I comuni e le Province ritengono il disegno di legge finanziaria per il 2007, per la parte che riguarda le loro competenze, inadeguato e insostenibile.
In particolare, va sottolineato come anche questo anno le disposizioni che determinano il contributo delle amministrazioni locali al raggiungimento degli obiettivi generali di finanza pubblica siano state assunte unilateralmente dal Governo.
A ciò si aggiunga che sono stati consolidati e posti a carico delle istituzioni locali gli effetti finanziari della manovra economica per l’anno 2007 contenuti nella finanziaria dello scorso anno. Già infatti la manovra finanziaria 2006 conteneva disposizioni per cui ad oggi, circa il 40% dei Comuni rischiano di non rispettare almeno uno dei quattro obiettivi imposti dal patto di stabilità interno, di cui il 26% per le spese sul personale.
Ciò si concretizza in un ulteriore aggravio a carico dei bilanci di Comuni e Province che determina un obiettivo finale pari 2,872 miliardi per i comuni ed a 670 milioni di euro per le province.
Oltre ad una valutazione negativa relativa all’entità della manovra per Comuni e Province, va sottolineato come il metodo di calcolo del miglioramento del deficit indicato nel disegno di legge, rischia di creare, soprattutto per i Comuni, forti sperequazioni fra gli enti locali con picchi difficilmente sostenibili dalle amministrazioni.
Peraltro, anche il decreto legge contenente “disposizioni urgenti in materia tributaria e finanziaria”, contiene norme che rischiano di aumentare la pressione fiscale sugli immobili (ICI) attraverso operazioni centrali di revisione dei classamenti catastali e contestuale detrazione dei trasferimenti erariali a favore dei Comuni per l’importo derivante dal maggior gettito;
Nella sostanza l’impostazione di questa legge finanziaria, cumulandosi agli effetti negativi delle leggi finanziarie da un decennio a questa parte, provocherà un sostanziale ridimensionamento dei servizi alla cittadinanza (assistenza sociale, trasporti, strade, scuole, ecc.) e non risolve le emergenze delle città (smog, casa, etc.).
In particolare, la norma di contenimento del debito produrrà una drastica riduzione degli investimenti con gravi conseguenze sullo sviluppo locale, sull’assetto del territorio e sulla crescita complessiva del paese.
Vanno sottolineate inoltre le perplessità sulle norme di revisione del testo unico degli enti locali: i temi trattati e la complessità delle regole richiedono un serio ed approfondito esame e chiedono di stralciare queste norme dalla legge finanziaria per inserire la trattazione di questi argomenti all’interno della nuova “Carta delle autonomie locali”. In particolare le nuove norme sullo status degli amministratori rischiano di essere limitative per i diritti di partecipazione democratica degli assessori alla vita e all’azione amministrativa dei Comuni e delle Province in cui operano quotidianamente per il bene della comunità. Si fa riferimento in particolare alle disposizioni che eliminano il diritto all’aspettativa non retribuita per tutti quegli amministratori locali che non siano Sindaci, Presidenti di Provincia, Presidenti di Consiglio comunale e Presidenti di Consiglio provinciale, ed alla riduzione dei consiglieri e degli amministratori. Per quel che riguarda invece le Unioni di Comuni deve essere salvaguardata, per tutti i Comuni, l’autonomia e la volontarietà nella scelta della forma di gestione associata della quale far parte. Forte preoccupazione desta inoltre la previsione che cancella la possibilità statutaria di prevedere un organo esecutivo. Tale organo ha infatti importanti funzioni di legittimazione dell’Unione e della sua attività, di coesione, di equilibrio e di consolidamento dell’appartenenza dei comuni al percorso associativo, rafforza il perseguimento delle politiche unitarie di settore.
Destano preoccupazione le norme relative alla riorganizzazione degli uffici periferici dello Stato nonché alla rideterminazione territoriale delle Province per cui si chiede un ulteriore approfondimento e concertazione.
Preoccupano infine le disposizioni riguardanti il personale che solo per i Piccoli Comuni ed Unioni continuano ad essere fortemente limitative.
Il Consiglio Nazionale dell’ANCI ed il Consiglio Direttivo dell’UPI
Ritengono urgente un nuovo confronto con il Governo e con il Parlamento affinché sia rivista la quantificazione degli oneri della manovra posta a carico delle amministrazioni locali e sia rimodulata la distribuzione del contenimento della spesa fra i vari comparti soggetti al patto di stabilità.
Chiedono che il Governo prenda in esame positivamente le proposte che le Associazioni rappresentative delle autonomie locali hanno presentato, con particolare riferimento alla metodologia di ripartizione interna degli oneri all’interno dei singoli comparti, al tema delle entrate in modo specifico per quel che riguarda compartecipazione e catasto
Ritengono dannoso l’inserimento di un tetto all’indebitamento per le conseguenze negative che esso produrrà sugli investimenti pubblici locali.
Sollecitano lo stralcio delle norme relative alla revisione del testo unico.
Auspicano che il Parlamento sappia raccogliere le esigenze e le sollecitazioni che provengono dal territorio ed invita, in tal senso, le Associazioni regionali ad avviare un confronto con i Parlamentari eletti all’interno delle singole Regioni, nonché ad attivare un tavolo per l’armonizzazione della manovra su base regionale; chiedono inoltre di trasmettere ai Comuni ed alle province questo o.d.g. invitando le assemblee elettive a pronunciarsi.
Da subito dichiarano lo stato di mobilitazione, mantenendo aperta la presente convocazione e si dichiarano pronti a convocare tutti gli amministratori locali in assemblea pubblica a Roma con gonfaloni e fasce, qualora le proposte di modifica presentante non siano accolte ed il confronto con il Governo ed il Parlamento non consenta di integrare sensibilmente il disegno di legge.
Roma, 5 ottobre 2006