Esplora tutti i documenti

Contro l’abolizione delle Province metropolitane

“Un invito a soprassedere ad ogni iniziativa riguardante l’abolizione delle Province Metropolitane, che deve essere oggetto di un confronto con il mondo delle autonomie locali e con le Province in particolare” questo il contenuto dell’appello al Governo nazionale contenuto in un documento discusso e approvato all’unanimità nel pomeriggio dal Consiglio Provinciale di Torino, illustrato dal Presidente della Provincia di Torino, Antonio Saitta sottolineando come, se fossero confermate le indiscrezioni riportate da alcuni organi di stampa, “saremmo di fronte ad una grave iniziativa, presa senza alcuna forma di consultazione con l’Unione Province Italiane e senza alcuna considerazione per quanto previsto dal 1° comma dell’articolo 114 della Costituzione, il quale stabilisce che la Repubblica Italiana è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città Metropolitane, dalle Regiomio e dallo Stato”.

Il Vice Presidente dell’Upi, Filippo Penati, Presidente della Provincia di Milano ha commentato “Sono sconcertato: ho chiesto al Governo che ci confermi o smentisca le notizie apparse in questi giorni sulla cancellazione di nove province e la cancellazione di altrettante aree metropolitane, ma non ho ricevuto alcun tipo di risposta. Mi auguro – ha aggiunto – che si recuperi il senso della prospettiva. C’é già un discorso avviato, è il codice delle autonomie. La città metropolitana può essere un elemento di modernizzazione ma non credo sia giusto che il Governo lavori di notte, al buio, come fanno i ladri senza avere il coraggio di confermare le ipotesi che circolano”.

Il Presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti, ha sottolineato come sulla manovra il Governo dimostri “stallo e confusione. La percezione è che da parte del governo ci sia momento di stallo e forse di confusione: sulle province non è stata esplicitata alcuna ipotesi concreta. L’Unione delle Province Italiane sostiene una riforma che preveda la contestualità tra il superamento delle Province e la costituzione delle città metropolitane per dare vita a una nuova istituzione di area vasta. Questa sarebbe una riforma praticabile e giusta mentre altre affermazioni hanno più il valore dell’estemporaneità che essere un reale progetto che per altro sarebbe incostituzionale, oltre che sbagliato. Per Roma l’ipotesi più praticabile è la trasformazione dei municipi in comuni metropolitani, il superamento della provincia e del comune di Roma e l’istituzione della città metropolitana che comprenderebbe gli attuali 120 comuni e i nuovi 19 comuni metropolitani. Questo sì -che sarebbe un ente nuovo e utile per venire incontro alle richieste dei cittadini potendo gestire in maniera integrata una serie di materie: dall’urbanistica ai rifiuti o al traffico”.

“Si tratta di un ulteriore provvedimento annuncio al quale ci sta abituando questo Governo” ha dichiarato Gianfranco Venturi, Presidente della Provincia di Pistoia, che ha aggiunto “A chi dovrebbero essere trasferite le competenze delle Province di Pistoia e Prato, al Comune di Firenze? In tal caso la cosa si commenta da sé non fosse altro in termini di concreta rappresentatività di territori coinvolti. Oppure ai rispettivi Comuni capoluogo facendo assurgere così Pistoia e Prato, e non solo Firenze, a ulteriori Aree Metropolitane. C’è troppa confusione sotto il cielo perché si possa dare una valutazione ponderata”.

Elezioni: le proposte di Anci e Upi

Costruire da subito un clima di dialogo costruttivo, indispensabile per fare le riforme di cui il Paese ha bisogno. E’ con questo obiettivo che il Presidente dell’Anci, Leonardo Domenici e il Presidente dell’Upi Fabio Melilli, hanno chiesto ai Candidati Premier, in una lettera inviata oggi, un incontro per definire impegni comuni e per porre le basi per avviare una legislatura per le riforme. Insieme alla lettera, Anci e Upi hanno inviato il documento unitario “Liberiamo lo sviluppo”, attraverso il quale le associazioni dei Comuni e delle Province hanno indicato le proposte e le priorità per la crescita del Paese.

