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Audizione Camera su terzo mandato

Nell’audizione in Commissione affari costituzionali della Camera dei Deputati del 29 aprile 2004 il Presidente dell’Upi Lorenzo Ria,  con il documento allegato , ha ribadito la richiesta di eliminare l’iniquo vincolo di mandato che non permette la rielezione per più di due volte del Sindaco e del Presidente di Provincia, poiché impone un vincolo alla rieleggibilità solo di alcune istituzioni, non tenendo conto del principio di pari dignità di tutte le istituzioni, nazionali e locali, introdotto dalla riforma del Titolo V della Costituzione.

 

 

 

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Ria nell’Audizione alla Camera dei Deputati

COMUNICATO STAMPA
Terzo mandato: audizione alla Camera
Ria, Upi: “Eliminare il vincolo al più presto”


 

Abbiamo ribadito ai deputati della Commissione la richiesta di eliminare l’iniquo  vincolo di mandato che non permette la rielezione per più di due volte del Sindaco e del Presidente di Provincia”.

Questo il commento del Presidente dell’Unione delle Province d’Italia, Lorenzo Ria, al termine dell’audizione di oggi alla Commissione Affari Costituzionali della Camera, nella quale le Province sono state chiamate ad esprimere un parere sul vincolo di mandato .

“Come Upi – ha ricordato Ria – abbiamo ormai da tempo espresso la nostra posizione, che è critica nei confronti di una norma che impone il limite di mandato solo ai Sindaci e ai Presidenti di Provincia, senza tenere conto del principio di pari dignità di tutte le istituzioni, nazionali e locali, introdotto dalla riforma del Titolo V della Costituzione. In questo contesto – ha ribadito il Presidente – imporre un vincolo alla rieleggibilità solo di alcune istituzioni appare incoerente e discriminante.

Noi – ha poi aggiunto il Presidente – siamo disposti a trovare soluzioni che possano, una volta eliminato il limite di mandato, rafforzare il ruolo dei Consigli.
Ma riteniamo che il riequilibrio tra i poteri di Presidenti di Provincia, Sindaci, Giunte e Consigli si debba trovare attraverso l’autonomia statutaria e la potestà regolamentare degli enti, così come rafforzata dalla riforma del titolo V”.

 

Roma, 29 aprile 2004 

E-democracy: cittadinanza digitale

Verso l’e-democracy: lo sviluppo della cittadinanza digitale.

E’ stato pubblicato sul canale e-democracy del sito Crcitalia, in attesa di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, l’Avviso nazionale per la selezione di progetti per lo sviluppo della cittadinanza digitale , promosso dal MIT e destinato agli Enti Locali.

Il termine ultimo per la partecipazione all’avviso è stato prorogato al 12 luglio 2004: cfr. Comunicato del Ministro per l’innovazione e le tecnologie.

Il canale e-democracy del sito Crcitalia offrirà supporto e informazioni a tutti i decisori pubblici e agli amministratori locali che intendono avviare progetti di e-democracy e partecipare all’Avviso.

Il 27 aprile 2004 si terrà il Convegno di presentazione dell’avviso “VERSO l’e-Democracy: lo sviluppo della cittadinanza digitale” a Roma, martedi 27 aprile – ore 9 – Aula Biblioteca CNEL – Viale David Lubin, 2.

 

 

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Addizionale energia elettrica

leggi la nota di risposta 

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Trasferimenti erariali 2004

 Cfr. il testo della lettera .

 

 

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La relazione sulle attività dell’Upi 2003-04

