Categoria: Istituzioni e Riforme

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Appalti, la ‘nuova’ Provincia di Reggio Emilia al servizio dei Comuni

Il presidente della Provincia di Reggio Emilia ha incontrato questa mattina a Palazzo Allende i rappresentanti delle 7 Unioni comunali. Due i temi all’ordine del giorno:  il progetto di una stazione unica appaltante per tutto il territorio e un ulteriore confronto  sui fabbisogni occupazionali dei Comuni in vista del possibile ricollocamento dei dipendenti della Provincia, che come noto entro il 31 marzo dovrà ridefinire la propria pianta organica riducendo del 50% per cento le risorse per il personale, anche alla luce delle funzioni delegate che saranno confermate o meno da parte della Regione.

Stazione unica appaltante. “Come Provincia, su richiesta dei Comuni e sulla base anche degli obblighi normativi riferiti agli stessi, abbiamo presentato il progetto di una stazione unica appaltante, in carico a Palazzo Allende, che in forma associata potrebbe gestire gli appalti per tutti i Comuni. Da parte delle Unioni, è stato manifestato grande interesse per una proposta in grado di agevolare sensibilmente l’attività dei Comuni e che, entro un paio di settimane, assumerà una sua ufficialità”, spiega il presidente Manghi.

La normativa in materia, a partire dalla Legge 56/2014 di riforma delle Province, prevede che dall’1 gennaio per beni e servizi (e dal prossimo 1 luglio anche per lavori), i Comuni  non capoluogo di provincia possano affidare le funzioni di stazione appaltante – oltre che all’Unioni (se dotate di apposite strutture) o a centrali di committenza come Consip o Intercent-er – anche alle Province, sulla base di un apposito disciplinare che preveda il rimborso dei costi sostenuti dalle stesse per le attività espletate e le risorse umane impiegate.

“La proposta di una stazione unica appaltante della Provincia non solo valorizza la professionalità e l’esperienza acquisita dall’ente in questo campo, ma sopperisce alle esigenze degli enti locali relativamente alle gare d’appalto, pur lasciando ai singoli Comuni le funzioni di gestione contabile, di programmazione e di gestione contrattuale degli appalti”, spiega il presidente Manghi. Operativamente, sarebbe dunque la Provincia ad aggiudicare appalti pubblici o a concludere accordi-quadro di lavori, forniture o servizi svolgendo le funzioni di stazione appaltante –  dalla pubblicazione dei bandi alla gestione della gara, fino all’aggiudicazione – lasciando invece ai Comuni le fasi ante e post appalto.

La Provincia di Reggio Emilia, inoltre, su richiesta dei Comuni potrebbe anche fornire, per singoli o più lavori pubblici e con riferimento ad interventi in cui risultano interessate le competenze e le professionalità della Provincia stessa, un supporto tecnico-amministrativo in relazione alle attività di progettazione, espropri e direzione lavori.

 

Personale della Provincia. Con i rappresentanti delle Unioni è poi proseguito il confronto sui fabbisogni occupazionali dei Comuni, che potrebbero assorbire parte del personale della Provincia. In attesa del dato ufficiale sulle necessità del Comune di Reggio Emilia, si attesta a 70 il numero di dipendenti (non dirigenti) che dalla Provincia potrebbero affluire in uno degli altri 44 Comuni reggiani. “Sono numeri che ci permettono di guardare con cauto ottimismo a una ridefinizione della nostra pianta organica che, così come condiviso con i sindacati, intendiamo predisporre nella maniera migliore a tutela delle professionalità della Provincia, nonostante i drastici tagli che ci vengono richiesti”, commenta il presidente Manghi, sottolineando come comunque si renda necessario anche incrociare le esigenze dei Comuni con quelle della Provincia, “che continuerà in ogni caso ad aver bisogno di certi servizi, penso ad esempio al settore Finanze e agli Affari generali”.

Molto importante sarà poi l’esito del cammino avviato insieme alla Regione, che al prossimo Tavolo di concertazione dovrebbe illustrare una bozza di Legge regionale di riordino delle funzioni: “In base a quelle che la Regione intenderà delegare alle Province, oltre alle 4 già individuate dalla legge di riforma, sarà possibile capire meglio le nostre necessità occupazionali”, conclude il presidente Manghi ricordando la possibilità, già comunicata ai sindacati, di prepensionare 33 dipendenti provinciali (22 quest’anno, 11 nel 2016).