In sintesi, Comuni e Province sottolineano la necessità di rinnovare le istituzioni attraverso:

– la semplificazione e la razionalizzazione del sistema istituzionale, da realizzarsi attraverso una strategia condivisa che colpisca le reali inefficienze in tutte le amministrazioni;
– la piena attuazione della Costituzione, definendo con chiarezza i ruoli e riportando in capo ai Comuni e alle Province le funzioni amministrative e di gestione;
– un riordino complessivo dell’amministrazione centrale dello Stato con il trasferimento dei compiti e delle strutture alle autonomie territoriali e l’accorpamento delle funzioni residue in un unico ufficio territoriale a livello provinciale;
– il trasferimento delle funzioni e delle strutture amministrative delle Regioni a Comuni e Province, e il blocco all’istituzione di soggetti ed enti di amministrazione e di gestione come Consorzi, Agenzie, etc;
– la promozione dell’associazionismo comunale per i piccoli comuni e la definizione di un unico modello di gestione associata plurifunzionale delle competenze comunali sulla base dell’esperienza delle Unioni dei Comuni;
– la definizione organica del ruolo delle Province intorno alle funzioni di governo di area vasta, di programmazione e di pianificazione territoriale e ai compiti che non possono essere svolti adeguatamente a livello comunale;
– il blocco all’istituzione di nuove Province e la previsione di meccanismi di revisione delle circoscrizioni provinciali in conseguenza all’istituzione delle Città metropolitane;
– l’istituzione delle Città metropolitane;
– la riduzione nel numero degli organi di governo di tutte le istituzioni;
– una riforma concertata delle public utilities.

Per assicurare un salto di qualità delle relazioni istituzionali, in modo da arrivare alla integrazione delle politiche per prevenire i conflitti, dare più forza alle scelte e coordinare gli incentivi, si chiede:

– la previsione di una unica Conferenza di confronto istituzionale:
– la presenza delle autonomie territoriali nelle sedi, come il Cipe, dove sono assunte decisioni fondamentali sullo sviluppo territori;
– l’istituzione immediata della Commissione bicamerale per le questioni regionali integrata con i rappresentanti di Regioni e Autonomie locali;
– che il Senato delle Autonomie rappresenti tutti i soggetti costitutivi della Repubblica.

Quanto ai temi della finanza locale e nazionale Province e Comuni chiedono:

– l’attuazione del federalismo fiscale, in modo che possa garantire ai Comuni, alle Province autonomia finanziaria, responsabilità, certezza dei flussi e capacità di programmazione;
– che la partecipazione e il contributo di ciascun livello di governo al raggiungimento degli obiettivi del Patto di stabilità interno si fondino su criteri e grandezze proporzionate al peso finanziario ed economico di ciascuno;

Per dare impulso allo sviluppo, Province e Comuni propongono:

– un Progetto straordinario sulle tematiche ambientali con una chiara individuazione degli obiettivi, delle competenze e delle responsabilità di ciascuno;
–  una legge obiettivo per realizzare un Piano Nazionale per la mobilità 2008 – 2013;
– investimenti sulle grandi arterie e sulle strade comunali e provinciali;
– investimenti sulle infrastrutture immateriali, per la diffusione della banda larga e il superamento del digital divide;

Scuola, formazione e lavoro sono temi prioritari per i quali Upi e Anci chiedono:
– un piano straordinario per l’ammodernamento e la messa in sicurezza delle infrastrutture scolastiche, che consenta di rilanciare la centralità della scuola e renda le strutture scolastiche veri poli di riferimento dei territori;
– di costruire un forte legame tra politiche dell’istruzione, della formazione professionale e del lavoro, per aumentare l’occupazione in qualità e quantità.
– Province e Comuni si impegnano a mettere in rete i Centri per l’Impiego con gli sportelli attivati dai Comuni per avviare una azione sinergica sulle politiche del lavoro.