                                     Relazione del Presidente Lorenzo Ria

                               Consiglio direttivo Upi – Roma, 4 marzo 2004
 
Colleghi Presidenti, colleghi componenti il Consiglio Direttivo dell’Unione,
l’approvazione del bilancio consuntivo 2003 e del bilancio di previsione dell’anno in corso, che è l’ultimo anno del nostro quinquennio, appare l’occasione opportuna per rappresentare complessivamente, anche attraverso alcuni indicatori relativi all’attività istituzionale svolta dagli organi associativi, l’impegno posto in essere nell’anno appena chiuso.
Sei sedute di Consiglio Direttivo in un anno indicano un altissimo livello di confronto, dibattito e partecipazione associativa, che non si è limitata alla semplice informazione dell’attività svolta dall’Ufficio di Presidenza, ma ha contribuito in forme profonde e puntuali alla determinazione delle politiche e delle scelte associative.
 L’attività degli organi istituzionali, arricchita da un intenso lavoro istruttorio posto in essere dalle commissioni di lavoro si è conclusa, come di consueto, con l’Assemblea generale dello scorso dicembre, che ha affrontato i temi e i nodi del complesso dibattito politico-istituzionale in atto oltre che  la complessa vicenda finanziaria del sistema Paese e, in esso, delle autonomie locali.
Merito fondamentale dell’ultima Assemblea generale  è stato il saper rappresentare, in un momento di appannamento dell’ispirazione autonomista della Repubblica, una nuova idea, un nuovo modello di Provincia: un modello centrato su misura delle esigenze dei cittadini che alla Provincia richiedono sviluppo e sicurezza.
Riconosciamo tutti di aver dovuto fronteggiare, nel 2003, una situazione complessa. Negli anni precedenti, i risultati ottenuti dalle province sul versante costituzionale oltre che in tema di decentramento delle funzioni amministrative erano il frutto di una strategia unitaria, tessuta dal Governo con l’insieme delle autonomie territoriali prevalentemente nell’ambito delle conferenze.
Oggi è venuta meno la centralità delle conferenze quali sedi di raccordo tra i diversi livelli di governo riconosciuti dalla Costituzione. La stessa conferenza unificata è stata spesso ignorata, persino relativamente a scelte strategiche concernenti ambiti di interesse primario per le autonomie locali.
Anche in ambito regionale, dopo l’approvazione della riforma costituzionale del 2001, il rapporto con le regioni è diventato episodico. Non è un caso che anche sul fronte dei nuovi statuti regionali e dell’istituzione dei consigli regionali delle autonomie locali siamo ancora al punto di partenza. Le regioni non hanno colto quest’opportunità per costituire un asse di collaborazione strategica, partecipativa ed operativa, con le autonomie locali.
Oggi avvertiamo, perciò, un profonda contraddizione tra le esigenze di attuazione della riforma costituzionale del 2001 e le esigenze di una sua complessiva revisione. L’approvazione della cd. legge La Loggia (L. 131/03), infatti, è stata contestuale ad una discussione sul completamento della riforma della Costituzione, caratterizzata da un forte confronto politico ma impermeabile al confronto istituzionale  tra governo e autonomie territoriali.
In questa contraddizione, anche i punti di più forte intesa tra regioni ed autonomie locali – mi riferisco all’avvio del federalismo fiscale e all’integrazione della commissione bicamerale per le questioni regionali con rappresentanti delle autonomie territoriali – sono rimasti al palo, senza nessuna disciplina, neppure in fase di proposta.
La legge La Loggia ha prodotto, senza dubbi, risultati importanti ed auspicati. Per i Comuni, le Province e le Città metropolitane si è aperta concretamente la prospettiva dell’individuazione delle funzioni fondamentali. E’ in corso, inoltre, l’adeguamento delle disposizioni di legge sugli enti locali al titolo V, riformato, della Costituzione, con la previsione di una delega che il Ministro dell’Interno sta provando ad attuare anche attraverso il rapporto con le associazioni delle autonomie locali.
Anche su questo fronte, però, al di là delle legittime aspettative, vi sono problemi aperti. Con l’avvio delle attività di attuazione della delega si è incrinato, infatti, il rapporto UPI – l’Anci, soprattutto sulla disciplina delle città metropolitane. Un ampliamento del fronte delle differenziazioni, o, peggio, l’eventuale difficoltà di far sintesi su tutti gli altri temi sui quali abbiamo valutazioni ed interessi comuni, rischiano di alleggerire il nostro contributo nella scrittura delle norme di attuazione della legge delega e di appesantire l’evoluzione dell’ordinamento in senso autonomista.
La situazione che ho appena descritto ci pone il dovere di individuare un percorso coerente di attività associativa, per i prossimi mesi. Un percorso funzionale a ricucire il rapporto unitario con ANCI, ma anche funzionale a definire posizioni sostenibili per le Province sui temi
– dell’individuazione delle nostre funzioni fondamentali;
– della revisione in senso autonomista del T.U. degli enti locali;
– della disciplina delle città metropolitane. Su questo punto l’Ufficio di Presidenza ha approvato una proposta che, già nelle prossime settimane, intende sottoporre all’attenzione dell’opinione pubblica e degli interlocutori istituzionali.
Anche sul versante finanziario l’UPI ha svolto, nel 2003, un’attività impegnativa.
Come naturale, in occasione della predisposizione del Dpef, abbiamo formulato le nostre osservazioni relative ai contenuti del documento. Quanto al metodo, abbiamo rilevato il mancato rispetto dell’intesa interistituzionale siglata con il governo nel 2002, che prevede l’elaborazione congiunta delle linee del Dpef concernenti la finanza locale. Relativamente al merito, abbiamo rilevato il mancato avvio del processo di federalismo fiscale. in attuazione dell’art. 119 della Costituzione.
Più in particolare, abbiamo sottolineato l’esigenza di porre attenzione alle politiche della sicurezza – sicurezza dei territori, delle scuole e delle strade – per sottolineare l’importanza dei settori di intervento propri delle Province e, insieme, la necessità di prevedere risorse ed investimenti specifici per tali settori.