 

Dipendenti Province: il Presidente Variati, Vicenza, apre confronto con Prefetto ed enti dello Stato

Tredici amministrazioni dello Stato, 14 con il Prefetto Eugenio Soldà organizzatore dell’incontro su richiesta del Presidente dell’Area Vasta Vicenza Achille Variati. L’appello non è caduto nel vuoto e non poteva essere altrimenti, del resto. Sul tavolo, la riduzione di almeno la metà della spesa per il personale delle ex province, che ad oggi conservano solo alcune funzioni proprie come viabilità, edilizia scolastica, ambiente, trasporti extraurbani, alcune forme di supporto ai Comuni. Una norma che significa riduzione anche del numero dei lavoratori, ad aprile del 2014 calcolati in 367 unità.

“Entro il 31 marzo di quest’anno – ha spiegato Variati – dobbiamo approntare l’elenco di coloro non rientreranno nella pianta organica. Detto che a tutti i dipendenti, fino al 31 dicembre 2016, sarà garantito il 100% dello stipendio, è necessario che i criteri siano uniformi per tutti. Non è pensabile che Vicenza faccia in un modo, Treviso in un altro, Verona in un altro ancora, però non vogliamo trovarci impreparati di fronte a questa esigenza. Siamo anche qui per dirvi che se qualcuno di voi individuerà figure necessarie per il proprio fabbisogno lavorativo, noi faremo di tutto per agevolare il passaggio. E vi assicuro che qui lavorano persone esperte, abili nel proprio lavoro, disponibili nonché tutte residenti nel Vicentino”.

Criteri certi, dunque, ed una convinzione: “I lavoratori non sono pacchi. Questa è una convinzione irrinunciabile e il buon rapporto con i Sindacati su una questione così delicata ne fa fede”. Una prima selezione riguarda già 53 dipendenti che usciranno dal mondo del lavoro perché alle soglie della pensione – naturalmente o sfruttando la finestra pre-Fornero- e 39 agenti di Polizia Provinciale e 59 impiegati dei Centri per l’Impiego che da recente circolare ministeriale non sono più compresi nell’organico delle nuove Aree Vaste. Ci sono poi coloro che operano in settori, come il turismo, la cultura e l’assistenza sociale, delegati dalla Regione Veneto e situazioni proprie dell’ente vicentino, come l’azienda agricola “La Decima”. L’Istituto di Genetica e Sperimentazione Agraria “Strampelli”, Villa Cordellina Lombardi a Montecchio Maggiore. Insomma, magari non sarà un esodo ma quello che si sta verificando – sono 20mila i dipendenti provinciali italiani – è sicuramente la prima, grande mobilità nella Pubblica Amministrazione. In attesa di capire se e quanti saranno i dipendenti in procinto di trasferirsi nelle amministrazioni comunali o ad altri enti (ad esempio il Tribunale di Vicenza. Per tutti è comunque operativo un link nella intranet della Provincia dove vengono inseriti bandi e richieste) il presidente Variati ed il Prefetto Soldà hanno concluso invitando i vari rappresentanti a svolgere una prima ricognizione territoriale per capire e segnalare eventuali necessità di personale.

Riorganizzazione delle Poste, Mottinelli, Presidente Provincia Brescia, incontra l’On. Borghi

Dopo la lettera inviata ai Direttori delle due Filiali bresciane di Poste Italiane per chiedere un incontro con loroil Presidente della Provincia di Brescia, Pier Luigi Mottinelli, nonché componente della Giunta Nazionale UNCEM (Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani) ha incontrato a Roma l’On. Enrico Borghiper affrontare anche con lui la questione della chiusura degli uffici postali e valutare quanto sia opportuno fare nel rispettivo ambito di competenza.

 

Provincia e Associazione Comuni Bresciani – ha dichiarato il Presidente Mottinelli –  hanno convocato un incontro ristretto per il 25 febbraio con i Comuni interessati dalla  chiusura e dalla razionalizzazione degli uffici postali e con i Presidenti delle Comunità Montane. Sono molto preoccupato per i Comuni delle Valli, dove, in caso di soppressione degli uffici, a pagarne le conseguenze sarebbero senz’altro utenti già disagiati per le criticità che presentano i territori montani nei quali vivono. Sarà inoltre mia premura chiedere anche a Roberto Maroni, Presidente della Regione Lombardia, di attivarsi perché siano garantiti i servizi postali alla nostra comunità».

