiuriati.

 

“L’Amministrazione Comunale, più che mai impegnata nel processo di transizione che dovrà emancipare Taranto da modelli industriali e monoculture non più proponibili e certamente svantaggiose, continua a ritenere che l’unica prospettiva sostenibile per la salute, l’ambiente e anche il lavoro risieda in un accordo di programma di ampio respiro.

 

“Confidiamo, perciò, – conclude il sindaco Melucci- che la sentenza della Corte di Giustizia dell’UE possa rappresentare un punto di svolta decisivo per il rispetto dei diritti dei tarantini, specie delle future generazioni. Alla luce di tutto questo, non c’è altro tempo da perdere e il Governo è chiamato a ripristinare e dare definizione al tavolo per l’accordo di programma. Una fabbrica immutata, altrimenti, è destinata ad essere chiusa.”

MALTEMPO, CORSI D’ACQUA IN PIENA E ALLAGAMENTI: LA PROVINCIA MONITORA COSTANTEMENTE STRADE E PONTI DI COMPETENZA

Le forti piogge che hanno colpito e continuano a colpire il territorio piacentino stanno causando importanti fenomeni di piena dei corsi d’acqua e significativi allagamenti di strade e di porzioni di pianura, in particolare nelle zone della bassa, media ed alta Val d’Arda interessate dai bacini dell’Arda, del Chiavenna e del Riglio.

Il servizio Viabilità della Provincia, che sta monitorando strade e ponti di competenza con ogni risorsa disponibile, informa che dal primo pomeriggio la circolazione stradale potrebbe essere critica soprattutto nei territori comunali di Fiorenzuola, Caorso, Cortemaggiore, San Pietro in Cerro, Besenzone e Villanova sull’Arda.

 

 

MALTEMPO, CORSI D’ACQUA IN PIENA E ALLAGAMENTI: LA PROVINCIA MONITORA COSTANTEMENTE STRADE E PONTI DI COMPETENZA

Le forti piogge che hanno colpito e continuano a colpire il territorio piacentino stanno causando importanti fenomeni di piena dei corsi d’acqua e significativi allagamenti di strade e di porzioni di pianura, in particolare nelle zone della bassa, media ed alta Val d’Arda interessate dai bacini dell’Arda, del Chiavenna e del Riglio.

Il servizio Viabilità della Provincia, che sta monitorando strade e ponti di competenza con ogni risorsa disponibile, informa che dal primo pomeriggio la circolazione stradale potrebbe essere critica soprattutto nei territori comunali di Fiorenzuola, Caorso, Cortemaggiore, San Pietro in Cerro, Besenzone e Villanova sull’Arda.

 

 

Cerca