Punto cardine delle nostre proposte, soprattutto in vista della predisposizione della legge finanziaria 2004, sono state le regole del patto di stabilità. Preliminarmente abbiamo richiesto la “riunificazione” del comparto sotto un unico sistema di regole. In secondo luogo abbiamo chiesto la quantificazione, a livello macroeconomico, dell’apporto di tutti i comparti della pubblica amministrazione al contenimento dell’indebitamento pubblico e al mantenimento dei saldi finanziari convenuti, in modo da consentire un’equa ripartizione del peso del patto di stabilità, considerando il saldo finanziario come obiettivo unico per gli enti locali.
La nostra proposta tendeva, da un lato, a valorizzare il più possibile l’autonomia organizzativa e finanziaria delle province e, dall’altro, a garantire un maggiore equilibrio tra i vari comparti della pubblica amministrazione.
Anche questo fronte di interlocuzione con il governo, però, non ha portato a nulla, nel senso che non ha affatto inciso sul testo finale della legge finanziaria 2004.
Contemporaneamente venivano affrontate con il Ministero del Tesoro questioni puntuali, quali il rimborso degli ecoincentivi 2002 e 2003; la compartecipazione all’imposta Rca e l’addizionale provinciale sui consumi di energia elettrica. Su questo specifico punto, che vede sostanziali cali di entrata per molte province, si è reso necessario richiedere un incontro con il sottosegretario Vegas per individuare i soggetti erogatori e grossisti di energia elettrica cui notificare l’aliquota di addizionale.
E ancora, attendiamo risposte dal governo sul tema dei maggiori oneri relativi all’applicazione della tornata contrattuale 2002-2003, esclusi dal calcolo del disavanzo ai fini del patto di stabilità. Su tale questione, insieme con l’ANCI, abbiamo rappresentato al governo che i maggiori oneri non corrispondono allo 0.99% bensì al 5,66%.
In linea generale, il nostro piano di lavoro per il 2004 tende a dimostrare al governo l’insostenibilità di un sistema di autonomia finanziaria ancora largamente derivata e non in linea con l’ordinamento costituzionale.
Un altro aspetto dell’attività associativa che mi preme sottolineare attiene al rapporto attivato tra Province e Unione Europea. Partite da uno scarso interesse e talvolta da una scarsa conoscenza dell’Europa, le Province hanno oggi acquisito, in larga maggioranza, l’importanza di star dentro un processo di circolazione di idee, di buone pratiche, di modelli innovativi, di azione competitiva nell’utilizzo delle risorse europee e di diretta partecipazione alla costruzione di azioni avanzate e di iniziative pilota.
Un grande passo, su questo terreno, è stata la ratifica del protocollo UPI-TECLA-Formez, siglato con l’intendimento di fornire alle Province un concreto supporto in merito alle politiche, ai programmi e alle iniziative comunitarie, con particolare attenzione alla capacità di progettazione in ambito comunitario e internazionale, attraverso azioni di formazione, sensibilizzazione, consulenza,  e informazione.
Funzionale all’ottimizzazione delle risorse umane, tecnologiche, organizzative e finanziarie delle province è anche il progetto “Programma Uffici Europa Formez-Upi: sostegno alla qualificazione degli assetti organizzativi e tecnico professionali”. Questo progetto verrà presentato in anteprima a Rimini, il 25 marzo prossimo, nell’ambito del Salone delle Autonomie Locali Euro-pa, alla presenza dei ministri della Funzione pubblica e delle Politiche Comunitarie, e, tecnicamente, nel prossimo giugno, a Bruxelles, in concomitanza con la riunione plenaria del Comitato delle Regioni. In quella circostanza proporremo al Formez di dar vita ad un nuovo progetto comune per il 2004, attinente alla formazione del personale degli Uffici Europa delle Province in conformità alle esigenze rilevate e agli obiettivi che fisseremo.
Si riflette, poi, sull’opportunità di realizzare una struttura Upi a Bruxelles, che metta le nostre Province in contatto diretto con le istituzioni comunitarie.
Per quel che riguarda gli specifici settori di attività, mi preme sottolineare l’attività svolta dall’UPI in tema di ambiente e territorio. E’ proseguita, nel 2003, l’attuazione della seconda convenzione siglata con l’Osservatorio Nazionale Rifiuti, volta al completamento della Rete Nazionale degli Osservatori Provinciali sui Rifiuti.
Nell’ottobre 2003 si è svolta la IV Conferenza degli Osservatori Provinciali e questo pomeriggio ci sarà un’ulteriore importante iniziativa sugli accordi di programma in materia di rifiuti. Ricordo, a tale proposito, gli accordi che l’UPI ha stipulato con il Cobat per il recupero delle batterie al piombo esauste e l’accordo con l’Anpar per una corretta gestione dei residui da costruzione e demolizione. Altri accordi specializzati seguiranno a breve, anche a dimostrare la centralità che, per le province, hanno le politiche di sostenibilità ambientale.
Allo stesso tempo, sulla scia di un’attività che ci ha visti impegnati con l’Enea e il Comitato Italiano Ecolabel-Ecoaudit, abbiamo organizzato a Potenza, nel luglio scorso, un convegno che ha messo in luce le positive esperienze delle province in tema di certificazione ambientale. Infine, grazie alla collaborazione del Ministero dell’Ambiente, sono in via di predisposizione dei corsi di formazione per operatori dei centri cartografici relativi alle procedure di valutazione di impatto ambientale.
Il lavoro, inoltre, è stato, nel 2003, uno dei terreni più significativi della nostra attività, anche per la concomitante approvazione della legge delega in materia di occupazione e mercato del lavoro (L. n.30/2003) e del decreto legislativo n. 276/2003 che da attuazione a tale legge.
Su questo terreno, il coordinamento degli assessori al lavoro, guidato dall’assessore della provincia di Bologna Donata Lenzi, ha prodotto non solo il convegno sul tema “Territorio e Lavoro. La Provincia come dimensione ottimale per il governo del mercato del lavoro”, né semplicemente la “Giornata dei consigli provinciali per il lavoro”, cui hanno aderito la quasi totalità delle Province,  ma ha anche animato una serie di posizioni originali dell’UPI che ha avuto importanti riscontri nella normativa successivamente approvata.
Un’azione analoga, da sviluppare ulteriormente, sino a che non arriveranno i risultati che attendiamo, è stata avviata:
– dal coordinamento degli assessori all’istruzione a seguito dell’emanazione della legge 28 marzo 2003, n.53, di “Delega al Governo per la definizione delle norme generali sull’istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale”;
