Sulla base di quanto riportato dall’Ansa e da alcuni giornali il Governo ha aperto il dossier sulla manovra finanziaria per il 2005. Le misure allo studio hanno due principali obiettivi: avviare il progetto di calo delle tasse, che sarà contenuto almeno in parte già nella Finanziaria 2005, come peraltro indicato nel Dpef e più volte ribadito dal Premier, e dare un taglio sostanziale agli sprechi. Allo studio ci sono innanzitutto “misure per controllare la spesa sanitaria“, annuncia il sottosegretario all’Economia Giuseppe Vegas. E si fa strada l’ipotesi, già avanzata dallo scorso anno, di un ticket unico di 50 centesimi-1 euro a ricetta. C’é poi la partita dei “trasferimenti agli enti locali”.
“Il governo ha cominciato da tempo una campagna tesa a dimostrare in maniera infondata che c’é una difficoltà sul patto di stabilità legata agli enti locali“. L’accusa arriva in una dichiarazione fornita all’Ansa da Gino Nunes, responsabile dell’area finanza dell’Upi, l’Unione delle Province italiane, a proposito del dossier che sarebbe arrivato sul tavolo di Berlusconi, contenente la fotografia della spesa pubblica.ù
Secondo il quotidiano ‘Il Tempo’ lo studio sostiene che gli enti locali spendono il 60% delle risorse disponibili, a fronte del 40% dello Stato, e sui 17 miliardi di tagli alla finanziaria da 24 miliardi, 9,5 miliardi riguarderanno Regioni, Province e Comuni e 8,5 miliardi lo Stato.
“Questa campagna del governo – continua Nunes – è però infondata dal momento che la Corte dei Conti ha dichiarato che gli enti locali hanno rispettato il patto di stabilità a differenza dello Stato che ha incrementato gli impegni del 2003 sul 2002 del 27%, con punte ben più alte. Nella sua relazione la Corte dei Conti sottolinea come gran parte delle spese maggiori dello Stato sono legati a studi, consulenze e indagini, i primi aumentati nel 2003 dell’82,2%, mentre consulenze e indagini sono cresciute del 53,1%. In particolare, nella crescita, si sono distinti i ministeri dell’ Istruzione e degli Interni, mentre quello dell’Economia e Infrastrutture si sono distinti per particolari spese effettuate per le consulenze. E’ quindi evidente che gli enti locali hanno speso ciò che avevano, rispettando il patto di stabilità, mentre lo Stato ha impegnato e speso senza rispettare il patto“.
“L’impressione – prosegue l’esponente delle Province – è che la maggioranza non abbia digerito l’ultimo esito elettorale e che pensi agli enti locali come a presidi del nemico. Gli enti locali – osserva Nunes – non sono gli avamposti del nemico, ma sono governati da centrosinistra e centrodestra, secondo l’espressione dei cittadini”.
Secondo il responsabile finanze dell’Upi, poi, “é singolare la somma di dati contenuta nel dossier: non trovo nulla di strano nel fatto che gli enti locali spendano il 60% delle risorse disponibili a fronte del 40% dello Stato. Se fosse vero, vorrebbe dire che il livello periferico ha la massima capacità di spesa: del resto il federalismo è questo. Mi sembra singolare che ci si meravigli di questo; tutti dovrebbero essere in prima linea nel trasferire risorse e competenze al sistema periferico”.
Insomma, conclude Nunes, “se gli enti locali spendono in forma corretta e con procedure corrette, devono rispondere solo ai cittadini: non abbiamo bisogno di nuovi censori ipercentralistici che poi non fanno altro che parlare di federalismo. Se si vuole introdurre una strada di maggiore controllo la strada c’é: si vada avanti con il federalismo fiscale, consentirà di raccordare più strettamente prelievo e spesa“.