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Un testo unitario di Upi Anci, Uncem e Regioni

Ecco l’ordine del giorno unitario redatto da Upi, Anci, Uncem, e Conferenza delle Regioni, che è stato consegnato al Governo nell’incontro avuto a Palazzo Chigi per illustrare a Regioni ed Enti locali il DPEF.

Documenti allegati:

Upi: In primo piano sicurezza e ripresa economica

Sì ad una politica di sicurezza fortemente integrata tra il livello territoriale e quello nazionale, mentre netta contrarietà ad accordi al ribasso sul bilancio comunitario 2007 – 2013. Questo le osservazioni dell’Upi al Programma di lavoro della Commissione europea per il 2005 ed al Programma operativo del Consiglio Europeo, presentate oggi dal Presidente della Provincia di Pisa, Andrea Pieroni in una audizione alla Camera dei Deputati.

Per quanto riguarda il Programma di lavoro della Commissione Europea, il Presidente Pieroni, si è detto pienamente d’accordo con le priorità individuate per il 2005 nei temi della prosperità, della solidarietà, della sicurezza. “ Per quel che concerne la prosperità – ha detto Pieroni – come Upi non  possiamo che condividere la scelta della Commissione di porsi quale obiettivo politico cardine il rilancio della crescita economica, attraverso un maggior sostegno alla ricerca, all’innovazione e il rafforzamento del settore dei servizi. In quanto alle questioni legate alla sicurezza – ha ricordato Pieroni –  Regioni, Province e Comuni stanno facendo molto: al di là del concorso nel presidio del territorio, e delle azioni di controllo legate alle politiche dei visti e della libera circolazione delle persone, nello specifico delle Province, si sono avviati progetti integrati che mirano ad un coordinamento operativo tra le forze di polizia locali ai vari livelli, in raccordo con le forze di polizia nazionali. Credo che questa sia la strada migliore – ha detto –  il modello vincente per rispondere alla crescente richiesta di sicurezza, per trasmettere al cittadino la consapevolezza che lo Stato e le autonomie locali condividono l’obiettivo di garantire un territorio sicuro a tutti i livelli e che lavorano insieme per questo, in un clima di leale collaborazione”.

Quanto al Programma operativo del Consiglio per il 2005, il Presidente ha sottolineato la preoccupazione dell’Upi per il mancato accordo sul bilancio comunitario al Consiglio europeo di giugno :  “Crediamo come Province – ha detto – che il pacchetto delle prospettive finanziarie 2007-2013 abbia subito un duro colpo di arresto. E’ importante che si arrivi ad una definizione del quadro finanziario, ma non si deve certo perseguire l’obiettivo di una definizione a tutti i costi.  Come UPI insistiamo perché l’accordo si attesti su una proposta quanto più vicina possibile alla soglia proposta dalla Commissione (1, 24% del PNL comunitario) e non a quella dei sei paesi del cosiddetto fronte del Nord (1%), perché con una politica di coesione fortemente ridimensionata alcuni dei nostri territori rischiano di perdere circa il 30% delle risorse rispetto a questa programmazione”.

In conclusione, il Presidente Pieroni ha sottolineato la richiesta dell’Upi di essere coinvolta a pieno titolo nella redazione del Programma Nazionale di attuazione della strategia di Lisbona, il  documento politico che dovrà delineare una strategia complessiva in materia di crescita e occupazione che ciascuno Stato membro dovrà elaborare.

DPEF E FINANZIARIA 2006

Nel link il documento approvato il 23 giugno 2005 dal Consiglio Direttivo e dall’ Assemblea dei Presidenti di Provincia, con le proposte dell’Unione delle Province d’Italia in vista della predisposizione del Documento di Programmazione Economico-Finanziaria 2006-2009

L’audizione dell’Upi alla Commissione cultura della Camera

Il Testo unico dei principi fondamentali sullo spettacolo dal vivo è uno strumento indispensabile per garantire il riassetto definitivo e funzionale della materia.

Lo ha detto Maria Piera Pastore responsabile per la cultura dell’Upi e consigliera della Provincia di  Novara, intervenuta in una audizione alla Commissione Cultura della Camera dei Deputati.