– dal coordinamento degli assessori alle politiche sociali, che ha predisposto l’importante documento relativo al ruolo delle Province nella riforma del welfare ed ha avviato un primo confronto sui livelli essenziali delle prestazioni sociali;
– dal coordinamento degli assessori allo sport. La I Conferenza delle Province italiane sullo sport del febbraio 2003 è stata l’occasione per un rendiconto delle esperienze più significative realizzate dalle Province in questo settore e per avviare un confronto con il mondo sportivo;
– dal coordinamento degli assessori provinciali al turismo, che da vita a un  permanente collegamento con la Consulta dei Comuni turistici dell’ANCI e rappresenta l’UPI nelle varie sedi tecnico-istituzionali. Proprio dagli assessori al turismo è stato ribadito il ruolo delle Province, enti di governo di area vasta, nella promozione dei Sistemi Turistici Locali.
E’ comunque opportuno rilevare che, alla luce del nuovo quadro costituzionale che assegna alle regioni competenza esclusiva in materia di turismo, è conseguita una legislazione regionale di settore decisamente eterogenea, evidenziata dalla ricerca che abbiamo attuato in collaborazione con l’Associazione Mecenate 90 su “La legislazione delle Regioni e i Sistemi Turistici Locali”.
Proprio tale eterogeneità normativa ci ha indotti a promuovere a Venezia, l’1 e 2 aprile prossimi, la conferenza nazionale delle province sul turismo, in cui ci confronteremo con governo, regioni, comuni e con gli operatori privati, per ribadire il nostro ruolo strategico nel settore.
Le attività politico-istituzionali che hanno segnato la vita associativa nel corso del 2003 sono state accompagnate da un forte impegno nel campo della comunicazione, con il rilancio della comunicazione istituzionale e politica dell’associazione verso l’esterno e verso gli associati.
Per quanto riguarda la comunicazione interna, sono stati consolidati e potenziati gli strumenti di cui eravamo già dotati: dalla rivista bimestrale, al notiziario UPI, al sito internet.
Il notiziario si è dapprima consolidato nelle uscite, riuscendo a produrre 16 edizioni nell’arco dell’anno, che hanno seguito, accompagnato e illustrato le attività dell’Associazione e delle Province.
Con l’inizio del 2004, poi, questo strumento editoriale è stato ripensato nel format, nella grafica e nella distribuzione. Sono aumentate le pagine; si è definita la pubblicazione a colori; lo spazio delle news dalle Province è diventato rubrica fissa; sono state confermate le due pagine di informazione sull’agenda dei lavori parlamentari e sulle pubblicazioni della Gazzetta Ufficiale. Il problema dei ritardi di spedizione postale sono stati superati e risolti dalla pubblicazione on line del Notiziario, che è ormai uno strumento a disposizione degli utenti in tempo reale.
Il nostro sito telematico è stato completamente ripensato e trasformato in un portale interattivo di news, che raccoglie contenuti dell’associazione e delle Province.
Per quel che riguarda la comunicazione esterna, siamo riusciti a consolidare il nostro posizionamento sui notiziari delle Agenzie di Stampa, che ormai ci considerano interlocutori  indispensabili.
Anche le testate giornalistiche nazionali dimostrano attenzione all’attività dell’associazione, riportandone le posizioni, soprattutto sui temi di fondamentale interesse della legge finanziaria e della riforma costituzionale.
Le tv nazionali, pubbliche e private, non trascurano gli appuntamenti importanti dell’associazione, non solo per la sua assemblea generale, ma anche per convegni e iniziative più specifiche.
Il 2004 è l’anno della tornata elettorale amministrativa generale e, quindi, del rinnovo di tutti gli organi associativi.
L’Assemblea Generale congressuale si terrà, a norma di statuto, entro sei mesi dalla tornata elettorale, dopo le Assemblee Congressuali delle Unioni regionali, presumibilmente, quindi, tra il 20 novembre e il 10 dicembre. Tutti gli organi associativi, a norma di Statuto, decadranno con le elezioni, fatta eccezione per l’Ufficio di Presidenza, che resta in carica fino al congresso che nominerà i nuovi organi.
In una relazione che presenta il consuntivo del 2003 e traccia le linee di lavoro per il 2004, soprattutto nell’anno che conclude il mandato quinquennale che ci è stato affidato, non può mancare un consuntivo sociale di quel che abbiamo realizzato e di quel che abbiamo rappresentato, dal punto di vista dei cittadini, negli ultimi cinque anni.
C’è oggi una universale considerazione per quel che siamo riusciti a diventare: soggetti che hanno contribuito fortemente allo sviluppo del Paese, con la creazione di un coordinamento istituzionale e sociale che ha corrisposto alle esigenze di crescita dei cittadini e delle imprese.
Abbiamo, cioè, costruito i sistemi locali, raccogliendo intorno alla nostra istituzione le capacità e le potenzialità di cui l’Italia dispone, trasformando le energie delle 100 province italiane in motore di sviluppo nazionale.
Il bilancio sociale di quel che abbiamo fatto, in questi anni, è in gran parte racchiuso nello studio che per noi ha realizzato l’Istituto del prof. Mannheimer su la “Percezione della Provincia da parte dei cittadini”.
La provincia è diventata, in questi anni, un fattore emotivo e sentimentale di prima grandezza per i cittadini italiani, quasi al pari dei comuni.
La stessa provincia è percepita, da 64 italiani su 100, come un’istituzione molto utile o abbastanza utile. Questa crescita d’apprezzamento si realizza nel contesto di un’evoluzione dell’opinione pubblica che guarda con sempre maggior rilievo critico al complesso delle istituzioni.
Tutto ciò si è reso possibile perché sempre più il cittadino lega l’idea dell’Ente-Provincia ai temi dello sviluppo, dell’innovazione, dei patti territoriali, dei contratti d’area, della tutela delle risorse, della valorizzazione ambientale, dei grandi eventi culturali, della creazione dei sistemi locali.
Ed è per questa ragione che, mentre avviamo l’approfondimento e l’approvazione del conto consuntivo del 2003 e del bilancio di previsione 2004, esprimo un vivissimo ringraziamento a ciascuno di voi per aver reso possibili, in un contesto istituzionale e finanziario difficile, risultati importanti di cui tutti insieme possiamo essere legittimamente orgogliosi.