 

Con una lettera inviata all’amministratore delegato di Poste Italiane spa, Francesco Caio, e al presidente dell’Authority per le comunicazioni, Angelo Cardani, il sottosegretario allo Sviluppo Economico Antonello Giacomelli ha chiesto un incontro “entro la prossima settimana” dopo avere raccolto “molte preoccupazioni e sollecitazioni di intervento” arrivate da amministrazioni comunali, Anci regionali e Regioni a proposito del piano di rimodulazione degli uffici postali avviato da Poste Italiane.

 

«E’ giusto – ha concluso il Presidente Mottinelli – che ogni Istituzione intervenga nei modi che gli competono. La Provincia, quale Casa dei Comuni, ha il dovere di raccogliere le preoccupazioni che arrivano dal territorio e farsi portavoce dei problemi riscontrati, con l’obiettivo di trovare la soluzione migliore».

 

Legge Delrio: Anci e Upi, proposte di legge regionali non ne colgono spirito

‘’Le leggi regionali di riordino delle funzioni delle Province verso i Comuni e le Citta’ metropolitane non colgono, allo stato attuale, lo spirito della legge Delrio: le prospettive di riordino e di semplificazione amministrativa che la riforma propone sono state in gran parte disattese dalle Regioni’’.  Lo affermano il segretario generale dell’ANCI ed il direttore generale dell’UPI, Veronica Nicotra e Piero Antonelli, nel loro intervento al seminario sul tema  che si e’ svolto questa mattina nella sede dell’ANCI a Roma, nell’ambito delle iniziative formative dell’Accademia per l’Autonomia.

‘’Dal confronto fra le 13 proposte di legge presentate dalle Regioni – sottolineano Nicotra e Antonelli – emergono diverse criticita’, prima fra tutte una spinta a riaccentrare funzioni amministrative senza dare seguito al riordino. Una scelta – aggiungono – che e’ del tutto contraria alla direzione tratteggiata dalla legge Delrio, che riforma la pubblica amministrazione locale ponendo in primo piano il ruolo dei Comuni. Anche rispetto alle Citta’ metropolitane, le Regioni non hanno colto l’importanza della nascita del nuovo ente, non assegnando funzioni aggiuntive tipiche di un’Istituzione vocata allo sviluppo economico integrato del territorio. Auspichiamo – concludono Nicotra e Antonelli – che nella discussione nei Consigli regionali, che entro il 31 marzo portera’ all’approvazione dei Disegni di legge, si possano introdurre modifiche anche attraverso il confronto e il dialogo con ANCI e UPI regionali. Se vogliamo raggiungere gli obiettivi della legge 56/14, dalla semplificazione dei processi al miglioramento dell’efficienza dei servizi ai cittadini, bisogna dar seguito al riordino delle funzioni, rafforzando le Citta’ metropolitane, spostando sui Comuni tutte le funzioni di prossimita’ e valorizzando il livello di area vasta con funzioni tipiche del governo del territorio’’.

Insediato a Bruxelles il Comitato delle Regioni

Insediato oggi a Bruxelles il Comitato Europeo delle Regioni 2015 – 2020, l’assemblea dei rappresentanti locali e regionali dell’Unione Europea prevista dal Trattato di Maastricht con il compito di rilasciare pareri al Parlamento e al Consiglio d’Europa sui temi di competenza delle autonomie locali.

A rappresentare le province italiane, la delegazione Upi guidata dal Presidente dell’associazione, Alessandro Pastacci, insieme al Presidente della Provincia di Novara, Matteo Besozzi, e al Presidente della Provincia di Avellino Domenico Gambacorta.