“Apprezziamo – ha detto la consigliera Pastore – l’intenzione del legislatore di definire un testo unico sulla materia, e per questo, con spirito costruttivo, presentiamo delle osservazioni dirette a migliorare il provvedimento, così da potere arrivare alla definizione di una normativa che sia condivisa da tutte le istituzioni e dagli operatori del settore”.

In particolare nel documento consegnato dall’Upi alla Commissione, si sottolinea la mancanza di una definizione esatta delle competenze tra Stato, Regioni, Province e Comuni.

Il provvedimento, prosegue l’Upi, non riconosce poi il chiaro sostegno prestato fino ad oggi allo spettacolo dal vivo da parte delle Province, e non disciplina i meccanismi di finanziamento per le Autonomie locali. Tra le competenze dello Stato, infatti, viene contemplata l’assegnazione delle risorse del Fondo Unico per lo spettacolo, attraverso criteri e modalità stabiliti dal Ministero senza che sia previsto il confronto in sede di Conferenza Unificata.

In allegato, il documento consegnato alla Commissione.

Documenti allegati:

Audizione del 25 novembre 2004

L’Unione delle Province d’Italia, all’audizione sulla manovra finanziaria per il 2005, presso la Commissione Parlamentare per le questioni regionali, Senato della Repubblica, Roma 25 novembre 2004, ha consegnato il seguente documento.

Legge Finanziaria per il 2005

DOCUMENTO UPI

SU DDL 3223

DISPOSIZIONI PER LA FORMAZIONE DEL BILANCIO ANNUALE
E PLURIENNALE DELLO STATO (LEGGE FINANZIARIA 2005)

 

Audizione

Commissione Parlamentare per le questioni regionali

Roma 26 novembre 2004
Senato della Repubblica

 

 

IL NUOVO PATTO DI STABILITA’ INTERNO: IL TETTO ALLE SPESE.

L’impostazione data alla manovra economica per l’anno 2005, imperniata sul tetto del 2% alla crescita delle spese delle amministrazioni pubbliche riflette, in primo luogo, una scarsa consapevolezza della reale portata del nuovo titolo V della Costituzione, che vede Regioni, Province e Comuni enti autonomi, anche sul versante finanziario all’interno di un quadro di coordinamento della finanza pubblica; rileva altresì una conoscenza superficiale del ruolo, assolutamente primario, degli enti locali, nelle politiche di investimento sul territorio.

Il nuovo patto di stabilità, così come riformulato dall’art. 6 del disegno di legge finanziaria, elimina la centralità delle dinamiche di controllo dei saldi e introduce, come parametro di riferimento, il complesso delle spese, correnti e di investimento, ponendo un tetto alla loro crescita, pari – secondo la prima formulazione – al 4,8% per l’anno 2005 (su base 2003) mentre, per i due anni seguenti, la spesa ai fini del patto non potrà crescere oltre quella programmatica per l’anno precedente aumentata del 2%. L’effetto di compressione della spesa di investimento risulterà amplificata e perciò insopportabile nel biennio 2006-2007.

Il risultato di tale manovra, come si evince da una simulazione operata dall’UPI nella prima ipotesi del 4,8% determinerà, per le Province, mancati investimenti sul territorio pari a circa 1,5 miliardi di euro, riferiti ad impegni di spesa già assunti, e dotati di apposita copertura finanziaria, e relativi, in larga parte, a settori fondamentali come strade e scuole.

Ora, a fronte della riformulazione del testo, così come licenziato dalla Camera dei Deputati, il tetto di spesa per gli enti locali è stato modificato con l’11,5% sulla media del triennio 2001-2003.
 
E’ evidente che non sembrano essere stati valutati con oculatezza i processi istituzionali di questi ultimi anni caratterizzati dal  decentramento amministrativo prima e il nuovo titolo V Cost, che hanno rafforzato notevolmente questo livello di governo locale, affidandogli fondamentali funzioni relativamente ai servizi all’impiego, la tutela del territorio, oltre che la costruzione e manutenzione di strade e scuole, rappresentando di fatto, come la stessa Corte dei Conti rileva, un forte volano alla politica degli investimenti. Allo stesso tempo hanno sempre conseguito gli obiettivi previsti dal patto di stabilità interno dal 1999 ad oggi.