E-governement, Province e piccoli Comuni

Il Convegno promosso dalla Provincia di Piacenza ha rappresentato un primo momento di confronto sui progetti avviati dalle Province per la diffusione delle innovazioni organizzative e tecnologiche anche nei territori più svantaggiati e nei Comuni più piccoli e sulle possibilità di cooperazione istituzionale consentite dalla II fase dell’e-government (cfr.la nota dell’UPI presentata in occasione del Convegno) 
 


 

 


                                         NOTA UPI

                               Piacenza 26 gennaio 2004


 

Fin dall’avvio del Piano di azione di e-government del giugno 2000, le Province italiane hanno evidenziato che sui temi dell’innovazione tecnologica e della modernizzazione delle pubbliche amministrazioni è necessario un approccio condiviso dai diversi livelli di governo territoriale ed uno sforzo congiunto delle pubbliche amministrazioni. Queste considerazioni sono diventate ancora più evidenti con l’approvazione della riforma costituzionale del 2001 che ha posto a fondamento della Repubblica, sullo stesso piano di dignità istituzionale, i Comuni, le Province, le Città metropolitane, le Regioni e lo Stato. In questo quadro, lo Stato dovrebbe rappresentare il momento unitario per la definizione degli indirizzi di regolazione ed il coordinamento delle attività autonome delle diverse istituzioni territoriali autonome e dovrebbe abbandonare i compiti di gestione diretta dei sistemi informativi e delle attività di innovazione tecnologica relativamente alle competenze decentrate.