“Porteremo la riforma delle Province in Europa – dichiara Pastacci – per accendere un faro sulle emergenze in atto nel nostro Paese, a partire dalle pesanti difficoltà degli enti di area vasta per garantire i servizi essenziali ai cittadini, dopo che il Governo ha sottratto 1 miliardo di euro alle risorse a diposizione. Il Comitato Europeo delle Regioni, infatti, in quanto organismo di partecipazione attiva delle autonomie locali per la definizione e attuazione delle politiche comunitarie, è uno dei luoghi istituzionali di maggiore importanza per ribadire la necessità di tutelare e valorizzare gli enti di area vasta quali istituzioni chiave per favorire uno sviluppo sostenibile in tutto il Paese. La presenza della delegazione Upi, che dimostra il riconoscimento dell’Europa  nei confronti delle Province italiane – conclude Pastacci – sarà quindi costruttiva e propositiva, per sollecitare l’Unione Europea a porre sempre più al centro dei programmi comunitari, il ruolo delle Province e delle autonomie locali”.

 

Il riordino delle funzioni delle Province e delle Città Metropolitane: riflessioni a partire dalle proposte di legge delle Regioni

Si terrà domani, 11 febbraio, a Roma, presso la Sala Conferenze ANCI – Via dei Prefetti 46 – il corso  “Il riordino delle funzioni delle Province e delle Città metropolitane: riflessioni a partire dalle Regioni”. L’iniziativa formativa, la cui partecipazione è completamente gratuita, si tiene nell’ambito delle attività dell’ Accademia per l’Autonomia.
 
Il corso, presieduto dal Segretario Generale dell’ANCI, Veronica Nicotra, e dal Direttore Generale dell’Upi, Piero Antonelli, sarà tenuto da docenti di Diritto pubblico e Diritto amministrativo, che hanno analizzato comparativamente le diverse proposte regionali di riordino delle Province.
Un’ occasione preziosa, dunque,  per riflettere sul percorso di individuazione e riordino delle funzioni provinciali nella prospettiva della valorizzazione e del rafforzamento di tutte le autonomie locali: Comuni, singoli e associati, Province e Città metropolitane.

Per i dettagli, consultate il programma allegato.

Tutto il programma delle iniziative del Piano di formazione territoriale per Amministratori locali, Segretari Comunali e Provinciali, Dirigentiu e responsabili degli Enti locali è disponibile sul sito www.accademiautonomia.it

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La Provincia di Brescia in prima fila per la gestione associata

Si è svolta in Prefettura una conferenza stampa sulla gestione dei servizi pubblici nel nostro territorio. Ha partecipato, in rappresentanza della Provincia di Brescia, il Vicepresidente Alessandro Mattinzoli.

Con la Legge 56/2014 di riordino delle Province   è stato disegnato un nuovo ruolo dell’ente assegnando tra le funzioni fondamentali  ‘l’assistenza tecnico amministrativa agli enti locali, la raccolta ed elaborazione dati’ che evidenzia, unitamente alle nuove modalità di elezione degli organi di governo, il disegno di far diventare la Provincia un Ente al servizio dei Comuni. La Provincia di Brescia ha attivato già un’importante serie di confronti e di tavoli progettuali per recuperare al meglio la sua esperienza nell’erogazione e nel coordinamento dei servizi agli enti locali del territorio nella riformulazione dell’attuale configurazione.  Per questo motivo, la Provincia di Brescia si propone come modello per la gestione associata dei servizi di area vasta.

«L’occasione è stata importante- ha dichiarato il Presidente della Provincia di Brescia, Pier Luigi Mottinelli – per riproporre nuove modalità di gestione dei servizi pubblici nel nostro territorio, aggregando la spesa, condividendo la progettazione e utilizzando le nuove tecnologie per ridurre i costi, migliorare la qualità dei servizi, offrire una uniformità di prestazioni sul territorio provinciale e garantire una modernità ed attualità dell’azione della pubblica amministrazione,in coerenza con le ‘evoluzioni’ che la nostra società civile ed economica sta vivendo. L’emendamento del Milleproroghe approvato dalla Commissione alla Camera, non deve comunque fermare il percorso avviato sullo  sviluppo e i servizi offerti ai Comuni.».

S’intende promuovere logiche di attuazione di spending review non basate soltanto sulla riduzione della spesa, ma sulla selezione della stessa in base a criteri di sostenibilità economica e ambientale, nonché sull’utilizzo di soluzioni tecnologiche che riducano i costi di gestione (ricorrendo ad esempio a strumenti di calcolo del ROI che quantificano il beneficio economico derivante dalla riorganizzazione di un servizio basato su nuove tecnologie).