In merito alle politiche di sicurezza e welfare, Province e Comuni chiedono:

– una ristrutturazione del welfare, che riconosca in capo ai Comuni un ruolo unico di coordinamento e attuazione, in modo da razionalizzare le risorse e assicurare un effettivo miglioramento dei servizi e dei livelli delle prestazioni;
– il riconoscimento ai Comuni di un ruolo di regia nelle politiche per la casa;
– un maggiore coinvolgimento dei Comuni e delle Province nella programmazione socio – sanitaria nazionale e regionale;
– il riordino complessivo della normativa sull’immigrazione con il trasferimento ai Comuni di competenze e risorse per il rilascio e il rinnovo dei permessi di soggiorno;
– l’estensione del diritto di voto attivo e passivo alle elezioni amministrative ai cittadini stranieri legalmente residenti sul territorio italiano da più anni;
– di proseguire la strada dei “patti di sicurezza” che realizzano il raccordo delle attività di controllo del territorio con le competenze locali;
– una riforma che precisi e valorizzi le funzioni e attribuzioni della polizia locale  e permetta il coordinamento delle funzioni di polizia locale con le funzioni di sicurezza e ordine pubblico riservate alle forze di polizia nazionali.

Roma, 10 marzo 2008

Le priorità di Anci e Upi ai candidati premier

Comuni e Province vogliono contribuire a dare slancio e fiducia al Paese, vogliono concorrere ad assicurare le condizioni perché le imprese si sviluppino e creino ricchezza, perché il lavoro cresca in quantità e qualità, perché l’ambiente sia rispettato e la salute tutelata, perché i cittadini si sentano più sicuri e le persone più fragili non siano lasciate ai margini. Da queste premesse parte un documento condiviso da Anci e Upi, e approvato oggi dai rispettivi organismi direttivi nazionali,   con le proposte e le priorità che le due associazioni presenteranno ai candidati premier.
Rinnovare le istituzioni, per arrivare ad una semplificazione del sistema che consenta di ridurre i costi della politica, è il primo degli obiettivi indicati dalle Associazioni, che chiedono un riordino complessivo con il trasferimento di tutte le funzioni amministrative a Comuni e Province e l’eliminazione di tutte le sovrastrutture (ATO, Consorzi, enti strumentali, agenzie).
Perché questa razionalizzazione delle istituzioni possa concretizzarsi, è necessario assicurare la piena attuazione del federalismo fiscale, in modo da garantire a Regioni, Comuni e Province la certezza delle risorse necessarie per l’utilizzo delle funzioni.
Dare impulso allo sviluppo è la seconda grande priorità avanzata da Anci e Upi: uno sviluppo sostenibile, che si concentri sulla promozione di nuove politiche energetiche, che  si ponga l’obiettivo di fare muovere il Paese in modo sicuro, efficiente e pulito, e che investa non solo sulle infrastrutture materiali, ma anche su quelle immateriali.
Una attenzione determinante è riservata alla scuola –  per cui si chiede un piano straordinario di ammodernamento delle infrastrutture che metta in condizione gli enti locali di investire sul futuro del Paese – e alle politiche per il lavoro – che secondo Anci e Upi devono essere strettamente legate alle politiche dell’istruzione e della formazione professionale, integrando gli strumenti per l’orientamento, l’emersione e i il reimpiego. Il documento si chiude con la richiesta di una ristrutturazione del welfare locale che riconosca in capo ai Comuni un ruolo unico di regia e di coordinamento che consenta di razionalizzare le risorse e migliorare i servizi e le prestazioni.

A partire da domani il documento sarà inviato a tutti i partiti politici, con la richiesta di un incontro tra Anci , Upi e i candidati premier.
 

 

Accordo Quadro antiracket e antiusura

In allegato il primo elenco di banche che hanno aderito – in applicazione dell’articolo 5 –all’Accordo Quadro Antiracket e Antiusura, sottoscritto il 31 luglio 2007 dal Ministero dell’Interno, Banca d’Italia, ABI ed altri.