Con l’avvio del Piano di e-government e le iniziative del Ministro per l’innovazione e le tecnologie vi è stato il tentativo di realizzare un momento unitario di direzione, a livello centrare, che potesse divenire il punto di raccordo delle azioni di innovazione, con un forte ruolo di raccordo della Conferenza unificata.

Tuttavia, nonostante i ripetuti sforzi del Ministro Stanca, siamo ancora di fronte a iniziative spesso non coordinate delle amministrazioni centrali. In primo luogo, permane la tradizionale tendenza delle amministrazioni centrali a progettare sistemi informativi settoriali secondo una logica centralistica che contrasta con la ripartizione effettiva delle competenze istituzionali. Ciò rappresenta uno dei maggiori ostacoli allo sviluppo dell’interoperabilità tra le pubbliche amministrazioni e alla semplificazione dei rapporti con i cittadini e le imprese. Allo stesso tempo, nella legge finanziaria per il 2004 si assiste ad una centralizzazione delle risorse per l’innovazione tecnologica (ad es.: 135 ml di euro di incentivi per il digitale terrestre, 30 ml di euro di incentivi per l’accesso ad internet a larga banda, 50 ml di euro per il 2004 per l’Istituto Italiano di Tecnologie). Nonostante le ripetute richieste dell’Upi, non sono previsti fondi per l’e-government a favore delle Regioni e degli Enti locali, nonostante che le indagini di mercato dimostrino quanto i progetti avviati abbiano costituito uno stimolo rilevante agli investimenti per la promozione e la diffusione della Società dell’Informazione a livello locale, anche nelle aree più svantaggiate del paese.

Queste scelte contrastano con lo stesso quadro di riferimento contenuto nel documento “L’e-government per un federalismo efficiente: una visione condivisa, una realizzazione cooperativa”, approvato nella Conferenza unificata del 24 luglio 2003, che contiene le linee strategiche di sviluppo dell’e-government come riferimento complessivo delle future azioni di collaborazione tra Comunità montane, Comuni, Province, Regioni e Amministrazioni centrali.

In questo quadro di difficoltà ed incertezze e di risorse scarse occorre ancora di più rafforzare le capacità di innovazione e la cooperazione istituzionale degli enti territoriali, utilizzando al meglio le risorse disponibili.

Il primo avviso per il finanziamento dei progetti di e-government delle regioni e delle autonomie locali è stato concordato e definito nel 2002 con la precisa finalità di favorire i progetti con più capacita di innovazione, aggregazione territoriale, cooperazione istituzionale. Le Province hanno risposto con un grande capacità di progettazione e di coordinamento dei progetti con una forte valenza di raccordo istituzionale e territoriale. Come confermano i dati elaborati dall’UPI e dal FORMEZ, in collaborazione con il Dipartimento per l’innovazione e le tecnologie, quasi tutte le Province (99 su 100) hanno partecipato ai progetti ed i progetti finanziati manifestano una grande capacità di aggregazione e di cooperazione istituzionale delle province (sono stati coinvolti 1783 Comuni, spesso di piccola dimensione). I 30 progetti delle Province finanziati rappresentano oggi un patrimonio importante di fronte alla II fase dell’e-government, che ha la prioritaria finalità del riuso dei progetti e delle soluzioni adottate e della ulteriore diffusione dei servizi.

Quest’esperienza conferma il ruolo fondamentale delle Province nella creazione di un sistema istituzionale cooperativo ed efficiente in grado promuovere le tecnologie dell’informazione nei territori e di far crescere, così, la capacità competitiva del paese. Le Province, come enti di governo di area vasta, possono incentivare, raccordare ed aggregare le iniziative di innovazione degli enti più piccoli e dei territori più svantaggiati, favorendo la coesione sociale e territoriale ed il superamento del digital divide.
 
Nella conferenza unificata del 26 novembre 2003 è stato finalmente approvato il documento che contiene le note di riferimento per lo sviluppo della II fase dell’e-government nelle Regioni e negli Enti locali, che prevede cinque linee di azione:
1. Lo sviluppo dei servizi infrastrutturali locali (SPC)
2. Diffusione territoriale dei servizi per cittadini ed imprese
3. L’inclusione dei comuni piccoli nell’attuazione dell’ e-government
4. La promozione della cittadinanza digitale (e-democracy)
5. La promozione dell’utilizzo dei nuovi servizi presso cittadini e imprese
.

