“Le questioni sollevate, le proposte presentate, le indicazioni su come ridurre la spesa pubblica partendo dall’esame attento di tutte le voci del bilancio dello Stato che oggi gli economisti della Fondazione Manlio Resta hanno voluto offrire al dibattito meritano una grande attenzione del Parlamento. Il confronto sulle riforme del Paese non può che partire da una visione chiara di quale futuro vogliamo dare allo sviluppo del Paese. Se il Parlamento vuole davvero farlo colga l’appello degli economisti a evitare di inseguire slogan e propaganda che stanno facendo perdere tempo al Paese e a immaginare nuovi modelli di governo in grado di rilanciare lo sviluppo”. Lo dichiara il Presidente dell’Upi, Antonio Saitta, al termine del seminario “Riflessioni di carattere economico sul riordino degli enti locali” che si è svolto a Roma e che ha visto gli interventi di alcuni degli economisti del Comitato Scientifico della Fondazione Manlio Resta.
Ad aprire gli interventi il Prof. Paolo Savona dell’Università Luiss di Roma, che ha ricordato come ”il tema della riduzione della spesa si è concentrato sui costi della politica ma sotto questo profilo le Province sono quelle meno esposte a critiche, visto che la loro spesa media ammonta a 105 milioni di euro, vale a dire 1,8 euro pro capite. Le Regioni spendono per gli organi elettivi 842 milioni, cioè 14,2 euro pro capite; e i Comuni 558 milioni, quindi 9,4 euro pro capite’. Tra il 2008 e il 2012 – ha spiegato il Professore – le Province, ‘hanno ridotto le spese del 21,3% contro il 4,5% dei Comuni e il 4,2% delle Regioni; lo Stato invece ha accresciuto le spese correnti e ridotte quelle in conto capitale”. Da ultimo, il professor Savona ha ricordato che il costo medio del personale delle Province è pari a 41.949 euro contro i 58.241 di quello regionale”.
Secondo il Prof. Attilio Celant, dell’Università La Sapienza di Roma “il tema della soppressione delle province italiane trae origine dall’esigenza di contenere la spesa pubblica e non per introdurre criteri di razionalità economica e di equità sociale nell’articolazione territoriale dello Stato. Ma
tutta la strategia sin qui adottata per il contenimento della spesa pubblica ha privilegiato formule semplificate di risparmio e poco ha indagato sul versante dell’efficienza delle uscite
Quindi – ha sottolineato Celant – anche la soppressione delle province rischia di tradursi più in uno slogan politico che in una azione in grado di produrre effetti concreti di risparmio
La strada maestra del rilancio produttivo del Paese – ha evidenziato – passa attraverso un sensibile contenimento della spesa pubblica, ma questo obiettivo:
ha tempi di realizzazione poco compatibili con l’urgenza della ripresa economica;
non può essere affidato alle conseguenze (la spesa) ma deve colpire le cause (le procedure).
Dal prof. Gustavo Piga, dell’Università di Roma Tor Vergata, è stata lanciata una proposta per introdurre veri risparmi nella spesa pubblica “Le stazioni appaltanti – ha detto – sono troppe e non sono in grado di garantire risparmi. La riorganizzazione e la riduzione delle stazioni appaltanti, che al momento sono più di 10 mila, ridurrebbero i costi del Paese di circa 30 miliardi di euro a regime. Le Province possono diventare, in una logica reale di riforma dei conti del Paese, una stazione appaltante e tutte e 107 potrebbero ridiventare la leva per l’aggiustamento dei conti del Paese’. I 30 miliardi di risparmi che potrebbero essere ottenuti a regime, secondo Piga, ”potrebbero migliorare la competitività delle nostre aziende, facendo anche una opportuna considerazione dei costi standard, che possono supportare in maniera adeguata la riduzione dei costi del Paese”.
Dei rishci di aumento dei costi dalla frammentazione delle funzioni ha parlato il Direttore del Censis, Giuseppe Roma, secondo cui “La frammentazione della gestione di alcune funzioni crea inefficienze e un aumento significativo dei costi, soprattutto per quanto riguarda le scuole e le strade. Nel nostro Paese – ha detto – le scuole sono 7.036 in 1.484 Comuni, e in media ogni Provincia ne gestisce circa 65. Ebbene cosa accadrà quando questa funzione passerà alle aggregazioni di Comuni?. Stesso ragionamento per le strade, di cui 111 mila km, cioè il 72,3% del totale, vengono gestite dalle Province, che si occupano anche della loro manutenzione e progettazione, con un costo di 1,8 miliardi di euro. In Italia spesso – ha sottolineato Roma – le riforme hanno peggiorato la vita dei cittadini per questo serve lungimiranza da parte della politica e bisogna far attenzione a voler portare lo scalpo delle Province nelle mani di chi non si sa, perché magari il prossimo governo potrebbe avere a che fare con costi maggiori.
Anche il Presidente di Astrid, Franco Bassanini, ha voluto lanciare una proposta rispetto al disegno di legge del Governo sulle Province. “Il presidente delle Province, a riforma avviata, potrebbe essere eletto, com’è avvenuto fino a pochi mesi fa, e il board del consiglio potrebbe essere costituito dai Sindaci dell’Unione dei Comuni”. Proposta definita interessante dal Presidente Saitta “Se l’obiettivo vero del Governo è riformare le Province rendendole più vicine ai Comuni, garantendo democrazia ed autorevolezza – ha detto – questa soluzione è di certo più sensata – conclude il presidente dell’Upi – dell’elezione di secondo livello proposta dal Governo.
Al termine del seminario Vanni Resta , Presidente della Fondazione Manlio Resta, ha annunciato il lancio del bando 2014 della Fondazione Manlio Resta, che premia la passione e l’impegno di chi affronta lo studio dell’economia. “Il 22 dicembre prossimo, in occasione del quinto compleanno della Fondazione, – ha annunciato – verrà pubblicato il bando per la terza edizione del concorso su scala nazionale per un premio di laurea da destinarsi ad una tesi di laurea in materia economica”. Un bando che interesserà anche lo studio economico dell’area vasta e che vedrà la collaborazione dell’Unione delle Province d’Italia. Le prime informazioni sul bando sono reperibili sul sito www.fondazioneresta.it
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