Categoria: Istituzioni e Riforme

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CITTA’ METROPOLITANA, LA PRESIDENTE DELLA PROVINCIA DI VENEZIA, ZACCARIOTTO: “NORME CERTE, DEFINIRE LE FUNZIONI, NOMINA AD ELEZIONE DIRETTA”

Prima commissione consiliare (Affari istituzionali e generali, rapporto con gli enti locali e Regioni, associazioni istituzionali) a Ca’ Corner sede della Provincia, presieduta dal consigliere Beniamino Boscolo Capon, sulla proposta di legge dell’Anci (l’associazione dei Comuni italiani) “Disposizioni urgenti in materia di istituzione delle città metropolitane, composizione del Consiglio metropolitano e modalità di elezione del sindaco e del Consiglio metropolitano”. Presente il direttore generale Giuseppe Panassidi, che ha tracciato un quadro della situazione ad oggi, e illustrato il percorso normativo che riguarda il futuro delle Province e la nascita delle città metropolitane, con l’esame delle ultime proposte dell’Upi (Unione delle Province italiane).

 

Direttore Panassidi: «La situazione resta attualmente non definita. Il 2 luglio è una data importante, perché è prevista la pronuncia della Corte costituzionale sulla legittimità delle norme di riordino delle Province. E’ difficile dire ciò che succederà, ma di fatto da oggi bisognerà distinguere tra riordino delle Province e istituzione delle Città metropolitane, finora oggetto della medesima proposta di riforma. Per il riordino delle Province è stata intrapresa finalmente la strada della riforma Costituzionale, con una commissione di esperti costituzionalisti nominati lo scorso 6 giugno, con tempi previsti di 18 mesi di lavorò, – si andrà dunque ad ottobre 2014, salvo poi la possibilità di un referendum. Infine c’è la previsione di commissariare le 64 Province in scadenza di mandato, che si andrebbero ad aggiungere alle 23 già commissariate. Per l’istituzione delle Città metropolitane ci sono alcune proposte sia dell’unione delle Province che dell’associazione dei Comuni. Al momento la data è quella del 31 dicembre, quando decadrebbe la Provincia. Nella fase di approvazione del nuovo statuto il governo della città metropolitana, secondo la proposta dell’Anci, sarebbe in capo al sindaco del comune capoluogo. L’Upi a sua volta vuole presentare una proposta di riforma costituzionale, sostenendo con forza a livello nazionale il peso e l‘utilità dell’ente provinciale, che non può essere soppresso. Molte le aree grigie che dovranno essere chiarite, dalle modalità di elezione del sindaco metropolitano, il numero dei consiglieri, che nella proposta Anci salirebbe a 18, il passaggio del patrimonio e la questione delle risorse».

 

Consigliere Pietro Bortoluzzi (Pdl): «La tempistica indicata nella proposta Anci mi sembra molto stretta, c’è ancora molto da definire, resta anche la questione dell’emolumento del sindaco della città metropolitana e dei Consiglieri, e poi le modalità di elezione del sindaco, tenendo conto che si tratta di un ente previsto dalla Costituzione».

 

Consigliere Lionello Pellizzer (Pd): «La proposta dell’Anci non si pone, fra l’altro, il problema dei confini geografici che resta una questione importante e aperta, né il problema delle risorse e del personale».

 

Consigliere Diego Cagnato (Lega): «La situazione generale resta ancora molto confusa. La commissione provinciale sulla città metropolitana è stata spesso oggetto di critiche per non aver prodotto molto, ma di definito ad oggi c’è il nulla». 

 

La Presidente Francesca Zaccariotto, che è stata invitata dalla Commissione a partecipare alla prossima seduta per relazionare su quanto emerso durante il convegno in Regione Emilia Romagna di giovedì scorso, ha commentato: «Ritengo vadano definite tre questioni importanti prima di far partire la città metropolitana, a fronte di un quadro normativo certo. La prima riguarda la definizione delle funzioni, dei contenuti di cui dovrà occuparsi la città metropolitana. La seconda attiene ai confini geografici, che dovranno andare oltre quelli dell’attuale provincia, e dovrebbero integrare e rappresentare territori e comuni con interessi e bisogni simili per trasporti, infrastrutture, servizi, potenzialità di sviluppo economico. Terza, la rappresentanza, la governance su cui si è già espresso il Consiglio provinciale, ad elezione diretta.

