I sottoscritti dipendenti della Provincia di Pordenone esprimono un profondo disagio per lo stato di grave incertezza causato dalle frettolose scelte politiche finalizzate alla cancellazione delle Province italiane.
Non comprendono le ragioni per le quali il Governo abbia dedicato, con sospetta tempestività, un esclusivo percorso costituzionale finalizzato all’abolizione delle Province, tralasciando, al contempo, ogni valutazione concernente la riorganizzazione di tutti i settori burocratici dello Stato e delle Regioni, che, a causa di sovrapposizioni di ruoli e funzioni, obbligano il cittadino a districarsi quotidianamente in uno scenario di competenze tortuoso e complesso.
Denunciano le diffamatorie campagne di stampa che, definendo le Province come “enti inutili degli stipendi inventati”, additano al pubblico disprezzo tali istituzioni, come se fossero la rappresentazione simbolica dello spreco e dell’arretratezza.
Rivendicano con orgoglio di essere stati e di essere lavoratori impegnati nella costruzione e manutenzione di strade e di edifici scolastici, nella tutela della fauna e dell’ambiente, nella gestione delle politiche del lavoro, nel sostegno di attività culturali, sociali ed economiche, nella programmazione del trasporto pubblico, nella gestione dei servizi della motorizzazione civile e nello svolgimento di altre attività finalizzate alla valorizzazione ed al progresso di una parte importante del territorio della Regione F.V.G.
Evidenziano che qualificare come “inutile” l’Ente che assolve a tali funzioni, significa non solo insultare i lavoratori direttamente impegnati in questi compiti, ma offendere la verità e la storia di questa istituzione democratica, precludere la conoscenza dei fatti e rendere un cattivo servizio al nostro Paese.
I dipendenti della Provincia di Pordenone non sono contrari ad una razionale riforma della Pubblica Amministrazione, che parta dallo Stato centrale e interessi Regioni, Province, Comuni, e che intervenga per sfoltire quella giungla di società partecipate ed enti strumentali che sfuggono a qualsiasi controllo democratico.
Tuttavia, ritengono che la soppressione delle Province, con la probabile suddivisione di funzioni tra un numero indeterminato di Enti comunali associativi, si risolverebbe in un aggravio dei costi ed un peggioramento dei servizi alla collettività. Pertanto, auspicano un processo di riordino e razionalizzazione delle Province esistenti, che, nel rispetto della Costituzione, rafforzi il loro ruolo mediante il superamento della frammentazione delle funzioni di area vasta e la contestuale riorganizzazione dei servizi decentrati dello Stato e delle Regioni.
Infine, qualunque sia il percorso riformatore che lo Stato e la Regione intendono perseguire, i lavoratori della Provincia di Pordenone rivendicano il diritto di aver precise garanzie sul mantenimento dei posti di lavoro di tutti i dipendenti, sul rispetto delle professionalità acquisite, e sugli eventuali percorsi di mobilità.
A tal fine, chiedono alle organizzazioni sindacali, CGIL, CISL e UIL, di riesaminare la posizione formalizzata, senza alcuna consultazione dei lavoratori, nel documento sottoscritto con la Confindustria il 02 settembre 2013, laddove si chiede, inopinatamente, di sopprimere le Province.
I sottoscritti ritengono che tale proposta sia del tutto sbagliata, nel merito e nel metodo.
Sottolineano che la prima ragion d’essere di un sindacato è la difesa dei lavoratori, e che, quindi, un sindacato che condivide il progetto di chiusura di una azienda pubblica di 56.000 dipendenti, senza coinvolgere e rimettere a quest’ultimi le decisioni sul loro futuro, nega la sua stessa essenza.
Redattore: Redazione