Nell’inserimento al lavoro deve esserci un pari diritto di cittadinanza: lo ha sottolineato l’Assessore al lavoro della Provincia di Roma, Gloria Malaspina, intervenuta in rappresentanza dell’Upi all’audizione alla Commissione Lavoro e Politiche Sociali del Senato, sullo stato di attuazione della disciplina in merito all’inserimento al lavoro dei cittadini diversamente abili.
“Una condizione – ha proseguito l’Assessore – che si può attuare passando dall’inserimento numerico all’inserimento mirato, perché non si offra lavoro in base ad un punteggio ma alla capacità residua di ciascuno, inserendo le persone per ciò che sono e non per le abilità che non hanno.
Bisogna sottolineare che quello dell’impiego per le persone disabili è un tema che riguarda più piani, da quello sociale a quello culturale, ma, prima di tutto, è un segno della percezione dei diritti di cittadinanza di un Paese.
Come Upi – ha detto la Malaspina – riteniamo che sia determinante che la certificazione del ‘bilancio delle capacità residue’ sia una funzione decentrata delle Asl in rapporto con i Centri Per l’Impiego, mentre attualmente il Comitato tecnico previsto dalla legge 68 è unico a livello provinciale. Certo è che attuare l’inserimento mirato per tutta la disabilità comporta un impegno di servizio dei CPI che deve prevedere l’individuazione di ulteriori strumenti e risorse”.
Ancora a proposito del lavoro svolto dai Centri per l’Impiego, l’Assessore Malaspina ha ricordato che “oggi almeno un terzo dei cittadini disabili che si iscrive ai Centri lo fa per ottenere l’iscrizione alle liste di invalidità Inps e questo crea un notevole aggravio per i centri stessi. Per questo chiediamo che sia possibile definire due diversi tipi di liste: una ‘attiva’, destinata a chi è in cerca di occupazione, ed una ‘passiva’ per chi invece ha bisogno solo dell’assistenza burocratica momentanea”.