Perché quando si amministra un territorio, un ente locale, un conto è essere stati eletti dal popolo, un altro è l’essere stati nominati dalle segreterie di partito».

Riforme, Saitta “Rappresentanze di Regioni, Province e Comuni nel Comitato parlamentare”

“Il processo di riforma del Titolo V deve essere partecipato, e non subito, da tutte le istituzioni del Paese presenti nella Costituzione. Regioni, Province e Comuni, enti costitutivi della Repubblica, devono essere rappresentati nel Comitato parlamentare per le riforme istituzionali”.

Lo dichiara il Presidente dell’Upi, Antonio Saitta, annunciando l’invio di una lettera al Presidente del Senato, Pietro Grasso, alla Presidente della Commissione Affari costituzionali Anna Finocchiaro e ai Capigruppo del Senato,  nella quale si chiederanno modifiche al Disegno di legge sulle procedure di riforma approvato dal Governo e ora all’esame della Commissione Affari Costituzionali del Senato.

“Stiamo parlando di un processo – afferma Saitta – che mira a riorganizzare l’intero sistema istituzionale del Paese, ridefinendo funzioni e ruoli non solo del Parlamento, ma anche e soprattutto di Regioni, Province e Comuni. E’ impensabile che non ci sia una rappresentanza di queste istituzioni, che sono la voce dei territori e rappresentano le comunità locali,  negli organismi chiamati ad affrontare un simile compito. Siamo certi – conclude Saitta – di potere dare un contributo fattivo ai lavori, e che la partecipazione delle Autonomie sarà una risorsa importante per contribuire alla definizione di riforme di reale impatto anche sul territorio.”.  

Riforma Province: l’Upi incontra i parlamentari firmatari del manifesto delle Province

Hanno risposto tutti gli oltre 80 parlamentari che avevano sottoscritto il manifesto dell’Upi per la XVII legislatura, e si sono riuniti oggi a Roma in un incontro con l’Ufficio di Presidenza Upi e i Presidenti delle Upi Regionali per discutere delle riforme istituzionali in vista dell’avvio dei lavori parlamentari sui disegni di legge costituzionale.

“Un incontro – sottolinea il Presidente dell’Upi Antonio Saitta – che è il punto d’avvio di un lavoro comune con i deputati e i senatori che hanno deciso di affrontare il tema delle riforme istituzionali partendo dai dati reali e di dare peso a merito e sostanza piuttosto che farsi trascinare dall’onda della propaganda. Tanto che – annuncia Saitta –  i parlamentari che sono intervenuti oggi hanno deciso di istituire un intergruppo che si occuperà di seguire la riforma delle Province e delle istituzioni”.

Agli oltre 80 senatori e deputati che sono intervenuti all’incontro l’Upi ha consegnato un Dossier sulla riforma delle istituzioni che affronta i nodi della spesa pubblica.

“Quando si parla di riformare le istituzioni – ha detto il Presidente dell’Upi – si tende a trascurare dati importanti. Le Province sono l’1,26% della spesa totale, contro il 20% delle Regioni e il restante che è in capo alla spesa centrale. Così come ci si dimentica dei 3127 enti strumentali, agenzie, Ato, Bacini Imbriferi Montani,  che nel 2012 sono costati ai cittadini più di 7,4 miliardi di euro. Nessuno si interroga sul perché le Regioni Ordinarie costino  404 euro l’anno a cittadino, mentre quelle a Statuto speciale arrivino ad oltre 4 mila euro l’anno pro capite. Eppure questi dati sono pubblici. Ci chiediamo se chi continua a sostenere che bisogna cancellare il costo degli organi istituzionali delle Province sappia che questo è di 1,77 euro l’anno a cittadino, contro gli oltre 14 euro l’anno delle Regioni. Per questo, per portare sul tavolo i dati reali cui pochi sembrano volersi interessare, abbiamo deciso di continuare a realizzare Dossier che invieremo regolarmente a tutto il parlamento, ai partiti, al Governo. Riformare le istituzioni per ridurre la spesa è indispensabile, ma per fare una operazione che porti risultati veri, bisognerebbe prima indagare il motivo per cui, a dieci anni dall’attuazione del Titolo V la spesa delle Regioni è cresciuta di 40 miliardi e quella dello Stato, piuttosto che diminuire, è cresciuta di 100 miliardi. E’ in queste cifre, e nel federalismo mancato che non ha spostato su Province e Comuni funzioni e risorse– conclude Saitta – che stanno gli sprechi”.