In primo luogo, nella II fase dell e-government, le Province hanno il compito di valorizzare i progetti già avviati nella prospettiva del loro riuso nelle realtà che fino ad oggi non sono coinvolte: estendendo ad altre Province le soluzioni sperimentate su alcuni servizi provinciali (ad es. per la gestione dei sistemi informativi del lavoro), oppure favorendo il riuso di soluzioni adottate nei progetti avviati anche verso altri enti territoriali (ad es. per la gestione documentale e del protocollo informatico).

In secondo luogo, le Province possono utilizzare la linea di azione n. 4, sulla promozione della cittadinanza digitale, per promuovere insieme, coordinandosi tra di loro, progetti che favoriscano la partecipazione alla vita politica ed amministrativa dei cittadini e delle imprese, a partire dalla considerazione che le associazioni dei lavoratori e delle imprese, i gruppi di volontariato, le associazioni ambientaliste, dei cittadini, dei consumatori, sono in gran parte organizzate su scala provinciale.

In terzo luogo, vista l’importanza degli Accordi di programma quadro regionali, nella ripartizione delle risorse, occorre arrivare ad intese tra i vari livelli di governo, a livello regionale, finalizzate a favorire il raccordo dei diversi progetti in un quadro di programmazione comune, soprattutto per quanto riguarda la realizzazione delle infrastrutture e dei servizi di interoperabilità. Le Province devono sollecitare queste intese a livello regionale. Anche nelle iniziative rivolte alla diffusione della larga banda è essenziale il ruolo delle Regioni e delle Province per realizzare le infrastrutture nei centri più piccoli (come d’altronde è espressamente previsto nel Codice delle comunicazioni elettroniche).

Infine, vista la loro dimensione organizzativa e capacità di innovazione e considerato il loro ruolo istituzionale di enti di governo di area vasta e di coordinamento territoriale, le Province possono svolgere una funzione essenziale per l’inclusione dei piccoli comuni nelle iniziative di e-government, favorendo il coordinamento delle iniziative e la cooperazione dei diversi soggetti pubblici e privati che operano nel territorio provinciale, attraverso politiche di  sistema.

Le diverse esperienze di rapporto con i Comuni già avviate dalle Province possono essere un utile punto di partenza per la realizzazione dei Centri di servizio territoriali previsti nell’ambito della II fase dell’e-government.


 

Di seguito i materiali delle esperienze intervenute (Province di Agrigento, Bologna, Parma, Piacenza, Pisa, Torino ; Regione Emilia-Romagna ) e il comunicato stampa del Ministro Stanca



 

 

Documenti allegati:

Conferenza unificata 15 gennaio 2004

Ordine del giorno

Conferenza Unificata 15 gennaio 2004

Sala riunioni – Via della Stamperia 8

 


1) Proposta di progetto per lo sviluppo del sistema di monitoraggio degli investimenti pubblici (MIP) – impostazione e realizzazione della banca dati – predisposta dal gruppo tecnico di coordinamento di cui all’articolo 1, punto 1.7.1, della delibera CIPE 27 dicembre 2002, n. 143. (ECONOMIA E FINANZE)

Rinvio per ulteriore istruttoria tecnica 

2) Schema di decreto legislativo recante modifiche al decreto legislativo 30 giugno 1999, n. 233, concernente la riforma degli organi collegiali territoriali della scuola, a norma dell’art. 21 della legge 15 marzo 1997, n. 59 (ISTRUZIONE, UNIVERSITA’ E RICERCA). Parere, ai sensi degli articoli 2, comma 3 e 9, comma 3, del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281.

Parere negativo di Regioni e Autonomie locali (cfr. documento Upi

3) Schema di regolamento di attuazione del decreto legislativo 22 dicembre 2000, n. 395, e successive modifiche (INFRASTRUTTURE E TRASPORTI). Parere ai sensi degli artt. 2, comma 3 e 9, comma 3, del decreto legislativo 28 agosto 1997, n.281.

Parere negativo dell’Upi se non sono accolti gli emendamenti (cfr. documento Upi )

4) Comunicazione del Capo Dipartimento per la Protezione Civile sulle iniziative in materia di rischio idrogeologico.

Rinvio per assenza del Capo del Dipartimento

5) Rinnovo della nomina dei Direttori delle Agenzie fiscali, ai sensi dell’articolo 67, comma 2, del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300, così come modificato dall’articolo 1 del decreto legislativo 3 luglio 2003 n. 173. (ECONOMIA E FINANZE). Parere ai sensi dell’art. 67, comma 2, del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300, così come modificato dall’articolo 1 del decreto legislativo 3 luglio 2003, n. 173.