Tutta la documentazione sull’accordo è pubblicata sul sito del Ministero dell’Interno

Documenti allegati:

Nota di lettura Legge Finanziaria 2008

In allegato, la nota di lettura delle principali disposizioni di interesse degli enti locali, inserite nella legge n. 244/07 – Legge Finanziaria 2008.

Documenti allegati:

NOTA DI LETTURA FINANZIARIA 2008

In allegato la nota di lettura delle principali disposizioni di interesse degli enti locali, inserite nella legge n. 244/07 – Legge Finanziaria 2008.

Documenti allegati:

UTILIZZO DEGLI STRUMENTI DI FINANZA DERIVATA

In allegato, il documento in oggetto.

Documenti allegati:

Audizione alla Camera sui derivati

“Non c’è, per le Province, un allarme  derivati: secondo il Ministero dell’economia sono solo 43 le Province che hanno sottoscritto 127 relativi contratti, ma tra questi ci sono anche le rinegoziazioni di contratti esistenti, per una esposizione complessiva riportata da Banca d’Italia pari a 100 milioni di euro. Però c’è bisogno di costruire un quadro di certezze all’insegna della trasparenza, obiettivo che non si può raggiungere con provvedimenti tampone, come quelli inseriti nella manovra finanziaria all’esame del Senato”. Lo ha detto Maurizio Zingoni, componente dell’Ufficio di  presidenza dell’Upi, intervenuto insieme all’Assessore al Bilancio della Provincia di Roma, Antonio Rosati, all’audizione che si è svolta oggi alla Commissione Finanze della Camera dei Deputati sul tema dei derivati. Proprio l’Assessore Rosati ha ricordato quanto su questi temi sia necessario costruire modelli virtuosi tra tutti i soggetti coinvolti “perché questi strumenti sono utilizzati per dare risorse al cuore dei bilanci delle Province e dei Comuni, che sono gli investimenti. Dobbiamo rendere più efficace la struttura, e c’è la necessità di fare crescere il livello di informazione su questi strumenti e sugli istituti che li offrono,  senza però eccedere in burocrazia”.
Zingoni e Rosati hanno poi presentato alla Commissione un documento con le proposte dell’Upi :

– l’istituzione di una Cabina di Regia che possa favorire il confronto tra tutti gli attori coinvolti: Ministero dell’Economia, Consob, Banca d’Italia, ABI, Regioni, Province e Comuni;
– l’utilizzo in via prioritaria del procedimento della gara per l’individuazione dell’istituto bancario con cui effettuare tali operazioni, al fine di realizzare le condizioni migliori e stimolando una maggiore efficienza del mercato;
– l’utilizzo del rating quale tratto distintivo imprescindibile per l’attivazione di tali strumenti: affidabilità finanziaria e professionalità sono i requisiti necessari per gli operatori che si accingono a sottoscrivere determinati contratti;
– la diversificazione degli strumenti finanziari offerti
– la pubblicizzazione di comportamenti “non in linea “ degli istituti di credito.

Proposte che sono state accolte in maniera positiva dalla Commissione Finanza della Camera. 

SUL TEMA  LEGGI L’ARTICOLO DE “IL SOLE 24 ORE” pubblicato venerdì 16 novembre 2007

Manovra Finanziaria 2008

In allegato:

– le prime osservazioni alla Finanziaria 2008 elaborate dall’Ufficio studi Upi

– la nota politica sulla Finanziaria 2008

– le proposte di emendamenti

Documenti allegati:

POCA CONSIDERAZIONE PER RUOLO E CONTRIBUTO ENTI LOCALI

(Adnkronos) – Nel Dpef 2008-2011 c’e’ poca considerazione del ruolo degli enti locali e del contributo che possono, e devono, ancora offrire al Paese per favorire la ripresa
economica e per incoraggiare il miglioramento della situazione della finanza pubblica. A denunciarlo l’Unione delle province italiane (Upi) che oggi ha partecipato a un’audizione indetta dalle Commissioni Bilancio di Camera e Senato, nel corso della quale ha consegnato i documenti con il parere dell’Associazione sul Dpef e le osservazioni
sul dl relativo agli avanzi di amministrazione.