 

In allegato, il Dossier consegnato ai Deputati e ai Senatori intervenuti. 

 

Documenti allegati:

Riforme, Province: Saitta “Un ddl costituzionale solo per abolire le Province?

“Se fossero vere le notizie apparse sulla stampa secondo cui si starebbe pensando ad un Disegno di Legge costituzionale solo per l’abolizione delle Province, rimandando invece ai prossimi 18 mesi il taglio del numero dei parlamentari, la nascita del Senato delle autonomie, è segno che allora il Governo ha già deciso che di questo non vuole fare nulla.  Le discussioni sulla convenzione, sul comitato dei saggi, sulle mozioni, sarebbero solo un teatrino allestito tanto per contentare il pubblico”.

Lo dichiara il Presidente dell’Upi, Antonio Saitta, commentando notizie stampa che informano della decisione del Governo di  presentare un disegno di legge costituzionale esclusivamente sull’abolizione delle Province

“Sarebbe come dire – aggiunge Saitta – che il taglio dei parlamentari, la nascita del Senato delle autonomie, la ridefinizione delle competenze tra Stato e Regioni che ha prodotto l’aumento dello spesa pubblica, in realtà sono solo annunci ma che nulla di tutto questo si vuole realmente fare. L’ennesimo segnale del solito trasformismo all’italiana : cambiare tutto per non cambiare nulla. Quando invece una riforma è  indispensabile. Bisogna chiarire le funzioni di tutte le istituzioni, per tagliare spese e burocrazie inutili; bisogna ridurre il numero dei parlamentari e istituire il Senato delle autonomie, per accelerare i processi di definizione delle leggi; bisogna tagliare la miriade di enti strumentali, quelli sì, davvero inutili, e accorpare gli uffici periferici dello Stato, che ci costano in soldi e burocrazia. Bisogna, certo, riformare le Province, definendo con chiarezza le competenze che spettano ad un ente intermedio che serve in Italia come accade in tutta Europa per governare l’area vasta, semplificando il sistema istituzionale e mirando le risorse sui servizi essenziali che erogano ai cittadini. Ma se invece di tutto questo si sceglie di dare in pasto all’opinione pubblica l’abolizione delle Province, vuol dire che l’intenzione è, ancora una volta¸ solo quella di nascondersi dietro a un dito”.

Riforme Pa, Saitta al Ministro D’Alia

“Ha ragione il Ministro D’Alia quando dice che in questi 10 anni l’attuazione del Titolo V non ha portato risparmi ma aumento della spesa pubblica. Ma andrebbe sottolineato che a crescere è stata la spesa centrale e quella delle Regioni, che è esplosa. Province e Comuni hanno subito tagli pesantissimi e sono stati chiamati ad arginare l’esplosione della spesa centrale e regionale e il decentramento delle funzioni a livello degli enti locali ha funzionato eccome. Ma i Governi e i partiti si accaniscono contro le Province, che funzionano,  e non osano riformare le Regioni e gli uffici dello Stato, che hanno spese fuori controllo ”.

Lo dichiara il Presidente dell’Upi, Antonio Saitta, commentando le dichiarazioni del Ministro della Pubblica Amministrazione Gianpiero D’Alia che ha parlato di fallimento del federalismo e di nuova burocrazia.

