Se il giorno della memoria, «attraverso la ferita insanabile della Shoah, inchioda le singole coscienze alla responsabilità collettiva per evitare di ripetere gli errori del passato», il modo migliore per farlo, per il consiglio comunale e provinciale uniti in assemblea comune, è guardare alla strada percorsa dal «Giusto tra le nazioni» Giovanni Palatucci, questore di Fiume morto a Dachau a 36 anni, dopo aver salvato la vita a più di 5mila ebrei. «Una figura che incarna, nella catastrofe, il lato positivo della medaglia – ha sottolineato il presidente del consiglio comunale Ilaro Barbanti, davanti ai 360 ragazzi della scuole superiori pesaresi chiamati alla costruzione della società solidale del domani -. Ripartiamo dal suo esempio: la memoria non è un contenitore vuoto, né è solo passato. Ha una dimensione presente e attuale». Si definisce «emozionato» il presidente del consiglio provinciale Luca Bartolucci: «Gli ebrei recitano “Shemà Israel” (Ricordati, Israele, ndr) – ha spiegato -. Oggi noi diciamo “Ricordati, uomo”, perché quello che è accaduto può succedere ancora. La nuova umanità si edifica dalla liberazione di Auschwitz, ed è capace di opporsi alle ingiustizie, come ha fatto Palatucci». Poi l’intervento del prefetto Attilio Visconti: «L’oblio è comodo perché attenua responsabilità e paure, togliendoci dalla vista le cause degli errori. Ricordare fa male, ma la memoria è una sentinella all’interno di una società immersa nel torpore. Il ricordo ci traumatizza, ma ci rende vivi e capaci di mobilitarci». Infine, il questore vicario Antonio Sbordone: «Palatucci, funzionario di polizia, non si piegò alle leggi razziali e alla barbarie nazista. Una splendida testimonianza di etica cristiana: anche grazie a lui abbiamo avuto in eredità un mondo diverso e migliore». Chiusura con la proiezione del film «Senza confini» di Fabrizio Costa e premiazione in prefettura con le 29 medaglie d’onore conferite ai pesaresi deportati nei lager nazisti e ai loro congiunti.
Redattore: Ufficio stampa Pesaro e Urbino