«Il nuovo ordinamento porta la Provincia al ruolo di “Casa dei Comuni” – ha sottolineato Mattinzoli –  e quindi alla possibilità di essere Ente Gestore di determinati servizi, non può che confermare la volontà di collaborare in sinergia per il bene della comunità. Inoltre  può avere un ruolo attivo sulla attuazione delle politiche energetiche previste in Europa 2020, orientando la propria azione nelle materie che fanno riferimento alle proprie funzioni fondamentali: Trasporto pubblico, Edilizia scolastica, assistenza tecnica ai comuni su progetti di gestione della rete pubblica di illuminazione».

La Provincia è coinvolta in tavoli con la Prefettura per  favorire il monitoraggio dei Comuni sotto l’obbligo della gestione associata.

Le tematiche già in corso di prospettive operative e che sono importanti  da citare per il forte impatto strategico e innovativo sono: la stazione unica appaltante, la funzione statistica, il sistema bibliotecario bresciano, i servizi in ambito ICT, la rete di illuminazione pubblica, la piattaforma tecnologia e servizio di verbalizzazioni multe e il foundraising su fondi UE ad accesso diretto dei fondi europei.

Quirnale: il Presidente dell’Upi all’insediamento

“Gli ho chiesto di farsi garante della tutela degli enti sul territorio” C’era anche il presidente della Provincia di Mantova Alessandro Pastacci, nel suo ruolo di Presidente dell’Unione Province italiane, tra gli invitati alla cerimonia di insediamento del neo presidente della Repubblica Sergio Mattarella tenutasi oggi al palazzo del Quirinale a Roma. “Quello del Capo dello Stato è stato un discorso di ampio respiro, ma anche con temi molto vicini alla gente e ai bisogni attuali dei cittadini – spiega Pastacci poco dopo la conclusione dell’intervento del presidente Mattarella -. Ha sottolineato la necessità di un dialogo più stretto tra cittadini e istituzioni. Nel congratularmi con lui e nell’augurargli buon lavoro ho ribadito la disponibilità delle Province al processo di riforma in corso ma ho anche chiesto al Presidente di farsi garante della tutela degli enti sul territorio”.

Il Presidente della Provincia di Bergamo Matteo Rossi “Idee per la nuova Provincia”

Pubblichiamo di seguito la lettera del presidente della Provincia Matteo Rossi riguardo le linee politiche che l’Amministrazione da lui guidata intende sviluppare nell’arco del 2015:

“Idee strategiche e capacità di fare rete sono ciò che istituzioni sempre più prive di risorse devono saper mettere in campo, perché lo sviluppo non è solo una questione di soldi. Vorrei perciò provare a rendere evidente in cinque punti ciò che la nuova Provincia, nel cuore di una trasformazione difficile, vuole perseguire come scelte orientate allo sviluppo nel corso del 2015. Un anno in cui, dall’indagine Ocse alla sfida di Expo, possiamo cogliere insieme l’opportunità di straordinari acceleratori dei nostri processi territoriali. La sede del «modello Bergamo» rappresenta a mio avviso il luogo per realizzare questa sintesi. Va quindi rafforzata, dotata di strumenti e budget per operare da vera cabina di regia.

La Provincia intende orientare le proprie scelte nelle seguenti direzioni.

Punto primo, aiutare i Comuni a fare sistema. Vanno in questa direzione tre interventi: la stazione unica appaltante, il nuovo statuto con le aree omogenee, il sostegno alle reti che investono sull’attrattività. Con la prima i Comuni risparmieranno tempo e denaro grazie alle competenze della Provincia in materia di gare e di bandi, dalla progettazione delle opere alla direzione dei lavori.
Col nuovo statuto i Sindaci potranno tanto più incidere nelle politiche provinciali quanto più saranno capaci di definire un punto di vista sovracomunale. Nel tempo questa capacità è stata sviluppata negli ambiti del sociale e ora, con la revisione del Ptcp, la sfida è promuovere un’idea di territorio condivisa e vincolante, dall’urbanistica all’ambiente, dai parchi d’impresa fino alla fiscalità locale, temi che incidono sulla capacità competitiva delle diverse aree. L’occasione dell’Expo, infine, ha fatto nascere numerose collaborazioni nei distretti dell’attrattività attraverso i quali continueremo ad investire sul marketing territoriale e la competitività turistica dei territori, a partire da quelli montani, il cui spopolamento vogliamo contrastare e combattere.