“Dal 2001 ad oggi – sottolinea Saitta – la spesa delle Regioni è cresciuta di oltre 40 miliardi e quella dello Stato centrale è cresciuta di oltre 100 miliardi: è evidente che qualcosa non ha funzionato. Nel frattempo i bilanci di Province e Comuni sono stati falcidiati di finanziaria in finanziaria, e solo dal 2011 ad oggi alle Province sono stati tagliati il 25% delle risorse destinati a garantire servizi essenziali. Nel frattempo abbiamo assistito all’esplosione della nascita degli enti e delle Agenzie regionali, che esercitano funzioni tipiche degli enti locali e ci costano oltre 2,5 miliardi di euro solo in consigli di amministrazione. Le disfunzioni del titolo V sono queste: uno Stato che ha costellato i territori di centinaia di uffici periferici, dispersi in decine di sedi, dove la burocrazia si moltiplica, e Regioni che invece di occuparsi esclusivamente di legiferare, come dovrebbero per Costituzione, hanno deciso di amministrare attraverso miriadi di società partecipate ed enti strumentali. Ma siccome l’intenzione non è quella di riformare davvero il Paese dando un assetto istituzionale moderno e pari a quello degli altri partners europei anche all’Italia, ma di tacitare l’opinione pubblica, si continua a fare passare l’abolizione delle Province, che rappresentano l’1,3% della spesa pubblica, come la soluzione di tutti i mali. Le Regioni, che invece sono il 20% della spesa,  non si toccano; non si definiscono una volta per tutte  le competenze di ciascuna istituzione;  lo Stato non dimagrisce. L’abolizione delle Province sarà uno slogan facile da dare in pasto ai cittadini – conclude Saitta –  poi però qualcuno dovrà spiegare come mai il giorno dopo la spesa pubblica del Paese non solo non diminuirà, ma aumenterà”. 

Pieno sostegno e solidarietà dell’Upi al Presidente della Provincia di Ravenna Casadio

“Ho chiamato il Presidente Casadio per esprimere a nome di tutte le Province italiane la nostra vicinanza e la piena solidarietà a lui e alla sua famiglia per l’atto di inqualificabile violenza di cui sono stati vittima. Il Presidente Casadio è, ovviamente, molto preoccupato per la sua famiglia e avvilito, ma deciso a non lasciarsi intimidire”.  Lo dichiara il Presidente dell’Upi, Antonio Saitta, commentando il gravissimo atto terroristico subito questa notte dal Presidente della Provincia di Ravenna, Claudio Casadio.  “Un attacco intimidatorio – sottolinea Saitta –  contro un uomo delle istituzioni, che respingiamo con la forza e il coraggio che ci viene dalla nostra missione al servizio dei cittadini e della Repubblica. Ci stringiamo tutti attorno al Presidente e alla sua famiglia – conclude Saitta –  sicuri che la giustizia e le forze dell’ordine sapranno fare luce e individuare i colpevoli di questo pesante attentato, ma sia chiaro che le istituzioni democratiche del Paese non permetteranno a nessuno di farsi intimidire”.

Riforma Province: l’Upi incontra il Ministro Delrio

“Il Ministro Delrio ci ha confermato di considerare indispensabile per il Paese mantenere una istituzione di area vasta, con funzioni chiare di amministrazione del territorio,  e di condividere la nostra richiesta di definire una proposta di riordino complessivo che passi dall’eliminazione degli enti strumentali inutili e dalla riorganizzazione degli uffici periferici dello Stato sui territori. Da questo partiremo per cercare di costruire un percorso comune”. Lo dichiara il Presidente dell’Upi, Antonio Saitta, al termine dell’incontro avuto oggi con il Ministro delle Regioni e delle Autonomie, Graziano Delrio, insieme al Vice Presidente Vicario Upi, Angelo Vaccarezza, al Presidente della Provincia di Padova, Barbara Degani, al Presidente della Provincia di Firenze Andrea Barducci, al Presidente della Provincia di Potenza Piero Lacorazza e al Presidente della Provincia di Sondrio,  Massimo Sertori.