Parere favorevole anche se in Conferenza è stato contestato l’iter delle nomine

Per ulteriori informazioni cfr. il sito della Conferenza unificata

 

 

 

Documenti allegati:

Riforma degli organi collegiali territoriali della scuola

Nella Conferenza Unificata del 15 gennaio 2004 l’Upi ha espresso il parere negativo sulla riforma degli organi collegiali.

Confrontare documento allegato .

 

 

 

Documenti allegati:

Forti critiche dall’Upi

Lo schema di decreto sulla scuola dell’infanzia e sul primo ciclo dell’istruzione limita le competenze delle istituzioni scolastiche autonome, non disciplina in maniera puntuale, come dovrebbe, l’integrazione e il raccordo tra i servizi educativi della prima infanzia e il ciclo primario, e, dal punto di vista finanziario, è incompleto, considerato che il Piano programmatico di interventi finanziari è ancora in fase di predisposizione.

Questo ha voluto sottolineare Gianni Oliva, coordinatore degli Assessori all’istruzione dell’Unione delle Province d’Italia, intervenendo oggi a nome dell’Upi all’audizione alla Camera dei Deputati sullo schema di decreto legislativo per la definizione delle norme generali relative alla scuola dell’infanzia e al primo ciclo dell’istruzione.

 “In Conferenza Unificata – ha ricordato l’Assessore Oliva – abbiamo presentato emendamenti , che sono stati approvati, la cui applicazione comporterà un aumento consistente del corpo docenti per il tempo mensa.

Chi pagherà queste spese ulteriori? Certamente non gli enti locali, che dalla finanziaria hanno già avuto tagli disastrosi.

Tra l’altro – sottolinea Oliva –  di questi emendamenti nel testo in discussione alla Commissione non c’è traccia. C’è poi da dire che il testo del decreto, estremamente dettagliato, non rispetta i dettami dalla riforma costituzionale, che assegna allo Stato, in materia di istruzione, la legislazione esclusiva delle sole norme generali.”

Nel link il documento con le osservazioni ,consegnato dall’Upi alla Commissione.

Conferenza Stato – città ed autonomie locali 17 dicembre 2003


Ordine del giorno
Conferenza Stato – città ed autonomie locali
17 dicembre 2003 – ore 17.00
Sala riunioni; Via della Stamperia


 

 
1. Approvazione del verbale del 24 luglio 2003

2. Sostituzione presidente di provincia designato dall’UPI in seno alla conferenza stato-città ed autonomie locali

Viene designato il Presidente della Provincia di Trieste, Fabio Scoccimarro

3. D.M. dell’Interno di rinvio del termine di deliberazione del bilancio di previsione 2004 degli enti locali

Parere favorevole

4. D.M. dell’Interno di individuazione dei tempi, modalità e protocollo di comunicazione per la trasmissione telematica, da parte degli enti locali, dei dati contabili alla Corte dei conti

Parere favorevole con raccomandazione (cfr. documento UPI)

5. D.M. dell’Interno per l’individuazione dei criteri per l’attribuzione alle unioni di comuni, del fondo di 5 milioni di euro per l’esercizio associato di funzioni in materia di polizia locale, destinato a finalità di investimento

Parere favorevole

6. Provvedimento di riparto del fondo nazionale speciale investimenti

Parere favorevole

7. D.M. dell’Interno per il riparto del fondo per la tutela e lo sviluppo economico e sociale delle isole minori

Parere favorevole

8.  D.M. dell’Interno sulla certificazione dimostrativa della copertura tariffaria del costo di alcuni servizi per il triennio 2003-2005

Parere favorevole

9. Problematica concernente progetti finanziati dal ministero dell’ambiente e della tutela del territorio: decreti “programmi radicali”

Proposta ANCI

10 D.M. dell’Interno concernente l’adeguamento della misura base dell’indennità di funzione e dei gettoni di presenza per gli amministratori locali

Parere favorevole

11. Sostituzione di un componente esperto in seno al CDA della sezione regionale Veneto dell’agenzia autonoma per la gestione dell’albo dei segretari comunali e provinciali, in sostituzione di altro dimissionario

12. Sostituzione di un componente esperto in seno al CDA della sezione regionale Campania dell’agenzia autonoma per la gestione dell’albo dei segretari comunali e provinciali, in sostituzione di altro dimissionario

Conferenza Unificata 17 dicembre 2003

Ordine del giorno
Conferenza Unificata
17 dicembre 2003 – ore 15.30
Sala riunioni di Via della Stamperia

 

1) Piano nazionale d’azione per l’occupazione (NAP) 2003. (LAVORO E POLITICHE SOCIALI).
Parere ai sensi dell’articolo 9, comma 3, del decreto legislativo 28 agosto 1997, n.281.

Parere favorevole con consegna di un documento UPI di raccomandazioni: cfr. resoconto .

2) Questioni relative al trasporto pubblico locale.

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