“Una manovra inaccettabile, che grava sugli enti locali e quindi e’ chiaro che il nostro giudizio non puo’ che essere negativo”. Lo ha detto il Presidente dell’Unione delle Province d’Italia, Giuseppe Castiglione, nell’audizione alle commissioni bilancio di Camera e Senato. “Con questa manovra – denuncia Castiglione – si aggrava ulteriormente il carico sulle nostre province di 2,1 miliardi”.
L’Upi ha avanzato richieste sia sulla parte economica che sulle norme di riforma ordinamentale. Per quanto riguarda le misure economiche l’Upi chiede:
– l’abbattimento del peso della manovra a carico delle province di almeno un 50%, altrimenti si rischia di compromettere seriamente la quantità, oltre che la qualità, degli interventi delle Province sul territorio;
– il rilancio degli investimenti, attraverso adeguate misure compensative e interventi sulla fiscalità generale legata ai consumi intermedi, che consentano di destinare gli avanzi di amministrazione e di liberare i residui passivi per spese di parte capitale. I settori su cui si ritiene quanto mai opportuno intervenire sono quelli dell’edilizia scolastica, della viabilità, del dissesto idrogeologico e della banda larga, quali ambiti su cui concentrare massimamente gli sforzi, anche in un’ottica di modernizzazione e messa in sicurezza delle infrastrutture del Paese. L’UPI propone la creazione di un Fondo straordinario per le infrastrutture a tali settori dedicato;
– la valorizzazione del patrimonio immobiliare per l’abbattimento del debito – anche attraverso opportune forme di incentivazione – che consenta anche di dismettere il patrimonio non più funzionale all’ente ma potenzialmente trasformabile in risorse diversamente spendibili a favore della collettività.
Per quanto riguarda le norme ordinamentali l’Upi ha chiesto:
– lo stralcio delle norme sulla riduzione degli apparati costituzionali dalla manovra finanziaria per essere inserite in un disegno organico di riforma costituzionale e sostituire l’articolo con una delega al Governo per la revisione organica di tutte le circoscrizioni provinciali nel rispetto dell’art. 133 della Costituzione.
La richiesta di stralcio dell’articolo 15 del decreto legge è rafforzata anche dal parere Commissione affari costituzionali, che ha sottolineato la necessità di riformulare l’articolo 15, perché la disposizione presenta evidenti elementi di incompatibilità costituzionale, con riferimento all’articolo 133, comma primo, della Costituzione che, per il mutamento delle circoscrizioni provinciali, richiede un procedimento rinforzato che comprende l’iniziativa dei Comuni, il parere della Regione, l’approvazione della proposta con legge dello Stato.
La stessa relazione tecnica del Servizio del bilancio del Senato della Repubblica sottolinea come gli effetti finanziari positivi prevedibili potrebbero in parte essere compensati dal manifestarsi di possibili profili onerosi, in particolare, nella fase di transizione (trasferimento personale alle Regioni, assegnazione delle funzioni agli altri enti) .
– In alternativa a questa scelta, almeno le norme che riguardano le Province e i Comuni dovrebbero essere stralciate per essere discusse nell’ambito della “Carta delle autonomie locali”.
– Modifica del comma 5 dell’art. 15, che riduce di un ulteriore 50% i consiglieri e gli assessori provinciali senza nessun riferimento alle norme della legge 42 del 2010 che già avevano ridotto del 20% consiglieri e assessori. Tale riduzione fa venire meno la rappresentanza democratica nelle province, ma soprattutto fa venir meno il rapporto tra il Consiglio provinciale e il territorio, senza considerare che occorrerà ridefinire tutti i collegi elettorali.