ECCO IL TESTO DELL’INTERVENTO DEL PRESIDENTE DELL’UPI GIUSEPPE CASTIGLIONE, PUBBLICATO OGGI SU “IL SOLE 24 ORE”, CON L’ALLARME SUI FONDI COMUNITARI NON UTILIZZATI.
“Il Commissario europeo alle Politiche regionali ha ben esplicitato la grande verità sull’uso dei Fondi comunitari in Italia: le amministrazioni regionali, e statali non hanno difficoltà a scrivere i programmi e a individuare obiettivi plausibili. Non sanno invece realizzarli!
Sono i dati che parlano: a dicembre 2010, su un totale di 59,4 miliardi di euro, tra Fondi Comunitari e cofinanziamento nazionale, la spesa è ferma al 12,2% (7,2 Miliardi di euro), mentre gli impegni sono al 22,7%(13,5 miliardi). Altrettanto grave la rilevazione per il Mezzogiorno, dove, tra POIN POR e PON, di 47 miliardi se ne è spesi appena il 10% (4,8 miliardi), mentre gli impegni in progetti operativi sono al 19% (8,9 miliardi di euro).
E’evidente che, nella difficile situazione economica e con le scarsissime risorse a disposizione per gli Enti locali, una performance di questo genere è del tutto inaccettabile. Se dunque le Regioni fanno una gran fatica ad utilizzare le risorse stanziate da Bruxelles, ciò mi sembra in gran parte dovuto al fatto che i contributi dell’Unione hanno, di fatto, perso per strada la loro finalizzazione di sostegno alle grandi opportunità per lo sviluppo, mentre il flusso delle risorse è rallentato da mediazioni localistiche. Questo processo si è andato intensificando man mano che i Servizi della Commissione Europea si sono “ritirati” dalla fase propriamente gestionale, per concentrarsi sulla strategia generale e sui controlli ex post. Così l’opera di “semplificazione burocratica” di Bruxelles, che doveva responsabilizzare le Regioni e lo Stato, ha invece favorito il pantano della burocrazia regionale e della politica locale. Senza il controllo nella fase operativa dei funzionari comunitari – che dicevano facilmente NO! – si è lasciato spazio ai condizionamenti della burocrazia locale. Come intervenire? Non si tratta certo di ridurre l’autonomia e la responsabilità delle Regioni, quanto piuttosto di intensificare la collaborazione e il confronto costante tra queste e gli Enti locali da una parte, e il Governo, che ha una chiara responsabilità nazionale, dall’altra.
Certo, non possiamo immaginare di rimediare ai ritardi della spesa inseguendo le riprogrammazioni, con il rischio di bloccare ulteriormente quanto già è stato avviato. Se infatti sono necessarie azioni per ridurre la polverizzazione delle linee d’intervento in miriadi di piccoli progetti, è altrettanto essenziale garantire continuità amministrativa, stabilizzare regole e contesti per dare sicurezza agli operatori, evitando – a cinque ani dall’avvio dei Programmi Operativi e a poco più di due anni dalla scadenza del 2013 – il disorientamento di tutti. Si stabiliscano, piuttosto, le priorità di intervento, attraverso il confronto con gli Enti locali. Collegando, come invece non accade, gli strumenti programmatori in capo a Province e Comuni ai fondi stessi. Per fare questo non serve una, ennesima, Agenzia: serve piuttosto l’impegno concreto delle istituzioni nazionali e locali a porre in primo piano alcune tematiche. Servono obiettivi chiari, a cui fare seguire, subito, realizzazioni certe. Dall’efficienza energetica alla difesa del suolo, dalla tutela dell’ambiente alla modernizzazione delle strutture scolastiche, dalla politica di attrazione culturale alla ricerca. Sono tutte questioni su cui le Province hanno già definito piani strategici e progetti, attraverso gli strumenti ordinari della programmazione. La nuova politica di coesione, ma soprattutto un impegno reale in questi ultimi due anni di programmazione, potranno permetterci di essere credibili e smentire il Commissario”.