“Caro Merlo, che il dibattito sulle Province scateni costantemente le peggiori energie e faccia emergere toni populisti è da decenni il tormentone non solo estivo più in voga. Ma l’acrimonia, il rancore, la sciatteria e il disprezzo che Lei ha usato oggi sulle pagine di Repubblica contro chi ogni giorno nelle Province lavora è francamente inaccettabile”. Così scrive il Presidente dell’Upi in una lettera a Repubblica, rispondendo all’editoriale pubblicato oggi dal quotidiano firmato da Francesco Merlo.
“Nelle Province, componenti dello Stato a pari dignità delle altre istituzioni (ma con molta più storia ad esempio delle Regioni) – scrive Saitta – lavorano 56 mila persone che sono servitori dello Stato e meritano rispetto esattamente come tutti coloro i quali nel nostro tormentato paese hanno ancora la sorte fortunata di avere un lavoro. Lo fanno con orgoglio, con lealtà, con la schiena dritta, nonostante siano stati in questi anni additati come inutili, spreconi, buoni a nulla. Conosce qualcuno di questi dipendenti? ha per caso idea di chi lavora nelle Province? Lo sa ad esempio che il personale delle Province è quello in cui il rapporto tra dirigenti e funzionari è il più virtuoso dell’amministrazione pubblica? Sa che tra questi dipendenti c’è una percentuale altissima di giovani laureati, che sono ingegneri, geometri, progettisti, programmatori perché le funzioni che svolgono le Province – ma le insiste ad ignorarle – hanno bisogno di alte professionalità? E’ informato del fatto che gli stipendi dei dipendenti delle Province non hanno nulla a che fare con quelli di altri comparti dello Stato e che il loro contratto è meno oneroso di quello delle Regioni per non parlare dei dipendenti di Camera e Senato? Se proprio vuole continuare ad indulgere nel qualunquismo, si limiti a gettare i suoi strali contro la politica e gli amministratori – e glielo chiedo io che li rappresento indegnamente tutti – ma per favore eviti di usare questi stessi toni per i dipendenti.
Tra loro sicuramente potrà anche reperire qualche pecora nera, come ovunque (immagino perfino nel Suo quotidiano) ma cerchi di credere se Le dico che i tantissimi altri non meritano questo trattamento. Quelli che lavorano con dedizione e passione sono una risorsa del nostro Paese – conclude Saitta – anche se ai vostri occhi figurano come novelli Malaussène, di “professione capro espiatorio”.
Redattore: Redazione