“La riforma delle istituzioni locali e delle Province – ha detto Saitta – non può più essere affrontata  all’insegna delle banalità. Serve un confronto serrato tra Governo, Parlamento, Regioni, Province e Comuni, che possa portare a definire una proposta complessiva capace di produrre risparmi reali. Noi siamo i primi a credere nella necessità di razionalizzare le istituzioni locali. Ma vogliamo che sia chiaro che con la nostra proposta di razionalizzazione si risparmierebbero 5 miliardi e si semplificherebbe l’amministrazione”.

“Noi siamo disponibili a fare un percorso – ha detto il Vicepresidente Vicario Upi Angelo Vaccarezza al Ministro- ma vogliamo la disponibilità del Governo a discutere. Se le carte sono già scritte, se il percorso è già segnato,  non ci stiamo. Crediamo di avere elementi per fare proposte serie in grado di fare risparmiare lo Stato e di semplificare l’amministrazione e da queste vogliamo si parta”.

“Con il Ministro Delrio – conclude Saitta – abbiamo stabilito che quello di oggi è solo un primo incontro da cui inizierà un nuovo percorso. Apriremo un tavolo comune per analizzare tutti i dati che saranno alla base della proposta finale di riforma, per chiarire quali sono i veri centri di costi della spesa pubblica, a partire dagli oltre 7000 enti strumentali nei quali si annidano i maggiori sprechi. Abbiamo anche condiviso che la riforma delle istituzioni locali andrà di pari passo con la riorganizzazione degli uffici periferici dello Stato, perché è da qui che si potranno  produrre quei risparmi di spesa pubblica da utilizzati per assicurare ai cittadini servizi essenziali moderni ed efficienti”.

Abolizione Province, Saitta: “Basta boutade. Serve riforma coerente di tutte le Istituzioni”

“Ricomincia la boutade sulle Province. Si continua a discettare dell’inutilità dell’ente, ma ancora nessuno ha spiegato come intende ricostruire un sistema istituzionale locale e nazionale che è costruito intorno alle Province. Pretendiamo che su questo tema, sulla riforma delle Province e dell’intero assetto delle istituzioni locali, si apra un confronto serio, che parta dalla Costituzione, e che affronti fuori dagli slogan e con i conti alla mano una questione così importante per il Paese. Altrimenti sarà l’ennesimo tentativo mal riuscito di una classe politica che, non essendo in grado di dare risposte concrete ai cittadini, si nasconde dietro un dito”. Lo dichiara il Presidente dell’Upi, Antonio Saitta, commentando l’audizione odierna del Ministro per gli affari regionali e le autonomie, Graziano Delrio, alla Commissione affari costituzionali del Senato.

“Vogliamo che sia chiarito ai cittadini la reale portata del risparmio dell’abolizione delle Province, che non è certo di 2 miliardi, come ormai tutti hanno confermato, e che si dica anche che la realtà è che cancellando questa istituzione si avrà piuttosto un  aumento della spesa pubblica. Pretendiamo un dibattito serio in cui si spieghi come saranno ripensati, senza le Province, i processi di gestione dei territori che oggi sono in capo a questi enti: come saranno ridistribuiti i 130 mila chilometri di strade? Chi avrà la gestione degli oltre 5000 edifici scolastici? I dipendenti delle Province che fine faranno?  E vogliamo anche che si dica cosa accadrà alle Regioni, se continueranno ad essercene di più piccole delle Province, se continueranno ad esserci le Regioni a Statuto Speciale e i tanti microcomuni. Gli oltre 7000 enti inutili, luoghi di spreco e di riciclo della politica,  aumenteranno vertiginosamente, come è immaginabile con una abolizione delle Province, o saranno eliminati subito, come chiediamo da anni? Qual è il disegno che si vuole dare dell’Italia futura? Oggi in tutti i Paesi europei esistono Province, le deputazioni spagnole, i dipartimenti francesi, i Kreise tedeschi: noi come intendiamo amministrare l’area vasta? Ecco, chiediamo che questi temi siano affrontati con serietà, che si discuta di Province in un percorso di revisione dell’intero titolo V della Costituzione, che oggi configura le Province come istituzioni costitutive della Repubblica: rivedendo la forma di Stato, le funzioni e le forme di finanziamento dei diversi livelli di governo del territorio, per semplificare gli enti territoriali, l’amministrazione periferica dello Stato e gli enti strumentali statali e regionali. Non accetteremo – conclude Saitta – né sulle Province né sulle Città metropolitane interventi confusi per decreto o per legge ordinaria motivati da insostenibili ragioni di urgenza e incoerenti con una riforma complessiva delle istituzioni, che creerebbero solo ulteriori conflitti costituzionali e gravi problemi per il governo dei territori. Ogni volta che il tema è stato affrontato in questo modo, sono stati fatti solo pasticci. Chiediamo a questo Governo un segnale di discontinuità e un forte impegno e provvedimenti condivisi e coerenti con la Costituzione”.