All’interno dell’intero comparto delle Regioni e delle autonomie locali, le Province sono quelle che più di ogni altro livello di governo locale hanno acquisito ulteriori compiti e funzioni, incrementando in maniera sostanziale, proprio nel triennio di riferimento, i flussi di spesa. A conferma di quanto affermato i dati Istat riportano per le Province un incremento del 48% delle spese per investimenti (nel triennio 2001-2003), a fronte di un 26% delle Regioni e del 9% dei Comuni.

Una limitazione della crescita degli investimenti si ripercuote poi, inevitabilmente, anche sulla capacità progettuale degli enti, che vedono limitare, in termini di competenza, i loro orizzonti di pianificazione.

L’inclusione delle spese per gli investimenti all’interno del tetto di spesa rappresenta dunque un elemento di estrema pericolosità, costringendo ad una scelta tra il continuare a sviluppare le politiche di infrastrutturazione e sviluppo dei territori oltre che a fornire servizi adeguati alle collettività, oppure non rispettare il tetto di spesa e, di conseguenza, il patto di stabilità interno per il 2005.

Un esempio interessante in questo senso è rappresentato dalle funzioni trasferite a decorrere dal 2004 (unitamente alle relative risorse) alle Province: in questo caso la Provincia si troverà nella condizione di dover scegliere se rispettare il tetto bloccando i servizi, oppure erogare i servizi e subire le sanzioni relative al patto di stabilità. Ciò anche in presenza di un bilancio sano e “virtuoso”.

Con le modifiche apportate dall’Aula della Camera, dunque, come emerge da una seconda simulazione effettuata dall’Unione Province d’Italia, il taglio operato con il tetto dell’11,5% sale da 1,5 miliardi di euro a 2 miliardi di euro. Solo alcuni esempi: la Provincia di Roma vede ridurre il suo tetto di spesa per gli investimenti per 35 milioni di euro, Brescia di 22, Verona di 13 e Modena di 12.

Senza contare la farraginosità del meccanismo individuato per l’imposizione del tetto dell’11,5% -ovvero del 10%- secondo una spesa media procapite riferita a fasce demografiche, peraltro non coerenti con le differenti realtà provinciali: sono state individuate solo due tipologie di Province (popolazione sopra e sotto i 400 mila abitanti) all’interno delle quali si rinvengono province medie e province metropolitane, con vocazioni, evidentemente, troppo differenti, che si contraddistinguono per fattori oggettivi ed ineliminabili (complessità territoriali, volontà di decentramento da parte delle regioni, presenza di aree metropolitane, ecc.)

In conclusione un patto di stabilità fondato solo sul tetto di spesa ha come principale effetto di vanificare qualsiasi politica di bilancio, disincentivando lo sforzo tributario, e svincolando di fatto la politica delle entrate da quella delle spese, considerando l’insieme delle autonomie al pari di amministrazioni decentrate dello Stato, con l’effetto perverso e immediato di bloccare qualsivoglia processo di decentramento in atto o futuro: ne è riprova l’esclusione dal computo dei trasferimenti destinati ad altre amministrazioni pubbliche, che ribalta di fatto il meccanismo, fino ad oggi adottato, di scomputare le spese per funzioni trasferite.
Ma soprattutto l’inclusione delle spese per investimenti nel tetto di crescita della spesa penalizzerà gli enti locali che devono adempiere in termini di cassa ad obblighi contrattuali, a fronte di investimenti già avviati negli anni precedenti, determinando di fatto un’uscita dal patto di stabilità interno. Non è credibile un obbligo di bloccare l’erogazione dei flussi di cassa legati ad attività il cui iter ha avuto già inizio, ed il cui finanziamento è già acquisito, perché ciò avrebbe la nefasta conseguenza di bloccare cantieri o costringere ad una rescissione di contratti già stipulati.

Proposte di emendamenti.

Gli allegati emendamenti fanno riferimento in particolare, all’art.6 del ddl, recante patto di stabilità interno per gli enti locali.
L’UPI ritiene che sia opportuno prevedere per le Province un meccanismo diverso da quello dei comuni ed in linea con quello delle Regioni, che faccia nuovamente riferimento al tetto del 4,8% sulle spese  2003, proprio per consentire alle Province di non essere penalizzate (attraverso il riferimento alla media triennale) dall’essere state protagoniste della fase di decentramento amministrativo svoltasi appunto proprio nel triennio 2001-2003.

