Le Province non possono essere considerate il “capro espiatorio” dei mali della Repubblica per la risoluzione dei problemi dei costi della politica: occorre ricordare che sui costi della politica delle Province si è già intervenuti in profondità mentre poco è stato fatto su altri livelli di governo.
E’ quanto si legge nell’Ordine del Giorno approvato all’unanimità dall’Assemblea dei Presidenti di Provincia, dei Presidenti dei consigli provinciali e il Consiglio direttivo dell’UPI, riuniti a Roma, il 15 settembre 2011. Nel documento le Province sottolineano l’assoluta contrarietà rispetto al percorso di riforma costituzionale avviato dal Governo senza il minimo coinvolgimento delle Province.
“Le Province – si legge nel testo – non si tirano indietro rispetto all’esigenza di una profonda riforma, ma rivolgono un appello al Parlamento perché affronti in modo coerente un percorso di riordino istituzionale che riguardi tutte le istituzioni della Repubblica.
Per riordinare il sistema istituzionale italiano occorre intervenire in modo coerente su tutti i livelli di governo e di rappresentanza democratica con modifiche di carattere strutturale:
– riduzione del numero dei membri della Camera dei Deputati e istituzione del Senato federale come Camera delle Regioni e delle Autonomie locali;
– riduzione del numero dei Ministeri e dell’amministrazione periferica dello Stato;
– dimensionamento delle Regioni per assicurare la competitività dei territori, definizione dei poteri legislativi regionali e rivisitazione delle Regioni a statuto speciale;
– accesso alla Corte Costituzionale per Comuni, Province e Città metropolitane;
– dimensionamento delle Province ed istituzione delle Città metropolitane;
– dimensionamento dei Comuni e disciplina coerente dello forme associative comunali.
L’UPI, l’ANCI e la Conferenza delle Regioni – si ricorda nell’ordine del giorno – hanno stipulato un patto e avviato un percorso comune per arrivare a proposte condivise di autoriforma e di riordino delle istituzioni territoriali che possono avvenire da subito, a Costituzione invariata.
E’ evidente che sono necessari anche interventi puntuali di revisione costituzionale che, però, devono portare al completamento della riforma del titolo V, parte II, della Costituzione, e non al suo stravolgimento.
Come abbiamo indicato già in Parlamento e come è previsto in diversi disegni di legge presentati alla Camera dei Deputati, per affrontare in modo coerente il tema delle Province e del governo di area vasta, la via maestra è quella della revisione dell’art. 133 della Costituzione, per assegnare alle Regioni, in tempi rapidi e con procedure chiare, il compito di ridisegnare in modo adeguato la maglia amministrativa del livello di governo provinciale e metropolitano, arrivando in questo modo ad un più adeguato dimensionamento delle Province, coerente con l’impianto della Repubblica delle autonomie delineata nell’articolo 5 della Costituzione e con lo svolgimento ottimale delle funzioni di area vasta e, allo stesso tempo, all’istituzione delle Città metropolitane (con la contestuale soppressione delle Province) come enti per il governo integrato delle aree metropolitane.
L’Assemblea dei Presidenti di Provincia, dei Presidenti dei consigli provinciali e il Consiglio direttivo dell’UPI – conlude il documento dell’Upi – si impegnano a promuovere una forte azione di sensibilizzazione presso tutti i partiti politici e i gruppi parlamentari affinché le proposte contenute nel presente documento e nell’ordine del giorno siano condivise e determinino una modifica del disegno di legge del Governo nel senso di riaffermare la necessità delle Province come livello di governo territoriale previsto nella Costituzione, sia nelle Regioni a statuto ordinario che nelle Regioni a statuto speciale.
In allegato, il documento approvato
Redattore: Redazione