Province, Ciriani e Fontanini stoppano Serracchiani

“Debora Serracchiani ha vinto solo nella Venezia Giulia e non a Udine e Pordenone. Prima di prendere decisioni determinati sui nostri territori, compreso il futuro delle Province, ne deve discutere con noi, anche perchè sprechi e inefficienze stanno altrove”.

Questo, in estrema sintesi, il messaggio lanciato in una conferenza stampa congiunta dai presidenti delle Province di Pordenone e Udine, Alessandro Ciriani e Pietro Fontanini, alla neo governatrice della Regione che aveva ventilato nei giorni scorsi la chiusura degli enti intermedi.

CIRIANI – Un contrattacco supportato dai numeri snocciolati da Ciriani: “Le Province rappresentano l’1,3% della spesa pubblica nazionale, mentre le Regioni assorbono il 20% e le amministrazioni centrali il 17,6%. Inoltre la nostra Regione annovera ancora tremila dipendenti e un sacco di enti e di agenzie inutili, come Ater, comunità montane e consorzi di bonifica. Chiediamo dunque  a Serracchiani – ha proseguito –  un tavolo congiunto per discutere di un riassetto istituzionale complessivo, ma la riforma non deve essere di pancia e deve invece pensare al risparmio vero dei soldi dei cittadini. E’ paradossale  – ha continuato – che Stato e Regione, le quali hanno creato il debito pubblico, ci chiedano di chiudere”. Invitiamo Serracchiani – ha poi aggiunto – a invertire la rotta e a non procedere al commissariamento della Provincia di Pordenone. Siamo gli enti più virtuosi e abbiamo tagliato i costi della politica in tempi non sospetti. Non ci stiamo a fare la parte di agnello sacrificale – ha concluso – solo perchè non abbiamo competenze a contatto diretto con i cittadini”.

FONTANINI – Per Fontanini, appena rieletto presidente, “la regione uscita dalle ultime elezioni è duale: il Friuli e la Venezia Giulia, che oltre ad essere due realtà storiche, hanno due orientamenti politicamente molto diversi, con la Venezia Giulia che ha dato un’indicazione molto forte a favore della Sinistra e con il Friuli che ha indicato, in maniera inequivocabile, la preferenza per il Centro Destra. Pordenone e Udine, inoltre, sono nettamente più forti demograficamente e economicamente. La mia recente elezione – ha aggiunto – è anche un segnale forte per il futuro delle Province perché non è vero che i friulani sono contro le Province: c’é però bisogno di far sapere all’opinione pubblica l’importanza del ruolo che rivestono”.