Ad intervenire per l’Upi è stato il Consigliere della Provincia di Livorno Maurizio Zingoni, Componente dell’Uffiico di Presidenza.

Secondo l’Upi, che esprime “perplessita’” e “contrarieta’” sul metodo utilizzato per la messa a punto del Documento, nel Dpef “manca in sostanza una visione di sistema che sia consona e coerente con il quadro istituzionale dettato dal Titolo V della Costituzione”. Da alcuni punti del Documento, spiega l’Upi, emerge una “visione verticistica, ormai fuori tempo, dei livelli di governo, dove e’ lo Stato a definire unilateralmente le politiche di sviluppo che altri dovranno realizzare”.

“Di fatto – sottolinea l’Upi – l’intero Dpef si concentra sulle diverse direttrici dell’azione di governo, lasciando un po’ troppo sullo sfondo la parte che Regioni ed Enti locali gia’ oggi esercitano sulla base delle loro funzioni istituzionali, rinviando il pieno coinvolgimento delle autonomie territoriali ad un momento successivo alla piena attuazione del Titolo V della Costituzione, attraverso l’approvazione dei disegni di legge sulla Carta delle autonomie locali e sul federalismo fiscale”. 

Riguardo al federalismo fiscale l’Upi chiede che l’attuazione del federalismo fiscale e il codice delle autonomie locali vadano di pari passo, assicurando “sintonia e coerenza
reciproche’. Tuttavia, l’Upi rileva che gia’ l’impostazione del ddl delega sul federalismo fiscale risulta in alcuni punti in contrasto con la Costituzione e con quanto previsto dal disegno di legge delega sulle funzioni fondamentali di Comuni, Province e Citta’
metropolitane. Le province puntano poi l’attenzione sul Patto di Stabilita’ interno, spiegando che il Dpef non esprime efficacemente l’importanza di questo strumento, considerato invece dall’Upi “centrale per un efficace governo della finanza pubblica nonche’ per garantire un corretto rapporto istituzionale tra Stato, Regioni,
Province e Comuni”.

L’Upi condivide la necessita’ di una riformulazione del Patto di stabilita’ interno per il 2008 “sulla scorta dell’esperienza condotta dagli enti nel corso dell’anno 2007”. Il nuovo patto di stabilita’ per il 2008, sottolinea l’Upi, “dovra’ essere reimpostato secondo criteri
improntati alla semplificazione, che siano piu’ coerenti con i parametri adottati dall’Italia in sede di verifica degli obiettivi del Patto di stabilita’ e crescita in ambito comunitario”.

E’ necessario, aggiunge l’Upi, “garantire un adeguato livello di investimenti e, al tempo stesso, responsabilizzare le scelte politiche in materia di spesa, senza ulteriori vincoli che risulterebbero obsoleti e non congruenti rispetto all’autonomia finanziaria di entrata e di spesa dettata dalla Costituzione”. Le province puntano l’attenzione sull’esigenza di modernizzare la Pa e evidenziano come campi prioritari: l’istruzione superiore, formazione professionale e politiche del lavoro; territorio e ambiente, infrastrutture e sviluppo
sostenibile.  (Sci/Pn/Adnkronos)

Avanzi di amministrazione

In allegato, il documento con la posizione dell’Upi sulla questione dell’utilizzo degli avanzi di amministrazione, e l’emendamento richiesto al decreto Legge n.81 del 2007.

Documenti allegati:

DPEF 2008 – 2011

In allegato, il documento con il parere dell’Upi sul Dpef 2008 – 2011, consegnato nell’audizione avuta al Senato con Commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato.

 

Documenti allegati:

Cerca