 


 

 

Documenti allegati:

RIFORME COSTITUZIONALI

Cfr. il documento Upi

Documenti allegati:

DOCUMENTI UPI SU FINANZIARIA 2005

L’Assemblea dei Presidenti e degli Assessori al bilancio delle Province italiane del 14 ottobre 2004 ha approvato all’unanimità un ordine del giorno in cui si ribadisce che il disegno di legge finanziaria per il 2005 è inaccettabile e inapplicabile e che, in questo modo, si blocca il paese. 

Nel corso dell’assemblea sono stati presentati e discussi i seguenti documenti:

il documento Upi presentato nell’audizione dell’8 ottobre 2004 presso le Commissioni Bilancio di Camera e Senato, in cui si evidenziano le conseguenze della legge finanziaria 2005 per le Province e l’insostenibilità del tetto di spesa del 2% che comporterà il blocco degli investimenti provinciali;

gli emendamenti Upi al disegno di legge AC5310 “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello stato (legge finanziaria 2005)”;

una Nota esplicativa con una simulazione sui “Dati riguardanti l’applicazione dell’art. 6 della Legge Finanziaria”   (Patto di stabilità interno per gli enti territoriali) relativamente agli investimenti delle Province (cfr. anche nota metodologica);

alcune tabelle con indicatori di sintesi sull’evoluzione degli investimenti delle Province negli anni 2001-2003.
 

 


 

Documenti allegati:

RIFORME COSTITUZIONALI

Nella Conferenza unificata del 23 settembre 2004 l’Upi ha ribadito il giudizio negativo sull’impianto del disegno di legge costituzionale che modifica la seconda parte della Costituzione, anche a seguito degli emendamenti presentati dalla maggioranza di governo.

Sono stati presentati i seguienti documenti:

Documento unitario Anci, Upi, Uncem ;

Documento aprovato dall’Ufficio di presidenza Upi .

Cfr. inoltre il documento consegnato al Ministro per le riforme istituzionali e la devoluzione nell’incontro dell’8 settembre 2004.

 

 

 

Documenti allegati:

CONTI PUBBLICI

Prime valutazioni di ordine tecnico per la corretta applicazione delle norme previste nel decreto legge 12 luglio 2004 n. 168 per la correzione dei conti pubblici.

Cfr. la circolare allegata

Cfr. gli altri contributi

 

 

Documenti allegati:

Province, documento e azione unitaria contro la manovra

                                    COMUNICATO STAMPA
               Province, documento e azione unitaria contro la manovra



L’assemblea straordinaria dei Presidenti di Provincia, riunita oggi a Roma, nel documento approvato all’unanimità , ha ribadito la contrarietà delle Province sulla manovra correttiva finanziaria delineata dal Governo con il Dl 168/04, sia per la parte relativa agli Enti locali, sia per la parte relativa al sostegno degli investimenti e dello sviluppo.
L’assemblea inoltre ha impegnato l’Ufficio di Presidenza dell’UPI a valutare l’eventualità e le conseguenti modalità del ritiro da tutti i tavoli di raccordo istituzionale fino a che non sia ripristinato un serio confronto nella Conferenza Unificata sulle scelte di politica economica del Paese, a partire dal Dpef 2005-2008 e dalla prossima legge finanziaria, in maniera coerente con la Costituzione e la equiordinazione tra Stato ed enti locali.
Nel documento approvato vi è anche la richiesta di un incontro con i Presidenti della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica per rappresentare ai più alti livelli istituzionali la preoccupazione delle Province per la lesione del sistema delle relazioni istituzionali.
E’ stata ribadita infine la necessità, in una fase così delicata per il futuro delle comunità locali, di rinsaldare un impegno forte delle Associazioni delle autonomie per affrontare unitariamente il confronto con il Governo.


Roma, 22 luglio 2004

Autorità di vigilanza sui lavori pubblici – adeguamento da parte delle stazioni appaltanti dei prezzi a base d’asta nelle gare d’appalto

OGGETTO: adeguamento da parte delle stazioni appaltanti dei prezzi a base d’asta nelle gare d’appalto.