Punto secondo, una rinnovata alleanza per la green economy tra impresa ed enti locali. Da un lato, all’interno del percorso della Covenant of Major, la Provincia è impegnata a rendere bancabili i 124 piani comunali di riqualificazione energetica e recuperare 54 milioni di prestiti europei, dall’altro sul patrimonio delle scuole provinciali vanno costruiti progetti di efficientamento energetico capaci di produrre risparmi e favorire innovazione e nuova domanda di lavoro. E se l’Europa è il luogo dove buone idee e capacità di fare rete danno accesso a nuove risorse, va da sè che il 2015 deve essere l’anno in cui avviare un’agenzia territoriale per i fondi europei coordinata dalla Provincia capace di integrare le competenze pubbliche e private già attive su questo fronte.

Punto terzo, vogliamo innovare, nel quadro del Jobs act, le modalità dell’incontro tra domanda e offerta di lavoro, ma la prima politica attiva si chiama formazione professionale, risorsa strategica per favorire gli inserimenti lavorativi e inserire nuove competenze nella cultura e nell’impresa artigiana. Va in questa direzione il rilancio dell’Azienda Bergamasca Formazione e la rete tra i diversi enti che in primavera darà vita alla prima «Fiera dei mestieri».

Punto quarto, trasporti e infrastrutture. Con la nuova Agenzia della mobilità progetteremo in modo innovativo e condiviso le aree urbana ed extraurbana generando economie e realizzando utili integrazioni tariffarie. È l’unico modo per contrastare le conseguenze di tagli pesanti, ben sapendo che anche su questo terreno si combattono gli alti tassi di mortalità scolastica ancora presenti nelle nostre valli. Sulle infrastrutture il nuovo scalo merci, la variante di Cisano e il tratto di tangenziale Treviolo-Paladina sono progetti sui quali non dobbiamo perder tempo. Quest’ultima in particolare è inclusa nella strategia di rilancio che a partire dall’investimento sulle nuove terme di San Pellegrino, e speriamo sul nuovo Casinò, punta a rilanciare anche le più lontane località turistiche. Collegare capoluogo e pianura, verso Treviglio e Romano, rimangono obiettivi prioritari dei quali stiamo studiando nuove compatibilità ambientali ed economiche.

Punto quinto, le emergenze: 7,8 milioni di extra costi per la variante di Zogno e 16 milioni di debito verso i Comuni per l’assistenza scolastica sono le pesanti problematiche ereditate. Il piano di vendita di immobili e azioni sarà orientato prioritariamente su questi fronti. A dicembre abbiamo pagato con due milioni di euro molti dei nostri debiti, ora pretendiamo che lo Stato paghi quanto dovuto in ordine ai quasi due milioni e mezzo di affitti arretrati per le funzioni ospitate nelle nostre sedi. Buone idee, capacità di fare rete, concertazione territoriale, una Provincia leggera per una politica forte. Noi proveremo a fare «meglio con meno», con tutta la determinazione possibile”.

Matteo Rossi, presidente Provincia di Bergamo

Province Friuli Venezia Giulia “No a colpi di mano per la chiusura anticipata”

“No a colpi di mano per la chiusura anticipata delle Province”. Questo il messaggio che il presidente dell’Upi Fvg Pietro Fontanini ha inoltrato ai consiglieri regionali che saranno chiamati, durante i lavori d’aula di questi giorni, a esprimere un parere sul progetto di legge costituzionale n. 77 d’iniziativa del senatore Pegorer (di cui la Commissione Affari Costituzionali del Senato della Repubblica ha avviato recentemente l’esame) avente ad oggetto “Modifiche allo Statuto speciale della Regione Fvg in materia di ordinamento degli enti locali”. Fontanini critica il contenuto del disegno di legge per le conseguenze sulle attuali Province. “In base alla disposizione transitoria contenuta nell’art.2 del progetto di legge – spiega Fontanini – le attuali Province possono essere soppresse anzitempo, con legge regionale ordinaria, una volta entrata in vigore la legge costituzionale di modifica dello Statuto di autonomia del Fvg. Una disposizione che, se recepita, non solo provocherebbe immediate ripercussioni negative sul regolare svolgimento del mandato amministrativo ma che si pone in palese contrasto con il diritto degli enti elettivi, e dei loro rappresentanti legittimamente eletti, al compimento del mandato conferito nelle elezioni”.  Ma, è il complesso della provvedimento in esame che risulta non condivisibile oltre che in contrasto con la legge 56/2014 che non dispone il superamento delle Province ma le trasforma in enti di secondo livello. Non solo. L’originaria proposta di riforma della II parte della Costituzione presentata dal Governo confermava la permanenza di una competenza legislativa esclusiva dello Stato sull’ordinamento non solo dei Comuni e delle città metropolitane, ma anche degli enti di area vasta. Nel ribadire che la potestà della nostra Regione di legiferare in tema di ordinamento degli enti locali deve essere esercitata in armonia con la Costituzione e i principi generali dell’ordinamento, Fontanini invita i consiglieri regionali a esprimersi affinché ogni iniziativa di riforma dello Statuto di autonomia, nella parte che riguarda il superamento delle Province, venga esaminata dopo l’approvazione della riforma del Titolo V, seconda parte, della Costituzione. “Al fine di consentire – conclude Fontanini – alle comunità provinciali di continuare a mantenere un proprio sistema di governo locale costituzionalmente garantito che ne esalti i principi di autonomia nell’esercizio delle specifiche funzioni di area vasta, come avviene in molti dei paesi più avanzati d’Europa”.