 

 

SAITTA SU PROVINCE “SIA RIFORMA NON SMEMBRAMENTO DI SERVIZI E SMOBILITAZIONE DEL PERSONALE”

“Se il lavoro della Convenzione delle riforme costituzionali si riducesse alla smobilitazione delle Province e allo smembramento dei servizi che queste erogano e del personale che vi lavora sarebbe l’ennesima burla per il Paese. Non si produrrebbero risparmi ma aumento della spesa pubblica, si metterebbe il personale in mobilità e crollerebbe il livello dei servizi ai cittadini”.  Lo dichiara il Presidente dell’Upi, Antonio Saitta, a proposito della Convenzione per le riforme costituzionali annunciata ieri dal Presidente del Consiglio dei Ministri, Enrico Letta. “Chi conosce il Paese reale – ha detto Saitta – sa bene che i comuni italiani non sono in grado di esercitare le funzioni che oggi sono delle Province. Se si è detto che 107 province sono troppe perché troppo piccole per esercitare funzioni di area vasta, come si può ora dire che comuni piccoli e piccolissimi sarebbero in grado di farlo senza problemi? E siamo sicuri che le Regioni, cui da sempre si imputa di non svolgere la loro funzione essenziale, cioè legiferare, siano le istituzioni più idonee a gestire l’amministrazione di servizi diretti ai cittadini? Non è un caso se in tutta Europa le Province esistono ed esercitano le stesse funzioni di quelle italiane. La Convenzione – aggiunge Saitta – deve essere l’occasione per sciogliere questi dubbi, per ridefinire l’intero sistema istituzionale del Paese, per intervenire su Regioni, Province, Comuni, per ridurre la spesa pubblica tagliando gli enti strumentali, che sono inutili fonti di spreco,  e riducendo gli uffici dello stato sul territorio, un costo ormai insostenibile per la pubblica amministrazione, per rivedere il sistema bicamerale e dimezzare il numero dei parlamentari. Se si continua a raccontare ai cittadini che, tolte le Province, vedranno risolti tutti i loro problemi – conclude Saitta –  il riscatto della buona politica ancora una volta non ci sarà e quello dell’astensione alle elezioni di qualunque livello istituzionale diventerà il primo partito italiano”.

In allegato, un estratto dal discorso per la fiducia alle Camere del Presidente del Consiglio Enrico Letta, con i passaggi inerenti le Province e gli enti locali

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Governo Letta, Saitta “Le Province vogliono prendere parte alla Convenzione costituzionale. Intanto però non toglieteci le risorse per strade e scuole”

“Ci aspettiamo – afferma Saitta – che la Convenzione affronti il tema del riordino istituzionale partendo dai dati reali della spesa pubblica italiana. Se si decide di abolire le Province, che sono l’1% della spesa pubblica e non si interviene sulle Regioni e sugli enti strumentali, che sono i veri centri di costo del Paese, che almeno lo si dica con onesta’

ai cittadini. Ribadiamo pero’ – aggiunge Saitta – che il percorso di abolizione delle Province che si e’ deciso di seguire non deve essere considerato una scusa per non permettere, ora e finche’ queste istituzioni continueranno ad operare, di garantire i servizi essenziali ai cittadini. Le priorita’ di questo Paese  come ha detto lo stesso Presidente Letta, sono  il lavoro, che passa dallo sviluppo economico locale, la tenuta dello stato sociale, che si fonda sul sistema di welfare assicurato da Province e Comuni, il rilancio e la modernizzazione della scuola pubblica. I nodi dei drammatici tagli ai bilanci e della modifica del Patto di stabilita’ non devono essere elusi o lasciati indietro, con la scusa della riforma che si fara’, certo, ma con i suoi tempi. I cittadini devono ancora potere contare  su servizi essenziali efficienti e di qualita, le scuole e le strade hanno bisogno di investimenti e manutenzione che non mettano a rischio la sicurezza di chi ci studia o le percorre ogni giorno. Questi interventi vanno fatti subito'”

 

 

29 Aprile 2013

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AVVISO IMPORTANTE: RINVIO INIZIATIVA TAGLI PROVINCE DEL 29 APRILE

SI COMUNICA CHE L’INIZITIVA  NAZIONALE CONTRO I TAGLI AI BILANCI DELLE PROVINCE EMERGENZA SCUOLA prevista a Roma per LUNEDI 29 APRILE ore 15,00 – 18,00 è RINVIATA A NUOVA DATA

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