 

In esito all’audizione tenutasi presso questa Autorità nell’adunanza del 21 aprile u.s. si comunica che il Consiglio dell’Autorità nell’adunanza del 13 maggio 2004 ha approvato le seguenti considerazioni.

Si rileva preliminarmente che il Governo ha già preannunciato l’adozione di un provvedimento straordinario, mirato a introdurre un meccanismo di compensazione degli extra-costi legati all’emergenza ferro scoppiata negli ultimi mesi. A beneficiarne, per tutto il 2004, saranno le imprese di costruzione impegnate nella realizzazione di opere pubbliche aggiudicate prima del 31 dicembre 2003.

In base alle prime indicazioni fornite, il punto di partenza del meccanismo di compensazione prospettato dal Governo sarebbe costituito dal prezzo medio dei prodotti siderurgici rilevato dalle Camere di Commercio nell’ultimo bimestre del 2003.

Partendo da questo dato il Ministero delle Attività produttive, di concerto con il Ministero delle Infrastrutture, rileverà e pubblicherà ogni due mesi i prezzi di mercato dei prodotti siderurgici.

Poi scatterà il confronto con i prezzi medi di novembre-dicembre. La compensazione alle imprese sarà ammessa quando, per singola tipologia, l’aumento dei prezzo dei prodotti siderurgici rilevati supererà di 4 volte l’aumento medio dell’indice dei prezzi alla produzione industriale rilevato dall’Istat.

L’indennità sarà corrisposta a valere sulle somme a disposizione dei soggetti aggiudicatori per imprevisti, per accantonamento di cui all’art. 26 della legge n.109/94 e s.m. o per eventuali economie derivanti da minor prezzo di aggiudicazione. Tuttavia, laddove dette somme dovessero risultare insufficienti, l’attuale schema di decreto stabilisce che si provvederà, per la parte eccedente, ricorrendo ad un apposito fondo, denominato “Fondo per il riequilibrio dei prezzi contrattuali derivanti dall’incremento dei costi del ferro”, costituito presso il Ministero delle attività produttive.

A  far scattare la procedura straordinaria di rimborso provvederà il Direttore dei Lavori, La stazione appaltante, inoltre, entro 30 giorni dall’entrata in vigore del decreto de quo, dovrà revisionare i propri prezziari relativamente alle voci di elenco correlate ai prodotti siderurgici destinati alle costruzioni, provvedendo ad un’ulteriore revisione entro il 31 dicembre 2004.

In conclusione, allo stato attuale, i contenuti del provvedimento governativo sopra esposti sembrerebbero, nelle loro linee generali, rispondere alle esigenze espresse in sede di audizione.

Da un lato, infatti, il decreto introduce un’espressa deroga all’art.26, commi 3 e 4, della legge n. 109/1994 e s.m., riconoscendo la straordinaria necessità ed urgenza di procedere alla revisione dei prezzi contrattuali relativi ai prodotti siderurgici destinati alle costruzioni.

Dall’altro lato, il provvedimento medesimo, attraverso l’istituzione del citato “Fondo per il riequilibrio dei prezzi contrattuali derivanti dall’incremento dei costi del ferro”, costituito presso il Ministero delle attività produttive, risponde anche alle preoccupazioni delle associazioni (espresse nelle memorie depositate) circa l’eventuale insufficienza di risorse finanziarie a disposizione delle stazionoi appaltanti per far fronte alle richieste di rimborso delle imprese.

Il decreto infine contiene anche disposizioni rivolte alle stazioni appaltanti, affinchè provvedano a revisionare i propri prezziari relativamente alle voci di elenco correlate ai prodotti siderurgici destinati alle costruzioni. Ciò, come sopra richiamato, sia entro 30 giorni dall’entrata in vigore del decreto stesso sia entro il 31 dicembre 2004, con l’evidente fine di garantire, nell’immediato futuro, la rispondenza ai prezzi reali di mercato dei prezziari impiegati per redigere il computo metrico-estimativo degli interventi.

Stante la suesposta iniziativa governativa non sembrano al momento esservi ulteriori margini di intervento da parte di questa Autorità.

 

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