Le slides presentate all’Assemblea dell’Upi del 28 gennaio 2015

Pubblichiamo le slides proiettate all’Assemblea Nazionale dell’Upi del 28 gennaio 2015

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Riforma dello Statuto e superamento delle Province, Fontanini scrive al ministro Boschi e ai Componenti della I Commissione del Senato

Le ripercussioni sulle Province del Fvg del progetto di legge costituzionale n. 77 d’iniziativa del senatore Pegorer (di cui la Commissione Affari Costituzionali del Senato della Repubblica ha avviato nei giorni scorsi l’esame) sono al centro della lettera che il presidente dell’Upi Fvg Pietro Fontanini ha inviato al Ministro per le riforme costituzionali Elena Boschi e ai componenti della I Commissione del Senato. Fontanini critica il contenuto del disegno di legge per le conseguenze sulle attuali Province.  “In base alla disposizione transitoria contenuta nell’art.2 del progetto di legge – spiega Fontanini – le attuali Province possono essere soppresse anzitempo, con legge regionale ordinaria, una volta entrata in vigore la legge costituzionale di modifica dello Statuto di autonomia del Fvg. Una disposizione che, se recepita, non solo provocherebbe immediate ripercussioni negative sul regolare svolgimento del mandato amministrativo ma che si pone in palese contrasto con il diritto degli enti elettivi, e dei loro rappresentanti legittimamente eletti, al compimento del mandato conferito nelle elezioni”.  Ma, è il complesso della provvedimento in esame che risulta non condivisibile, per quanto analogo alla proposta di legge nazionale approvata dal Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia e presentata al Senato il 6 febbraio 2014. “La legge 56/2014 nota come Delrio – ricorda Fontanini – non dispone la soppressione delle Province ma le trasforma in enti di secondo grado, con proprie funzioni di governo del territorio. In coerenza con questa disciplina rammento che l’originaria proposta di riforma della II parte della Costituzione presentata dal Governo, confermava la permanenza di una competenza legislativa esclusiva dello Stato sull’ordinamento non solo dei Comuni e delle città metropolitane, ma anche degli enti di area vasta. Interventi di esclusivo rilievo regionale possono quindi introdurre segnali contraddittori che porterebbero non a semplificare ed a rendere più efficiente l’assetto del governo locale bensì a destabilizzarlo”.  “Ritengo improprio – aggiunge Fontanini – che oggi la Commissione Affari Costituzionali del Senato possa avviare la discussione di ulteriori disegni di legge costituzionale di rilievo regionale ‘di soppressione delle Province’ che dovrebbero essere eventualmente presi in esame solo in esito all’approvazione del complessivo progetto di riforma del Titolo V, seconda parte, della Costituzione”. Al riguardo, Fontanini chiede che la riforma dello Statuto di autonomia del Friuli Venezia Giulia, nella parte in cui si rivolge al superamento delle Province, venga collocata in modo appropriato al termine del processo di riforma dell’ordinamento costituzionale in corso, con l’auspicio che esso coerente con l’ordinamento complessivo degli enti di area vasta avviato dalla Legge 56/2014.

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